Maria Laura Serpico – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Thu, 15 Feb 2018 11:32:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Maria Laura Serpico – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 “Sex and the City” a Seoul: il WorldMUN di Giulia http://www.360giornaleluiss.it/3034/ Thu, 02 Apr 2015 14:17:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3034 La migliore delle avventure inizia sempre con una valigia e questa meravigliosa avventura orientale è iniziata proprio con un paio di valigie. Partecipare a un MUN è sicuramente un’esperienza formativa, ma anche di divertimento: partecipare ad un WorldMUN è anche un entusiasmante viaggio. Quest’anno il WorldMUN 2015 organizzato dagli studenti di Harvard ha avuto luogo

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La migliore delle avventure inizia sempre con una valigia e questa meravigliosa avventura orientale è iniziata proprio con un paio di valigie. Partecipare a un MUN è sicuramente un’esperienza formativa, ma anche di divertimento: partecipare ad un WorldMUN è anche un entusiasmante viaggio. Quest’anno il WorldMUN 2015 organizzato dagli studenti di Harvard ha avuto luogo nella capitale coreana di Seoul. Sicuramente, come prima esperienza in una simulazione delle Nazione Unite può sembrare azzardato catapultarsi in un mondo di ragazzi altamente preparati e ricchi di esperienza provenienti da tutte le parti del mondo come quelli che abbiamo trovato al nostro arrivo in Corea. Nonostante tutto, il confronto, seppur talvolta traumatico, mi ha aiutata a rendermi conto che a livello internazionale lo scambio di conoscenze e di idee raggiunge livelli molto alti e bisogna essere preparati ad adeguarvisi se si vuole in qualche modo emergere. Il lato positivo di questa esperienza è stato aver avuto l’opportunità di visitare una città che altrimenti difficilmente nella mia vita mi sarebbe capitata. Seoul è una città molto più “occidentale” di quello che ci si aspetta e la cosa che più mi ha meravigliosamente stupita è la popolazione coreana. I coreani sono molto timidi, ma la maggior parte è affabile e pronta se hai un problema ad aiutarti. Buon gusto nel vestire, nel mangiare (quasi sempre!) e la dolcezza dei modi mi hanno colpita e fatto sentire a casa molto più di quanto credessi. Sicuramente è stato un impatto positivo con l’Oriente seppur probabilmente non troppo veritiero. Seoul sembra essere molto più occidentale di Pechino ad esempio, che abbiamo avuto il piacere di visitare negli ultimi tre giorni di viaggio. Che dire, le differenze tra Pechino e Seoul, cinesi e coreani sono notevoli, siamo addirittura riusciti a comprendere la grandissima differenza anche fisionomica che effettivamente c’è tra le due popolazioni. Cosa che non avrei mai detto prima di questo viaggio è che i coreani sono molto belli in confronto ai cinesi. Ad oggi, tornata un po’ stordita per le 8 ore di differenza e per la faticosa esperienza che in realtà è partecipare tutti giorni in lavori di commissione (con i tacchi per giunta), posso dire che la rifarei anche subito e la consiglierei a chiunque, ma consiglierei di partire preparati sul proprio ruolo e coscienti di cosa sia una simulazione dell’ONU perché lì ci sono studenti davvero pronti a tutto. Preparatevi pure a divertirvi moltissimo e conoscere persone da tutto il mondo, ragazzi della nostra età con tanta voglia di fare amicizia e scambiare esperienze. Viaggiare, viaggiare, viaggiare è il mio consiglio e sicuramente il WorldMUN vi offre un’occasione d’oro per viaggiare, divertirvi e crescere.
Giulia Pandolfi Elmi

Giulia Pandolfi Elmi

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Marco: dalla Spagna alla Cina con furore http://www.360giornaleluiss.it/marco-dalla-spagna-alla-cina-con-furore/ Mon, 30 Mar 2015 20:00:13 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2985 –«Federica è molto triste». –«Perché è triste?». –«Perché deve partire. Andrà sei mesi a Madrid, in Spagna, a fare l’Erasmus». Ad un anno di distanza dalla fine della mia esperienza, questa è stata l’ultima delle tante conversazioni avute riguardo l’esperienza Erasmus a Madrid. Io, da parte mia, sento di dover dare ragione a Federica. Se

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«Federica è molto triste».
«Perché è triste?».
«Perché deve partire. Andrà sei mesi a Madrid, in Spagna, a fare l’Erasmus».

Ad un anno di distanza dalla fine della mia esperienza, questa è stata l’ultima delle tante conversazioni avute riguardo l’esperienza Erasmus a Madrid.

Io, da parte mia, sento di dover dare ragione a Federica.

Se pensi che quello che troverai in Erasmus non sarà mai uguale a quello che lasci, non fare domanda.
Se pensi che, in fondo, nessun luogo riuscirà mai a darti quello che ti dà casa tua, non partire, goditi la tua quotidianità.
L’Erasmus, contrariamente al credo comune, non è un parco giochi. L’Erasmus è un’esperienza di vita.
È passato più di un anno da quando ho concluso la mia. Eppure mi sembra ieri se penso allo studio del “Profesor Carlos” che parla di filosofia, una sigaretta dopo l’altra, in un’altra lingua, totalmente estranea fino a qualche mese prima, mentre io ascolto con un’intensità e una passione che non avevo mai raggiunto nemmeno in italiano.

