Europei 1968: la prima (e unica) vittoria dell’Italia

    Italia_Euro_68_BIG_park

    El Paròn Nereo Rocco diceva che il culo, quando è sistematico, si chiama classe. Vista da questa prospettiva, la botta di classe più proficua nella storia del calcio azzurro va in scena tra il 5 e il 10 Giugno del 1968, in occasione dei campionati europei. Ma andiamo con ordine. Le 4 partecipanti alla fase finale dovevano uscire dalle 31 nazioni raggruppate negli 8 gironi di qualificazione. L’Italia, opposta a Svizzera, Cipro e Romania, non incontra difficoltà; arrivando così a disputarsi la qualificazione alla fase finale contro la Bulgaria. A Sofia, complice l’infortunio di Picchi, gli azzurri perdono per 3-2. Decisivo sarà quindi il match di ritorno del San Paolo, vinto dall’Italia con un perentorio 2-0. Sugli altri campi a far notizia è l’eliminazione dei vice-campioni del mondo della Germania Ovest. Avanti insieme all’Italia andranno Inghilterra, Jugoslavia e Urss.

    Il 5 Giugno a Napoli, Italia e Urss si incrociano sulla strada che porta alla finale della terza edizione dei campionati europei. I sovietici, vincitori nel 1960 e finalisti nel 1964, col loro gioco imbrigliano l’Italia a metà campo. Il palo, colpito dagli azzurri su tiro di Domenghini, strozza in gola l’urlo del San Paolo. Dopo 120 minuti di gioco, il risultato è ancora sullo 0-0 e così, come sancito dal regolamento del periodo, tutto verrà deciso dal lancio di una monetina. Le leggende su quella giornata si sprecano: c’è chi parla di due lanci (poiché nel primo la monetina è andata a finire chissà dove), chi scomoda San Gennaro e chi giura, come i membri di quella Nazionale, che con la classe di Giacinto Facchetti non si poteva far altro che vincere. Chissà come sono andate realmente le cose, di quel 5 Giugno 1968 si ricorda soltanto il verdetto dell’arbitro tedesco Tschenscher: ‘Italy’. Ad attendere gli azzurri in finale sarà la Jugoslavia, che proprio otto anni prima aveva sconfitto l’Italia, grazie ad un’altra monetina, nella semifinale del torneo di calcio delle Olimpiadi di Roma. La classe che mancò alle Olimpiadi e che è stata ritrovata in semifinale, accompagnerà gli azzurri anche in finale.

    facchetti

     

    L’8 Giugno gli azzurri non potranno contare sull’infortunato Rivera, così il ct Ferruccio Valcareggi decide di inserire Bercellino per Guarneri e Anastasi per Mazzola. Il capitano dell’Inter, adirato per la scelta dell’allenatore, minaccerà di lasciare il ritiro, salvo poi chiedere pubblicamente scusa e accomodarsi tranquillamente in panchina. Per larghi tratti dell’incontro sarà però la Jugoslavia a fare la partita, portandosi al 38’ in vantaggio grazie alla rete dell’asso Dragan Dzajic. Gli Slavi provano più volte a centrare il colpo del KO, però sarà l’Italia a dieci minuti dal termine, grazie a un tiro sbilenco di Domenghini direttamente su punizione, a trovare il pareggio. I supplementari non cambiano la situazione: 1-1, la partita va ripetuta. I due giorni che dividono gli azzurri dal replay della finale vengono ricordati come quelli del tifo innamorato della gente, ma soprattutto delle scelte di Valcareggi. Il ct, finito sotto accusa, opterà per un’autentica rivoluzione. Nella finale-bis l’Italia si presenterà con cinque nuovi elementi (Rivera, Salvadore, Rosato, De Sisti e Mazzola), a fronte di un unico cambio tra le file della Jugoslavia. Il 10 Giugno non c’è storia, gli azzurri corrono di più. Dopo appena 11 minuti passano in vantaggio grazie alla rete di Gigi Riva e trovano addirittura il raddoppio con Anastasi alla fine del primo tempo. L’impresa è compiuta. Con grinta, cuore e un pizzico di classe, l’Italia vince il primo e, al momento, unico europeo della sua storia.