Enogastronomia – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Sun, 18 Feb 2018 20:38:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Enogastronomia – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 IVY: un cocktail di musica, sapori e fascino http://www.360giornaleluiss.it/ivy-un-cocktail-musica-sapori-fascino/ Tue, 28 Mar 2017 09:23:26 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8387 È la sera del 6 marzo e nonostante per voi lettori molto probabilmente questa sia stata una giornata come tutte le altre, tra lezioni all’università e libri, io invece ho una missione ben precisa: la mia prima intervista per Ivy, location appena inaugurata a Corso Trieste, 133. Per chi non ne avesse ancora mai sentito

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È la sera del 6 marzo e nonostante per voi lettori molto probabilmente questa sia stata una giornata come tutte le altre, tra lezioni all’università e libri, io invece ho una missione ben precisa: la mia prima intervista per Ivy, location appena inaugurata a Corso Trieste, 133.

Per chi non ne avesse ancora mai sentito parlare, sappiate allora che è un locale di recentissima apertura (7 gennaio), nato dall’idea e dall’impegno proprio di due ex studenti Luiss: Raffaele Tenuta e Giuseppe Clemente e se ancora non li conoscete…allora proverò io a farvi da guida nel loro nuovo microcosmo.

Mi accolgono con grandi sorrisi e gentilezza cercando subito di farmi sentire come se mi trovassi quasi nel salotto di casa mia: mi guardo intorno con gli occhi di una bambina che cerca di catturare ogni dettaglio con gli occhi di quel mondo tanto affascinante quanto faticoso. Mi colpiscono la cura per ogni dettaglio, dal divano realizzato su misura che occupa tutta una parete, fino al piano bar che ti fa voglia di improvvisarti barman da un giorno all’altro. Prima che continui a sognare ad occhi aperti però mi do un pizzicotto e cerco di tornare alla realtà, in fondo la mia missione è appena iniziata. Comincio così a tempestarli di domande lasciandogli a malapena il tempo di prendere fiato e senza che mi dilunghi ancori, vi lascio immergere in questa intervista…buona lettura!

Partiamo dalle vostre origini: come vi siete conosciuti?

Io studiavo economia (Raffaele), mentre il mio collega (Giuseppe) giurisprudenza perciò è stato proprio il contesto universitario a farci incontrare. In più tra i soci fondatori di Ivy, c’è anche Fabio, pizzaiolo con consolidata esperienza culinaria alle spalle che ci ha guidati in questa nuova avventura fin dal principio. E non meno importante, anche le nostre origini calabresi ci uniscono.

Com’è nata l’idea di dare vita ad IVY?

L’idea iniziale era quella di creare un locale smart che non fosse né un ristorante né un bar, ma una via di mezzo molto più flessibile, dove poter sorseggiare un drink in compagnia dopo cena cullati da un sottofondo musicale. Inoltre abbiamo chiaramente tenuto conto anche del fatto che dovesse trattarsi di un posto economico, a prova di tasche degli studenti.

 

 

Ma toglietemi una curiosità: qua è il significato di IVY?

Il nome è uscito a seguito di un qui pro quo: dovete sapere infatti che tra qualche mese il cancello del palazzo si riempirà di edera fino alle finestre ed infatti Ivy significa proprio edera in inglese. Questo spazio prima di Ivy, era occupato da un negozio che vendeva arredamenti interni per barche e a seguito della sua chiusura e del suo conseguente abbandono, l’edera ne era diventata la vera e propria proprietaria all’esterno; infatti ricopriva letteralmente tutto il muro di questo palazzo del 1911.

E’ la vostra occupazione a tempo pieno oppure esercitate contemporaneamente anche un’altra professione?

Io sono anche consulente finanziario (Raffaele) mentre per i miei colleghi, Ivy costituisce la loro occupazione principale.

Quante persone fanno parte dello staff di Ivy?

Abbiamo innanzitutto un barman che è studente alla Luiss e ci aiuta nei momenti liberi, una gastronoma in cucina che prepara tutti i menù scrupolosamente e un cameriere. Ma siamo alla ricerca di una persona che affianchi la nostra gastronoma…perciò ragazzi/e fatevi avanti se interessati!

 

 

Cosa offrite esattamente alla vostra clientela?                                                                   

Al momento offriamo un pranzo alla carta ma ci tengo a precisare che presto verrà sostituito da un brunch a menù fisso con caffè ed ad un modico costo totale di 10 Euro, il tutto servito sul bancone del piano bar. Oltre a questo potete venire a trovarci anche per un semplice apericena, assaggiando i nostri freschi prodotti calabresi (100% biologici) con cui oltre che taglieri, creiamo anche dei finger food a regola d’arte. Qualche influenza di Roma la troverete comunque gustandovi la pinza romana ad esempio. Accompagnato a tutto ciò poi c’è un’ ampia scelta tra cocktail creati un po’ per caso con alcuni amici dopo aver sperimentato mille abbinamenti e che potete provare anche come dopocena per digerire meglio!

Spulciando nella vostra pagina Facebook ho notato che siete disponibili anche per buffet di laurea e compleanni, giusto? 

Sì, organizziamo entrambe le cose e siamo altamente flessibili per quanto riguarda le esigenze di tutti, basta dirci cosa desiderate e sarà servito!

Cosa rende particolare Ivy rispetto agli altri locali della zona?

Sono tante le particolarità di questo locale: a partire dallo stile, inizialmente avevamo optato per un industrial design, poi tramutato (dopo mille cambi di idea) in un’ arte semi-povera. Ci siamo affidati a professionisti di fiducia per la realizzazione del progetto e a piccole realtà imprenditoriali per i prodotti enogastronomici, volendo offrire più di un aperitivo con patatine e olive. E’ un posto molto accogliente e frequentato da un pubblico trasversale che magari non vuole andare fino in centro per la classica serata in discoteca, ma preferisce passare una serata diversa senza rinunciare alla musica.

C’è qualche consiglio che dareste ai giovani che vogliono lanciarsi in questo settore? 