Ancora mi sembra di sentire la confusione in testa dovuta alla moltitudine di lingue parlate in una sola serata. E se ripenso a tutte le albe viste in compagnia di qualche amico, straniero o italiano, finite a disquisire di qualche argomento che lì per lì sembrava di vitale importanza, quasi ne perdo il conto.
Ciò che rimane è il ricordo, seppur confuso, di un’esperienza irripetibile e nella quale ogni azione, ogni rapporto e amicizia è vincolata al tempo al luogo e, pertanto, più unica e speciale.
Se dovessi provare a convincere qualcuno ad andare in Erasmus, sono sicuro che non ci riuscirei.
Chi vuole partire, credo, non abbia bisogno di incoraggiamenti. La voglia di scoprire nuove culture, di scommettere su sé stessi e di mettersi in gioco non la si può infondere negli altri. Chiunque, però, senta questo bisogno dentro di sé, allora troverà nell’Erasmus un ottimo punto di partenza. Durante questa esperienza, lontano da casa, ognuno può iniziare ad intraprendere un percorso nuovo, camminando da solo, con le proprie gambe. Passo dopo passo, ci si rende conto che la strada non è poi così ostica come ce l’avevano descritta e, anzi, essa risulta essere molto più interessante del solito cammino domestico, nonostante non sia ben chiara la destinazione. Ciò che posso garantire, dunque, è che dopo aver intrapreso quella strada e una volta iniziato questo cammino, che molto spesso coincide con la scoperta di sé stessi, sarà difficile tornare indietro.
Per questo motivo, una volta tornato in Italia, l’unico obbiettivo è improvvisamente diventato partire di nuovo. E così sarà, effettivamente, a fine agosto di questo stesso anno, verso un paese molto più lontano: la Cina.

Il double degree a Pechino dunque non sarà soltanto un valore aggiunto da inserire nel curriculum, ma una sfida personale da affrontare con la consapevolezza di una passata esperienza non solo formativa, ma direi “forgiante”.
Per tutti questi ed una serie di numerosi altri motivi mi permetto di consigliare a chiunque, anche a Federica, di mettersi in gioco, di osare e, soprattutto, di non ascoltare chi dice che è troppo pericoloso o, ancora peggio, troppo lontano.

Marco Mura

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L’outfit dell’erasmus http://www.360giornaleluiss.it/loutfit-dellerasmus/ Thu, 05 Mar 2015 21:56:36 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2371 A meno che tu decida di andare in erasmus tra gli zulù o a Playa Desnuda con la Rodriguez junior e Brice, che tu sia donna, uomo o entrambi, dovrai fare i conti con il dramma mattutino che ogni studente deve affrontare: e ora, che mi metto? Perché purtroppo lo stile conta, sopratutto nel mondo

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A meno che tu decida di andare in erasmus tra gli zulù o a Playa Desnuda con la Rodriguez junior e Brice, che tu sia donna, uomo o entrambi, dovrai fare i conti con il dramma mattutino che ogni studente deve affrontare: e ora, che mi metto?
Perché purtroppo lo stile conta, sopratutto nel mondo del lavoro, ma qualcuno ne è totalmente privo. È inutile continuare a ripetersi che l’abito non fa il monaco, che quello che conta è cosa hai dentro, che acqua e sapone è meglio: sono tutte cavolate! La verità è che all’università, in ufficio, nella vita di tutti i giorni siamo sottoposti a continui giudizi, spesso superficiali.
Ma d’altronde: a chi non è mai capitato di fare qualche commento tagliente nei corridoi?
D’altra parte, negli ultimi anni, questi ultimi potrebbero fare concorrenza alle passerelle di Beautiful.
La lista di outfit inopportuni degli studenti all’estero è infinita, ma per ora mi limiterò a illustrare la top three delle stravaganze di stile degli studenti al di fuori dei confini del proprio stato d’origine e dei consolidati “trend modaioli” a esso correlati.

1. Il vedo-non vedo
Si tratta di una tipologia di abbigliamento adottato prevalentemente dalle ragazze e che lascia scarso spazio all’immaginazione. Di certo è finalizzato al risparmio, poiché la quantità di materiale utilizzzato è davvero ridotta.
Pensi di aver visto male, e invece no, hai visto anche troppo. La mise preferita della ragazza dedita pantacollant aderentissimi e “crop top”, che è una maniera elegante per indicare un reggiseno indossato senza niente sopra, così da lasciare il ventre totalmente scoperto.
La scusa per mostrare la propria nudità è dietro l’angolo: se vieni da un Paese caldo “eh sai sono i vestiti che mi sono portata, lì stiamo sempre nudi”, se invece proviene da un Paese freddo “mammamia, qui da voi fa caldissimo!”.
Che questo tipo di mise sia di forte impatto lo si evince dallo sguardo assorto degli autoctoni del luogo: del resto il “coraggio” va premiato. Un solo quesito non mi fa dormire la notte: ma se hai caldo, perché all’outfit da stra-figa mi abbini stivali imbottiti e calzettone di lana?!? Dalle stelle alle stalle…

2. Le infradito
L’anticoncezionale per eccellenza, bandite dalle aule universitarie del mondo intero, sono loro: le infradito. Personalmente non capisco e non capirò mai l’utilizzo di codesti arnesi al di fuori delle spiagge. La domanda è: perché?
Perché rischiare ogni due secondi di mettere il piede nudo a contatto con l’asfalto, di ritrovarsi lo sfortunato pezzetto di carne tra pollice e indice completamente infiammato, di perdere l’autobus a causa di una tentata corsa tradottasi in slow motion? Come se la vita non fosse già complicata.
Peccato che gli stranieri amino così tanto le infradito, da considerarle un accessorio di vera e propria tendenza, un must have da avere di plurimi modelli e colori nel proprio armadio.
Pensatela come vi pare, ma io dico NO alla scomodità e SI all’igiene!

