Italia – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Fri, 16 Mar 2018 19:15:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Italia – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 “Italia 18”, un’analisi a caldo http://www.360giornaleluiss.it/italia-18-unanalisi-caldo/ Wed, 07 Mar 2018 13:08:07 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9235 Un risultato per molti inaspettato, un’ Italia spaccata in due. Cosa succederà adesso? Hanno votato più di 7 italiani su 10: l’affluenza è stata intorno al 73%, e già questo è un grande traguardo considerato l’atteggiamento di rassegnazione del popolo italiano negli ultimi anni. Ma è stata proprio questa rassegnazione, questa disperazione a portare una

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Un risultato per molti inaspettato, un’ Italia spaccata in due. Cosa succederà adesso?

Hanno votato più di 7 italiani su 10: l’affluenza è stata intorno al 73%, e già questo è un grande traguardo considerato l’atteggiamento di rassegnazione del popolo italiano negli ultimi anni. Ma è stata proprio questa rassegnazione, questa disperazione a portare una ventata di cambiamento. Chi ha perso? Ha perso l’establishment.

Chi ha vinto? Questo è meno chiaro.

L’Italia si è divisa: il 4 marzo ha prevalso il Movimento 5 Stelle soprattutto al Sud della penisola, ottenendo il 32.53% dei seggi alla Camera e il 31.95% al Senato che, in numeri, equivale a rispettivamente 231 e 115 seggi. Si è così delineato come il primo partito d’Italia, ostacolato “solo” da una coalizione più grande di lui: quella del centrodestra. Soprattutto al Nord della paese, si è votato per Lega in primis e Forza Italia in secundis, il centrodestra ha così ottenuto il 36.96 % alla Camera e il 37.44% al senato, ovvero 259 e 158 seggi (sommando quelli ottenuti da Lega, Forza Italia, Fratelli di Italia e Noi con l’Italia – Unione di Centro). E adesso? Nessuno di questi numeri arriva a 316. Questo è infatti il magic number per far sì che un governo effettivo si possa formare. Sono necessari accordi. Servono nuove alleanze. Ma sembrano impossibili da raggiungere: tutti vogliono governare. I due leader ad emergere sono il segretario del partito M5S, Luigi di Maio, e il segretario della Lega, Matteo Salvini: è lui a prevalere nel centrodestra dal momento in cui il suo partito ha battuto tutti gli altri all’interno della coalizione. Il futuro è ancora incerto e c’è molto timore, ma anche tanta speranza. Gli scenari possibili sono tanti: si potrebbe decidere di formare un esecutivo M5S-Lega-FdI che rappresenterebbe al meglio il volere degli Italiani, oppure il M5S potrebbe scegliere di schierarsi con PD e LeU, anche se in molti sembrano essere infelici d’innanzi a questa ipotesi e, non solo, non si sa chi potrebbe guidare una coalizione di questo tipo perché l’alleanza di centrodestra potrebbe opporsi ad avere di Maio a Palazzo Chigi. Insomma, per i prossimi giorni si prospetta una caccia alle alleanze da parte delle due forze prevalenti e la speranza più grande è che, in politica, si faccia finalmente l’interesse non dei politici ma dell’Italia e degli Italiani. Italiani che hanno espresso il loro volere tramite il voto ed hanno scelto la via meno facile, più rischiosa, e non solo: che sarebbero disposti a votare ancora qualora gli accordi ipotizzati non venissero raggiunti. L’Italia non è rimasta in silenzio e non lo farà più: faremo sentire la nostra voce ancora, e ancora se ci venisse chiesto di riandare al voto, se il programma concordato non rispecchiasse il nostro volere, ma soprattutto se le cose non dovessero cambiare.

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“La notte degli insuccessi” http://www.360giornaleluiss.it/la-notte-degli-insuccessi/ Mon, 05 Mar 2018 12:10:04 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9231 “La notte degli insuccessi” la hanno definita, e forse è proprio così. Non sono riuscita a stare sveglia tutta la notte per seguire minuto dopo minuto gli sviluppi risultanti dallo spoglio delle schede, ma quando sono andata a letto, alle 3 del mattino, una cosa era chiara: i 5 stelle avevano vinto. Ciò che invece

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“La notte degli insuccessi” la hanno definita, e forse è proprio così.

Non sono riuscita a stare sveglia tutta la notte per seguire minuto dopo minuto gli sviluppi risultanti dallo spoglio delle schede, ma quando sono andata a letto, alle 3 del mattino, una cosa era chiara: i 5 stelle avevano vinto. Ciò che invece è cambiato durante le mie sei ore di sonno, è stato il secondo partito alla Camera; infatti sono andata a letto con la Lega in testa e il PD pronto ad accettare il doppio fallimento (terzo partito alla Camera e non raggiungimento della soglia del 20%), e mi sono svegliata con il PD come secondo partito alla camera, ma comunque sotto la soglia del 20% e con la Lega a neanche un punto percentuale.

Da questi primi dati si potrebbe parlare di “grandi successi”, almeno per alcuni, eppure nessuno credo si ricorderà questa notte come una di vittorie, se non Salvini e Di Maio, loro si.

Ad ora, mezza giornata del 5 Marzo, non si sa ancora chi andrà al Governo. I cinque stelle hanno sbancato ovunque, soprattutto al centro e sud, ma “il nord è blu”, e infatti la coalizione di centrodestra ha conquistato tutto il nord, con grandi risultati, tanto che Salvini si è guadagnato i complimenti della grande Marine Le Pen, figlia del partito francese “Fronte Nazionale” che si schiera all’estrema destra, e che in Francia era riuscito a fare un grande risultato alle ultime elezioni.

Ieri sera, come anche questa mattina, si è parlato della “vittoria dei partiti anti-estabilishment”, che è un modo carino per dire anti-sistema. I cinque stelle, si sa, ricadono fieramente in questa categoria, ma anche la Lega è stata inclusa nonostante le polemiche e la contraddizione dei suoi esponenti. Salvini, che prima di capire di aver miracolosamente superato Fratelli d’Italia si nascondeva dietro l’ombra di Berlusconi, oggi ci tiene a rimarcare la sua posizione, che si distingue da quella dei suoi alleati di centrodestra, ma che soprattutto non ha niente a che fare con i pentastellati. Eppure, se si vuole fare un governo, certo è che non si possano mettere in un angolo Di Maio e la sua squadra.

