Come sul Tamigi

Nessuna competizione in programma ma tanta voglia di fare squadra per il team di canottaggio LUISS, progetto nuovo ma già entusiasmante.

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Nel vasto e variegato universo sportivo sono pochissime le competizioni circondate da un’aura favolosa, tra realtà e sogno, ma “The Boat Race”, la celeberrima gara di canottaggio tra Oxford e Cambridge, sicuramente può vantare una buona posizione in classifica. Una lunga rivalità, quella tra i due prestigiosissimi atenei, nata nel lontano 1209, anno nel quale alcuni studenti di Oxford trovarono rifugio nella piccola Cambridge per fondarvi la seconda università più antica di tutta la Gran Bretagna, e proseguita nei secoli, tanto da dare vita alla famosa regata nel 1829. Da allora, -seppure con cadenza annuale solo dal 1856- i due equipaggi si affrontano, Light Blue contro Dark Blue, su una distanza di circa 7.000 metri da percorrere interamente sul londinese Tamigi, sotto lo sguardo affascinato di numerosi spettatori.

Da Oltre Manica e da Oltre Oceano, perchè nulla ha da invidiare ai colleghi inglesi la “Harvard-Yale Regatta”, gara di canottaggio che vede scontrarsi i due atenei made in USA dai quali prende il nome, la LUISS ha preso spunto per la creazione del proprio team, grazie soprattutto ad un gruppo di giovani volenterosi che si cimentano nello sport universitario per eccellenza.

E di remi ed università abbiamo parlato con Antonio Cardinale, laureando in Giurisprudenza presso il nostro ateneo e membro di questo “esperimento” sportivo sin dagli albori, “quel giorno nel quale ci siamo incontrati al Borghetto di Viale Romania per la prima volta”.

Com’è nata l’idea del canottaggio nella realtà sportiva di Ateneo e come si è sviluppata?

Da tempo l’Amministrazione Sportiva LUISS aveva in progetto la realizzazione di un team simile, ma praticamente nulla era stato mai realizzato prima del semestre passato, quando è avvenuto il primo incontro tra i papabili canottieri ed il Dirigente Sportivo Paolo Del Bene. Eravamo un bel gruppo formato da ragazzi e ragazze provenienti da tutti i dipartimenti e l’idea ci ha convinti: sembrava interessante! Ad oggi, ci alleniamo presso due sedi: gli Impianti Sportivi Acqua Acetosa (ISA) e la zona fluviale di Ripetta, entrambi appartenenti al Reale Circolo Canottieri Tevere Remo. Ed è il Circolo stesso a fornirci i due preparatori che ci seguono durante gli allenamenti, che variano a seconda delle stagioni. Il canottaggio è una disciplina che deve fare i conti con il meteo e le ore di luce: sebbene il Tevere sia illuminato anche d’inverno, il freddo non è il miglior alleato per un’uscita in barca, e allenarci al PalaLUISS risulterebbe un tantino problematico!

Il canottaggio non è così praticato in Italia: come spiegheresti questa disciplina a qualcuno che vorrebbe saperne di più?

A mio avviso non è uno sport complicatissimo, ma allo stesso tempo non va neppure sottovalutato. Piuttosto, direi che il canottaggio si compone di piccoli fattori che vanno rispettati con meticolosità: il tempo, la sincronizzazione ed il lavoro di squadra sono fondamentali in discipline come questa. E proprio l’appartenenza alla squadra in un simile sport è amplificata più che in tanti altri che vantano gli stessi identici valori. Qui, infatti, seppure un solo componente della barca si permette, per errore o distrazione, di remare fuori tempo di un solo secondo, si rischia di perdere l’equilibrio e, nella peggiore delle ipotesi, di finire direttamente nel Tevere! Nel momento in cui inizi a remare sei responsabile per te stesso e per i sette ragazzi in acqua con te.

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