3. Il formal dress
Esiste anche chi decide di fare eramus “seri”, in università top, dove la competizione è il pane quotidiano e ogni dettaglio può essere fatale. L’erasmus diligente decide allora di riempire la propria valigia con completi, maglioncini bon ton e scarpe che neanche mio nonno avrebbe il coraggio di indossare in luoghi pubblici di questi tempi.
L’impatto con la realtà è disarmante: l’erasmus non solo si trova in un Paese dove non conosce nessuno, con una cultura diversa da quella della propria e, probabilmente, con un senso estetico non del tutto coincidente ma, a tutto ciò, va aggiunta la consapevolezza di aver fatto il proprio ingresso nella società con dei pantaloni con la vita così alta da essere più consoni per una sfida alla corsa coi sacchi (l’avete fatta tutti da bambini, lo so) che in tale occasione.
Ragazzi, ma non avete imparato niente da Big Bang Theory? I geni si vestono male!
Una sola valigia per un periodo fuori casa che va dai 3 ai 6 è motivo di stress, rendersi conto di aver portato cose inutili e inadeguate è una vera tragedia.

Spero che, dopo la lettura di questo articolo, i tempi di riflessione sul proprio outfit verranno raddoppiati. Da parte mia, consiglio di indossare non ciò che potrebbe apparire più “giusto” o conforme agli standard della società, ma piuttosto consiglio calorosamente di indossare ciò che permette di esprimere al meglio il proprio essere.
L'outfit dell'erasmus

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Eleonora: 10 cose che ho imparato a Bruxelles http://www.360giornaleluiss.it/eleonora-10-cose-che-ho-imparato-bruxelles/ Fri, 30 Jan 2015 12:57:22 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1863 Bruxelles è la capitale del Belgio, una piccola città che conta quasi un milione di abitanti, in un paese la cui popolazione non raggiunge gli undici milioni (quanto Lombardia e Liguria messe insieme). Il sistema politico è uno dei più complicati in Europa, le lingue officiali sono tre (francese olandese e tedesco), ma difficilmente un

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Bruxelles è la capitale del Belgio, una piccola città che conta quasi un milione di abitanti, in un paese la cui popolazione non raggiunge gli undici milioni (quanto Lombardia e Liguria messe insieme). Il sistema politico è uno dei più complicati in Europa, le lingue officiali sono tre (francese olandese e tedesco), ma difficilmente un belga ne parla più di una. Per attraversare il paese da nord a sud ci vogliono poco più di tre ore in treno.

Il Belgio è un paese strano, ma bellissimo, e la sua capitale è un gioiellino. In quattro mesi me ne sono innamorata, ma soprattutto ho imparato che capirla è impossibile. Tentando però, ho preso qualche appunto.

1 -L’unica cosa che mette d’accordo francofoni e i fiamminghi: il piatto nazionale sono le patatine fritte con la maionese.

 

2 – Bruxelles è l’unica capitale Europea che ha scelto come simbolo un monumento alto 20 centimetri che fa pipì davanti a te.

 

3 – A Bruxelles la birra è un’arte, e l’arte è apprezzata: tutti la bevono col sorriso e restano nei tavolini all’aperto anche quando il termometro arriva sotto lo zero.

 

4 – A Bruxelles chiamano traffico un’educata coda di macchine in fila indiana.
5 – I Belgi sono per i tedeschi chiassosi e confusionari. I tedeschi hanno la decenza di non commentare la mia nazionalità.
6 – Le gouffre sono buone con tutto, ma migliori senza niente.

 

7 – A Bruxelles ho imparato che non è possibile mangiare tanta cioccolata quanta ne si riesce a comprare, senza rischiare una notte all’ospedale.

 

8 – A Place du Luxembourg puoi incontrare ragazzi che vengono da ogni angolo del globo, ma solo nella metà della piazza che non è occupata da Italiani.

 

9 – Se a Bruxelles ci sono 5 gradi ancora fa caldo, il cappotto è autorizzato solo quando fuori c’è il ghiaccio.

 

10 – I mercatini sono ciò che rende viva la città: dal lunedì alla domenica sono affollatissimi, si mangia, si compra e si beve fino a che, quando cala il sole, si trasformano in un bar a cielo aperto.

Eleonora Pintore

 

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Tipi di esami dello studente erasmus: tra mito e realtà http://www.360giornaleluiss.it/tipi-di-esami-dello-studente-erasmus-tra-mito-e-realta/ Fri, 23 Jan 2015 20:54:23 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1824 Lo studente erasmus e il verbo transitivo “studiare” hanno un rapporto paragonabile a quello esistente tra sole e luna: destinati a non incontrarsi mai… a meno che i maya non abbiano deciso di predire (nuovamente) la fine del mondo, ma questa volta non li prenderebbe sul serio neanche Piero Angela. In realtà mi sembra addirittura

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Lo studente erasmus e il verbo transitivo “studiare” hanno un rapporto paragonabile a quello esistente tra sole e luna: destinati a non incontrarsi mai… a meno che i maya non abbiano deciso di predire (nuovamente) la fine del mondo, ma questa volta non li prenderebbe sul serio neanche Piero Angela.
In realtà mi sembra addirittura un’eresia parlare di STUDENTE erasmus: un vero studente piange, soffre, mangia e sanguina sui libri, l’erasmus vive per un semestre intero con la canzoncina “Toda gioia, toda belleza” dentro la propria testolina momentaneamente in loop, frastornata da cotanta multiculturalità tutta insieme. Mica può “perdere” tempo a studiare lui, eh, sia mai!
Lo studente erasmus, il cui stesso titolo è un ossimoro, nel corso può trovarsi davanti a 4 modalità di esami:

