“Dunkirk” di Nolan: 9 su 9

Recensione di "Dunkirk", il nono film diretto da Nolan, che ci racconta la storia a modo suo.

Dunkirk

Non sarà il genere di tutti e per tutti, ma obiettivamente Dunkirk è un film stupefacente da molti punti di vista.
Il primo aspetto che risalta è che, nonostante si tratti di un film di guerra, non si veda una goccia di sangue – o quasi – un must di Nolan (vedi la faccia di Joker dopo i tre pugni sferrati da Batman nella scena cult dell’interrogatorio).
Fuori dagli schemi, come sempre.
Il film narra un episodio della seconda guerra mondiale – tra il 26 maggio e il 3 giugno 1940 – in cui 400.000 soldati britannici sono rimasti accerchiati dai nemici sulla spiaggia francese di Dunkuerqe (che dista poco meno di 50km dalle coste inglesi). La missione è quella di svuotare quanto più possibile la spiaggia attraverso navi pendolari dall’Inghilterra per evitare uno sterminio, mentre i soldati francesi fanno da scudo con trincee.
E’ una trama banale, costruire intorno delle storie per incollare alle sedie i telespettatori non è semplice, ma il regista non ha di questi problemi e, con un tocco di Memento (salti nel tempo), condito da un infallibile Hans Zimmer, ecco il Dunkirk che ci si aspettava.
Colonna sonora imponente e sempre adeguata alla scena, con questo ticchettìo di fondo continuo – classico della premiata ditta Zimmer-Nolan – lascia sempre col fiato sospeso e rende l’apprensione uno dei protagonisti principali.
I dialoghi non sono molti, giusto in un film di guerra che deve esteriorizzare il dramma e il trauma che lascia il conflitto sul viso dei soldati.
Il cast ha lavorato eccezionalmente, in particolare – al solito – Tom Hardy, ancora una volta – dopo aver interpretato Bane, villain di Batman – chiamato ad una recitazione “only eyes” per via della mascherina ad ossigeno visti i 106′ passati in volo su di uno Spitfire (aereo di guerra Britannico).
L’IMAX permette di ammirare le immense spiagge francesi decorate da soldati in fila in attesa di essere portati in salvo, oppure, di morire sotto le incessanti bombe sganciate dagli aerei nemici.
L’inarrestabile ritmo trasporta il combattimento – che non diventa mai noioso – da terra in mare, da mare in cielo, per ricominciare un ciclo continuo che alla fine si riconduce ad un solo ed unico obiettivo: la sopravvivenza.
Infine, il cinismo dei personaggi non oscura gli atti di eroismo, che in un qualsiasi film di guerra devono esistere ed emozionare; anche a costo della vita.