L’amore ai tempi delle cozze

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In fondo si sa: l’uomo che cucina, piace.

Sarà per il grembiule, sarà per l’innata bravura nel maneggiare coltellacci super affilati (bravura?), sarà per la creatività o per la spavalderia con cui flambiamo tutto quello che passa dalla padella, rischiando puntualmente di bruciare qualcosa. Sarà per queste cose o per altro, ma ammettiamolo: l’uomo ai fornelli affascina. E posso garantire personalmente che non dipende tanto da quello che si cucina, a patto che sia buono, ma da quello che si racconta mentre si cucina. Da come ci si muove dietro i fornelli, dal grembiule che s’indossa, dalla (finta) precisione con cui si dosano spezie e ingredienti. Perché in fondo cucinare è un’arte. E come ogni arte va raccontata, va spiegata, va fatta vivere negli occhi e nella testa di chi ci guarda. La famosa acquolina in bocca non viene solo quando sentiamo un certo profumo, ma anche quando immaginiamo di mangiare qualcosa di eccezionale e intanto ne vediamo la preparazione.
Voglio dire: provate a cucinare un’impepata di cozze per una donna, davanti ai suoi occhi! A parte il fatto che se ancora non è vostra dopo l’impepata lo diventerà (quasi) certamente, ma vogliamo parlare dell’esperienza mistica che regalate a questa fanciulla?!

Immaginate la scena: cucina medio-piccola, una kilata di cozze pulite (e pulitele bene che non c’è niente di peggio delle cozze con la barba, tipo quelle che servono in Croazia), un paio di spicchi d’aglio, un limone, pepe nero e prezzemolo come se piovesse.
Un leggero imbarazzo iniziale rotto dal primo bicchiere di bianco che verserete alla fortunata il più presto possibile: evitate di gloizzarlo (si veda: berlo tutto d’un fiato), potreste mettere a disagio la ragazza. Verso la fine del primo bicchiere, o del secondo, con una maestria che voi neanche sapevate di avere, mettete una bella padella larga sul fuoco, siate generosi con l’olio (solo extra-vergine, non fate i balordi), pulite l’aglio e buttatelo in padella. Dopo qualche decina di secondi, nei quali sembrerete molto rilassati con l’ospite, anche se in realtà temete il peggio per quei poveri spicchi d’aglio, con una pinza da cucina (ok, la pinza fa figo ma va bene anche una forchetta) togliete l’aglio prima che si bruci e buttate tutte le cozze in padella, ricordandovi di coprire subito con un coperchio. Mi raccomando: tocchi delicati, evitare le goffaggini e, nel caso, probabilissimo, di schizzi d’olio bollente su mani e braccia, cercare di non gridare come indemoniati ma piuttosto abbozzare con una piccola smorfia di dolore. Arriva il primo momento cruciale della serata: le cozze iniziano ad aprirsi. Attenzione, come già detto le cozze si cuociono molto rapidamente e vanno tolte, una volta aperte, dal fuoco. Allora voi, anche qui grande maestria, togliete il coperchio, tagliate in due il limone e ne spremete una metà cozze, una bella scaricata di pepe, due botte di padella e iniziate a togliere quelle aperte, spiegando all’attenta signorina che le cozze vanno tolte in fretta per evitare che diventino troppo gommose. Nel mentre, per evitare momenti morti, raccontate che le cozze vanno mangiate solo nei mesi senza la “r”, dunque nei mesi da maggio ad agosto e a gennaio, e magari inventatevi una storia simpatica sul come siete venuti a conoscenza di questo antico precetto dei pescatori. A questo punto, se ve la siete giocata bene con i tempi, le cozze si sono aperte tutte, rigettatele di nuovo in padella, un’altra scaricata di pepe, prezzemolo a pioggia, spremete l’altra metà del limone e portate direttamente la padella in tavola: se la ragazza è in gamba apprezzerà, se vuole un piatto, cambiate ragazza. Servite con delle belle fette di pane, tagliate spesse e dorate in forno, mangiate con le mani e invitate la bella a fare lo stesso, al secondo\terzo bicchiere di vino non dovrebbe rifiutarsi. Finite le cozze, servite una macedonia o un dolce e finite il vino.
Se la cena è andata bene, arriva il secondo momento cruciale della serata, ma questo momento, come potrete immaginare, non riguarda più il campo dell’enogastronomia.

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