1-L’esame thè e pasticcini

IN TEORIA: L’impavido erasmusiano, è pronto a confrontarsi con la lingua, anzi, con il complesso linguaggio tecnico della lingua del Paese che lo accolto e dimostrare, così, di potersela cavare senza problemi. Ripeto: SENZA PROBLEMI… o quasi!
IN PRATICA: è la modalità di esame prediletta nel quale “barare” perché, come sappiamo bene, “verba volant, scripta manent” e chi s’è visto s’è visto. L’interrogazione, qualsiasi sia la materia di partenza, diviene una descrizione dettagliata del Paese di provenienza dello studente interrogato: ai grandi filosofi viene sostituita la pietanza tipica, ai calcoli economici i gradi della temperatura. Così, il voto diviene una conseguenza della media dei voti riportati sul libretto: sulla fiducia!. È importante essere consapevoli che nessuno potrà mai essere madrelingua e che, quindi, è da pazzi ambire a un 30, ma un 29 fresco di inchiostro c’è per tutti.
2-L’esame da divo del rap

IN TEORIA: l’esame scritto è la vera prova del nove. Non basta avere studiato l’argomento, non basta saper sparare qualche termine tattico qua e là, qua bisogna sapere la G-R-A-M-M-A-T-I-C-A! Anni e anni di corsi di lingue privati, signori e signore.
IN PRATICA: “Allora ragazzi le domande sono uguali per tutti…ah ci sono erasmus? Allora ragazzi aiutatemi, gli erasmus scrivano in grande sul compito E-R-A-S-M-U-S, mi raccomando ragazzi eh non mi fate perdere tempo: grande e stampatello, che si legga subito”. Non solo il professore non ha la minima intenzione di leggere i compiti, ma neanche nome e cognome del miracolato che, pur avendo scritto che Marracash faceva “badabum-badabum-cha-cha”, vedrà apparire un magico 28 sul proprio libretto.

3-L’esame siamo tutti amici
IN TEORIA: consiste ina serie di presentazioni divisi in gruppi in cui ogni gruppo ha il compito di spiegare in maniera approfondita al resto della classe un argomento del corso, precedentemente concordato. Si tratta di un’ottima occasione per creare feeling tra gli studenti e abituarli a lavorare in team, prendendo decisioni di comune accordo.
IN PRATICA: Nella maggior parte dei casi, quasi tutte le decisioni vengono prese da un team leader: il saccente del gruppo o, meglio, il grande puffo della situazione, che non si distingue dagli altri per il copricapo di diverso colore, ma per la sua voce stridula e, allo stesso tempo, tagliente, in grado di dominare sul vociare confuso della massa. Se le opinioni degli altri non contano, quelle dello studente erasmus valgono zero. Peccato, però, che quest’ultimo, essendo molto più libero rispetto alle altre tipologie di studenti, decida di presentarsi come portavoce del gruppo e di presentare lui stesso il lavoro svolto: il risultato sono 20 minuti in cui il resto della classe terrà lo sguardo fisso sullo smartphone, commentando sul gruppo del corso (in cui l’erasmus non è ovviamente inscluso) l’incomprensibile accento dell’altrettanto “particolare” individuo, quasi certamente reduce da un after. Double win per il gruppo di studio: un’audience ammutolita e lo sguardo pieno d’orgoglio della professoressa che promuove il “contatto tra culture diverse”.

4-L’esame con il pazzo senza una vita propria

IN TEORIA: è un esame come gli altri, con un professore come tanti altri: non può mangiarti, non può ucciderti ma, soprattutto, non ha nessun interesse a rendere la tua vita più complicata di quanto tu, da solo, riesca già a fare: GRAVE ERRORE.
IN PRATICA: Rimani spiazzato davanti ad una domanda, una domanda di quelle vere. Per fortuna la sai, ma non come vuole lui. Cerchi di toppare la situazione mettendo in mezzo la scusante della lingua: GRAVISSIMO ERRORE! Questa specie selvatica di professore, che ha il piacere di incontrare uno studente eramus ogni decennio, non solo annusa a distanza lo stile di vita sciatto e peccaminoso dell’erasmus medio, ma parla perfettamente la sua lingua nativa, qualunque essa sia ed è pronto a rispolverarla per un’interrogazione più approfondita che condurrà a un unico risultato: la BOCCIATURA! I bocciati in erasmus hanno lo stesso stato post traumatico dei marinai che hanno visto le sirene ma, per fortuna, anche la stessa percentuale di probabilità che l’evento si verifichi. Proprio in questi casi, può essere utile una rubrica come la nostra per evitare tali soggetti come un diabetico i marshmellow.

Queste sono le tipologie di esame a cui ho assistito personalmente ma, ovviamente sono aperta a nuove testimonianze e suggerimenti. Gli esami vanno vissuti con serenità, ma mai sottovalutati: ciò che conta non è la votazione finale, ma la nuova prospettiva che un determinato corso ci permette di prendere in considerazione.
Ricordate che l’erasmus non è solamente una festa continua, ma un’opportunità unica da cui si può, anzi, si deve imparare tanto, attraverso il confronto continuo con altre persone e culture: insomma, un’esperienza che deve essere vissuta a 360°.
Tipi di esami dello studente erasmus: tra mito e realtà

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Strasburgo sorprende Federico: pedalando verso l’eurottimismo http://www.360giornaleluiss.it/strasburgo-sorprende-federico-pedalando-verso-leurottimismo/ Tue, 23 Dec 2014 20:04:03 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1429 SCHEDA DI PRESENTAZIONE: Federico Cavadi Luogo di nascita: Palermo (PA) Studi: Scienze politiche (Relazioni Internazionali) Meta erasmus: Strasburgo, Francia – Institut d’Études Politiques (IEP) Personaggio di riferimento: Jean-Jacques Rousseau Una cosa che ami e una cosa che non sopporti di Strasburgo Amo la sua praticità. Detesto l’impossibilità di mangiare un boccone nel bel mezzo della

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SCHEDA DI PRESENTAZIONE:

Federico Cavadi

Luogo di nascita: Palermo (PA)

Studi: Scienze politiche (Relazioni Internazionali)

Meta erasmus: Strasburgo, Francia – Institut d’Études Politiques (IEP)
Personaggio di riferimento: Jean-Jacques Rousseau

Una cosa che ami e una cosa che non sopporti di Strasburgo
Amo la sua praticità. Detesto l’impossibilità di mangiare un boccone nel bel mezzo della notte.

