Barcellona – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Sun, 18 Feb 2018 20:38:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Barcellona – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Missione REALmente compiuta. Espugnato il Camp Nou http://www.360giornaleluiss.it/missione-realmente-compiuta-espugnato-il-camp-nou/ Sun, 03 Apr 2016 11:56:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=6266 Era la migliore notte di calcio per omaggiare l’appena scomparsa stella olandese del Barcellona Johan Cruyff. Il Clàsico dei classici di questo sport non è stato da meno, seguitissimo sia in Spagna che nel resto d’Europa. Purtroppo per i Blaugrana, spreconi già nel primo tempo con un goal sbagliato a porta vuota da Luis Suarez

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Era la migliore notte di calcio per omaggiare l’appena scomparsa stella olandese del Barcellona Johan Cruyff. Il Clàsico dei classici di questo sport non è stato da meno, seguitissimo sia in Spagna che nel resto d’Europa.

Purtroppo per i Blaugrana, spreconi già nel primo tempo con un goal sbagliato a porta vuota da Luis Suarez su assist di Neymar Jr, hanno avuto la meglio la tenacia e il cinismo dei galacticos di Zinedine Zidane, allenatore esordiente nella panchina del Real Madrid contro il Barcellona, ma trionfatore dopo anni a secco. Da più di otto anni i madridisti non vincevano in Liga contro il Barcellona al Camp Nou, dai tempi di Martin Schulz, ma un primo tempo passivo è stato compensato da una grande prestazione nella ripresa.

A parte l’assenza di Varane tra le fila del Real, entrambe le squadre erano al completo, con Luis Enrique pronto a far giocare i suoi con la solita pressione e costanza offensiva sin dal primo minuto.
Le occasioni sono state molte e la foga agonistica ha condizionato il match già nelle prime fasi di gioco. Quattro ammoniti nei soli primi venti minuti, ma la prima marcatura, un cinico Gerard Piqué su calcio d’angolo, ha portato in vantaggio i catalani solo al 56′.

Da quel momento, un Real che era sembrato troppo remissivo, mosso dall’orgoglio è stato trascinato prima dalla rovesciata di Karim Benzema in piena area di rigore pareggiando i conti al 63′, poi da un tiro diagonale di Cristiano Ronaldo all’85’ per decretare l’1-2 finale.

Come al solito tanto spettacolo in un Camp Nou stracolmo, nonostante i suoi 98mila posti di capienza e dove nella tribuna d’onore sedevano fianco a fianco il presidente della Generalitat de Barcelona Charles Puidgemont e il presidente madridista Florentino Pérez.

Se dunque da una parte è stato toccante l’applauso unisono di tutto lo stadio, sia per parte madridista che catalana, a Johan Cruyff al 14′, il minuto che rispecchia il numero che il campione olandese ha sempre indossato, dal’altra parte è prevalsa la determinazione degli uomini di Zidane nel portare a casa tre punti preziosissimi. Ora il Real è a sei lunghezze dai rivali, forse non basterà questa vittoria nello scontro diretto per riaprire la Liga, ma sicuramente è un bel quantitativo di pressione in più per la capolista che avrebbe potuto chiudere i conti già ieri sera.

A livello arbitrale, esordio della terna nel Clàsico, un rigore/ calcio di punizione dal limite al 24′ non visto, a seguito di un contrasto di Sergio Ramos su sua maestà Lionel Messi e un goal regolare di Gareth Bale di testa annullato all’80’. Infine, proprio facendo riferimento a Ramos, c’è stata per lui la quarta espulsione in uno scontro diretto con il Barça, la sedicesima in questa stagione di Liga.

Così, seguire El Clàsico rimane sempre una delle emozioni più vive del calcio moderno, considerati lo strapotere e la rivalità presenti tra i due super club. Dopo diversi anni di dominio blaugrana questo incontro ha invece rispolverato un po’ di gloria madridista, a dispetto purtroppo di tanti sostenitori barcellonesi che speravano in un altro trionfo nella notte di Cruyff.

La palla è quasi sempre stata tra le fila catalane anche questa volta, ma il Real ne ha concretizzato maggiormente il possesso, dando un forte segnale per il finale di stagione, almeno a livello psicologico.

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Schianto di un bus di Erasmus, muoiono 7 italiane http://www.360giornaleluiss.it/schianto-di-un-bus-di-erasmus-muoiono-7-italiane/ Tue, 22 Mar 2016 12:27:00 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=6165 Una tragica fatalità. Potevi essere tu, potevo essere io, poteva essere qualsiasi studente ambizioso di vivere un’avventura e un’esperienza di studio all’estero. I fuochi d’artificio di Valencia sono una delle festività tipiche in Catalogna nel corso del mese di marzo, ma le gite in autobus degli studenti stranieri sono tradizionali in qualsiasi semestre accademico, nella

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Una tragica fatalità. Potevi essere tu, potevo essere io, poteva essere qualsiasi studente ambizioso di vivere un’avventura e un’esperienza di studio all’estero.

I fuochi d’artificio di Valencia sono una delle festività tipiche in Catalogna nel corso del mese di marzo, ma le gite in autobus degli studenti stranieri sono tradizionali in qualsiasi semestre accademico, nella maggior parte dei casi libere dallo sconforto delle ultime ore.