E ora finalmente vorrei fare il punto su Di Maio, che ha dimostrato di saper ben utilizzare le sue doti da stratega, tanto da potersi permettere di dire, già alcuni giorni prima delle elezioni: “ci hanno deriso sinora, ma lunedì rideremo noi”. E infatti, Di Maio ieri notte rideva, rideva tanto, e abbracciava la sua squadra, mentre a noi scendeva la lacrima.

I cinque stelle raccolgono la voglia di cambiare, di sradicare un paese vecchio e logoro, per dargli “un nuovo volto”, e con questi begli slogan hanno conquistato il cuore di molti, ma questa moltitudine di aventi diritto al voto, non ha forse fatto bene i conti. Oltre all’alleanza che Di Maio infatti dovrà stringere-nel caso in cui andasse al Governo- con uno di quei partiti con cui aveva detto che mai si sarebbe alleato; è sconfortante come, nonostante l’ammissione dello stesso leader pentastellato di essere deriso da tutti i suoi avversari, fossero essi di destra  di sinistra, nessuno si sia mai chiesto quale fosse il motivo di tanta derisione.

Ora, io non sono un’esperta di politica, e pertanto non voglio perdere tempo nel cercare di arrancare per riportare sommariamente le falle tecniche che esistono nel sistema “5 stelle” come in molti altri partiti; sono solo una ragazza di vent’anni, che a sedici è andata all’estero per tornare, e che doveva andare in un altro paese a fare l’università, ma ha deciso di restare. Io amo l’Italia. Studio Scienze Politiche con la speranza di guadagnare quel minimo di cultura che possa fungere da base per costruire una carriera in politica, e proprio per questo, ieri sera io volevo piangere. A questa Italia rivoluzionaria piace il “giovane” Di Maio: audace, caparbio, sveglio e che dona freschezza al panorama politico che perlopiù ci offre dei reperti storici piuttosto che dei politici. Nessuno si è chiesto quindi come soltanto il leader cinque stelle sia riuscito, così giovane, a ricoprire la carica di vice-presidente della Camera? Ecco il perché: nonostante possegga tante qualità fondamentali per un leader, il Signor Luigi non ha una laurea, non ha completato gli studi, e quindi ha potuto “velocizzare” il proprio percorso. Voglio precisare, che la persona più colta che conosco, mio padre, una laurea non ce l’ha, e nonostante ciò gode della mia più grande stima. Il discorso “laurea” va affrontato- credo- nel momento in cui un giovane, seppure sveglio e pieno di iniziativa, si propone per ricoprire cariche istituzionalmente importanti senza un minimo di conoscenza ne di esperienza. Al secondo anno dei miei studi, ritengo che un’istruzione politica sia fondamentale per guidare il Paese, perché dalla storia si impara, perché per guardare ad un futuro più luminoso con consapevolezza, bisogno guardare agli errori del passato, conoscere teorie economiche, filosofiche e politiche, conoscere le Relazioni Internazionali che ci legano agli altri Paesi, conoscere i punti deboli e i punti di forza della nostra terra, da Nord a Sud, per poter capire il passato e affrontare il futuro.

Di Maio in un’intervista ha detto: “Noi non distribuiamo poltrone”, riferendosi al fatto di essere stato l’unico ad aver inviato per email la lista dei suoi Ministri: un’altra mossa da grande stratega. I Ministri 5 stelle sono giovani, audaci e senza un minimo di esperienza, e per constatarlo basta guardare i lor curriculum facilmente reperibili online. Una addirittura, si è inventata un dottorato di ricerca, ma agli elettori questo non interessa, perché l’importante è la “trasparenza” di aver messo fuori i nomi in anticipo, se saranno persone valide si vedrà.

Concludo dicendo che la scorsa notte, per me, non è stata di grandi vittorie, ma piuttosto di grandi sconfitte. E non mi riferisco alla sconfitta di un partito in particolare, quanto più alla sconfitta di un ideale. Si perché nella mia testa, in maniera un po utopica lo ammetto, avrei voluto un Governo di giovani volenterosi, ma con alle spalle se non l’esperienza, quantomeno un solido bagaglio di conoscenze nei loro ambiti di interesse. Mi immaginavo un’Italia che, guidata da chi è troppo giovane per essere stanco, disilluso, o insoddisfatto, si facesse carico degli altri, per farci riemergere da un punto di vista economico, politico, culturale ed ideologico. Avrei voluto una ventata di cambiamento si, ma mitigata dalla consapevolezza che le cose vanno cambiate tramite il dialogo e non le urla, con l’umiltà di ascoltare il prossimo, e non con la faccia tosta di chi vuole andare avanti senza sentire ragioni.

Oggi la mia “Italia dei sogni” ha perso, ma io continuerò a crederci e a studiare, e a discutere con chi ha un’idea diversa dalla mia ma che nonostante ciò vuole dialogare perché alla fine crede in un Paese migliore di così.

 

 

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Liberi ed eguali, senza distinzioni (o quasi) http://www.360giornaleluiss.it/liberi-ed-eguali-senza-distinzioni/ Thu, 15 Feb 2018 11:32:48 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9189 La nostra carta costituzionale, all’art.3, sancisce uno dei principi cardine non solo di ogni testo normativo del nostro paese, ma anche della Costituzione stessa: il principio dell’eguaglianza. Per questo ideale – sembra banale dirlo – la gente ha combattuto ed è morta. Per appiattire tutte le classi sociali, per uniformare tutti i cittadini davanti alla

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La nostra carta costituzionale, all’art.3, sancisce uno dei principi cardine non solo di ogni testo normativo del nostro paese, ma anche della Costituzione stessa: il principio dell’eguaglianza. Per questo ideale – sembra banale dirlo – la gente ha combattuto ed è morta. Per appiattire tutte le classi sociali, per uniformare tutti i cittadini davanti alla legge e nei rapporti far di loro, fu necessario un cambiamento epocale, quello della Rivoluzione francese. Dopo questa tappa fondamentale per la storia dell’uomo, del cittadino e della persona umana, per la prima volta vennero eliminate quelle barriere che dividevano una classe dall’altra. Il termine egualitè veniva pronunciato non più per rivendicazione, ma quasi sbandierato come la più straordinaria e impensabile delle vittorie.