Era la tua prima scelta?
La seconda. La prima scelta era stata Herzliya in Israele seguita da tutte le mete francofone che il bando e le mie competenze linguistiche mi permettevano di inserire. Non voglio nascondere un certo scetticismo iniziale nei confronti della mia scelta, sostenuto anche dal fatto che Strasburgo non mi era mai giunta all’orecchio come meta privilegiata per l’Erasmus. Il seguito prova che avevo torto.

Come sappiamo si tratta della città che ospita il Parlamento europeo, scelta strategica per un futuro lavorativo in un ente dell’UE?
È stato divertente scoprire che in Francia, così come accade spesso in Italia, lo studente di Scienze politiche in difficoltà rispetto alle sue future intenzioni lavorative, si tuffa in un quantomai generico: “Nelle istituzioni europee”. E’ tuttavia vero, che ammirandole dall’esterno come fossero semplici monumenti, o entrandovi ed osservare questo grande meccanismo in funzione, si viene inevitabilmente trascinati dalla voglia di farne parte. Allora, se non è nata come scelta strategica per il futuro, certamente lo è diventata.

Come hai trovato casa?
Il mio alloggio l’ho trovato tramite l’IEP che mi ha proposto una serie di alternative nei diversi studentati della città. Vivo in una residenza universitaria, in una piccola (ai limiti del claustrofobico) stanza di 9m2 con bagno.
Potrebbe suonare strano ma le cucine in comune sono certamente l’aspetta migliore della mia sistemazione: all’inizio, giocando anche sugli stereotipi, evitare che si metta del Ketchup sulla pasta ti permette di fare amicizia, esercitarti con la lingua, rompere il ghiaccio ed ambientarti; alla fine ti ritrovi membro di una grande, multi-linguistica famiglia allargata.

Gli “strasburghesi” sono francesi ma risentono di influenze germanofile: li definiresti socievoli?
La fama francese viene confermata anche qui, ma mi sento tranquillo nel dire che è un fenomeno abbastanza ristretto. Può capitare di parlare con qualcuno che difficilmente riesce a nascondere il totale disinteresse verso la discussione che intrattiene con te; ma i più, al contrario, si impegnano per superare ostacoli linguistici pur di scambiare due semplici battute. Inoltre, il particolare piano di studi dell’IEP, che permette ad ogni suo singolo studente di trascorrere il terzo anno di studi all’estero (e certe mete rimangono anche senza candidati), ha certamente facilitato le relazioni con altri studenti della facoltà.
In generale, che tu sia francese o meno in qualsiasi posto tu vada l’accoglienza è sempre molto calorosa e cortese: in questo senso, la socievolezza diventa parte stessa della loro dedizione al lavoro.

Dal latino Strasburgo significa “la città delle strade”: ci si perde facilmente?
Con grande divertimento degli altri compagni e studenti che ho incontrato qui, per il primo mese di soggiorno, il più delle volte, non ero proprio in grado di capire che strada dovessi prendere, allungando, talvolta, anche il più breve dei tragitti. Il problema, tuttavia, non era tanto rappresentato dalle strade, quanto dai numerosi canali che attraversano la città che fanno un po’ perdere il senso dell’orientamento. Fortunatamente, il campanile della cattedrale, che è praticamente visibile da ogni parte della città, mi ha spesso riportato sulla retta via.
Superato questo ostacolo iniziale, sette linee tranviarie per una città di circa 80km2 ti permettono di raggiungere tutti i punti della città senza perdere troppo tempo (non spendo parole sulla qualità dei servizi pubblici di trasporto) e con grande facilità.
Anche se, l’abitante di Strasburgo dirà sempre senza pensarci sopra, che è la bicicletta ad essere il vero mezzo ad hoc per questa città.

Ritieni che meriti il titolo di “capitale politica d’Europa”?
Quando sono sceso dall’aereo la prima cosa che mi ha fatto veramente sentire a mio agio sono stati degli adesivi sulle porte scorrevoli all’entrata dell’Hangar dell’aeroporto che riportavano la scritta: ”Benvenuti nell’eurottimismo” o “Benvenuti a Strasburgo, l’eurottimista”.
Dalla culla alla tomba, dato che sono anche presenti delle pompe funebri europee, tutto nella città ti dice che sei nella capitale europea. Non solo la presenza del Parlamento Europeo, del Consiglio d’Europa e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma la storia stessa di questa città, di questa regione (l’Alsazia-Lorena) è, in realtà, storia dell’Europa. Tanto più che ci si ritrova nel suo centro, tanto più che camminando un po’, attraversando un ponte di un centinaio di metri, ci si lascia la Francia alle spalle e senza accorgersene si entra in Germania.
Non credo sia corretto definirla “la” capitale politica d’Europa, ma per il semplice fatto che non credo, e forse non vorrei, che l’Europa abbia una e una sola capitale. Difficoltà burocratiche considerate, trovo più corretto, affascinante e coerente con lo spirito europeo l’idea e la presenza di più centri politici. In questo senso, Strasburgo è senz’altro “una delle” capitali politiche d’Europa.
Certamente, la più bella.