La superstrada AP-7 in direzione Barcellona è un tragitto discretamente noto in Spagna per altri incidenti stradali, a causa dei suoi tornanti e data la morfologia montuosa della Catalogna, regione autonoma del nord-est situata ai piedi dei Pirenei. Purtroppo l’incidente che ha coinvolto un’intera “scolaresca” Erasmus provocando 49 feriti e 13 vittime, in maggioranza studentesse italiane (7), è frutto di un probabile errore umano dell’autista, ora ricoverato nell’ospedale catalano Virgen de la Cinta, che da 17 anni non è stato protagonista né di infrazioni, né di conduzione sospetta. I risultati dei test sono infatti negativi sia in merito all’alcool che alle droghe.
L’uomo, che però soffriva di saltuari attacchi d’ansia, è ora in profondo shock e difficilmente riuscirà a testimoniare di fronte al giudice nei prossimi giorni. Le indagini preliminari ad ogni modo accusano l’autista di omicidio colposo, per via dell’appena chiarita dinamica del dolo.
Un colpo al guard rail sulla destra e una precipitosa svolta a sinistra che ha portato allo scontro frontale con un’altra vettura sarebbe infatti, come dinamica, una discreta prova per un probabile e accidentale colpo di sonno.

Non poteva essere un problema di natura esterna – ha dichiarato il consigliere degli Affari Interni del governo della Generalitat di Barcellona Jordi JanéLa strada è in ottime condizioni e nel corso della notte quel tragitto è assai poco trafficato, garantendo generalmente una guida sicura, pur con i suoi tornanti.”

Tornando alla vittime, sette sono le italiane, tutte ragazze appena identificate. Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino ed Elisa Sacarascia Mugnozza hanno così perso la vita sul colpo, alcune di loro riconosciute dai familiari prima della prova del DNA. Le altre vittime sono sempre studentesse, due tedesche, una romena, una austriaca, una francese e un’uzbeka.
Gli altri studenti feriti coinvolti appartenevano invece a uno svariato numero di Paesi, nella maggior parte europei, tra cui Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Germania, Bulgaria, Polonia, Irlanda, ma anche Perù, Nuova Zelanda e Giappone. Tra i feriti molti sono i ricoverati a Tarragona, dato che l’incidente è avvenuto all’altezza di Freginals, sua località limitrofa. Tutti gli altri invece sono stati trasferiti d’urgenza a Barcellona.

Soprattutto l’Italia sarà in lutto a seguito della tragedia, visto il numero di vittime e studenti coinvolti. La UB, Universitat de Barcelona, allo stesso modo è pronta ad inserire nel calendario accademico qualche celebrazione o anche solo commemorazione attraverso un minuto di silenzio, in virtù del rispetto degli studenti stranieri e delle loro famiglie, tutti partecipanti a uno dei programmi di studio all’estero di maggior successo dell’Unione Europea e fiore all’occhiello del mondo accademico internazionale.

Molti familiari sono già in Catalogna, altri arriveranno nelle prossime ore. Le vittime che avevano dai 19 ai 25 anni sono infine oggetto di una polemica riguardo le norme di sicurezza all’estero, ma in fondo, da come sono state chiarite le dinamiche, non si è trattato altro che di tragica fatalità.

Il programma Erasmus è nato nel 1987, non è il primo caso di cronaca nera, ma resterà certamente uno dei più gravi.
Erano alcuni studenti che volevano crescere accademicamente e umanamente. Così non è stato. E’ un dolore privo di risposte razionali, ma alla fine varrà veramente rinunciare a determinate opportunità per via dei tragici colpi bassi del fato che, purtroppo e allo stesso modo, mai risparmieranno le alternative?

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Il mercato barcellonese che ignora la crisi http://www.360giornaleluiss.it/il-mercato-barcellonese-che-ignora-la-crisi/ Mon, 07 Dec 2015 17:33:31 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5408   “Alla Boqueria si fa turismo, qui lavoriamo”. In poche battute i commercianti del mercato di Collblanc, uno dei più antichi di Barcellona, sintetizzano quello che è lo spirito dell’Hospitalet de Llobregat, una piccola frazione urbana inglobata nel corso degli anni dai piani regolatori barcellonesi pur riuscendo a conservare il suo indipendentismo. Che la Catalogna

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“Alla Boqueria si fa turismo, qui lavoriamo”. In poche battute i commercianti del mercato di Collblanc, uno dei più antichi di Barcellona, sintetizzano quello che è lo spirito dell’Hospitalet de Llobregat, una piccola frazione urbana inglobata nel corso degli anni dai piani regolatori barcellonesi pur riuscendo a conservare il suo indipendentismo.

Che la Catalogna sia una terra piena di indipendentisti non c’è bisogno di ricordarlo, ma che in ogni Barrio e quartiere come l’Hospitalet ci sia il fervido trend autonomista di parlare in Castellano, lo spagnolo classico di Madrid, invece del Catalano, è un meta-teatro dove politica e società assumono effetti da matryoshka.

 

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Il mercato di Collblanc è da sempre economia, società e cultura di questo quartiere.” ricorda la fotografa e giornalista Teresa Canturri al termine di un lavoro di ricerca che l’ha portata negli archivi più reconditi di Barcellona a scovare foto, immagini e testimonianze di un’epoca molte volte dimenticata, ma assai ricca di tradizioni che portano avanti i benefattori di questo mercato, dall’Adjuntament de Barcelona, il Comune catalano, ai singoli commercianti. “Niente deve essere lasciato al caso. – ha insistito Teresa Canturri nel corso della presentazione del libro all’interno del mercato stesso – Questa realtà si è evoluta secondo le esigenze del progresso e dei tempi, ma in nulla è stata scalfita in quanto a tradizione e solidarietà. Alcuni gestori sono cambiati, altri hanno trasmesso il mestiere ai propri figli. Quello che conta tuttavia è lo spirito di un mercato che lo aiuta a preservare dalle crisi, grazie all’amore e alla costanza di clienti storici che continuano a preferire la qualità che l’antico nucleo commerciale offre loro, senza cadere nella tentazione delle grandi catene internazionali.”

