NUOTO, LO SPORT CHE INSEGNA A VIVERE

Secondo il sondaggio somministrato e redatto lo scorso luglio dal Coni, in collaborazione con L’ Istat, il nuoto occupa la settima posizione tra gli sport più praticati dopo i famigerati calcio, basket, pallavolo, tennis, atletica e pesca sportiva (PESCA SPORTIVA?!?!) contando “solo” 150.065 iscritti alla FIN (Federazione Italiana Nuoto).

Si parla naturalmente di iscritti, non si tiene perciò conto di tutti i praticanti “dilettanti”, dai bambini della scuola nuoto agli adulti bisognosi di una valvola di sfogo, che usufruiscono di una struttura di balneazione due/tre volte settimanali affidati o non ad istruttori.

Tuttavia, pur essendo uno sport conosciuto e praticato almeno una volta nella vita dalla maggior parte degli individui (chi di voi infatti non ha seguito almeno un corso di nuoto?), è tifato ahimè da pochi appassionati, followers che toccano le migliaia di anime e che messi a confronto con i milioni di tifosi degli sport CELEBERRIMI non possono che sfigurare.
Già so quale giustificazione troverete voi lettori, voi portatori dello stereotipo comune secondo il quale il nuoto è il migliore degli sport, certamente il più completo, ma è anche il più noioso, e forse vi sfuggirà la domanda/affermazione “ma non si annoiano a fare avanti e ‘ndrè nella stessa corsia!?”.

Rispondo a questo eterno quesito affermando che il nuotatore non si annoia mai, perché durante lo spazio di tempo che divide una bracciata e l’ altra si guarda vivere, dedica del tempo al proprio io, lo guarda in faccia per capire chi dei due è il più forte.

Forse non ve ne siete mai accorti, ma il nostro io ci sfugge come l’acqua sulle mani, sguiscia via tra il conformismo delle nostre relazioni sociali che ci spinge a non rimanere mai soli, a vivere in collettività, a scegliere lo sport di squadra che, si sa, insegna a vivere in gruppo. Eppure non sono certo io a dovervi ricordare che nei momenti che contano, negli attimi in cui bisogna reagire e non si può restar fermi, siamo soli , siamo irrimediabilmente soli, non c’è squadra che tenga. Ed é in quegli istanti che ci ritroviamo faccia a faccia con quel famoso io sfuggente , vecchio alleato che ci pare tutt’a un tratto di non conoscere, e con il quale dobbiamo fare i conti.

Ebbene, il nuotatore lo conosce eccome il suo io, lo ha sfidato per bracciate e bracciate in una gara in cui il corpo non è altro che il mezzo per superare se stesso, l’ostacolo più grande che esista e che una volta sormontato diventa un punto di forza. Non parlo di semplice soddisfazione per essersi superati, per aver infranto un record personale ,nossignori! Parlo della felicità di essersi ritrovati e riconosciuti in un essere unico e irripetibile, conscio per la prima volta delle proprie forze oltre che dei propri limiti e pronto a ributtarsi in acqua ogni volta che una sfida lo attende.

A questo punto richiedetemi se non ci si annoia a fare avanti indietro per ore e ore in una corsia e vi dimostrerò che si, vi state sbagliando.

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