Tanto per orientarsi sui prezzi: quanto costa una birra?
Strasburgo non è una città molto economica: se il carattere generale e architettonico della città può risentire di influenze germaniche, i prezzi sono indubbiamente francesi. Malauguratamente la birra non fa eccezione: il prezzo di una pinta difficilmente è inferiore ai 4€ o 5€; solo alcuni locali sono più economici ma sono rare eccezioni. Ciononostante, attenzione, quando qui si parla di birra, si ha a che fare con della grande birra.

Federico a Strasburgo2

 

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Caffè doppio e scorpacciata di zuccheri con Edoardo Ferrario (versione integrale) http://www.360giornaleluiss.it/caffe-doppio-e-scorpacciata-di-zuccheri-con-edoardo-ferrario-versione-integrale/ Fri, 19 Dec 2014 19:19:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1481 Sei tipo da caffè doppio o latte scremato? La colazione dei campioni secondo Edoardo Ferrario. «La colazione dei campioni di Edoardo Ferrario prevede molti zuccheri, sono uno che non concepisce la colazione salata. La mattina sono assolutamente uno da biscotti, ma anche proprio fettona di torta. E poi un abbondante caffè, direi proprio caffè doppio».

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Sei tipo da caffè doppio o latte scremato? La colazione dei campioni secondo Edoardo Ferrario.
«La colazione dei campioni di Edoardo Ferrario prevede molti zuccheri, sono uno che non concepisce la colazione salata. La mattina sono assolutamente uno da biscotti, ma anche proprio fettona di torta. E poi un abbondante caffè, direi proprio caffè doppio».

Nella tua webseries “Esami” impersoni vari tipi di studenti, ma nella realtà hai studiato giurisprudenza. Come sei passato dal mondo della legge a quello opposto della comicità?
«In realtà, io ho iniziato i due percorsi parallelamente: ho iniziato a fare il comico proprio il primo anno di università, nel corso del quale ho scritto i primi testi comici e ho iniziato a fare delle serate a San Lorenzo e a Trastevere, cose piccole ovviamente, di 5 minuti, ma mi è servito per iniziare e creare, così, un rapporto con il pubblico: tutti spettacoli rigorosamente dal vivo. Nel 2010, c’è stata quella che possiamo definire una “svolta, quando ho scritto il mio spettacolo di un’ora: quella sera ho fatto i miei pezzi al Cinema Palazzo a San Lorenzo e, in quell’occasione, mi ha visto Sabina Guzzanti, la quale mi ha chiesto di partecipare al suo spettacolo “Un Due Tre Stella” e, così, è iniziata la mia prima esperienza televisiva. Inoltre, lo studio della giurisprudenza esorta a fuggire da ogni schema e a liberare la fantasia, come ti potranno confermare molte persone che la studiano».

Quindi Sabina Guzzanti è stata un po’ il tuo talent scout?
«
Si, lei è stata la prima persona che mi ha notato, tra l’altro in una situazione molto bella e spontanea. Ha fatto quello che dovrebbe fare un vero talent scout: è andata a vedere dei giovani ragazzi che si esibivano in un teatro. Lei ha creduto davvero in me e mi ha portato in televisione, in un programma in prima serata. Io la ringrazierò sempre per questa grande opportunità che mi ha dato».

Quindi il tuo video preferito è quello sulla facoltà di giurisprudenza?

«No, In realtà non è così. Guarda, inutile dire che a me, ovviamente, i video piacciono tutti, per varie ragioni. Però le mie puntate preferite sono economia e architettura. Economia perché è divertente il personaggio dell’“assistente assente”, mentre architettura è quella che mi dà più soddisfazione perché è la più complessa e mi piace molto com’è venuta: dalla scrittura, alla regia, al personaggio…».

Come ricordi gli anni dell’università: terrore o malinconia?
Direi terrore. Sono stati anni molto impegnativi per me, in quanto giurisprudenza è una facoltà molto pesante. Ovviamente, poi, ricordo anche momenti divertenti, anche perché ho tanti amici con cui abbiamo fatto l’università insieme. Tuttavia rimangono ricordi terrificanti, come nottate passate a studiare materie incomprensibili, quest’ansia degli esami che incombono: una situazione che si reiterava e che poi mi ha portato anche a scrivere la serie, che è stata anche un modo per esorcizzare questa tensione. Mi ero reso conto che gli esami si prestavano per loro natura a degli sketch grazie alla loro struttura naturale che rispecchia le fasi di uno sketch comico: un inizio sempre uguale, uno svolgimento e un finale che non è mai scontato. Quindi, data questa predisposizione, ho utilizzato la mia esperienza universitaria e la mia voglia di fare il comico per scrivere la serie».

Gli esami non finiscono mai: qual è la prova più grande che hai dovuto affrontare nella tua vita fino ad oggi?
«Ma guarda, forse le serate dal vivo. Ogni volta è una grandissima prova perché, devo dire che, l’emozione che hai prima di salire sul palco è davvero grande. Forse, proprio la prima serata che feci, poiché la prima volta che ho debuttato con il mio spettacolo per me è stata molto importante…insieme, forse, a Procedura civile 2».

Il tuo percorso è inverso rispetto a quello di molti tuoi colleghi: perché dalla tv al web?
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Capisco quello che dici perché, appunto, io ho iniziato dalla televisione e oggi accade il contrario, il punto di partenza è il web per poi arrivare in tv. Però, in realtà, ho iniziato dal teatro, poi sono passato alla tv e, quindi, al web.
Il mondo di YouTube è stato scelto perché, avrei potuto presentare la serie anche in tv, ma mi spaventava molto la perdita del controllo sul prodotto stesso e, inoltre, i tempi delle decisioni della tv sono infiniti, cosa che mi ha fortemente scoraggiato. D’altra parte, sapevo che metterla su YouTube era la scelta giusta perché il pubblico era lì, gli universitari sono sul web. Senza contare che, in primis, quando l’ho scritta, ero un universitario anche io e avrei tanto voluto vedere una web series scritta da un “interno”. Per questo, il web è stata la scelta più funzionale a quello che avevo scritto e, poi, infatti, si è anche dimostrata la migliore. Magari, se fosse andata in televisione, sia io che tutta la troupe avremmo avuto in tasca due lire ma non avremmo avuto la visibilità che abbiamo adesso grazie al web.