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E’ difficile credere sia semplicemente l’atmosfera che precede il Natale ricco e colorato della capitale catalana. L’aria magica si respira tutto l’anno lungo i banchi del pesce, intorno alle ceste della frutta e della verdura, dietro la scia di profumi ibridi che lasciano gli insaccati appesi e i formaggi stagionati rigorosamente posti sui taglieri. Al mercato si urla, si tratta, si sfotte l’ultimo tifoso dell’Espanyol o, assai  più raramente di questi tempi, il più noto panettiere del Barça per l’ultima sconfitta della sua squadra. Passa qualche turista, di rado in confronto alla movida ramblesca della Boqueria, poi i soliti volti, giovani e anziani che usufruiscono del mercato come un valore di prima necessità, tanto per le ultime spese che per le ultime news, da Llobregat come da Barcellona.

In breve tutti i colori, i suoni e le sfumature di questo posto mantenuti nel corso degli anni e  rievocati durante la presentazione del libro “Collblanc, un barri i un mercat”, devono la loro gloria a coloro che hanno portato avanti questa attività nonostante la guerra civile spagnola, le crisi economiche, la miseria, le guerre mondiali e infine anche l’avvento della globalizzazione. Nulla è valso a far svanire la magia dei singoli angoli di questo posto, nulla perché, come ha ricordato Canturri, “Il senso di appartenenza, il patriottismo di un singolo quartiere, l’amore per i compagni di quotidianità, l’empatia tra clienti e commercianti uniti da ormai svariate generazioni, non possono morire a causa di una crisi finanziaria scoppiata chissà dove e per colpa di chi. La crisi non conta, questi valori non si comprano.”

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In Catalogna vittoria incompleta per gli indipendentisti in festa http://www.360giornaleluiss.it/in-catalogna-vittoria-incompleta-per-gli-indipendentisti-in-festa/ Tue, 29 Sep 2015 15:30:44 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4401 Il gatto ha preso il topo ma per ora non può mangiarlo. Alle elezioni regionali catalane si è imposto il sì con una maggioranza schiacciante, assoluta se viene trovata l’alleanza per una coalizione, perché per soli tre punti percentuali questa è mancata al presidente della Generalitat Artur Màs e ai candidati alleati come Raül Romeva

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Il gatto ha preso il topo ma per ora non può mangiarlo. Alle elezioni regionali catalane si è imposto il con una maggioranza schiacciante, assoluta se viene trovata l’alleanza per una coalizione, perché per soli tre punti percentuali questa è mancata al presidente della Generalitat Artur Màs e ai candidati alleati come Raül Romeva e Oriol Junqueras.
Nel simbolico scenario del Born di Barcellona tuttavia non è mancata la festa, perché a votare sono andati il 77,5% dei cittadini della Catalogna mostrando un vivo interesse per la politica del proprio territorio e un record ineguagliabile a qualsiasi altro Paese democratico europeo.

Gli scenari sono molteplici e molto irti nonostante i festeggiamenti della piazza, il piatto sulla tavola dello scenario politico spagnolo in crisi è talmente ricco per i separatisti che forte è il terrore di sprecare vanamente l’ennesima opportunità. Madrid rimane inflessibile e chiusa a qualsiasi tipo di dialogo alimentando le tensioni di chi vede nelle elezioni del 27 settembre un chiaro voto contro il governo centrale, contro Mariano Rajoy, contro la Spagna e perfino contro l’Unione Europea.
Sulle dinamiche giuridico-politiche la prospettiva futura è aperta a qualsiasi scenario, sebbene l’interesse sia ora tutto sul territorio e sul nuovo governo autonomo catalano da formare.
Repentino è stato il crollo di Podemos e di un’Ada Colau sindaco di Barcellona sempre più sola, prevedibilissimo il pessimo risultato del Partido Popular che perde altri otto deputati, interessante il risultato a sinistra per il capolista socialista di PSC Miquel Icheta e per la vittoria di Ciutadans che si è così imposta come seconda forza politica.
Nella notte della luna rossa i separatisti dovranno in questo modo cercare un’alleanza con l’estrema sinistra per portare avanti i sogni indipendentisti, cosa che non sembra incontrare ostacoli sul territorio con una partecipazione democratica così alta e manifestazioni plebiscitarie palesi come l’ultima Diada “Nacional”.
Infine, se da una parte l’ex Primo Ministro José Maria Aznar critica il premier Rajoy con durezza, dall’altra la presenza elettorale storica è tutta degli storici separatisti del CUP di Antonio Baños e David Fernàndez che passano dal 3,5% del 2012 all’8,2 e saranno la forza politica decisiva, quella che può godere del potere di ricatto tanto determinante nelle repubbliche parlamentari.

La risposta più chiara di queste elezioni è stata così l’immobilismo che alla lunga non ha portato da nessuna parte, testimone ne è il fatto che nella città di Barcellona Màs non abbia la maggioranza in un solo quartiere su dieci, quello di Nou Barris espugnato da Ciutadans. I prossimi membri del parlamento catalano dovranno così decidere quanto spingersi oltre con le loro richieste indipendentiste, illegittime, incostituzionali, perfino illegali, ma fortemente democratiche.
Una partecipazione e un coinvolgimento dei cittadini altissimi supportano il malcontento che vede 14 miliardi di tasse annuali riversarsi nella corruzione delle casse di Madrid e Bruxelles, una crisi economica che non credono di meritare per il turismo che ogni anno Barcellona riesce ad accogliere, il benessere menomato dai costi di una Spagna in crisi per quella che è una delle regioni più ricche e certamente la più dinamica.