 

Nel 1946-47, la nostra assemblea costituente, composta da uomini di cultura prima piuttosto che da politici, nello stilare una lista di dodici principi fondamentali, non poteva non fare i conti con questo. Infatti, così recita l’art.3.1: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica, condizioni personali e sociali”.

E’ più di un semplice articolo. E’ più di una semplice accozzaglia di parole separate da una virgola. E’ un imperativo: questo non vuol dire che vieti qualcosa o proibisca qualcos’altro. Questo garantisce e promette che situazioni diverse siano regolate in modo diverso e che situazioni uguali, debbano essere trattate in modo uguale. Non bisogna discriminare o fare distinzioni per quanto riguarda alcune caratteristiche: l’esperienza fascista ha insegnato – in modo tutt’altro che semplice – che chi la pensava diversamente dal partito unico, doveva essere mandato al confino. La nostra costituzione non è altro che una negazione di tutto ciò che è stato, il divieto di tornare indietro non solo nei fatti, nelle azioni, nelle parole, ma anche nei pensieri. Che quell’ideologia possa sparire dalla mente del cittadino italiano.

 

Ha scosso la mia coscienza, l’essere venuto a conoscenza, pochi giorni fa, che lo stesso Gabriele D’Annunzio, uno dei precursori dell’ideologia fascista ( nonché idolo del “duce” ) nella sua breve  – e a mio avviso irrazionale – “reggenza del Carnaro”, abbia inserito nella carta costituzionale, redatta da Cesare De Ambris nel 1920, un articolo che non esiterei a definire “precursore” del nostro art.3. In particolare, al comma 2, recita: “Essa conferma, perciò, la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, classe e religione”. Fa molto riflettere che un uomo di destra come lui, fosse tutto meno che razzista.

 

L’episodio di Macerata di qualche giorno fa, si ricollega facilmente a questo. Luca Traini ha sparato – ferendoli – su sei africani nel centro storico di Macerata. Il motivo che lo ha spinto a fare ciò, è di matrice razzista e discriminatoria, in particolare dopo l’omicidio della 18enne Pamela Mastropietro (probabilmente per mano di due nigeriani). In casa dell’attentatore, sono stati ritrovati cimeli fascisti, manifesti, bandiere e il “Mein kampf”, il che ci porta a pensare che si tratti di un militante neofascista, oltre che apertamente leghista. La città di Macerata ha risposto negli ultimi giorni con numerosi cortei contro il gesto, anche se fa molto riflettere specialmente sotto elezioni. Quel principio sopra enunciato, è ancora valido oggi? Siamo davvero tutti eguali, senza distinzioni, pregiudizi e discriminazioni di alcun tipo? George Orwell avrebbe risposto “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali di altri” (La Fattoria Degli Animali, 1945).

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Festival di Sanremo: trionfano la musica e la competenza http://www.360giornaleluiss.it/festival-di-sanremo/ Mon, 12 Feb 2018 13:35:28 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9193 La 68esima edizione del Festival di Sanremo si è appena conclusa ed è stata una rivelazione inedita ed inattesa. Criticatissima nei mesi precedenti per l’età media presente alla kermesse, la piacevole sorpresa è stata rappresentata dallo share e dalla classifica finale; infatti, basti pensare che i tre finalisti erano tra i più giovani della competizione.

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La 68esima edizione del Festival di Sanremo si è appena conclusa ed è stata una rivelazione inedita ed inattesa. Criticatissima nei mesi precedenti per l’età media presente alla kermesse, la piacevole sorpresa è stata rappresentata dallo share e dalla classifica finale; infatti, basti pensare che i tre finalisti erano tra i più giovani della competizione.

Ad aggiudicarsi il tanto ambito “Leone d’oro” sono stati Ermal Meta e Fabrizio Moro, con una canzone che ha colpito anche i più scettici. Non mi avete fatto niente rappresenta la lotta in musica al terrorismo, la risposta a delle “inutili guerre”; parole di speranza che hanno commosso e rassicurato tutti. I due cantautori non sono stati affatto svantaggiati dalle critiche del presunto plagio, ma ne sono usciti addirittura più forti, rispondendo con la loro musica. La voce dolce e carezzevole di Meta e quella graffiata e decisa di Moro hanno dato ancora più forza e valore al messaggio contenuto nel loro brano.

Nessuno avrebbe dato un centesimo a Pierfrancesco Favino, non ancora molto popolare tra il grande pubblico televisivo, ma noto agli appassionati di cinema e teatro per il suo grandioso talento. Ebbene sì, durante questo festival ha fatto di tutto; cantante, ballerino e comico. Nell’ultima serata ci ha persino fatto piangere con il bellissimo monologo da lui interpretato e tratto da “La notte poco prima della foresta”. Quei minuti pieni di poesia ed arte hanno fatto il giro del web e raccolto consensi in ogni dove, rendendo popolare una situazione tragica dei nostri giorni in cui c’è chi si sente straniero ovunque e viene mandato da un paese all’altro come un pacco da spedire. Il monologo ha offerto un’enorme spunto di riflessione su una delle frasi che più sentiamo pronunciare oggi: “mandiamoli a casa loro”, senza pensare che “loro” hanno radici, vita e sentimenti. Sono stati quattro minuti e mezzo di agonia, in cui l’intensità dell’istrionico attore è stata essenziale ed ha colpito dritto al cuore degli spettatori.

Favino ha sicuramente vinto quest’edizione del festival e stregato il pubblico italiano; commovente il gesto di capitan Baglioni che, facendo un passo indietro, gli ha lasciato prendere l’applauso più lungo dell’ultima serata.
Il cantautore, alla guida della 68esima edizione del festival, si è sicuramente avvalso di una coppia vincente, come dichiarato da lui stesso in conferenza stampa: “Il merito grandissimo va a Michelle e Pierfrancesco, l’unico mio talento è stato l’essere andato a cercarli”.

In fondo, infatti, nessuno avrebbe dato un centesimo a Claudio Baglioni come direttore artistico, che invece ha cantato con tutti e curato minuziosamente ogni dettaglio purchè fosse la Musica a vincere. E, indubbiamente, ci è riuscito, riportando la canzone italiana al centro di tutto, facendola trionfare su teatrini futili e collaterali alla vera gara.