Sì, certamente prima di intraprendere questa attività è importante rivolgersi a professionisti amministrativi e burocratici (noi ci abbiamo impiegato 9 mesi per le varie autorizzazioni). Bisogna poi tenere conto dei ritmi stancanti anche se le soddisfazioni non mancano.

Prossimi eventi in programma? 

Siamo in stretto contatto con le associazioni universitarie (in particolare Ares e All Around) per l’organizzazione di vari eventi: il prossimo si terrà Venerdì 17 marzo. In più ogni sabato sera troverete serate con musica organizzate direttamente da noi. Anche la domenica sera potete trovare qualche evento, in particolare stiamo collaborando con Daniele Ricciolo (organizzatore del Formia Film Festival).

Siete complessivamente soddisfatti del vostro percorso?

Sì, anche se col senno di poi avremmo sfruttato meglio gli spazi e creato un’area più ampia intorno al bancone per poter ballare durante le serate.

Come vi si può contattare e quali sono i vostri orari?

Ci potete contattare alla nostra pagina Facebook, nel frattempo stiamo lavorando anche alla creazione del nostro sito. Siamo aperti tutto il giorno e presto verrà allestito all’esterno nel giardinetto anche qualche tavolino per poter godersi l’arrivo della bella stagione.

Cosa vi aspettate dal futuro di Ivy?

Creiamo molto nel ciclo economico del prodotto per cui siamo pronti a qualsiasi trasformazione ed espansione. L’idea di partenza addirittura era chiudere Ivy durante il periodo estivo e aprire un locale sulla spiaggia anche fuori dal Lazio!

…dicono che il futuro appartiene a chi ha il coraggio di credere nella bellezza dei propri sogni, perciò non ci resta che augurare ad Ivy e a tutta la sua squadra, un grande in bocca al lupo!

Passate a trovarli, non ne rimarrete delusi!

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Cent’anni di Holy Burger http://www.360giornaleluiss.it/centanni-holy-burger/ Wed, 25 Nov 2015 17:23:59 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5171 (Perché i titoli mutuati da L’amore ai tempi del colera dovrebbero violare diversi trattati internazionali, credo.) Oggi volevo fare gli auguri a un compagno di viaggio speciale, che da qualche giorno ha compiuto un anno. Che mi è stato vicino, sempre, bastava chiedere, (quasi) a qualunque ora desiderassi. Da quattro mesi a questa parte è

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(Perché i titoli mutuati da L’amore ai tempi del colera dovrebbero violare diversi trattati internazionali, credo.)

Oggi volevo fare gli auguri a un compagno di viaggio speciale, che da qualche giorno ha compiuto un anno. Che mi è stato vicino, sempre, bastava chiedere, (quasi) a qualunque ora desiderassi. Da quattro mesi a questa parte è sempre lì, per me. Ci parlo, sorrido, mi conosce ormai.

Non è stato amore a prima vista. Ricordo il primo appuntamento, l’impatto fu brusco, ero scettico, diffidente. Poi un giorno lo rincontro, per caso. Perché no?, penso.

E allora riusciamo, mi lascio alle spalle i troppi tatuaggi, non faccio caso alla barba subdolamente incolta, al vintage forzato.

La storia è un turbinio di emozioni, di quelle dove si bruciano subito tutte le tappe, ed è tutto molto bello. E no, l’omosessualità non c’entra, nonostante il Brasile – e le desinenze maschili – possano confondere, diciamo. Anzi forse l’Holy Burger, se ci penso, è femmina.

Mi ci vedo spesso, abita a due isolati da casa. Quasi sempre l’invito a casa mia. Credo occorrano certe note in sottofondo, le parole giuste, altrimenti non è la stessa cosa, con lei. Si parte piano, la carne mi tocca dolcemente il palato, fino ad andare a sciogliersi nella più voluttuosa delle carezze. Il bacon si frantuma sotto i denti, e poi loro, le fritas accompagnate dalla maionese – cristo, quella maionese. È pura masturbazione, è l’orgasmo culinario.

Devo ringraziarla, perché senza di lei alcune notti sarebbero state incredibilmente più lunghe, e questa São Paulo non sempre è adatta, alle notti lunghe.

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Tordo matto, mojito e anisetta: la mia estate italiana http://www.360giornaleluiss.it/tordo-matto-mojito-e-anisetta-la-mia-estate-italiana/ Wed, 01 Jul 2015 19:15:04 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3956 Scusate il ritardo, l’assenza o il lungo silenzio, fate voi. Purtroppo la sessione d’esami sfianca, il caldo disidrata e i miei denti del giudizio hanno fatto il resto. Ma ora, eccoci qua. Certo, immagino che la stragrande maggioranza di voi sia al mare, con un Mojito nella mano destra ed un Margarita nella sinistra (let’s

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Scusate il ritardo, l’assenza o il lungo silenzio, fate voi. Purtroppo la sessione d’esami sfianca, il caldo disidrata e i miei denti del giudizio hanno fatto il resto. Ma ora, eccoci qua.

Certo, immagino che la stragrande maggioranza di voi sia al mare, con un Mojito nella mano destra ed un Margarita nella sinistra (let’s mix, guys!), a bordo di confindustriali barche a vela, su e giù da un aereo verso luoghi esotici o capitali europee. Oppure, quasi che glielo auguro, a casa propria, dove mamme, nonne e zie, sotto la costante preoccupazione di un poco probabile calo di zuccheri, preparano le tipiche pietanze estive italiane: peperoni imbottiti, parmigiana di melanzane, polpettone, trippa e fagioli, panzerotti fritti, frittura di pesce, fiori di zucca fritti, frittura mista, frittura fritta e così via.

Insomma, una parte di voi sta bruciando una marea di soldi, l’altra sta mettendo da parte grassi, colesterolo e trigliceridi per l’inverno. Non mi pare quindi il caos di raccontarvi qualche ricetta, avete sicuramente di meglio da fare che stare dietro pentole e fornelli.