Il caso diventa così internazionale se sulla scia della Catalogna la Scozia è pronta a indire un nuovo referendum, se i Paesi Baschi e il Galles sono ora tentati di osare anche loro.
Perché al di là della colorata cultura nazionalista del nord-est della Spagna, più che per l’indipendenza la risposta dei cittadini è stata chiara sul “basta centralismo, basta tecnocrazia, basta Europa immobilista”.
Il vero terrore di Bruxelles è che questo fenomeno possa in futuro risultare contagioso, ma allo stesso modo il nuovo parlamento catalano dovrà giocare bene le sue carte nei prossimi mesi, altrimenti, stancatosi di rimanere in trappola, il topo riuscirà ancora una volta a scappare dalle grinfie del gatto.       

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Una notte al Camp Nou. Volti noti e improbabili visitatori http://www.360giornaleluiss.it/una-notte-al-camp-nou-volti-noti-e-improbabili-visitatori/ Mon, 21 Sep 2015 16:40:52 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4275 Entrare nel più grande stadio d’Europa è il sogno di qualsiasi appassionato di calcio, perfino come semplice tifoso sugli spalti. E’ evidente che il match non debba essere di blasone per riempire il Camp Nou di almeno 76mila visitatori, l’80% dei quali turisti, curiosi di vedere tutto del Barça senza aver seguito prima di questo

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Entrare nel più grande stadio d’Europa è il sogno di qualsiasi appassionato di calcio, perfino come semplice tifoso sugli spalti. E’ evidente che il match non debba essere di blasone per riempire il Camp Nou di almeno 76mila visitatori, l’80% dei quali turisti, curiosi di vedere tutto del Barça senza aver seguito prima di questo momento anche solo un minuto di calcio giocato, né dal vivo, a volte neanche in televisione. Sicuramente a nessuno di loro sarà sfuggito su qualche cartellone pubblicitario, nel loro paese cinese o in qualche distretto americano, il volto di Lionel Messi, il concittadino del rivoluzionario Che Guevara dai quattro palloni d’oro e giocatore più forte del pianeta.

Il calcio in Spagna è business e spettacolo, folklore grazie a una rivalità che si definirebbe quasi provinciale tra i Blaugrana di Barcellona e i Blancos di Madrid, ma tant’è che il Camp Nou, se museo può essere considerato, risulta quello più visitato di tutta la Catalogna. L’ultimo match di Liga ha visto per la quarta giornata di campionato Messi e compagni regolare nell’arco del secondo tempo i calciatori del Levante con una vittoria per 4 reti a 1, unico goal subito per colpa di Ter Stegen, portiere ancora shockato dal tiro del romanista Florenzi in Champions League, marcature blaugrana ad opera di Bartra, Neymar Jr, e dell’insospettabile Messi che tutti attendevano con ansia. La stella argentina ha perfino sbagliato un rigore ma poco importava ai visitatori quello che accadeva sul terreno di gioco. Tifosi è difficile chiamarli dal momento che gli Ultras della formazione di casa sono posizionati su una piccola tribuna parterre da circa 200 posti, mentre il resto era riservato al pubblico mondiale che, dopo essersi goduto una giornata in giro per musei, ha giudicato imprescindibile la possibilità di vedere una partita del Barça.

Per lo stesso motivo, in virtù di persone che visiteranno una volta nella vita il gigantesco complesso sportivo, i biglietti sono carissimi scoraggiando il tifo locale, per lo stesso motivo, le tribune rimangono misticamente silenziose in una contemplazione assorta di turisti provenienti da ogni parte del mondo, ignari del fuorigioco e di ogni più semplice regolamento calcistico. Un paio di ragazzi americani rossi in volto, non è dato sapere se per la troppa birra o le eccessive ore passate sotto il sole della spiaggia della Barceloneta, provano a nominare sulla punta delle dita qualche squadra di club spagnola, due signori cinesi si alzano in piena azione saliente indisponendo le file posteriori per un selfie improvvisato in pieno dribbling di Messi, una coppia italiana guarda assorta il cielo e le stelle scambiando dolci parole e promesse d’amore. Tutti indicano con risa diffuse un simpatico omino in giacca e cravatta agitarsi a bordo campo senza minimamente considerare il ruolo del tecnico Luis Enrique, intento a caricare i suoi nel definire lo sviluppo delle azioni di gioco.

Lo spettacolo sugli spalti è vario, a volte noioso per la completa ignoranza dei cori catalani autoctoni cantati da pochissimi, a volte curioso, mille anni luce di distanza dal coinvolgimento emotivo degli stadi di provincia italiani. Conta l’immensità dello stadio, il tramonto e le tenebre che lentamente scendono sulle colline della Catalogna, il sipario maestoso di un impianto sportivo ordinato come il Teatro dell’Opera e futurista ed estroverso come il modernismo che caratterizza la città di Barcellona.

Se in fondo potrebbe essere lo stesso per italiani in visita negli States che non possono perdersi una partita di baseball, sport del quale gli europei in genere non hanno mai capito nulla, oppure una partita di Cricket in Pakistan, è comprensibile rivedere il sistema secondo la relatività delle cose.

Messi segna un goal, l’intero stadio esulta unanime, Messi segna in fuorigioco e l’arbitro annulla giustamente la rete, tutti esultano lo stesso, valga o no la marcatura ai fini del risultato finale. Ai volti noti della rosa del Barça, pressoché indistinti per la chilometrica distanza tra campo e spalti, si alternano così quelli di tifosi-visitatori che in Catalogna non vedremo mai più, sazi dello show e pieni di foto epiche da mostrare agli amici, di souvenir da recare loro. Uno spettacolo calcistico dove curiosamente l’effetto business ha surclassato lo stadio della domenica, quello dei tifosi catalani, quelli veri e abituali che vedono ormai le partite nei tapas-bar delle Ramblas a sorsi di sangria.