Baglioni è stato vincente, nonostante fosse dato per sconfitto: serietà, bravura e storia della musica italiana concentrate in un solo uomo. Il capitano coraggioso ha colpito nel segno per la maggior parte delle sue scelte e delle sue azioni; una fra tutte, la selezione delle Nuove Proposte, mai variegata e signficativa come quest’anno, e che ha visto trionfare Ultimo, il ragazzo che parla agli emarginati e agli sconfitti.

Nessuno ci avrebbe scommesso su questo festival. E invece, si è rivelato il festival dell’abilità, della capacità, della perizia, della preparazione, dell’esperienza e della pratica. Si è seguita una logica antica, ma essenziale (e ormai dimenticata in TV): ognuno fa ciò che sa fare. Senza strafare, senza fare salti mortali: siamo abituati ad un’epoca in cui le scrittrici diventano showgirl, gli attori parlano di politica e invece Baglioni ha ristabilito l’ordine cosmico. Ciò è stato proposto al pubblico anche dal dialogo tra Edoardo Leo e Pierfrancesco Favino nella serata finale, in cui ironizzano proprio su questo aspetto di “commistione” molto popolare in Italia.

Tutti hanno detto che non l’avrebbero guardato, e invece il festival ha fatto i migliori ascolti a partire dal 1999, con una media del 51,1% di share. Non sono mancati momenti down, com’è giusto che sia, e canzoni che non si è capito perchè siano state selezionate, ma il bilancio è nettamente positivo.

Molte persone credono che il Festival di Sanremo sia semplicemente un evento mondano, con delle canzonette; ma è la musica leggera a guidare e ad influenzare ogni tipo di coscienza. Quest’anno possiamo dire che l’Italia, in tutti i suoi aspetti, è stata rispecchiata dalle canzoni in gara: l’ironia e il sarcasmo di Arrivedorci, la dolcezza di una leggenda come quella di Cristalda e Pizzomunno, la reazione al terrorismo di Non mi avete fatto niente, la poesia in musica scritta da Dalla e il coraggio di opporsi alle imposizioni di Una vita in vacanza.

Sicuramente, quest’anno, non è mancata la sostanza fuori e dentro la competizione, e nonostante Sanremo possa essere una futile mondanità, rappresenta uno specchio per tutti. Come già accennato, la musica leggera fa parte della nostra cultura e del nostro costume e non bisogna vergognarsi di guardare Sanremo: rappresenta l’Italia, ci ricorda ciò che eravamo e ci presenta chi siamo diventati e, molte volte, anticipa chi diventeremo.

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Tempi interessanti http://www.360giornaleluiss.it/9122-2/ Thu, 28 Dec 2017 11:14:08 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9122 Tempi interessanti, dunque. Di un mondo post moderno, post ideologico e post cristiano che, forse per la prima volta nella lunga- ma neanche troppo- storia dell’umanità, vuole fare a meno della politica e della religione; nella convinzione che la tecnica non ha certo bisogno di Dio e che il progresso rappresenti un processo irreversibile, inarrestabile

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Tempi interessanti, dunque. Di un mondo post moderno, post ideologico e post cristiano che, forse per la prima volta nella lunga- ma neanche troppo- storia dell’umanità, vuole fare a meno della politica e della religione; nella convinzione che la tecnica non ha certo bisogno di Dio e che il progresso rappresenti un processo irreversibile, inarrestabile ed assolutamente virtuoso: “avremo la possibilità di acquistare computers sempre più sofisticati ad un prezzo sempre più basso”.

Del mondo della post verità, delle fake news, della libertà sessuale e della laica inquisizione sulle molestie sessuali, della guerra dei sessi, delle battaglie per l’assestamento del medio oriente e della rottura del contratto sociale, almeno in Europa.

Di un mondo dove la Turchia di Erdogan rimprovera il Presidente degli Stati Uniti di avventatezza, e ha pure ragione.

Dove un approccio relativista, che dovrebbe essere adottato come extrema ratio, è diventato l’unico modo in cui sembriamo capaci di interpretare la società, i valori a cui essa deve ispirarsi e di dare risposte- a volte giuste- alle domande che ci poniamo, che sempre più spesso sono quelle sbagliate.

 

L’uomo è per natura buono o cattivo? Napoleone fu sovrano di popoli e signore di nazioni? Oppure un tiranno con cui la storia è stata già fin troppo tenera? Delle due cose l’una? O un po’ l’una e un po’ l’altro? Un certo assassino è colpevole o innocente? Dio esiste oppure no?

Quelle di questo tipo sono le sole domande in rapporto alle quali possiamo ammettere di non avere una risposta certa, per assumere una posizione di tolleranza nei confronti di quanti la pensano diversamente da noi e per cogliere tutte quelle sfumature che, a volte, caratterizzano situazioni complesse; la terra è tonda? O piatta come un vassoio d’argento? In realtà la terra è ovale, come un uovo. Accade, però, che si fondino religioni che hanno l’ambizione di dominare il mondo e che si condanni qualcuno alla pena capitale, cosa che accade praticamente ovunque nel mondo.

E’, invece, in rapporto a questioni che meriterebbero una predisposizione più radicale, o forse semplicemente un po’ più di coraggio, che oggi si adotta un approccio relativistico, quando si relativizzano i valori, che sono oggettivi, nel nome di libertà assurde o solo apparenti- dal libero amore al libero mercato-. O quando la società evita di ammettere che tutti devono essere assolutamente e totalmente uguali, che questa è l’unica cosa giusta,al di là di ogni dubbio, e che, di conseguenza, questo obiettivo dovrebbe essere perseguito da tutti e ad ogni costo.

E’ giusto che tutti abbiano pari dignità? Lo dice la Costituzione. Il buon senso dice che in una società ispirata alla logica del profitto personale e della sopraffazione non c’è dignità.