Oggi voglio darvi un appuntamento, per il 10-11-12 luglio, nella Marche, a Comunanza, ridente località picena, nominato “paese della longevità”, per uno dei più bei festival italiani: Mazzumaja.

Un festival alla volta della musica, del vino e dei colori dell’allegria. Decine e decine di ragazzi lavorano duramente un anno intero al fine di organizzare questo straordinario evento che riporta in vita la parte vecchia del paese, fatta di stradine strette, piazzette e cantine nelle quali, per l’occasione, è possibile degustare molte specialità enogastronomiche locali.

Permettetemi di tessere le lodi del tordo matto (qui la ricetta), filetto di maiale avvolto nel velo di intestino del maiale e condito con bacche di ginepro, pepe, rosmarino e sale, oppure delle coppe maritate, due fette di pane passate nell’uovo, abbondante uovo, e successivamente fritte.

Sono disponibili zuppa di lumache, polenta ai funghi, ricotte aromatizzate, olive ascolane, cremini e molto altro, fino ad arrivare allo spettacolare MazzuBurger, nella “Osteria de Monti Vasì”, dove insieme al panino, potrete prendere un’ottima birra artigianale, del birrificio locale Le Fate.

Inoltre, potrete degustare tutte le eccellenze picene: dal vino rosso CiùCiù, al 25 – gelo di Anice, al vino cotto, all’Anisetta Meletti. Mi soffermerei sull’anisetta, se non conoscete questo liquore mi dispiace enormemente per voi. Citato nel Padrino, parte prima e seconda, e nella serie “I Soprano”, leggenda vuole che Dustin Hoffman, ad Ascoli per le riprese del film Alfredo Alfredo, dopo aver assaggiato un’anisetta esclamò al barista “Ernest, an other aniset!”.

L'attore Dustin Hoffman a Piazza del Popolo, Ascoli Piceno, all'uscita dello storico Caffè Meletti

L’attore Dustin Hoffman a Piazza del Popolo, Ascoli Piceno,presso lo storico Caffè Meletti

La leggenda, mai confermata, è raccontata dal favoloso e sempre elegante Ernesto, in arte Popò, comunanzese Doc.

Ricordo ancora la nostra prima conversazione:

“Piacere, Alessandro.”
“Diffida dagli astemi, tutte carogne.”

Oltre al cibo e al vino, c’è tanta musica. Dopo Mannarino, Brunori Sas, qui il video, i Tre Allegri Ragazzi Morti, lo Stato Sociale e i Marta sui tubi, quest’anno sarà la volta, tra gli altri, dei Marlene Kuntz, in concerto domenica 12 luglio, a chiusura del festival.

Potrei parlare per ore di Mazzumaja, raccontarvi i miei aneddoti delle edizioni passate (ormai ne ho tre alle spalle!), parlarvi della bellezza di ogni singola cantina, della processione della domenica e del fatto che “la Mazzumaja beve a Glò”, del calore dei cittadini, dei numerosi artisti che si esibiranno nelle stradine del paese, del mazzucamping, ma ho già scritto abbastanza, e il vostro mojito vi aspetta. Fate un salto sul loro sito, spizzatevi la loro pagina Facebook e diamoci appuntamento la sera di Venerdi 10 luglio, a Comunanza, per questo festival che profuma di estate, allegria, musica e vino.

 

 

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Ogni vegano è bello a mamma soia http://www.360giornaleluiss.it/ogni-vegano-e-bello-mamma-soia/ Sat, 18 Apr 2015 09:57:38 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3180 Cronache culinarie in una metropoli moderna. Dopo aver provato qualsiasi tipo di regime alimentare, dieta e programma nutrizionista tra cui anche la famosissima dieta Dukan, lo sapevo, in fondo, che anche mia madre sarebbe entrata nel tunnel del “veganesimo”. Avevo pensato: tanto succede solo agli altri. Così non è stato. Poste queste premesse, sembra che

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Cronache culinarie in una metropoli moderna.

Dopo aver provato qualsiasi tipo di regime alimentare, dieta e programma nutrizionista tra cui anche la famosissima dieta Dukan, lo sapevo, in fondo, che anche mia madre sarebbe entrata nel tunnel del “veganesimo”.

Avevo pensato: tanto succede solo agli altri. Così non è stato.

Poste queste premesse, sembra che io sia sull’orlo di una crisi esistenziale per la rimozione forzata di alimenti composti da proteine animali e latticini dal mio frigo. Ma le cose non stanno proprio così. Ho imparato, facendo di necessità virtù, ad apprezzare una serie di alimenti fino ad ora a me sconosciuti quali: la soia, il tofu (non è vero, continua a non piacermi minimamente), il seitan e innumerevoli ortaggi. Ho scoperto che la soia, come la divinità mitologica greca Proteo, ha la qualità di presentarsi sotto incalcolabili forme (nel caso della soia, forme commestibili). Tutta questa quantità di frutta e verdura hanno messo a lavoro la mia fantasia ai fornelli. Essere vegani, o costretti da terzi ad esserlo, non vuol dire mangiare male.

Oggi la casa offre croccanti falafel in salsa tahin e insalata di mele, mandorle, noci e pinoli.

Cominciamo dal condimento dei nostri falafel: la salsa tahin. Per prima cosa, tostate in padella per qualche minuto, a fiamma non troppo alta, i semi di sesamo (all’incirca un’etto) senza farli bruciare. Una volta tostati, li dovrete tritate con un mixer aggiungendo in corso d’opera dell’olio di semi di sesamo, del succo di limone (se servisse, anche dell’acqua) e del sale, sempre quanto basta, come direbbe mia madre. Quando avrete ottenuto qualcosa di simile ad una crema sarete riusciti nell’impresa. Versate il tutto in una cuccuma e lasciate riposare la salsa.

L’insalata è la parte facile, ma non comprate quella in busta al supermercato, che allora tanto vale che vi mangiate della carta pesta. Andate dal fruttivendolo e comprate l’insalata già fatta, ma fresca e tagliata con tanto amore. Mettetela in un grande recipiente, aggiungete mandorle, pinoli e noci sgusciate. Prendete delle mele, sbucciatele e tagliatele in senso orizzontale a losanghe molto fini. Conditela con quello che più vi piace.