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Fotoreportage. Festa Nazionale della Catalogna http://www.360giornaleluiss.it/fotoreportage-festa-nazionale-della-catalogna/ Sat, 12 Sep 2015 08:55:59 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4221   E’ la festa e la commemorazione catalana di tutti gli anni per ricordare la perdita dell’indipendenza nell’ormai lontano 1714. Tuttavia, quando la giornalista Liz Castro e i politici Gabriel Rufiàn e Jordi Sànchez sono saliti sul palco allestito in un Avinguda Meridiana stracolma, nel pieno centro di Barcellona, i presenti, come gli stessi media internazionali

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E’ la festa e la commemorazione catalana di tutti gli anni per ricordare la perdita dell’indipendenza nell’ormai lontano 1714. Tuttavia, quando la giornalista Liz Castro e i politici Gabriel Rufiàn e Jordi Sànchez sono saliti sul palco allestito in un Avinguda Meridiana stracolma, nel pieno centro di Barcellona, i presenti, come gli stessi media internazionali al seguito, sapevano che la Diada (Festa) di quest’anno non sarebbe stata come tutte le altre.
A pochi giorni dalle elezioni locali e amministrative della Catalogna che prefigurano l’istituzione di un referendum in caso di vittoria delle forze politiche secessioniste, i cittadini favorevoli hanno deciso di far sentire la loro presenza. Prima del potenzialmente decisivo 27 settembre, 2 milioni di simpatizzanti in piazza secondo Catalunya Radio, 1,4 “solamente” secondo il governo spagnolo. La guerra di cifre per il momento poco importa fino a quando non si tratta di voti alle urne, ma cinque chilometri di folla che preferisce sentirsi catalana piuttosto che spagnola senza dubbio prefigurano un autunno politico barcellonese molto caldo.
I mercatini in centro coinvolgono i turisti nel folklore, i monumenti ricoperti dai vessilli giallorossi della Catalogna danno un chiaro segnale anche al visitatore più sprovveduto, la partecipazione di grandi e piccini, uomini e donne da ogni parte del Paese, spingono anche solo idealmente per la Repubblica di Catalogna al quale ci si sente di appartenere solo per la vivacità e l’entusiasmo della gente, al di là di ogni processo politico. Se il futuro giace sul campo delle previsioni, si può intanto vedere, attraverso le immagini e i video raccolti, che a Barcellona nessuno scherza sull’idea di un futuro indipendente e l’entusiasmo motivazionale è pari a quello dei migliori film di Sylvester Stallone, tra la difesa dei propri ideali e il fanatismo più sfrenato…
Al dettaglio di quello che però è stato commemorato nel corso della giornata e soprattutto alle 17:14 esatte, ora che ricalca la fatidica data, piccoli e celati messaggi unionisti tra le vie secondarie della capitale catalana ricordano che la politica e l’indipendenza non sono un gioco e che “La LLibertat implica responsabilitat“, scritto rigorosamente in catalano ma facilmente comprensibile anche in italiano.
Nella tiepida Barcellona piove costantemente in perfetto stile autunnale milanese o addirittura londinese, ma i prossimi giorni saranno certamente in altri ambiti più caldi che mai, anche considerando l’apertura delle testate ed emittenti spagnole nazionali sempre più dedicate alla questione indipendentista catalana.

Fai clic qui per vedere lo slideshow.

 

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Settembre in Catalogna. Si spegne il turismo, si accendono sport e politica http://www.360giornaleluiss.it/settembre-in-catalogna-si-spegne-il-turismo-si-accendono-sport-e-politica/ Sat, 05 Sep 2015 21:05:19 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4205 E’ una città assopita come il drago di Antoni Gaudi che decora il cancello di Pedralbes, l’antico parco del Palau Reial, palazzo di villeggiatura della famiglia reale spagnola in Catalogna. Il fuoco che anima Barcellona dorme nel periodo estivo invaso dai turisti, ma già da due settimane il Barça è tornato in campo per giocare

