Il mercato barcellonese che ignora la crisi

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“Alla Boqueria si fa turismo, qui lavoriamo”. In poche battute i commercianti del mercato di Collblanc, uno dei più antichi di Barcellona, sintetizzano quello che è lo spirito dell’Hospitalet de Llobregat, una piccola frazione urbana inglobata nel corso degli anni dai piani regolatori barcellonesi pur riuscendo a conservare il suo indipendentismo.

Che la Catalogna sia una terra piena di indipendentisti non c’è bisogno di ricordarlo, ma che in ogni Barrio e quartiere come l’Hospitalet ci sia il fervido trend autonomista di parlare in Castellano, lo spagnolo classico di Madrid, invece del Catalano, è un meta-teatro dove politica e società assumono effetti da matryoshka.

 

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Il mercato di Collblanc è da sempre economia, società e cultura di questo quartiere.” ricorda la fotografa e giornalista Teresa Canturri al termine di un lavoro di ricerca che l’ha portata negli archivi più reconditi di Barcellona a scovare foto, immagini e testimonianze di un’epoca molte volte dimenticata, ma assai ricca di tradizioni che portano avanti i benefattori di questo mercato, dall’Adjuntament de Barcelona, il Comune catalano, ai singoli commercianti. “Niente deve essere lasciato al caso. – ha insistito Teresa Canturri nel corso della presentazione del libro all’interno del mercato stesso – Questa realtà si è evoluta secondo le esigenze del progresso e dei tempi, ma in nulla è stata scalfita in quanto a tradizione e solidarietà. Alcuni gestori sono cambiati, altri hanno trasmesso il mestiere ai propri figli. Quello che conta tuttavia è lo spirito di un mercato che lo aiuta a preservare dalle crisi, grazie all’amore e alla costanza di clienti storici che continuano a preferire la qualità che l’antico nucleo commerciale offre loro, senza cadere nella tentazione delle grandi catene internazionali.”

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E’ difficile credere sia semplicemente l’atmosfera che precede il Natale ricco e colorato della capitale catalana. L’aria magica si respira tutto l’anno lungo i banchi del pesce, intorno alle ceste della frutta e della verdura, dietro la scia di profumi ibridi che lasciano gli insaccati appesi e i formaggi stagionati rigorosamente posti sui taglieri. Al mercato si urla, si tratta, si sfotte l’ultimo tifoso dell’Espanyol o, assai  più raramente di questi tempi, il più noto panettiere del Barça per l’ultima sconfitta della sua squadra. Passa qualche turista, di rado in confronto alla movida ramblesca della Boqueria, poi i soliti volti, giovani e anziani che usufruiscono del mercato come un valore di prima necessità, tanto per le ultime spese che per le ultime news, da Llobregat come da Barcellona.

In breve tutti i colori, i suoni e le sfumature di questo posto mantenuti nel corso degli anni e  rievocati durante la presentazione del libro “Collblanc, un barri i un mercat”, devono la loro gloria a coloro che hanno portato avanti questa attività nonostante la guerra civile spagnola, le crisi economiche, la miseria, le guerre mondiali e infine anche l’avvento della globalizzazione. Nulla è valso a far svanire la magia dei singoli angoli di questo posto, nulla perché, come ha ricordato Canturri, “Il senso di appartenenza, il patriottismo di un singolo quartiere, l’amore per i compagni di quotidianità, l’empatia tra clienti e commercianti uniti da ormai svariate generazioni, non possono morire a causa di una crisi finanziaria scoppiata chissà dove e per colpa di chi. La crisi non conta, questi valori non si comprano.”