Adesso tocca ai falafel. Scolate i ceci, che avete diligentemente lasciato immersi in una bacinella di acqua fredda dal giorno prima, su un canovaccio da cucina e asciugateli per bene. Prendete una cipolla e spellatela, quindi tagliatela grossolanamente (probabilmente vi commuoverete come quando avete visto Io&Marley la prima volta). Adesso prendete lo spicchio d’aglio, sbucciatelo e levategli letteralmente l’anima, senza troppa cattiveria. Prendete del prezzemolo, fresco mi raccomando, e tritatelo finemente con una mezza luna (se non l’avete, cosa molto probabile, un qualsiasi coltello andrà bene). Rimediate un mixer e versateci i ceci, la cipolla, l’aglio e aggiungete del cumino e della curcuma. Una volta che gli ingredienti avranno raggiunto una consistenza omogenea aggiungete il prezzemolo tritato, del succo di limone, del sale e del pepe, quanto basta. Travasate il tutto in una pirofila bassa e larga e riponetela in frigo per una ventina di minuti. Nel frattempo apritevi una bella bottiglia di Ribolla Gialla e versatevene un bicchiere, che siete stati bravi.

Finite il bicchiere e prendete una padella dai bordi alti e versateci dentro abbondante olio di semi, accendete il fuoco e lasciate che si scaldi a sufficienza. Date una forma ai vostri falafel aiutandovi con un cucchiaio per le dosi e modellate il tutto nel palmo della mano fino a dargli una forma rotonda leggermente schiacciata. Continuate così fino alla fine e adagiate le “polpette” su un piatto senza farle appiccicare tra loro (sennò è finita e fate prima ad andarvi a prendere la cena in rosticceria). Friggete pochi falafel alla volta, girandoli spesso, fino a che non avranno un intenso color oro. Ora, la cena è pronta, il vino è aperto e se Enrico IV fosse a casa vostra esclamerebbe: “Buona cena e buon vino, è il paradiso in terra.” (e non sarebbe la prima volta).

 

 

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Cinquanta sfumature di pollo http://www.360giornaleluiss.it/cinquanta-sfumature-di-pollo-2/ Sat, 21 Mar 2015 15:16:46 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2731 Tranquilli cari lettori, non è un tutorial su come approcciare sadicamente con un volatile da cortile, bensì una serie di ricette (non cinquanta, per carità!) su come cucinare e mangiare in modo “non convenzionale” una delle carni più consumate al mondo. Cominciamo con una delle parti meno gradite di questo volatile, il petto. Il petto

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Tranquilli cari lettori, non è un tutorial su come approcciare sadicamente con un volatile da cortile, bensì una serie di ricette (non cinquanta, per carità!) su come cucinare e mangiare in modo “non convenzionale” una delle carni più consumate al mondo.
Cominciamo con una delle parti meno gradite di questo volatile, il petto. Il petto di pollo, incubo per molti e salvezza per chi, come me, è costretto a una vita di diete, è spesso proposto arrosto o alla piastra con un filo d’olio e del limone. La tristezza che questo piatto si trascina dietro è paragonabile soltanto al pensiero di Marzullo che recita “I sepolcri”. Durante uno dei miei innumerevoli e mal riusciti tentativi di dieta, ho escogitato un modo per mangiare il petto di pollo senza rinunciare al gusto e mantenendo comunque basse le calorie. Si tratta di una preparazione molto semplice:

Involtini di veline di pollo ripieni di feta greca e cipollotto fresco sfumato al vino rosso.

Ingredienti :
– Veline di pollo (petto tagliato molto fine) 400g
– una strisciolina da 1 cm di feta Greca per ogni involtino
– cipollotti freschi 1 o 2
– 1 bicchiere di vino rosso
– sale e olio q.b.

Preparazione:
In una casseruola mettete a soffriggere i cipollotti freschi tagliati a julienne con dell’olio extravergine di oliva e aggiungete un pizzico di sale. Quando i cipollotti saranno biondi, sfumate con il vino rosso (non tutto il bicchiere). Una volta evaporata la parte alcolica del vino e una volta insaporitisi i cipollotti, trasferite il tutto in una ciotolina facendo attenzione a lasciare nella casseruola il fondo di cottura dei cipollotti. Ora prendete le velie di petto di pollo, inserite la feta e i cipollotti e arrotolate fino a formare un involtino, infine sigillate con lo spago o uno stuzzicadente. Una volta formati gli involtini metteteli nella casseruola con il fondo di cottura dei cipollotti, salate e portate a cottura in un primo momento a fuoco vivace e poi medio per circa 10-15 minuti.( se vedete che manca del liquido, potete ravvivare la fiamma e sfumare con dell’altro vino rosso).

Passiamo ora alla parte più amata del pollo, la coscia e ancor di più, a mio parere, il fuso (o sovracoscia). Ogni food-addicted che si rispetti sogna più volte al giorno di affondare i denti in una succosa e saporita coscia di pollo!
Questo taglio può essere preparato in mille modi, oggi cercherò di darvi alcune dritte per ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo.

Fusi di pollo alla senape e bacon:

Ingredienti:

-Pollo 8 fusi (cosce)
-Pancetta affumicata o bacon 16 fette sottili
-Aglio 2 spicchi
-Rosmarino 2 rametti
-Salvia 4-5 foglie
-Sale q.b.
-Vino bianco 1/2 bicchiere
-Pepe q.b.
-Senape 2 cucchiaini

Preparazione :

Lavate ed asciugate per bene i fusi di pollo e togliete la pelle esterna, incidete la carne di ogni fuso in 4 punti equidistanti tra loro. Massaggiate i fusi con la senape, facendola penetrare anche all’interno delle incisioni. Avvolgete ogni fuso con 2 fettine di bacon ed adagiateli in una teglia. Aggiungete olio, salvia, i rametti di rosmarino spezzettati, l’aglio tagliato a fettine, il sale, il pepe ed infine il vino bianco. Mettete i fusi di pollo in forno già caldo a 180° per 45-50 minuti (dipende dalla grandezza),bagnandoli un paio di volte con il sughetto che si formerà durante la cottura sul fondo della teglia; dopo aver verificato che siano cotti, estraeteli e serviteli immediatamente.