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E’ una città assopita come il drago di Antoni Gaudi che decora il cancello di Pedralbes, l’antico parco del Palau Reial, palazzo di villeggiatura della famiglia reale spagnola in Catalogna. Il fuoco che anima Barcellona dorme nel periodo estivo invaso dai turisti, ma già da due settimane il Barça è tornato in campo per giocare le partite ufficiali di campionato vincendo a Bilbao e in casa con il Malaga, già da qualche tempo attivisti e leader politici animano schermi e strade della capitale catalana. Nell’anno in cui gli atenei di Barcellona registrano il picco massimo di studenti spagnoli e stranieri che studieranno rigorosamente in Catalano per la gioia del presidente della Generalitat Artur Mas, circa un milione e mezzo di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, si avvicina a grandi passi uno di quei referendum incostituzionali e ufficiosi che potrebbe dar vita a una delle svolte politiche più ufficiali di questo Paese. Almeno così sperano gli indipendentisti che riempiono banchetti e tempestano di volantini i passanti del Barri Gotic, come quelli di Poble Nou o dell’Avinguda Diagonal, uno dei viali più moderni della città. Il 27 settembre, data del referendum, è ormai vicino, eppure Artur Mas deve seguire con ansia gli sviluppi dell’11 settembre, giorno che per il mondo significa la caduta delle torri gemelle a New York, mentre da queste parti è momento di festa nazionale, le celebrazioni dello Stato della Catalogna. Il governo centrale di Madrid ha da sempre sopportato questa occasione conviviale, ma non quest’anno, soprattutto dopo la respinta richiesta da parte dei Catalani di ritoccare la costituzione spagnola a loro favore. Il fervore nelle strade, nonostante la bellezza del suo folclore, è quindi anche un caso politico dal momento che nessuno conosce le sue conseguenze nel prossimo futuro. Una festa? Una guerra civile con il temuto intervento dell’esercito? Un’infinita diatriba giudiziaria? I Catalani vorrebbero fare tante cose inaccettabili per la Spagna unitaria, come, per esempio, chiedere a un Paese già in crisi danni di guerra risalenti a oltre due secoli fa. Il governo è da sempre fermo sulle sue posizioni, ma ora è poco saldo dal punto di vista del consenso nazionale e della debolezza politica che sta vivendo, spossato dai duri colpi di Podemos e di un PSOE in piena crescita. Nel centro di Barcellona, precisamente alla Pedrera, lungo la celebre Rambla, l’ennesimo congresso del Partido Popular non sembra aver chiarito troppo le idee. Per ora, tra le classiche incertezze della vigilia, è sicura solo l’ondata mediatica su migrazione, Europa e mezzi con i quali far fronte alle nuove minacce terroristiche internazionali che riescono a rifilare la questione indipendentista perfino nelle pagine interne di quotidiani locali come El Periòdico o La Vanguardia. Tuttavia, per quanto piccola possa sembrare la realtà catalana, in una città principalmente vista come meta turistica dai viaggiatori di tutto il mondo, il futuro politico rischia per ora di giacere dormiente come il fuoco di quel drago sulla cancellata di Pedralbes. Ma è certo che con quel fuoco nei prossimi mesi ci si possa scottare solo all’interno del Camp Nou a seguito di una rete di Luis Suarez o di Lionel Messi?         

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La cantera infinita http://www.360giornaleluiss.it/la-cantera-infinita/ Wed, 10 Jun 2015 16:06:31 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3890 “Tot el camp, es un clam! Som la gent blaugrana…El sap to thom: Barça, Barça, BARçA!”. Non è l’inno della Champions League, ma quasi. Non è la squadra più forte del millennio, ma quasi. Non è il triplete ogni anno, ma quasi. Se per qualsiasi squadra di calcio i tre più importanti titoli stagionali, Campionato,

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“Tot el camp, es un clam! Som la gent blaugrana…El sap to thom: Barça, Barça, BARçA!”.
Non è l’inno della Champions League, ma quasi. Non è la squadra più forte del millennio, ma quasi. Non è il triplete ogni anno, ma quasi.

Se per qualsiasi squadra di calcio i tre più importanti titoli stagionali, Campionato, Coppa Nazionale e prima Coppa europea sono un traguardo storico, per il Barcellona sembra essere ormai un dignitoso livello di sufficienza, quello che ormai contraddistingue un club che sta scompaginando ogni albo d’oro di questo sport. Dal 2006, l’anno del Mondiale azzurro, i Catalani hanno conquistato quattro Champions League e due Triplete, uno nel 2009 e l’altro, appena conquistato, nel 2015. 
Lionel Messi, l’asso argentino di Rosario, una cittadina per numeri uno, dove prima di lui nacque tra i tanti Ernesto Che Guevara, si avvicina al quinto pallone d’oro, El Balon d’Or come dicono in Catalogna, il record vertiginoso che coronerebbe altri numeri inebrianti quali le 767 presenze di Xavi Hernandez con la maglia blaugrana, 151 solo in Champions League, il solito Man of The Match Andrés Iniesta, nell’Europa dei Club, come in quella delle nazionali, fino alla finale del Mondiale 2010.

Proprio nei penultimi Mondiali la Spagna tutta ha dovuto accettare il valore aggiunto della Catalogna indipendentista, di cui il Barça è costante spirito identitario. Ormai divenuta la nuova capitale del calcio, non appartiene più solo del Tiqui-taca, internazionalmente Tiki Taka, ma è patria di una Cantera copiosa e totale caratterizzata da un glorioso inizio e dall’ignota fine di un ciclo inesauribile.

Dove Raijkaard era stato scintilla, Guardiola meteora potente e luminosa, Vilanova eroe simbolo di un Paese che troppo presto lo ha salutato attraverso le note vicende biografiche, abbandonando anzitempo gli amici e i campi dove allenava, l’improbabile Lucho infine, proprio quel Luis Enrique a Roma tanto deriso è stato la nuova sorpresa dell’ennesimo trionfo. Magicamente, chi è perdente fuori, diventa vincente a lavorando fra le mura e sui prati del Camp Nou.

Il ciclo si rigenera non perché Luis Enrique sia un portento, ma perché a Barcellona i fenomeni nascono e crescono perfino avendo le umili origini di Cenerentola.

Messi era destinato a non crescere, letteralmente, per un problema ormonale. Ora sta pericolosamente avvicinando le colonne d’Ercole, quelle dei giganti, quelle di Pelé e Maradona, quelle a cui erano stati accostati tanti fenomeni solo per l’eccessiva fantasia dei giornalisti.

Il trionfo catalano rientra nell’era delle vittorie seriali di questo club, scusate “Mes que un club”, perché neanche i soldi di uno sceicco arabo o di un magnate cinese in questo calcio plutocratico possono fermare l’onda blaugrana. Nemmeno gli scandali FIFA e gli innumerevoli processi affievoliscono i calcistici anni duemila della Catalogna. Nemmeno la fame di vittoria della Juventus ha potuto qualcosa, senza poter biasimare i tanti tifosi bianconeri che ci avevano creduto, anche solo un paio di minuti, grazie alla rete dello spagnolo Morata. Tanto che il Barça ha fatto accettare alla Juventus il numero 2, con orgoglio, data la crescita della Vecchia Signora, senza rammarico dato il gap, ormai quasi naturale che a nulla fa valere più le parole di Boniperti sull’assoluta necessità di vincere per contare qualcosa in questa disciplina. 