Se il sistema capitalistico è entrato in crisi praticamente in tutto il mondo, dove è impegnato a combattere contro i lestrigoni delle sue profonde contraddizioni interne e dove non sembra nemmeno più tanto apprezzato dall’opinione pubblica , il socialismo sembra l’unica via democratica ad un modello di governo alternativo. Chissà che, in questo senso, il PSE non sia un contenitore politico interessante e chissà che l’Italia, che all’interno del PSE ha la maggioranza con il partito democratico e che meglio delle altri nazioni europee resiste -almeno per ora- all’ondata delle destre e del nuovo liberismo leaderistico di matrice macroniana, possa essere il trascinatore di una trasformazione della gestione economica dello Stato.

D’altronde, proprio in Italia, sembrano esserci le condizioni, alcune più serie di altre, per il passaggio coraggioso ad un’economia di Stato.

E’ celebre il caso- letterario- del Giulio Cesare di Shakespeare, dove il dittatore democratico- e italiano- lascia tutti i suoi averi al popolo di Roma.

 

Meno celebre, perché sembra il tentativo di un dittatore sanguinario di rientrare incredibilmente nella scena politica nazionale continuandone a influenzare gli scenari, è il caso- reale- di un Mussolini che, ormai sconfitto, durante le trattative con il CLN, propone che sia lui a disporre a favore del popolo quei poteri che non esercitava già da tempo.

 

Non dimentichiamo che in Italia il partito socialista ha governato, per due anni, dal 91 al 93,e con tanto di ministero per le partecipazioni statali; con Craxi e con la democrazia cristiana, certo, e fino a Tangentopoli, senza la quale lo stesso Craxi sarebbe potuto diventare, secondo alcuni, uno dei Presidenti del Consiglio più virtuosi ed amati di sempre. Tanto che una parte della DC, forse per timore, gli avrebbe preferito qualche esponente del partito comunista, con il quale si era cercato di formare un Governo già dal 1976.

Passando dalle cose belle alle cose serie, dal piano delle speculazioni e delle suggestioni a quello delle proposte concrete- anche se vagamente provocatorie- e delle reali possibilità, bisogna chiedersi se, in Italia, ci siano le condizioni giuridiche per il passaggio da un’economia di mercato ad una di stampo socialista.

La Costituzione del 1948, in effetti, sancisce la libertà di iniziati economica all’articolo 41, in una sedesmateriae diversa da quella nella quale sono elencati i diritti fondamentali del cittadino e, cosa più importante, la funzionalizza al perseguimento dell’interesse generale, quasi a volerci lasciare un messaggio per un futuro, allora soltanto ipotetico, in un l’esperimento capitalista fosse fallito.

Se è dubbio che il diritto alla libera iniziativa economica possa essere “funzionalizzato” fino ad essere totalmente limitato , è certo che ci si potrebbe limitare ad abolire proprio l’articolo 41 della Costituzione, per realizzare un socialismo moderno e democratico, che possa convivere con la forma repubblicana e con la proprietà privata.

“Abolire l’articolo 41 della Costituzione”. Una proposta politica? O una provocazione che è seria solo in parte, tanto per evitare di continuare a dirci sempre le medesime cose, per allargare gli orizzonti a nuovi panorami, anche improbabili?.

Il risultato sarebbe quello di un socialismo a costituzione invariata, o quasi. Tale per cui potrebbe dirsi che ogni uomo nasce libero e socialista.

Sempre che il popolo, inteso come l’insieme dei soggetti politici presenti un un dato territorio  in un determinato periodo, non voglia ammettere che, arrivati a questo punto della storia, niente più può essere cambiato -neanche le cose sbagliate- , rinunciando a quel ruolo di creatore della storia universale che “egli” è chiamato a svolgere come una funzione.

 

 

 

 

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La privacy dell’incoerenza  http://www.360giornaleluiss.it/la-privacy-dellincoerenza/ Tue, 21 Nov 2017 17:45:09 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9046 Il termine “evoluzione”, nella maggiore dei casi, include progressione, avanzamento, o un cambiamento di concezioni e significati che attribuiamo ai gesti e alle parole. Prendiamo sotto esame la parola privacy. Privacy significa: godere del diritto di riservatezza delle informazioni personali e della propria vita. Stando a tal definizione, noi siamo i primi detentori di un

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Il termine “evoluzione”, nella maggiore dei casi, include progressione, avanzamento, o un cambiamento di concezioni e significati che attribuiamo ai gesti e alle parole. Prendiamo sotto esame la parola privacy. Privacy significa: godere del diritto di riservatezza delle informazioni personali e della propria vita.

Stando a tal definizione, noi siamo i primi detentori di un possibile veto su tutto ciò che ci riguarda. La legge dà man forte a riguardo, sostenendoci come affermati proprietari della nostra vita in ogni campo.

Eppure è estremamente curioso come oggigiorno la più grande violazione di privacy provenga da noi stessi.

La stessa identica foto in intimo spalmata su Instagram in tutte le pose, con o senza specchio/gatto/fenicottero-gonfiabile, diventa un tabù se diffusa da terzi.

Ulteriore esempio lampante è la diretta globale dell’ecografia di un bimbo in grembo, monitorato e seguito da tutto il mondo stile “The Truman Show”.

E’ agghiacciante come recriminiamo il fatto che ogni persona che conosciamo a mala pena sappia già tutto di noi e ne parli a suo piacere, mentre non ci facciamo lo scrupolo di mettere i puntini sulle “i” del nostro background, riportato a caratteri cubitali in ogni profilo di ogni social network.

Chi decide siamo noi. Chi si vende siamo sempre noi. Gli ipocriti siamo ancora noi, quando pensiamo di urlare una ragione costruita sul beneficio di un potere decisionale, di un diritto.

La verità cari lettori è che non c’è più privacy. O meglio, non vi è più senso di rivendicarla.

Tutto viene messo in piazza, i soggetti del XXI secolo non tengono più nulla per sé. Condividere, condividere e ancora condividere. E non è tanto il “come”, ma quanto il “cosa”.

Il risultato è una comunità sociale strutturata sulle fondamenta di un “1984” fra le righe. Vi è mai capitato di sentirvi osservati? Sapete che siete voi a permetterlo?

Gli utenti che pubblicizzano la loro vita pensano di stendere un “red carpet” fittizio affinché ogni persona sia in qualche modo partecipe. E qui scopriamo una mania di protagonismo in visibilio, accompagnata da iniezioni di insicurezza pungente, la quale reclama attenzione in giorni pari e dispari.