Eccoci arrivati alla parte più sfiziosa in assoluto del pollo: le alette. Le ali di pollo sono buonissime fritte, arrosto, stufate, sbattute al muro e strusciate a terra. Insomma, in qualsiasi modo. Come ultima ricetta vi propongo alette di pollo croccanti al forno, ricetta semplicissima ma allo stesso tempo molto molto gustosa!

Alette di pollo croccanti al forno:

Ingredienti:

-800 gr di alette di pollo
-olio extravergine d’oliva
-sale
-200 gr di pangrattato
-2 cucchiai di parmigiano
-rosmarino

Preparazione:

Lavate le alette di pollo sotto l’acqua corrente e asciugatele tamponandole con uno strofinaccio o con lo scottex. Tritate il rosmarino e mescolatelo al pangrattato, unite il parmigiano e un pizzico di sale. Massaggiate le ali con l’olio poi passatele nella panatura in modo da impanarle completamente. Versate in una teglia l’olio e adagiatevi le alette di pollo. Infornate a 200° per circa trenta/quaranta minuti, rigiratele ogni tanto in modo che possano dorarsi bene da tutti i lati. Sfornate e servite le alette ben calde. Alla panatura potete aggiungere anche della salvia, del prezzemolo, aglio tritato o in polvere e un pizzico di pepe secondo i propri gusti. Per una panatura super croccante provate ad aggiungere cornflakes sbriciolati grossolanamente.

Come avrete visto le “sfumature” non sono cinquanta ma solo tre, molto pratiche e gustose. Spero vi piacciano! Alla prossima e buon appetito!

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L’importanza di essere parmigiana (di melanzane) http://www.360giornaleluiss.it/limportanza-di-essere-parmigiana-di-melanzane/ Sat, 14 Mar 2015 12:26:41 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2493 Cucinare è una regola codificata, da rispettare con cura artigianale che nello stesso tempo offre la possibilità di sperimentare. La cucina è il frutto di una storia variegata, della geografia dei luoghi e della loro natura che hanno portato a quei canoni. Varietà di colori e di sapori, infinite combinazioni che poi sono il fondamento

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Cucinare è una regola codificata, da rispettare con cura artigianale che nello stesso tempo offre la possibilità di sperimentare. La cucina è il frutto di una storia variegata, della geografia dei luoghi e della loro natura che hanno portato a quei canoni. Varietà di colori e di sapori, infinite combinazioni che poi sono il fondamento di ogni gesto culturale, trasformare tanti elementi in qualcosa di diverso e nuovo.

 

Da piccola, e non che ora sia troppo grande, passavo molto tempo seduta sullo sgabello del tavolo della cucina e guardavo mia nonna, poi mia madre, cucinare. Cercando di capire, di imparare, ma soprattutto di assaggiare quello che veniva cucinato prima che ci si sedesse a tavola. Quello che mi stupiva era che, nonostante ci fossero pietanze preparate secondo un rigoroso procedimento che a me sembrava sempre identico, queste, a seconda di chi le preparava, avevano la loro sfumatura e il loro sapore particolare. Un po’ più o un po’ meno di olio per il soffritto, le arbitrarie quantità e i vaghi tempi di cottura erano altre variabili che facevano di sottili piccolezze differenze fondamentali. E ogni volta che ho cercato di avere una ricetta scritta, nero su bianco, da mia madre o da mia nonna, ancor di più, mi sono resa conto dell’impresa titanica che stavo cercando di portare avanti. Quanto aglio, quanta cipolla? Quella che occorre. E il sale? Quanto basta. Quanto a lungo bisogna friggere una fetta di melanzana? Finché vedi che è pronta. Già. E la melanzana, fritta dopo averla messa a bagno in acqua e sale? E il basilico? Le regole rimangono astratte se non vengono accompagnate da una consapevole interpretazione.

 

Ma arriviamo, a lei, alla parmigiana di melanzane e alla sua preparazione secondo mia madre.

 

Anzitutto, accendete il forno e fatelo scaldare. Stappate una bottiglia di Nero D’Avola delle Cantine Florio e mettete su della buona musica. Prendete delle melanzane lunghe (per carità non vi confondete con quelle tonde) lavatele, asciugatele e sbucciatele. Tagliatele a fette nel senso della lunghezza mettetele in un recipiente cospargendole strato dopo strato con un po’ di sale fino per fargli perdere l’acqua di vegetazione amara. Questo passaggio non è obbligatorio, si è soliti pensare che la melanzana sia eccessivamente amara, ma dipende dai propri gusti.

Nel frattempo preparate la salsa mettendo un po’ di olio e dei pomodori pelati in una pentola con del soffritto di sedano, carote, cipolla e aggiungete del sale quanto basta. Fate cuocere per circa mezz’ora.

Dopo circa una quindicina di minuti, sciacquate le melanzane per eliminare il sale e asciugatele molto bene con della carta assorbente. Non credete a quegli sciocchi che “tanto-grigliate-sono-buone-uguali”, non è vero. Poche cose sono certe nella vita e una di queste cose è che per fare una parmigiana quanto meno sufficiente le melanzane vanno fritte, con tanto olio. Quindi prendete una padella con bordi alti, versate una quantità abbondante di olio di semi e mette il tutto sul fuoco. Quando l’olio sarà caldo fate scivolare, un poco alla volta, le fettine a friggere e lasciatele fin tanto che non avranno preso un deciso colore più che dorato. Una volta pronte sistematele su un piatto (e non mangiatele, fate i bravi).