Ancora una volta i bambini di tutto il mondo giocheranno alla Playstation scegliendo Barcellona, la squadra dei marziani, da Messi all’ultimo dei magazzinieri, dal presidente Bartomeu, all’ultimo dei tifosi. 

Ancora una volta questa Cantera infinita porterà a credere che qualche sparuta sconfitta, quella degli anni pari e del 2013, sia solo frutto di un colpo di sfortuna, per un imponderabile giustizia calcistica o per salvare i ricavi della FIFA e dei diritti TV. Mourinho può ancora godere di essere lo Special One, perché il Barça non ha nulla di ONE ma solo di SPECIAL. Una macchina collettiva che si auto-rigenera rinvigorendo gli innesti del passato con novità sorprendenti, da Ronaldinho, Eto’o, Henry, a Messi, Villa, Sanchez, fino ai nuovi Neymar e Suarez.

Non una macchina perfetta, ma una macchina perfettamente perfettibile. Chapeau.

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Amministrative spagnole, un salto lontano dall’Austerity http://www.360giornaleluiss.it/amministrative-spagnole-un-salto-lontano-dallausterity/ Mon, 25 May 2015 22:11:21 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3869 24-M non è il modello di un mortaio, eppure è deflagrato come una bomba. Era la sigla delle elezioni amministrative e municipali del 24 maggio che hanno raso al suolo le roccaforti del governo. Mariano Rajoy non se la passa molto bene. Ha perso Barcellona e vede vacillare anche Madrid, il suo Partido Popular scende

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24-M non è il modello di un mortaio, eppure è deflagrato come una bomba. Era la sigla delle elezioni amministrative e municipali del 24 maggio che hanno raso al suolo le roccaforti del governo.

Mariano Rajoy non se la passa molto bene. Ha perso Barcellona e vede vacillare anche Madrid, il suo Partido Popular scende al circa 27% dal solido 40% del 2011 e assiste alla débacle delle regioni autonome. Ben 11 su 13 sono state conquistate dall’ondata nuova di Podemos, l’oculato consolidamento politico del movimento degli Indignados, il motore propulsore del rinnovamento sistemico ai danni del tradizionale bipartitismo Socialisti-Popolari.

Ora cosa accadrà alle elezioni politiche di novembre? La neosindaco di Barcellona Ada Colau, la trionfatrice assoluta di questa tornata, è pronta a dare inizio alla rivoluzione democratica, i Popolari con il candidato Aguirre non hanno più i numeri per governare Madrid e Podemos, grazie alla lista Ahora di Manuela Carmena, potrà farlo al loro posto con l’aiuto dei Socialisti del PSOE. Il leader e fondatore di Podemos Pablo Iglesias parla di notte magica e vittoria di Davide contro Golia, festa per le strade e svolta politica in arrivo. La terza forza politica, figlia della ribellione al sistema tradizionale e ai sacrifici della crisi, ha sbaragliato il bipolarismo, ma dovrà conciliare molte correnti contrastanti. Una situazione alquanto inedita per la bomba lanciata da questi risultati elettorali. Nel mare dell’ignoto galleggiano attualmente due sole certezze. La deriva nefasta dell’indipendentismo catalano che ansima per le ferite subite dai nazionalisti indipendentisti, sostenuti storicamente dai partiti di destra, e il chiaro no degli elettori alle politiche dell’austerity di Rajoy. Tuttavia, se da una parte la svolta a sinistra non è netta, dato che il riferimento è un quadro politico completamente inedito, dall’altra il premier Rajoy ha dovuto agire a causa della crisi, sebbene, a differenza dell’Italia con un mandato elettoralmente riconosciuto nel 2011, esattamente come il Premier “Commissario” Mario Monti. Dalle massime vette dello spread dei Bonos spagnoli e dei BTP italiani nei confronti Bund tedeschi, ha dovuto stringere obbligatoriamente la cinghia ai conti pubblici e applicare politiche estremamente restrittive. Non una giustificazione, ma certamente una conseguenza fisiologica il successo dei movimenti giovani. Ciudadanos è pronto a sostenere Podemos sull’onda dell’entusiasmo, si definiscono diversi dal Movimento 5 Stelle e da Beppe Grillo, sono pronti a governare per il popolo accontentandosi in questo momento, solo si fa per dire, dei Comuni e delle regioni autonome, quasi la totalità delle tredici nelle quali si votava sul complesso di diciassette.

Il Partido Popular è ancora la prima forza politica in Spagna, ma l’emorragia sembra inarrestabile. 26,7% davanti al PSOE che ha il 25,23% non è affatto rassicurante date le ben diverse premesse della vigilia. 2,6 milioni di voti persi sia nelle grandi città che nelle piccole regioni. La Izquierda Unida (Sinistra Unita) è pronta al sorpasso in vista delle prossime politiche. Resta da vedere se la sfida al PP rimarrà una battaglia limitata al contesto locale, oppure sa saprà raccogliere l’eredità delle sfide da affrontare, in economia come in politica, in Europa come nel mondo. E il governo italiano nel suo piccolo ma problematico bacino di mare spera in un ripensamento della Spagna sulle quote degli immigrati da accogliere.

