“La notte degli insuccessi”

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“La notte degli insuccessi” la hanno definita, e forse è proprio così.

Non sono riuscita a stare sveglia tutta la notte per seguire minuto dopo minuto gli sviluppi risultanti dallo spoglio delle schede, ma quando sono andata a letto, alle 3 del mattino, una cosa era chiara: i 5 stelle avevano vinto. Ciò che invece è cambiato durante le mie sei ore di sonno, è stato il secondo partito alla Camera; infatti sono andata a letto con la Lega in testa e il PD pronto ad accettare il doppio fallimento (terzo partito alla Camera e non raggiungimento della soglia del 20%), e mi sono svegliata con il PD come secondo partito alla camera, ma comunque sotto la soglia del 20% e con la Lega a neanche un punto percentuale.

Da questi primi dati si potrebbe parlare di “grandi successi”, almeno per alcuni, eppure nessuno credo si ricorderà questa notte come una di vittorie, se non Salvini e Di Maio, loro si.

Ad ora, mezza giornata del 5 Marzo, non si sa ancora chi andrà al Governo. I cinque stelle hanno sbancato ovunque, soprattutto al centro e sud, ma “il nord è blu”, e infatti la coalizione di centrodestra ha conquistato tutto il nord, con grandi risultati, tanto che Salvini si è guadagnato i complimenti della grande Marine Le Pen, figlia del partito francese “Fronte Nazionale” che si schiera all’estrema destra, e che in Francia era riuscito a fare un grande risultato alle ultime elezioni.

Ieri sera, come anche questa mattina, si è parlato della “vittoria dei partiti anti-estabilishment”, che è un modo carino per dire anti-sistema. I cinque stelle, si sa, ricadono fieramente in questa categoria, ma anche la Lega è stata inclusa nonostante le polemiche e la contraddizione dei suoi esponenti. Salvini, che prima di capire di aver miracolosamente superato Fratelli d’Italia si nascondeva dietro l’ombra di Berlusconi, oggi ci tiene a rimarcare la sua posizione, che si distingue da quella dei suoi alleati di centrodestra, ma che soprattutto non ha niente a che fare con i pentastellati. Eppure, se si vuole fare un governo, certo è che non si possano mettere in un angolo Di Maio e la sua squadra.

E ora finalmente vorrei fare il punto su Di Maio, che ha dimostrato di saper ben utilizzare le sue doti da stratega, tanto da potersi permettere di dire, già alcuni giorni prima delle elezioni: “ci hanno deriso sinora, ma lunedì rideremo noi”. E infatti, Di Maio ieri notte rideva, rideva tanto, e abbracciava la sua squadra, mentre a noi scendeva la lacrima.

I cinque stelle raccolgono la voglia di cambiare, di sradicare un paese vecchio e logoro, per dargli “un nuovo volto”, e con questi begli slogan hanno conquistato il cuore di molti, ma questa moltitudine di aventi diritto al voto, non ha forse fatto bene i conti. Oltre all’alleanza che Di Maio infatti dovrà stringere-nel caso in cui andasse al Governo- con uno di quei partiti con cui aveva detto che mai si sarebbe alleato; è sconfortante come, nonostante l’ammissione dello stesso leader pentastellato di essere deriso da tutti i suoi avversari, fossero essi di destra  di sinistra, nessuno si sia mai chiesto quale fosse il motivo di tanta derisione.

Ora, io non sono un’esperta di politica, e pertanto non voglio perdere tempo nel cercare di arrancare per riportare sommariamente le falle tecniche che esistono nel sistema “5 stelle” come in molti altri partiti; sono solo una ragazza di vent’anni, che a sedici è andata all’estero per tornare, e che doveva andare in un altro paese a fare l’università, ma ha deciso di restare. Io amo l’Italia. Studio Scienze Politiche con la speranza di guadagnare quel minimo di cultura che possa fungere da base per costruire una carriera in politica, e proprio per questo, ieri sera io volevo piangere. A questa Italia rivoluzionaria piace il “giovane” Di Maio: audace, caparbio, sveglio e che dona freschezza al panorama politico che perlopiù ci offre dei reperti storici piuttosto che dei politici. Nessuno si è chiesto quindi come soltanto il leader cinque stelle sia riuscito, così giovane, a ricoprire la carica di vice-presidente della Camera? Ecco il perché: nonostante possegga tante qualità fondamentali per un leader, il Signor Luigi non ha una laurea, non ha completato gli studi, e quindi ha potuto “velocizzare” il proprio percorso. Voglio precisare, che la persona più colta che conosco, mio padre, una laurea non ce l’ha, e nonostante ciò gode della mia più grande stima. Il discorso “laurea” va affrontato- credo- nel momento in cui un giovane, seppure sveglio e pieno di iniziativa, si propone per ricoprire cariche istituzionalmente importanti senza un minimo di conoscenza ne di esperienza. Al secondo anno dei miei studi, ritengo che un’istruzione politica sia fondamentale per guidare il Paese, perché dalla storia si impara, perché per guardare ad un futuro più luminoso con consapevolezza, bisogno guardare agli errori del passato, conoscere teorie economiche, filosofiche e politiche, conoscere le Relazioni Internazionali che ci legano agli altri Paesi, conoscere i punti deboli e i punti di forza della nostra terra, da Nord a Sud, per poter capire il passato e affrontare il futuro.

Di Maio in un’intervista ha detto: “Noi non distribuiamo poltrone”, riferendosi al fatto di essere stato l’unico ad aver inviato per email la lista dei suoi Ministri: un’altra mossa da grande stratega. I Ministri 5 stelle sono giovani, audaci e senza un minimo di esperienza, e per constatarlo basta guardare i lor curriculum facilmente reperibili online. Una addirittura, si è inventata un dottorato di ricerca, ma agli elettori questo non interessa, perché l’importante è la “trasparenza” di aver messo fuori i nomi in anticipo, se saranno persone valide si vedrà.

Concludo dicendo che la scorsa notte, per me, non è stata di grandi vittorie, ma piuttosto di grandi sconfitte. E non mi riferisco alla sconfitta di un partito in particolare, quanto più alla sconfitta di un ideale. Si perché nella mia testa, in maniera un po utopica lo ammetto, avrei voluto un Governo di giovani volenterosi, ma con alle spalle se non l’esperienza, quantomeno un solido bagaglio di conoscenze nei loro ambiti di interesse. Mi immaginavo un’Italia che, guidata da chi è troppo giovane per essere stanco, disilluso, o insoddisfatto, si facesse carico degli altri, per farci riemergere da un punto di vista economico, politico, culturale ed ideologico. Avrei voluto una ventata di cambiamento si, ma mitigata dalla consapevolezza che le cose vanno cambiate tramite il dialogo e non le urla, con l’umiltà di ascoltare il prossimo, e non con la faccia tosta di chi vuole andare avanti senza sentire ragioni.

Oggi la mia “Italia dei sogni” ha perso, ma io continuerò a crederci e a studiare, e a discutere con chi ha un’idea diversa dalla mia ma che nonostante ciò vuole dialogare perché alla fine crede in un Paese migliore di così.