Prendete una pirofila, ma potete accontentarvi anche di una teglia di alluminio. La compri, la usi e la butti. Facile. Riprendete il piatto con le melanzane e adagiatele sul fondo della pirofila formando uno strato omogeneo. Ricoprite questo primo strato con un’abbondate mestolata di salsa, una spruzzata di parmigiano e della mozzarella tagliata a dadini e se volete aggiungete anche qualche foglia di basilico fresco. Ripete il procedimento finché non sarete arrivati al bordo della pirofila o avrete finito le melanzane. Completate il tutto, dopo l’ultimo strato di melanzane, con un’ultima ondata di sugo e di parmigiano (se vi sentite intraprendenti versate un uovo intero sbattuto per rendere la crosta più croccante). Lasciate l’opera completata nel forno a 180°/200° gradi per una mezz’ora abbondante. Adesso potete versarvi un bicchiere di Planeta Plumbago e mettervi comodi, forchetta alla mano.

Dopotutto lo diceva anche Virginia Woolf: “Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene.”

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Quando il buongiorno si vede dal mattino http://www.360giornaleluiss.it/quando-il-buongiorno-si-vede-dal-mattino/ Tue, 10 Mar 2015 11:40:37 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2425 Sono abbastanza convinto del fatto che chi ha inventato il proverbio “il buongiorno si vede dal mattino” si riferiva proprio alla cucina e al fatto che se una cena è buona, lo si vede dal principio. Non è vero, non ho mai pensato una cosa del genere, però mi pare abbastanza plausibile e per questo,

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Sono abbastanza convinto del fatto che chi ha inventato il proverbio “il buongiorno si vede dal mattino” si riferiva proprio alla cucina e al fatto che se una cena è buona, lo si vede dal principio.

Non è vero, non ho mai pensato una cosa del genere, però mi pare abbastanza plausibile e per questo, da ora in avanti, fino a prova contraria, ne sarò abbastanza convinto.

Ad ogni modo, quando parlo di principio, parlo degli antipasti, ed il mio antipasto preferito sono le bruschette. Non sto pensando alle bruschette al pomodoro, sacrosante, certo, ma anche piuttosto comuni. Penso a delle bruschette più articolate, più “trionfali”.

Ve ne proporrò tre.La prima è a base di ricotta e cipolle, la seconda a base di mascarpone e zucca e, per finire, patè d’olive e prosciutto crudo.

La prima.

Sarebbero preferibili le cipolle di tropea, ma se non le trovate non è un problema. Tagliatele a striscioline molto sottili, il più sottile possibile, e fatele appassire in un tegame con un filo d’olio. Successivamente, aggiungete un bicchiere d’acqua e, un po’ alla volta, man mano che si asciuga, aggiungete altra acqua fino a che le cipolle non diventano molto tenere (cosa che può richiedere anche 4\5 bicchieri d’acqua). A quel punto, salate, pepate a piacere e sfumate con un mezzo bicchiere di vino rosso, così da avere un effetto caramellato. A quel punto prendete delle fette di pane, bruschettate nel forno, spalmate un velo di ricotta, filo d’olio, e adagiate le cipolle.

La seconda.

Comprate della zucca sottolio. Se volete fare gli splendidi, acquistate la zucca intera, tagliatela a fettine sottili, bollitele in abbondante acqua salata per un paio di minuti, tiratele fuori e grigliatele. A questo punto, spalmate un velo leggero di mascarpone sul pane, pepate, filo d’olio e adagiate la zucca. Guarnite con un po’ di menta.

La terza.

Questa è la più semplice di tutte. Basta acquistare del patè d’olive (verdi o nere, a vostro piacimento), e del prosciutto crudo dolce tagliato sottile, quasi stracciato. Spalmate sul pane il patè ed adagiatevi un paio di fettine di prosciutto.

Level pro: comprate qualche carciofino sottolio, tagliatelo in quarti e ponetelo tra il velo e le fettine.
Level pro pro: oltre al carciofino, aggiungete anche dei pomodorini datterini, precedentemente (poco) conditi.

Facili e veloci.
E pure buone.

 

 

 

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La Pasteppatate http://www.360giornaleluiss.it/la-pasteppatate/ Sat, 28 Feb 2015 19:58:34 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2248 La scorsa settimana vi ho lasciato con un trittico di consigli low profile, poco calorici e dal sapore delicato. Oggi sarò un po’ tirchio, vi darò una sola ricetta: quella della pasta e patate. Sissignore: pasta e patate, carboidrati e carboidrati. Un piatto straordinario, fidatevi. Certo non da primo appuntamento, e neanche da secondo. Più da

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La scorsa settimana vi ho lasciato con un trittico di consigli low profile, poco calorici e dal sapore delicato. Oggi sarò un po’ tirchio, vi darò una sola ricetta: quella della pasta e patate.

Sissignore: pasta e patate, carboidrati e carboidrati. Un piatto straordinario, fidatevi.

Certo non da primo appuntamento, e neanche da secondo. Più da cena con gli amici per fare due risate a stomaco (molto) pieno. Oppure, tanto per dirne una a caso, per fare un po’ di fondo e dare IL via ad una serata di profonde dimostrazioni alcoliche.

Ad ogni modo la pasta e patate è un piatto della cucina povera napoletana che ben si adatta ad essere arricchito con ingredienti diversi, a seconda del caso e delle disponibilità.
Non me ne vogliano i filologi napoletani, ma oggi qui non darò l’originale ricetta (anche perché non ne sono a conoscenza certa). Darò piuttosto una ricetta base da modificare di volta in volta secondo le preferenze.
Come al solito, per le dosi degli ingredienti ve la sbrigate da soli. Al massimo, posso dirvi che per una pasta e patate per 4 persone, dovreste usare 400 grammi di patate e 320\350 grammi di pasta.