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Una rivalità…”Clásica”! http://www.360giornaleluiss.it/una-rivalita-clasica/ Wed, 25 Mar 2015 09:36:51 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2888 Una delle partite, quella andata in scena durante l’ultima giornata di Liga, con più fascino e talento sul rettangolo da gioco degli ultimi anni, quella che milioni (se non miliardi) di persone aspettano con ansia per una stagione intera, alimentando dibattiti e chiacchiere da bar che, negli anni non hanno fatto altro che gettare benzina

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Una delle partite, quella andata in scena durante l’ultima giornata di Liga, con più fascino e talento sul rettangolo da gioco degli ultimi anni, quella che milioni (se non miliardi) di persone aspettano con ansia per una stagione intera, alimentando dibattiti e chiacchiere da bar che, negli anni non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco di una rivalità che affonda le sue radici addirittura nella dittatura Franchista. Nata soprattutto come contrapposizione politica e di stile di vita, con ripercussioni continue in ogni aspetto della vita quotidiana, della quale il Calcio, un po’ come in Italia, è parte integrante e fondamentale. Stiamo parlando, ovviamente, del Futbol Club Barcelona e del Real Madrid Club de Futbol.

La rivalità tra le due compagini è ormai considerata leggendaria, un po’ perché sono le due squadre più titolate di Spagna, un po’ perché rappresentano due modi opposti di viverla, la Spagna. Da un lato Madrid, la Corona, il centralismo della Capitale dello Stato e della regione della Castiglia. Dall’altro Barcellona, la Catalogna e quella spinta indipendentista mai cessata che, con punte di fanatismo, si trasforma in odio verso tutto ciò che è Reale e Madrid.

Che gli abitanti delle città non vadano granché d’accordo è chiarissimo, ma perché questo si ripercuote anche sul calcio? Tra squadre di tale importanza, la competizione è inevitabile che diventi accesissima, se poi si aggiungono le connotazioni politiche di cui sopra, ci sono tutti gli elementi per trasformare questa storia (o forse sarebbe meglio dire queste storie), in vera e propria Leggenda, che ha in alcune tappe ben precise, il fondamento della rivalità stessa. La prima scintilla arriva, come detto, negli anni di Francisco Franco, accusato dai Catalani di proteggere e favorire il Real Madrid vista come squadra di regime, sospetto mai del tutto confermato, anche se nel 1943 durante il doppio confronto di finale della Copa del Generalisimo l’andata terminò con un secco 3-0 Blaugrana, seguito da un quantomeno sospetto 11-1 Merengues che portò la coppa a Madrid, con susseguenti insinuazioni (a mio parere più che fondate) di pressioni fatte da entità più o meno conosciute, ai giocatori del Barça per perdere quella partita. Ma questo fu chiaramente solo l’inizio.

Negli anni, avendo a che fare con due squadre così importanti e blasonate, è capitato anche che ci siano stati contrasti per accaparrarsi i migliori giocatori del momento (ai quali bisogna chiaramente aggiungere clamorosi passaggi da una parte all’altra della barricata). Il caso più eclatante fu quello che ebbe come protagonista La Saeta RubiaDon Alfredo Di Stefano. All’inizio degli anni ’50, infatti, quando ancora giocava in Argentina e iniziarono le trattative per l’inevitabile passaggio in Europa, si aprirono le ostilità tra Blaugrana e Blancos. Il contratto di Di Stefano era “diviso” tra due club Argentini: il River Plate e i Milionarios. Il Barça raggiunse l’accordo con il secondo, mentre il Real con il primo: si decise così che il giocatore avrebbe diviso la sua carriera tra le due squadre. L’allora Presidente del Barcellona, però, dopo le dure contestazioni dei tifosi, decise di ritirarsi dalla trattativa, permettendo che Don Alfredo si accasasse a Madrid, diventando uno dei giocatori più forti di ogni epoca.

Dopo un lungo periodo di stallo, si arriva ai giorni nostri, agli scontri del recente passato che ognuno di Noi ricorda con piacere e a quelli del prossimo futuro che si aspettano con ansia. La rivalità degli ultimi anni, forse più intensa che mai, si deve soprattutto a due grandi coppie di personaggi. La prima, ormai definitivamente dissolta, è la coppia Mourinho-Guardiola, che ha animato i Clasicos negli anni del Tiki Taka, dei Por qué? e della Manita. Ma soprattutto nello splendido anno, il 2011, in cui tra Liga, Copa del Rey, Supercoppa Spagnola e Champions League, tra le due squadre ci sono stati 7 incontri in un solo anno solare. A rendere il tutto ancor più interessante, se mai ce ne fosse stato bisogno, ci ha pensato l’altra coppia alla quale facevo riferimento, quella alla quale dobbiamo il miglior calcio degli ultimi anni, che ha acceso un nuovo duello che divide il mondo intero: Messi e CR7. Per gli amanti del calcio scegliere è come chiedere ad un bimbo se si voglia più bene a mamma o a papà, ma il giorno in cui si ritireranno ci renderemo conto di quanto sia stata una fortuna immensa vederli uno contro l’altro ogni domenica, nello stesso campionato, al culmine delle rispettive carriere. Una delle cose per cui, sicuramente, bisognerebbe ringraziare gli Dei del Calcio.

La verità è che il limite di 4000 battute (ufficialmente sforato) impostomi per questo articolo, ci porta momentaneamente alla fine del racconto delle storie dei Clasicos, ma sull’argomento potrebbero esserci pagine e pagine da scrivere, talmente tante che si potrebbe creare una vera e propria enciclopedia. La Nostra fortuna è che queste due squadre non sembrano avere la minima intenzione di cedere il primato in Spagna, in Europa e nel Mondo, dunque ci toccherà vivere ancora per un bel po’ le nuove storie che questa meravigliosa partita avrà da offrirci nelle stagioni avvenire. Un sacrificio che, personalmente, sono pronto a fare.

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