Spesso vieni definito come un “bravo imitatore”, ti riconosci in questa definizione?
«
Sicuramente è una definizione in cui mi riconosco perché l’imitatore è una sfaccettatura del comico, è un dei tanti ruoli del comico, nonché una delle prime cose in cui ti cimenti all’inizio: io già da piccolo provavo a fare le imitazioni, praticamente è stata una deformazione che ho avuto sin da subito.
Tutti i personaggi che ho fatto sono ispirati a qualcuno che ho conosciuto, mischiati ad elementi aggiuntivi. Di base, comunque, si parte sempre da qualcosa che ho visto e che mi ha divertito: o miei amici, o persone che ho conosciuto nel corso della mia carriera universitaria. Molto spesso, nei live, mi ispiro a qualcuno che conosco ma, ovviamente, il pubblico non lo sa: da mio zio a persone che ho solo sentito parlare. Altre volte ci metto del mio, basta pensare al professore di filosofia con quel suo strano modo di muovere le mani… La gestualità di molti personaggi è legata alla voce, io parto sempre da questa perché credo dica moltissimo, poi da lì viene tutto il resto. Per “Esami” ho lavoro con la costumista e la truccatrice per decidere anche il look che dovevano avere i personaggi».

 

Gli attori, in particolare quelli comici, devono avere una grande consapevolezza di sé stessi per potersi prendere in giro: Tu cosa pensi di Edoardo Ferrario?
«Cosa penso di me? Ma guarda, ti posso dire che io sono contento di quello che sta succedendo perché mi piace fare il comico, anche perché ho sempre voluto farlo. Scuramente, quello che fatto fino ad adesso è solo una piccola parte, ne sono soddisfatto, ma ci sono ancora tantissime cose da fare».

Ci puoi svelare qualche progetto futuro?
«In questo momento sto scrivendo dei nuovi sketch per un progetto più grande che per ora rimane segreto…Naturalmente vorrei approfondire la serie “Esami” realizzando degli spin-off sui vari personaggi. Quindi, la serie continuerà, ma sarà basata sui singoli personaggi già esistenti».

Alla Luiss ci sono tre facoltà: economia, giurisprudenza e scienze politiche. Io appartengo a quest’ultima ed è l’unica che non hai raccontato nei tuoi video. Mi sento un po’ discriminata, come ti difendi?
«Io la puntata di Scienze politiche io l’ho scritta, non siamo riusciti a girarla perché era molto complessa. Ti dico di più: la puntata è nel mio computer. Quindi, o lo hackerate per leggerla o aspettate che la giriamo. Ci potrebbe volere parecchio tempo, ma comunque la puntata c’è. Considera che, se dovessi girare nuove puntate sarebbe la prima ad essere realizzata».

 

 

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Francesi vs Italiani: racconto di Adeline (Toulouse) http://www.360giornaleluiss.it/francesi-vs-italiani-racconto-adeline-toulouse/ Wed, 29 Oct 2014 11:00:35 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=689 In Francia, quando pensiamo all’Italia pensiamo alle pizze, alla pasta, alla vespa, alle persone che parlano con le mani e agli uomini che guidano come dei pazzi. Sono a Roma da più di un mese e posso dire che tutto questo è vero. Ma non voglio far arrabbiare gli italiani con questi pregiudizi, penso che

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In Francia, quando pensiamo all’Italia pensiamo alle pizze, alla pasta, alla vespa, alle persone che parlano con le mani e agli uomini che guidano come dei pazzi. Sono a Roma da più di un mese e posso dire che tutto questo è vero. Ma non voglio far arrabbiare gli italiani con questi pregiudizi, penso che ne avrete anche contro i francesi… Mi sono resa conto, con la professoressa Amato al corso d’italiano, che agli italiani non piacciono tanto i francesi a causa del colpo di testa che Zidane ha dato a Materazzi durante la coppa del mondo di calcio di 2006.

Ho scelto di partire per l’Italia perché pensavo che non ci fossero troppe differenze con la Francia. Ma ci sono delle piccole cose che mi hanno colpito. Primo, non riesco a trovare un buon pane a Roma. In Francia mangiamo tutto con il pane: per la colazione mi faccio delle tartine con il pane, per il pranzo mangio il formaggio con il pane e per cena aggiungo pane nella mia zuppa…

La seconda cosa che mi ha stupito, quando sono andata a scegliere le offerte per il telefono. In Francia abbiamo delle offerte con SMS illimitati, 1 o 2 ora di chiamate. In Italia, ci sono delle offerte con 200 minuti o più e solo 200 SMS. In Francia è il numero di SMS che mandiamo in un giorno! Ho capito dopo perché avete tante chiamate, gli italiani stanno tutto il tempo attaccati al telefono.

La terza e ultima differenza che voglio evidenziare è quelle tra la LUISS e la mia scuola. Non voglio spaventare persone che vorrebbero fare un Erasmus nella mia università, ma la struttura che abbiamo è in rovina, il tetto dell’edificio crolla sulla nostra testa e abbiamo problemi con la municipalità per traslocare. In paragone la LUISS è molto moderna, il campus è molto gradevole e… sono molto contenta di fare il mio Erasmus a Roma !!

