Scatti in musica: quattro chiacchiere con Daniele L. Bianchi

12182260_10207792061782282_2040750776_n

Ho avuto il piacere di conoscere Daniele a Dicembre dello scorso anno, quando la passione viscerale per la musica e la fotografia mi hanno spinto a partecipare ad un suo workshop (qui racconto la mia esperienza). Da quel giorno i suoi scatti sono diventati, per me, una garanzia.

Ormai sono circa dieci anni che te ne stai sotto i palchi di tutta Italia (e non) immortalando artisti di fama nazionale e mondiale, ma come è iniziato tutto?
Saranno dieci anni questo dicembre. E’ cominciato tutto con il mio caro amico Cesqo che suonava (e suona ancora in due band, i Bosco e gli YOUAREHERE) qui a Roma. Lui mi ha introdotto al mondo della musica live e non finirò mai di ringraziarlo per questo. Cominciai quindi a frequentare i locali della musica indipendente ma sentivo che mi mancava qualcosa. Poi durante una trasferta a Milano per vedere al Transilvania Live (oggi non c’é più, sigh) un concerto del gruppo californiano dei Dredg, rimasi colpito nel vedere una ragazza sotto al palco a fare foto. All’epoca non erano molti i fotografi concertari. Pensai che sarebbe piaciuto anche a me farlo e appena misi le mani sulla mia prima reflex cominciai piuttosto ingenuamente a darmi da fare. Feci molte cavolate all’inizio ma poi la mia autistica testardaggine mi aiutò a fare foto sempre migliori. La pratica é tutto se si vuole imparare a fare qualcosa nella vita. Quindi feci gavetta macinando centinaia di concerti e lentamente iniziai a collaborare con siti web, giornali, riviste e artisti. In realtà la reflex me l’ero comprata per fare le foto alle stelle ma finii per non fotografarne manco una. Solo negli ultimi anni ho fatto qualche scatto alla Via Lattea ed é troppo figo andare con gli amici sotto cieli bui a dare un’occhiatina all’universo.

Quando si intraprende una carriera fotografica di questo tipo è bene essere già dei maghi dell’obiettivo e del photo-editing o ritieni che si possa benissimo fare esperienza sul campo, passo passo?
Io ho optato per questa seconda via senza nemmeno pensarci. Ho imparato a scattare seguendo le luci ed i movimenti degli artisti sul palco. Forse é per questo che non mi piace fotografare nient’altro o quasi. Ma non ritengo che essere già esperti di fotografia e di editing sia peggio o meglio. Ognuno ha la sua personale strada da seguire. Le cose che non possono mancare sono la determinazione e la costanza.

Quali sono le difficoltà, soprattutto all’inizio, che si incontrano quando si vuole ottenere degli accrediti/pass?
Agli inizi nessuno sa chi cazzo sei. E con le tantissime richieste che pervengono agli uffici stampa sono in molti a restare esclusi dalla mitica “lista fotografi”. E’ importante quindi avere qualcuno (sito web, giornale, rivista, agenzia) che richieda il pass per te. Ovviamente più questo qualcuno é famoso ed importante e maggiore sarà la possibilità di accedere al sottopalco. Sempre agli inizi non saprai fare ancora foto decenti e quindi se mandi richieste di collaborazioni é assai probabile che nemmeno ti diano retta. E’ importante calibrare le richieste in base alla qualità dello scatto che riesci a fare e avere un portfolio online da mostrare. Qualcosa che faccia pendere l’ago della bilancia dalla tua parte. O in alternativa avere un amico o la fidanzata nella redazione.

Sei molto vicino alla scena indipendente, con alcuni gruppi hai instaurato un rapporto di collaborazione ed amicizia, oltre ad aver pubblicato alcuni tuoi lavori che li ritraggono (BSBE, il Teatro degli Orrori). Come pensi sia cresciuta/cambiata questa “fetta” di musica italiana in questi anni?
Esistono fiumi di articoli ed interviste agli artisti che ne parlano e non saprei dire nulla di più. Loro sono gli esperti. Io sono piuttosto distratto a dire il vero e molte cose importanti su di me non fanno presa. Mi basta vivere le emozioni ed il casino sottopalco per godermela. Questa non é una risposta paracula. Non saprei veramente.