Tagliate una cipolla in maniera grossolana e fatela imbiondire in abbondantissimo olio extravergine d’oliva in una pentola, la stessa nella quale farete cuocere la pasta. Quando la cipolla sarà pronta, aggiungete le patate tagliate a pezzettoni e fatele andare fino a quando non inizieranno a sfaldarsi. Aggiungete anche un po’ d’acqua fino ad ottenere una specie di fonduta molto grossolana di patate. A quel punto, aggiungete dell’acqua in modo da poter cuocere la pasta. Ma attenzione: aggiungetene poca, giusto quella che serve alla pasta e per cuocersi. Salate abbondantemente e, una volta giunto il bollore, buttate la pasta. Girate la pasta durante la cottura per evitare che la purea di patate si bruci sul fondo, con conseguente perdita e di una parte della pasta e della pentola. Continuando a girare, la pasta sarà cotta e potrete mangiarla.

 

Partiamo ora con tutti gli optional che potrete aggiungere (NB: i primi quattro sono obbligatori):

 

  • Pepe: come se piovesse in Vietnam durante la stagione delle piogge.
  • Rosmarino
  • Provola affumicata, tagliata a dadini e fatta sciogliere negli ultimi minuti di cottura della pasta.
  • Parmigiano o pecorino (o tutt’è due).
  • Un altro po’ d’olio.
  • Guanciale passato in padella all’Amatriciana’s way (un filo d’olio, sfriccicamento nel suo grasso più quello dell’olio, mezzo bicchiere di bianco secco per farlo diventare croccante, orgasmo culinario).
  • In alternativa al Guanciale, dadini di prosciutto crudo. Andate al banco dei salumi, molti supermercati vendono le parti finali dei prosciutti: voi lo comprate, lo portate a casa, lo tagliate, metà lo mangiate mentre lo tagliate e l’altra metà, dopo un breve giro di ricognizione in padella, la buttate nella pasta.
  • Lardo di colonnata (non mi assumo responsabilità per l’impennata dei trigliceridi).
  • Trito di basilico.
  • Peperoncino
  • (A questo punto potreste metterci anche l’Africa)
  • Ingrediente segreto: invitandomi a cena a casa vostra potrò cucinarvi questo piatto con l’aggiunta dell’ingrediente segreto: starà a voi riuscire ad indovinarlo.

 

Infine, si consiglia di abbinare a questa cena un robusto vino rosso, degli amari e un defibrillatore portatile.

 

Alessandro Leuci

 

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Di Parigine, vini amabili e pecorino http://www.360giornaleluiss.it/di-parigine-vini-amabili-e-pecorino/ Sat, 21 Feb 2015 15:53:14 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2106 Per parlare di cucina bisogna essere felici e rilassati. Vien da se che per raggiungere tale stato d’animo, bisogna superare illesi la sessione d’esame: pare che anche quest’anno ce l’abbiamo fatta. E allora eccomi di nuovo qui, a parlare di cibo e convivialità, di tavola e sapori, di vino e risate. Da buon italiano, direi

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Per parlare di cucina bisogna essere felici e rilassati. Vien da se che per raggiungere tale stato d’animo, bisogna superare illesi la sessione d’esame: pare che anche quest’anno ce l’abbiamo fatta. E allora eccomi di nuovo qui, a parlare di cibo e convivialità, di tavola e sapori, di vino e risate.

Da buon italiano, direi di partire dalla colazione. In fondo, è pur sempre dal mattino che si vede il buongiorno.
La Portineria via Reggio Emilia 22, un locale ottimo per le colazioni (e non solo) molto raffinato ed accogliente, con brioches e dolci di ogni tipo, buoni, belli, d’ispirazione internazionale. Basta con le solite colazioni a base di cornetto e cappuccino, viva le pargine con marmellata di albicocche e i faciok di ispirazione mitteleuropea. Viva le porte che l’arredano (fateci un salto e capirete di cosa parlo), viva il caffè, che è buono, e viva la simpatia del personale.

Dopo la colazione, il tempo di una passeggiata e si va a pranzo. Per il pranzo mi sento di consigliarvi un posto leggero, un qualcosa che non appesantisca: una simpatica trattoria romana, ad esempio.
Una simpatica e ben tenuta bettola, alla quale, dall’esterno, non le si darebbe un centesimo.
Siamo in via Tripoli 24, zona Quartiere Africano: La Piccola Amatrice. Il personale è cortese. Molto cortese. Troppo cortese. Il vino della casa è il classico vino della casa: amabile, a partire dal terzo bicchiere. Ma i primi, i classici della trazione romana, sono eseguiti con estrema maestria. La carbonara è una vera crema di uova e pecorino (e pepe nero), l’amatriciana è un’esplosione di sugo e guanciale, la cacio e pepe non lo so perché non l’ho provata ma, in compenso, posso parlarvi della frittura di pesce che mangiava il mio vicino: udibilmente croccante, if you know what i mean.
L’ultimo lato positivo, il conto. Meno di un aperitivo.

Infine, dopo due pasti leggeri e delicati, la cena. Dopo una giornata così non posso di certo parlarvi di un posto light. Dunque, cucina romana, sobria ed elegante. Abbandoniamo per un po’ la classica trattoria, abbandoniamo per un po’ Roma nord. Siamo a via del Pigneto 41, all’omonimo Pigneto 41, sfizioso locale di tradizione romana, dove i classici sapori della capitale sono rivisitati e combinati con estrema maestria. Ottime le bruschette, con lardo e confettura di cipolle rosse, o quelle con zucca, mascarpone e mentuccia. Straordinari i pici cotti nel vino rosso, con peperoncino e pecorino, piccanti e intensi. Più che meritevoli i dolci, dal classico tiramisù alla ricotta con amaretti, pere e vino. Il conto più che onesto, la cantina super fornita ed il personale molto disponibile e simpatico.
Dopo una giornata del genere, se ancora non avete problemi respiratori e riuscite ad allacciarvi le scarpe senza maledire la tavola, siete pronti a tutto. Ma proprio a tutto, eh!

In caso contrario, l’autore, il giornale e la redazione tutta, non si assumono alcuna responsabilità.