Lo scopo primo è incuriosire. L’informazione alla “vedo non vedo”  è la strategia vincente, porta i contatti a volerne sapere di più.

Lo scopo ultimo è far sapere.

Ma far sapere cosa?

Tutto.

Dalla vita sessuale, ai referti medici di malattie che meriterebbero discrezione e riservatezza piuttosto che essere instrumentalizzati per portare il “gossip” sulla bocca di tutti.

Questa politica di commercio al dettaglio di informazioni personali è stata condivisa da un consistente e temerario 71% dei cittadini europei secondo uno studio condotto dall’Eurobarometro Data Protection 2015.

Questo ci porta a pensare che probabilmente lo stesso 71% acconsenta a condividere la frequenza con cui fa il suo tour de toilette sottoscrivendo giorno ed ora.

La nostra cara vecchia privacy, quasi elevata ad altarino morale in passato, va deteriorandosi mano mano e, sotto certi aspetti, questa perdita non sembra toccarci particolarmente. Anzi la nostra inclinazione verso una trasparenza a raggio universale risulta un accessorio che fa tendenza.

Se spendessimo un minuto in più a pensare quanto ci costi cara forse non saremmo così generosi nel pubblicare la nostra vita privata. Il lato oscuro della medaglia, come i cosiddetti cybercriminali, si nutre di questa ingenuità e, al tempo stesso, si compiace di averci fatti tutti fessi.

In effetti, è un po’ come se tenessimo porte, portoni e finestre sempre aperte, con tanto di tappetino all’ingresso con su scritto “mi casa es tu casa”.

In questo caso, laddove si è radicata una concezione simile circa la sfera personale, non può nulla neanche la più rigida delle leggi, quanto meglio una rieducazione di massa. Il cambiamento parte da dentro, dall’interiorizzazione di concetti e pratiche.

Il progresso, quello vero, sarebbe comprendere che lo “sharing is caring” è applicabile se, e solo se, c’è un contenuto utile all’informazione della comunità, e cestinare dati privati ridotti a mero contorno, o nella peggiore delle ipotesi, ad una ritorsione.

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Reinventare il comunismo http://www.360giornaleluiss.it/reinventare-il-comunismo/ Sun, 17 Sep 2017 09:36:52 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8818 “Quelle di destra e di sinistra sono categorie politiche superate”. Ed è per tale ragione che porsi davanti alle problematiche sociali ed economiche con la logica di due valori di massima,contrapposti l’uno all’altro,è un modo di fare politica obsoleto,e quindi inefficace. E se anche esistono, come esistono, dei partiti che si connotano ancora come più

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“Quelle di destra e di sinistra sono categorie politiche superate”. Ed è per tale ragione che porsi davanti alle problematiche sociali ed economiche con la logica di due valori di massima,contrapposti l’uno all’altro,è un modo di fare politica obsoleto,e quindi inefficace. E se anche esistono, come esistono, dei partiti che si connotano ancora come più o meno di sinistra, è solo un’auto-proclamazione, uno slogan per raccogliere i voti di qualche milione di nostalgici. Il bipolarismo, almeno in Italia, è una strada impraticabile. La destra e la sinistra si somigliano troppo. Sono la stessa cosa.

Quanto scritto sopra è, oggi, l’opinione di molti tanto da essere considerato quasi un’ovvietà. Eppure, secondo il parere di chi scrive, le cose non stanno affatto così. La differenza che connota la coppia antitetica destra/sinistra, infatti, non è soltanto storica- e, pertanto, contingente e mutabile- ma anche e sopratutto genetica, primordiale, logica e quindi, immutabile.

Questo, almeno, da un punto di vista teorico.

Stando così le cose, verrebbe da chiedersi se un numero assai consistente di cittadini italiani ed europei siano semplicemente impazziti oppure se, effettivamente, la certezza che la sinistra progressista si è ridotta al fantasma di quello che era, non sia in qualche modo, giustificata.Verrebbe da chiedersi, cioè, se questo equivoco poteva essere evitato. E se, dopo la caduta del Muro di Berlino nell’89, il partito comunista italiano, che era il maggiore partito comunista europeo, era veramente costretto a cambiare il proprio nome. E se era veramente così necessario che esso virasse verso una politica di stampo liberale.

O se, invece, il fatto che il sistema capitalistico non è mai stato messo sotto accusa da una parte così ampia della popolazione come accade oggi non riproponga in qualche modo tutti quei problemi, quelle tematiche e quei dubbi legati al Congresso tenutosi a Roma il 3 Febbraio del 1991 quando il PCI, tra le celebri lacrime di alcuni altissimi funzionari, cominciava a non esistere più.

Il capitalismo non è mai stato tanto fragile. Tanto che i due filosofi contemporanei più popolari, ossia Slavo Zizek e Alain Badiou, si proclamano comunisti anche se un partito comunista non esiste più nemmeno da loro, in Slovenia e in Francia.

Certamente, bisognava cambiare.

Se ne sentiva tutta la necessità.

Ma è altrettanto probabile che si potesse cambiare anche rimanendo all’interno di quel nucleo essenziale di valori che erano quelli tradizionali. E’ sicuro che il comunismo era ferito ed aveva bisogno di essere curato e reinventato, come l’amore.

Forse è stato soltanto tradito e abbandonato.

E oggi che ne avremmo realmente bisogno, anche perché in un mondo senza certezze un’ipotesi in più sembra qualcosa di più di un lusso superfluo, potrebbe essere già troppo tardi.

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Non molto tempo fa, in una galassia vicina http://www.360giornaleluiss.it/non-molto-tempo-fa-in-una-galassia-vicina/ Tue, 29 Aug 2017 12:52:30 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8777 Ci sono casi, per la verità non troppo rari, in cui l’istinto e le sensazioni anticipano pensiero e ragionevolezza. E questo è uno di quei casi in cui io, ventiduenne iscritto, ma non militante del Partito Democratico, ho incominciato a detestare la politica del Movimento Cinque Stelle ben prima di capirne il motivo preciso. E

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Ci sono casi, per la verità non troppo rari, in cui l’istinto e le sensazioni anticipano pensiero e ragionevolezza.