Spesso non si tratta di soli e semplici scatti, ma di vere e proprie immagini capaci di descrivere la vera essenza di una band. Quanto è difficile riuscire a cogliere e trasmettere tutto questo quando, per esempio nei concerti più “importanti”, hai giusto il tempo dei primi 3 pezzi per fare il tuo lavoro?
La vera essenza di una band sta negli occhi di chi guarda la foto, non nella foto stessa. A volte dei gruppi che scatto, anche se famosissimi, non me ne frega proprio niente. Ma allo stesso tempo capisco che sto fotografando qualcosa di importante per le migliaia di persone che stanno emozionate davanti al palco e per certe cose si deve avere rispetto. Anche se quel tipo di musica non piace. Cerco sempre di dare il meglio e di seguire il mio istinto. Con i 3 pezzi spesso diventa un mero tiro al piattello ma se si ha esperienza e ci si impegna anche un tiro al piattello può trasmettere qualcosa.

Quali sono gli artisti che più ti sei divertito a fotografare?
Ultimamente i più divertenti di internazionali sono stati gli Slipknot e i Linkin Park che hanno suonato al Rock in Roma 2015. Di italiani invece sono le mie due band preferite di sempre: Il Teatro degli Orrori ed il Management del Dolore Post-operatorio. A cui si aggiungo i Kutso e i Fast Animals e Slow Kids che ho avuto modo di scattare questa estate al bellissimo “Nessun Dorma – Guidonia Rock Festival”. Menzione d’eccezione va agli sconosciutissimi ES-K, un gruppo di giovanissimi musicisti della mia zona con una fanbase davvero scatenata.

Si ha sempre l’idea dei musicisti un po’ particolari, megalomani e strambi. Ci sono stati episodi che hanno reso divertente e/o difficile i tuoi momenti in loro presenza con la macchina fotografica?
Esiste il branco che più o meno va nella stessa direzione e fa le stesse cose. I musicisti (e gli artisti in generale) spesso sono elementi che vanno in direzioni inaspettate o anche controcorrente. A volte sono persone che senza la musica vivrebbero ai margini della società. Altre invece sono professionisti che in ciò che fanno rasentano la meditazione Zen. Ma sono comunque dei creatori. Portano le loro vite e la loro creatività nei cuori di molti. Per questo ci piacciono e ci attirano come calamite. Mi diverto molto a vivere dei momenti in loro compagnia e devo dire che le difficoltà sono state poche. Altri fotografi invece ne hanno passate tante ma credo sia a causa di come questi prendono le cose. Ho un carattere molto tollerante e sono armato di grande pazienza e questo mi aiuta a superare certi comportamenti che possono avere i musicisti. Di episodi che potrei raccontare ce ne sono moltissimi ma li tengo per me. Sono cose che nascono e restano dentro il backstage. E voi non potete entrarci.

È vero che lo spettacolo lo fanno gli artisti, ma un buon show è sicuramente anche merito del pubblico. Stando fra la transenna ed il palco di fans ne avrai visti a bizzeffe, qual è il tuo rapporto con loro? Al concerto in cui ti ho visto all’opera molti ti salutavano/riconoscevano.
Il pubblico é la metà del tutto e senza di questo non ci sarebbe un concerto ma solo dei tizi che suonano della roba. Il che é di una tristezza infinita anche se ovviamente, chi comincia, quasi sempre si trova in questa situazione. Girare per concerti mi ha fatto conoscere molta gente e con alcune persone sono nate la stima, l’amicizia, l’antipatia, l’odio o perché no, anche l’amore. E’ la parte della mia vita in cui sono pienamente me stesso e mi sento di far parte anche io della fanbase di alcune band. A volte mollo anche l’attrezzatura e mi metto a pogare. Quando organizzo workshop insisto molto sulla professionalità ma per quanto riguarda me…. zero.

Potete ammirare gli scatti ed i lavori di Daniele L. Bianchi sul suo sito, o sul suo profilo Facebook