Adeline DELMAS (Sciences Po Toulouse)

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Intervista a Félix, studente della EDHEC (Lille) http://www.360giornaleluiss.it/intervista-felix-studente-edhec-lille/ Fri, 24 Oct 2014 11:20:54 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=578 Parlaci un po’ di Te: da dove vieni e in quale università studi? Mi chiamo Félix, ho 24 anni, sono francese, di Toulouse, ma studio nel nord, a Lille, in una business school che si chiama EDHEC. Perché hai deciso di fare l’Erasmus in Italia? Avevo già fatto due-tre viaggi in Italia: a Firenze, Napoli

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Parlaci un po’ di Te: da dove vieni e in quale università studi?
Mi chiamo Félix, ho 24 anni, sono francese, di Toulouse, ma studio nel nord, a Lille, in una business school che si chiama EDHEC.

Perché hai deciso di fare l’Erasmus in Italia?
Avevo già fatto due-tre viaggi in Italia: a Firenze, Napoli e in Sardegna. Erano scambi con il mio liceo nei quali ho abitato per due settimane con uno studente o una studentessa. Siccome mi erano piaciuti molto volevo tornare. C’è anche il fatto che i miei nonni sono immigrati dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale per andare nel sud-ovest della Francia. Sicuramente ho scelto l’Italia per la cultura : “the way of life”, i film, la cucina, la musica, l’arte, un pò tutto…

Ora che sei a Roma quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi?
Non vedo molti aspetti negativi. Forse i trasporti pubblici caotici ma per me è piuttosto una buona scusa per arrivare in ritardo… Per gli aspetti positivi, c’è la bellezza della città, dove si può camminare, e perdersi con piacere. La differenza tra i quartieri : posso scegliere dove voglio uscire, se preferisco andare in un luogo studentesco come San Lorenzo, i club del centro o un luogo un po più alternativo come la CAE. C’è sempre qualcosa a fare, sopratutto quando sei Erasmus ! In più, avere il sole in ottobre è un vero piacere. Infine, mentre la gente dice che i romani non sono simpatici, io li trovo molto gentili, soprattutto se sei straniero e provi a parlare l’italiano.

Qual è il corso che preferisci?
Direi “Linguaggio dell’audiovisivo” che è molto diverso dai miei corsi normali di Business.
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
Non so veramente cosa aspettarmi. Forse, incontrare delle persone da parti diverse del mondo, scoprire nuove culture… Farmi nuovi e bellissimi ricordi.

Come ti trovi con l’italiano? Pensi sia difficile?
Avevo studiato l’italiano al liceo dunque lo capisco bene ma parlarlo è un’altra cosa.. è sempre più facile dopo due birre.

Ti hanno insegnato qualche modo di dire in “romano”?
-Comminciare ogni frasa con “oooooohhh ma dai” o “eeeeeeh ma vaffa”
– “In bucca al lupo!” “Crepi il lupo !”
-”Porca miseria!”

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La “Erasmus Crew”- database per erasmusiani http://www.360giornaleluiss.it/erasmus-crew-database-per-erasmusiani/ Wed, 22 Oct 2014 10:00:05 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=575 I fidanzati lo temono, i genitori lo ignorano, gli studenti lo amano. Non ci sarebbe bisogno di presentazioni, è un po’ come il James Bond delle università. Ne senti parlare, non va pronunciato ad alta voce e le sue storie al limite della realtà vengono tramandate di generazione in generazione. È lui la motivazione per

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I fidanzati lo temono, i genitori lo ignorano, gli studenti lo amano.
Non ci sarebbe bisogno di presentazioni, è un po’ come il James Bond delle università.
Ne senti parlare, non va pronunciato ad alta voce e le sue storie al limite della realtà vengono tramandate di generazione in generazione.
È lui la motivazione per cui ogni giorno uno studente si sveglia e sa che, anche se dovrà correre più veloce dell’autobus che non avrebbe dovuto perdere, prima o poi, le sue corse mattutine verranno ripagate.
Da qualche anno si è insediato nei nostri atenei, nei nostri racconti, nelle nostre vite: è l’ERASMUS!
No tranquilli, non è una parola latina, ma l’acronimo di “European Region Action Scheme for the Mobility of University Students”.
Alcuni lo ritengono una moda, altri un’opportunità. Addirittura l’attuale premier, Matteo Renzi, ne ha parlato, definendo la nostra generazione, di cui egli stesso ritiene di far parte, proprio con l’appellativo “generazione erasmus”. Il progetto, in realtà, è attivo da ben 27 anni, ma solo ultimamente è stato sottoposto a un vero e proprio exploit, tanto che sembra che la scelta universitaria sia influenzata per una buona percentuale dalle opportunità offerte all’estero.

Posso dirvi un segreto? Che rimanga tra noi e i miei futuri datori di lavoro… io l’erasmus non l’ho fatto!
Eccola là, eresia!
Ora vi starete chiedendo, «ma allora perché dirigi una rubrica sugli erasmus?»
Perché sono stufa di questo atteggiamento stile “Crociera Costa la vacanza che ti manca” o “Ragazzi scusate ma dopo l’erasmus tutto mi fa schifo”.
Spero di capire, una volta per tutte, insieme a voi, quali sono realmente i pro e i contro di un’esperienza all’estero nel corso degli studi universitari. Per questo, ritengo non ci sia modo migliore, per informarsi e rimanere informati, che quello di creare un “database di esperienza personali”, uno spazio in cui ognuno può raccontare singoli eventi o impressioni d’insieme e, quindi, consigliare o sconsigliare eventuali mete sulla base di obiettivi o caratteristiche personali.
Insomma, il fine di questa rubrica è che ognuno arrivi preparato, sereno e consapevole delle proprie scelte e possibilità, nel giorno un cui i telefoni emetteranno i consueti bip-bip collettivi e mamma-Luiss ci informerà cordialmente che: “Il bando per gli scambi internazionali è online”.

 

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