E questo è uno di quei casi in cui io, ventiduenne iscritto, ma non militante del Partito Democratico, ho incominciato a detestare la politica del Movimento Cinque Stelle ben prima di capirne il motivo preciso. E cioè, che l’avvento dei pentastellati ha rappresentato, per la sinistra progressista, quello che Berlusconi aveva significato nel 1994: un’occasione perduta. L’occasione per la sinistra di vincere le elezioni e di governare l’Italia, e di attuare quelle riforme economiche, politiche, sociali e costituzionali che una larga maggioranza parlamentare le avrebbe permesso di approvare.

Il partito di Berlusconi e quello di Grillo però non si somigliano affatto.

Berlusconi è diventato quasi un moderato e Grillo ne ha ereditato la connotazione antipartitica tipica della metà degli anni novanta. L’ex Cavaliere ha abbandonato quella destra estrema che gli era servita, non troppo tempo fa e in una galassia vicina, a raggiungere Palazzo Chigi e, oggi che quella destra estrema germoglia e fiorisce sotto gli occhi di tutti all’interno del Movimento, un’alleanza tra questi ultimi e la Lega sembra persino più probabile di quanto non lo sia la prospettiva inverosimile, di mettere d’accordo Salvini e Berlusconi.

Se nel 1994, il centrosinistra avrebbe forse potuto- con D’Alema al posto di un Occhetto che ne sapeva ancora e troppo di comunismo sovietico- evitare la sconfitta elettorale, nel 2013 la candidatura di Bersani appariva come naturale, inevitabile, e purtroppo, come la migliore tra le alternative possibili.

Volgendo lo sguardo alla primavera del 2018, però, il problema è di diversa natura, se non altro perché duplice. Con quale sistema elettorale si andrà al voto? Quali sono le possibili alleanze? Ovviamente l’approccio con la seconda domanda dipende dalla risposta che verrà data alla prima, che è ancora incerta.

Sembra comunque sempre più probabile che, anche per la presunta volontà del Presidente della Repubblica di ostacolare il partito di Grillo e Casaleggio, si andrà a votare con un sistema elettorale proporzionale puro, anzi purissimo, come non succedeva dal 1992.

Ed in questo scenario, io, ventiduenne iscritto al Partito Democratico, credo che l’alternativa più auspicabile, nella speranza che i numeri lo consentano, sia quella di una alleanza post-voto del PD con la coalizione di centrodestra, al netto della Lega e di Fratelli d’Italia. Nel segno di un’esperienza di governo riformista e responsabilmente unitaria- anche se pur sempre guidata dal centrosinistra- e nella speranza che l’unico vero nemico potenzialmente mortale del Movimento Cinque Stelle, ossia il movimento stesso, possa porre fine, nei successivi cinque anni, all’esperienza grillina.

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Amministrative 2017: tra italiani al voto, maratone su La7 e partiti che si azzuffano http://www.360giornaleluiss.it/amministrative-2017-italiani-al-voto-maratone-la7-partiti-si-azzuffano/ Tue, 13 Jun 2017 11:34:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8682 Mentre oltre la Manica la premier Theresa May cerca l’accordo con la leader degli Unionisti dell’Irlanda del Nord Arlene Foster per andare al Governo, e mentre in Francia, attraversata a ritroso la stessa Manica, si possono già osservare i volti nuovi del primo turno per l’Assemblea francese – tutta volta a dar spazio ai giovani

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Mentre oltre la Manica la premier Theresa May cerca l’accordo con la leader degli Unionisti dell’Irlanda del Nord Arlene Foster per andare al Governo, e mentre in Francia, attraversata a ritroso la stessa Manica, si possono già osservare i volti nuovi del primo turno per l’Assemblea francese – tutta volta a dar spazio ai giovani – anche nello stivale si svolgono le amministrative per decidere chi saranno i nuovi primi cittadini ed i rispettivi consiglieri comunali delle regioni italiane.


Sono stati 9.2 milioni gli italiani chiamati al voto domenica e 1.005 i comuni che hanno rinnovato il sindaco e il consiglio comunale in questa tornata di elezioni amministrative che prevede un eventuale turno di ballottaggio il 25 Giugno.

Il dato che subito emerge è la posizione degli schieramenti politici.

Con grandissimo stupore per gli italiani, da chi è andato alle urne a depositare il proprio voto a chi dentro le urne ci aveva “messo la faccia” anche nel suo senso più materiale, il Movimento 5 Stelle ha conosciuto una clamorosa disfatta durante la battaglia alle amministrative, ma sembra non avere alcuna intenzione di perdere la guerra alle elezioni: obiettivi sono la Sicilia e il Governo Nazionale.

Al Nord, soprattutto, l’effetto 5 Stelle non c’è stato con l’esclusione da tutte le piazze importanti al voto lo scorso 11 Giugno: fuori da Padova, da Verona, da Monza, da Genova. Una vera e propria debacle per chi lo scorso inverno, con l’elezione a Sindaco in due grandi città come Roma e Torino, rispettivamente Virginia Raggi e Chiara Appendino, ha creduto dell’onda del cambiamento a trazione cinquestelle.


Ed intanto Beppe cerca di far girare le carte sul suo Blog descrivendosi noncurante dei propri detrattori. Si trattasse degli esponenti dei partiti avversari o degli analisti iettatori di questi tempi gaudenti per un ritorno all’orizzonte del tradizionale bipolarismo Pd – centrodestra all’italiana, lui non abbandonerà la nave.


Tra coloro che tornano a casa in questa tornata elettorale senza neanche un premio di consolazione, c’è anche la Sinistra. Nemmeno il dato del PD risulta essere entusiasmante se si considera che pur governando in dodici dei venti capoluoghi in cui è andato al voto, ha vinto al primo turno solamente in due di questi, tra cui Palermo, ma con un dettaglio burocratico per nulla indifferente ovvero senza la propria lista, perchè il candidato Sindaco Leoluca Orlando si è rifiutato di farla presentare. Ovviamente con buona pace di Matteo Renzi e dei palermitani piddini, in questo caso.

E’ sempre di Leoluca Orlando la scelta di non presentarsi in studio da Enrico Mentana ad una breve call per rilasciare una veloce dichiarazione agli italiani spettatori, come sarebbe stato giusto fare nel pieno della maratona dello spoglio, ma non sia mai che Chicco si permettesse di associare il suo nome a quello del Partito Democratico. E quindi anche per te, Leoluca, giù con gli shares.

