Bentornata Serie A!

Marco Guarino apre la settima giornata di Serie A con un'attenta e sapiente analisi sui principali spunti offerti dalle prime sei giornate del campionato.

Finalmente possiamo dirlo: bentornata Serie A! D’altronde, per tutti gli appassionati il calcio non finisce mai: dalla fine dei campionati nasce l’attesa per le preparazioni atletiche, le amichevoli estive, il “calcio d’agosto” che non esprime mai il reale valore delle squadre, per poi arrivare alla prima giornata di campionato ed iniziare di nuovo a pregustare quell’aria particolare. Particolare perché una domenica senza calcio “è come un cielo senza stelle”, si vive il prepartita sin dal mattino per poi urlare a squarciagola durante i novanta minuti affinché la squadra del cuore possa vincere.

Ebbene, arrivati alla 6a giornata di campionato della Serie A, è già possibile analizzare la piega che il torneo sta prendendo in queste primissime partite. Partiamo dalle cosiddette “big”: con ormai la certezza di una Juventus sempre più forte e padrona (forse) del campionato, le altre squadre non sono mancate all’appello; la Roma, dopo una vittoria tutt’altro che convincente a Bergamo contro l’Atalanta e la sconfitta immeritata all’Olimpico contro l’Inter alla seconda giornata, si è ripresa, specialmente nelle ultime due partite, mostrando buon gioco e unità d’intenti nel perseguire il risultato, ma l’allenatore Di Francesco sa che la sua squadra ha ancora ampi margini di miglioramento.

La squadra che quest’anno, seguendo uno scenario prefiguratosi già verso la fine della scorsa stagione, sembra dover interpretare il ruolo da vera “antagonista” nella corsa allo “Scudetto” con la Juve è il Napoli: con 22 gol fatti e 5 gol subiti, la squadra di Maurizio Sarri è indubbiamente la più in forma del campionato. Da sottolineare in particolar modo la vittoria alla Quinta giornata all’Olimpico per 4-1 contro la Lazio, seppure abbia corso qualche brivido nell’ultimo turno a Ferrara contro la SPAL, vincendo la partita al minuto 83 grazie al gol di Faouzi Ghoulam.

Merita una menzione particolare anche la squadra di Simone Inzaghi: dopo un campionato sorprendente come quello dell’anno scorso, molti hanno espresso degli scetticismi riguardo alla continuità delle prestazioni dei biancocelesti; con la SPAL alla prima giornata (una partita a reti inviolate) e nella debacle col Napoli in casa, i cosiddetti “acquilotti” sono riusciti a mostrare un buon gioco, e in particolar modo a Milano contro il Milan, portando Ciro Immobile a due gol di distanza dal Capocannoniere del campionato, Paulo Dybala (a quota 10 gol).

Dopo aver menzionato il bomber della Serie A, non può mancare una breve analisi sulla Juve: breve, poiché i bianconeri hanno ripreso da dove avevano lasciato, macinando punti e mettendo in risalto soprattutto un Dybala in grandissima forma che, con la nuova numero 10 sulle spalle, piuttosto che soffrire della pressione sta sfornando prestazioni eclatanti tra cui due triplette messe a segno in appena 6 giornate di campionato.

Un’analisi particolare è da fare su due squadre che stanno cercando di riottenere quello “status quo” di grandi e temibili squadre della massima serie e che sono finite in un limbo dal quale sembra difficile uscire: Inter e Milan. Partendo dai Rossoneri, dopo un precampionato vissuto con un mercato scoppiettante, con acquisti messi a segno come Hakan Çalhanoglu, André Silva, Federico Musacchio, Ricardo Rodrìguez e su tutti Leonardo Bonucci dalla Juventus (il più clamoroso), la compagine di Vincenzo Montella non ha tuttavia dimostrato di essere ancora squadra; dopo la vittoria di Crotone, qualcosa sembra non aver funzionato tra i suoi giocatori: grave è stata la sconfitta contro la Lazio in casa ed ancor più grave, seppur con una vittoria nel mezzo, è stata la sconfitta contro una Sampdoria che sta sorprendendo sotto la guida di Giampaolo (già l’anno scorso aveva mostrato ottimi segnali) e che ha ridimensionato sia il gruppo tecnico del Milan sia il gruppo manageriale, con una forte presa di posizione da parte del nuovo AD Marco Fassone. Molte incertezze ruotano attorno ad una delle squadre più gloriose d’Italia, soprattutto per quanto riguarda il mercato fatto, poiché molti ritengono sia stata una campagna mirata a prendere tanti nomi, senza avere la consapevolezza di dover poi costruire un gruppo che si conosca e che sappia giocare: unica nota positiva il giovane Patrick Cutrone che sta sorprendendo gli addetti ai lavori e gli appassionati (decisivo giovedì per agguantare la vittoria al ’94 contro un modestissimo Rijeka).

Per quanto riguarda l’Inter, la situazione è completamente diversa: dopo l’ennesimo cambio alla guida tecnica, con l’arrivo di Luciano Spalletti dalla Roma, dopo le promesse di un mercato altisonante ma che in realtà è stato improntato nuovamente su delle spese controllate, i Nerazzurri sembrano essere partiti piuttosto bene rispetto ai cugini; le prime due vittorie, rispettivamente contro Fiorentina e Roma, sono state una ventata di aria fresca, soprattutto per i tifosi, depressi dopo anni di sofferenze e rinvigoriti con l’arrivo di uno dei migliori tecnici sul palcoscenico italiano; unica pecca di queste prime 6 giornate è il pareggio a Bologna. Nonostante la squadra di Spalletti sia la miglior difesa del campionato (e non è poco visti gli scarsi risultati degli ultimi anni), vige ancora un problema di non poco conto: i Nerazzurri hanno acciuffato i 3 punti con prestazioni appena sufficienti, senza esprimere buone trame di gioco e segnando negli ultimi 30-20 minuti delle partite.

Tuttavia, vi è un problema ricorrente che è visibile già in questo inizio di campionato: le cosiddette “neopromosse”. Guardando la classifica di Serie A, si può evincere come il Benevento e l’Hellas Verona stiano faticando e non poco ad entrare nel ritmo del massimo campionato, a differenza della SPAL, la quale sta mostrando grandi capacità e voglia di lottare per guadagnarsi la salvezza.

Soprattutto “le Streghe” mostrano evidenti lacune in fase difensiva, subendo imbarcate clamorose come quella a Napoli, e i dati parlano di solo un gol segnato (da Amato Ciciretti, trequartista scuola Roma) e ben sedici subiti.

Ovviamente, bisogna analizzare i dati e domandarsi come sia possibile che, in Serie A, il massimo campionato italiano, ci siano squadre che, in un qualche modo, abbassano sensibilmente il livello della competizione: sia chiaro, non è un’accusa né al Benevento né all’Hellas, ma una riflessione sulle capacità economiche esigue delle squadre di Serie B e di alcune compagini della stessa Serie A, che non permettono loro di poter fare acquisti di livello. Sarebbe ottimo se venissero concesse maggiori possibilità ai giocatori provenienti dalle giovanili, anche dei grandi club, di modo che possano guadagnare esperienza e garantire quell’adeguato ricambio generazionale che, purtroppo, la Nazionale di calcio non sta avendo dai tempi del Mondiale vinto in Germania nel 2006.

Discorsi, analisi, sogni di gloria, capocannonieri e sorprese; in ogni caso, possiamo finalmente dire: bentornata, Serie A!