Alessandro Leuci

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TUTTE STE STORIE PER UN PANINO?! http://www.360giornaleluiss.it/tutte-ste-storie-per-un-panino/ Sat, 06 Dec 2014 17:04:03 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=722 Pasta e Tonno: guida culinaria per lo studente fuori sede. Ebbene si! Siamo arrivati agli sgoccioli. Dopo mesi di lezioni, esoneri, divertimento e, con i miei consigli, pasti degni di un sovrano britannico, si intravede in lontananza il temibile leviatano che terrorizza ogni studente universitario: LA SESSIONE D’ESAMI! In questo periodo lo studente medio comincia

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Pasta e Tonno: guida culinaria per lo studente fuori sede.

Ebbene si! Siamo arrivati agli sgoccioli. Dopo mesi di lezioni, esoneri, divertimento e, con i miei consigli, pasti degni di un sovrano britannico, si intravede in lontananza il temibile leviatano che terrorizza ogni studente universitario: LA SESSIONE D’ESAMI!
In questo periodo lo studente medio comincia ad avere non poche difficoltà con il modo di percepire lo spazio e il tempo, la grande Roma si riduce alla propria scrivania e qualsiasi azione che non ricomprenda lo studio, è una mera pausa tra un capitolo e l’altro.
La media dei rapporti sociali ed interpersonali cala drasticamente e, soprattutto, si va incontro a una terribile fase di avvilimento fisico e psichico dovuta alla poca voglia e al poco tempo di cucinare qualcosa di lontanamente appetibile e/o commestibile.
Una pietanza, in questo nefasto periodo, regna incontrastata sulle tavole e nelle borse di noi studenti universitari: il Panino.
Le origini di questo gustoso e pratico alimento risalgono alla notte dei tempi, probabilmente in concomitanza dell’invenzione del pane. In tempi più noti e precisi addirittura si dice che Leonardo Da Vinci, noto appassionato di cucina, nel “Codex Romanoff”, tra varie spiegazioni su arnesi da cucina e pietanze varie, si fosse interrogato su “come chiamare una pietanza composta da una fetta di pane tra due fette di carne”. Il “panino al contrario” di Leonardo fu poi perfezionato da John Montagu, IV Conte di Sandwich. John Montagu, maggiormente noto come Lord Sanwich, è stato, secondo i più, l’inventore del panino come lo conosciamo oggi. Infatti il Conte, diplomatico impegnatissimo e accanito giocatore di carte, decise che il “roast beef” (protagonista principale dei suoi pasti quotidiani) gli dovesse essere servito tra due fette di pane imburrato, in modo da evitargli di allontanarsi dalla scrivania, o dal tavolo da gioco, per “desinare”.
Come avrete potuto constatare il panino ha allietato e soddisfatto i palati di Lord e illustri uomini di scienza sin dall’antichità, fino ad arrivare sulle nostre tavole.
Per questo motivo oggi vi spiegherò come preparare dei panini degni di grandi uomini del passato senza rinunciare al gusto e ovviamente alla semplicità.

1) IL LIGURE: Cominciamo con uno dei miei panini preferiti che ho cominciato a preparare dopo una vacanza in Liguria che mi ha procurato una forte dipendenza da pesto e stracchino.

Ingredienti:
– 2 fette di pane a lievitazione naturale.
– Pesto alla Genovese fresco.
– Stracchino o mozzarella
– Prosciutto crudo di Parma o San Daniele.

Preparazione:
Tostate il pane fino a bruschettarlo in una padella o su una piastra. In una ciotolina aggiungete il pesto e lo stracchino e mescolate fino ad ottenere una crema.
Spalmate il composto di pesto e stracchino su una delle fette di pane e aggiungete il prosciutto e chiudete il panino applicando una leggera pressione (se non vi piace lo stracchino usate la mozzarella ben sgocciolata).

2) PANINO ALLA GIADA: questo panino mi è stato consigliato da una mia carissima amica che in estate, nelle roventi terre di Sicilia, suole nutrirsi principalmente di questa prelibata pietanza.

Ingredienti:
– 1 panino (preferibilmente del tipo ciabatta)
– Petto di pollo. (Potete usare anche quello affettato così da evitare il passaggio riguardante la cottura del pollo)
– Patè di olive nere.
– Pomidorini secchi sott’olio.
– Scaglie di grana.
– Sale q.b.

Preparazione:
Adagiate il petto di pollo su una piastra o in una padella con un goccio d’olio e fatelo cuocere.
Nel frattempo fate tostare la ciabatta finché non diventa croccante.
Spalmate il patè di olive nere sul pane e adagiateci sopra i pomodori secchi. Infine aggiungete il petto di pollo arrosto (che avrete già salato durante la cottura) e grattuggiateci sopra del grana padano a scaglie.

3) IL CARBONARO: più che un panino è un hamburger in piena regola ma con gli ingredienti tipici della carbonara. È in grado di fornire energie per circa 2 settimane di studio, peró è estremamente godurioso. Per citare uno dei miei idoli, Giorgione Barchiesi, “è una pietanza laida e corrotta”.

Ingredienti:
– 1 panino tondo (possibilmente non da hamburger).
– 1 Uovo.
– 2-3 fette di guanciale.
– Scaglie di pecorino romano q.b.
– 1 Hamburger.
– Sale e Pepe q.b.
– Olio E.V.O. q.b.

Preparazione:
In una padella mettete a cuocere l’hamburger salandolo verso fine cottura. Intanto in un’altra padella fate rosolare il guanciale con un filo d’olio avendo l’accortezza di toglierlo dalla padella a fine cottura e adagiarlo su della carta assorbente in modo da farlo diventare croccante. Eliminate un pó di grasso dalla padella dove avete cotto il guanciale e nel restante fate cuocere l’uovo. Infine adagiate sul pane prima l’hamburger, poi il guanciale croccante, le scaglie di pecorino romano, l’uovo e un’abbondante spolverata di pepe.

N.B. Attenzione con il dosaggio del sale data la spiccata sapidità del pecorino e del guanciale.

Con quest’ultima leccornia ho finito e come sempre vi auguro buon appetito!

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