Sembra proprio che tra i due litiganti, “Il Berlusconi” goda. Il centrodestra infatti è da sempre la forza che in nome del proprio bene comune è in grado di ingoiare qualsiasi rospo. E mentre dentro la Camera di Montecitorio il partito di Matteo Renzi e quello di Beppe Grillo giocano al gatto col topo, il centrodestra che in apparenza si litiga, poi si presenta unito come un sol uomo. Per questo è molto più quotata una loro vittoria, o comunque saranno sempre decisivi per fare un governo nazionale.


In questo quadro a tinte fosche, al di là di ogni ragionevole dubbio e di ogni irragionevole rumor, il dato che appare più trasparente è quindi la rinascita del bipolarismo, caratterizzato da una sinistra che, tutto sommato, resta il partito storico per eccellenza e dalla presenza di un centrodestra importante, tenuto in piedi dall’unione delle forze.

 

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Pomezia: a wake-up call for Italy http://www.360giornaleluiss.it/pomezia-wake-call-for-italy/ Tue, 16 May 2017 10:09:21 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8647 In recent years, it has been increasingly common to hear the news of environmental disasters affecting our country, with serious implications for both humans and animals, and the area they live in. In most cases, these disasters have been caused by human actions, and by all those activities that alter the perfect balance of nature. The

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In recent years, it has been increasingly common to hear the news of environmental disasters affecting our country, with serious implications for both humans and animals, and the area they live in. In most cases, these disasters have been caused by human actions, and by all those activities that alter the perfect balance of nature. The latest environmental disaster in Pomezia has surely re-drawn attention onto the danger of these events, and on the critical environmental stability not only of our country but also of the whole globe.
Indeed, on May 5th, the fire burst at Pomezia (supposedly an arson) at ECOX, an industrial plant dealing with the disposal of plastic and paper waste, has produced a significant concentration of dioxins in the air, together with other dangerous substances. Impressive data have been collected by Arpa Lazio, registering a record presence of “diossine” and “furani” that is over 700 times the threshold of risk. Also the hydrocarbons concentration results superior to the limit.
However, “alarmism should be avoided“, advices Roberto Scacchi, president of Legambiente Lazio, who emphasizes the need to consider the danger of the dispersion of the polluting substances, brought by the winds all over the region.
Certainly, this has been one of the most recent chemical and hydrocarbon-related disasters in Italy. The first one dates back to 1906, the starting date of the production of Eternit at Casale-Monferrato, causing a considerable number of deaths, mainly of workers, but also of the people living in the surroundings of the plant. From then onwards, many have been the cases of environmental pollution due to chemical products and hydrocarbons in Italy:

1926-1980s, Lake Orta: copper sulfate drains from textile production;

1932-1983, Brescia: pollution by “policlorobifenili”;

1964, Taranto, Dioxins from the first steel blast furnace provoking innumerable cancer cases in the city, particularly in the Rione Tamburi district;

1965-now, Gela: Hydrocarbons from petrochemical pole;

1970 for decades, Porto Marghera: Vinyl Chloride from chemical industries;

1972, San Dorligo della Valle : The terminal of the transalpine oil pipeliney suffers from an attack by the September Black terrorist organization thereby producing a toxic cloud;

1976, July 10 Seveso (Brianza), Dioxins: At the ICMESA plant (Givaudan), a reactor explodes, dispersing in the TCDD “tetracloro-p-dibenzodiossina” in the environment: about 37,000 people were exposed to the highest ever recorded levels of dioxin. This is one of the most recent environmental disasters in northern Italy and still “under study”;

1985, Tracimazione (Trentino): Val di Stava catastrophe: the decantation basins of the fluorite mine at Prestavel broke the banks by unloading 160,000 m³ of mud on the town of Stava, causing the death of 268 people.

1988, July 17, Massa: explosion in the Farmoplant insecticide factory producing a toxic cloud with dimethoate emissions;

1994,Campania: the garbage crisis begins, provoking deaths for tumors and other pathologies in the area known as Earth of Fires;

2007, Abruzzo: one of the largest toxic waste illegal dumping;

2008, Catania: suspicious deaths of dozens of researchers at the chemistry laboratory of the Pharmacy faculty at the University of Catania: toxic waste was unloaded illegally in the sinks, polluting the aquifers and producing toxic fumes coming out of the drains.

2017, May 5: Pomezia: fire at the Eco X plant in Via Pontina, with dispersion of dioxides and other polluting substances.
These have been the most relevant cases of environmental damage caused by human activities in our country, that seems to be increasingly fragile from the point of view of environmental sustainability. In this regard, EU has repeatedly rebuked Italy, due to the fact that many Italian cities have already exceeded the maximum endorsed levels of toxic emissions. Mainly, three are the risks to face, as consequences: contamination of air and aquifers; contamination of the agro-food products; lack of environmental equity on the national territory, due to the disadvantages brought by the above-mentioned damages to the production, and then the overall economy of some regions.
What happened in Pomezia, as in many other places, in Italy but also abroad, has to make us reflect on the fragility of the human, artificial “ecosystem”, built over the real, natural one. We all do love progress, but we should also be aware that true progress must not exclude the health of the environment we live in, and then our own health. We are part of the environment: any damage to it counts as a damage to ourselves, or at least to the future generations. That is why the Governments of each Nation are called to empower investment on strong plans of action in this field, and to strengthen regulations aimed at guaranteeing environmental protection (for example through stricter checks of the status of industrial plants, and all those activities that are most likely to contribute to pollution). Any environmental disaster might happen when we less expect it, as Pomezia witnessed. Moreover, we should keep in mind that whatever damage occurs in a certain place, it also affects the rest of the globe, starting from the surrounding area. This is what we are experiencing, indeed: in these days, it seems that some toxic substances, coming from Pomezia, have reached Rome as well. And even if nobody says a word about it, the air smells a little bit less pure than before even here in the north of the city. And this is not just my own impression.
In conclusion, we should keep in mind that everything is dynamic, and ever transforming in this world: pollution neither remains fixed in a place, nor it cannot be deleted. It just transforms itself into something else, going somewhere else. Aware of this, we are called to find valuable solutions for the sustainability of our future, and that of the new generations… now!

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