Frostscape.com – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Sun, 18 Feb 2018 20:38:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Frostscape.com – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Iceland15 http://www.360giornaleluiss.it/iceland15/ Tue, 03 Nov 2015 17:29:45 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4904 Out of the Comfort Zone. Quest’estate sono andato al di là delle comodità quotidiane, ho voluto spingermi oltre. Arrivare al limite. Vivere la sensazione di libertà. Per 30 giorni ho camminato con 30kg sulle spalle in un paradiso terrestre come l’Islanda. Ho dormito in tenda e mangiato liofilizzati per l’intera avventura. Ho visto deserti, campi

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Out of the Comfort Zone.
Quest’estate sono andato al di là delle comodità quotidiane, ho voluto spingermi oltre. Arrivare al limite. Vivere la sensazione di libertà.
Per 30 giorni ho camminato con 30kg sulle spalle in un paradiso terrestre come l’Islanda. Ho dormito in tenda e mangiato liofilizzati per l’intera avventura. Ho visto deserti, campi lavici, fiumi, colline, montagne, ghiacciai. Ho visto e vissuto la Natura Islandese.

Iceland15 è un video che racchiude un’esplosione di colori. E’ una storia che racconta un lungo viaggio fatto dal 30 Luglio al 1 Settembre 2015 di 800km. E’ la mia storia. Una storia che racconta la voglia di esplorare e di rimettersi in gioco continuamente.
Questo vuole essere un punto di partenza per le prossime sfide.

Buona visione.

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Da Isolabona a Biarritz con l’immaginazione http://www.360giornaleluiss.it/da-isolabona-a-biarritz-immaginazione/ Tue, 30 Jun 2015 18:59:06 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3916 Mito125. Francia. 2769,3km. Se fosse un film, lo farei iniziare con un’immagine sfocata. Il soggetto è solo il suono tintinnante che fuoriesce dallo scarico del due tempi, e nello schermo si vedono scontri di colori – verde, nero, bianco, azzurro, giallo, rosso. Poi le linee prendono forma. Diventano sempre più nitide e il suono sempre

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Mito125. Francia. 2769,3km.

Se fosse un film, lo farei iniziare con un’immagine sfocata. Il soggetto è solo il suono tintinnante che fuoriesce dallo scarico del due tempi, e nello schermo si vedono scontri di colori – verde, nero, bianco, azzurro, giallo, rosso.

Poi le linee prendono forma. Diventano sempre più nitide e il suono sempre più intenso e accesso; e lei lì nel suo luogo natio, la strada, in piega. Il rosso inizia a dominare, per poi sfumare in lontananza lasciando dietro di se il segno del suo passaggio. Le foglie atterrano delicatamente sul ciglio della strada. E il naturale silenzio ritorna a dominare le montagne.

immaginazione_02Invece è una storia dove piovono parole e l’immaginazione è il nostro schermo. Ognuno di noi si crea la sua immagine: coi proprio soggetti, i propri suoni, i propri colori, le proprie forme. Tutto un derivato della nostra esperienza.

Vi presento i protagonisti della mia storia:

– Ivan. Ormai in pensione dalle gare, ma sempre con la manopola del gas aperta, e con le borse da viaggio un po più graffiate. (Cagiva Grand Canyon)

– Luca. Metodico nella progettazione, impostava le sue traiettorie con precisione millimetrica. (Honda Hornet)

– Silvio. L’organizzatore dell’avventura, colui che preferisce avere mille stelle sopra la testa invece di averne solo *******. (Ducati Monster)

immaginazione_04Un viaggio su due ruote a ripercorrere le strade di Napoleone, le curve dei passi più temuti dai corridori del Tour de France, la via del formaggio (Route du fromage), per ricercare la miglior baguette di Francia, per incontrare persone che aprono il ristorante alle 7.02pm (precise), per prendere tanta tanta acqua, per sentire l’adrenalina salire quando il ginocchio accarezza l’asfalto, per rimanere senza benzina in autostrada, per imparare che le macchine mettono le ruote sull’erba pur di darti la precedenza, per ringraziare chi guida col piede destro, per ritrovare casualmente chi mi aveva portato a Grosseto con Blabla car (i miei più sentiti auguri per il loro matrimonio), per vedere un ritrovo di motociclisti dove tutti condividevano una passione (Wheels and Waves – Biarritz), per capire che i motociclisti in Francia sono rispettati, per mangiare le ostriche, per vedere il sole tramontare dietro l’orizzonte… per poter dire di aver vissuto per l’ennesima volta.

immaginazione_03La route: Isolabona. D6007. E74. E80. A8. D35. D6185. D6085. D21. D71. D957. D952. D96. D9. D568. A55. D5. D9e. D49. D5. N568. N545. N544. D268. D35. D35b. Traghetto. D36d. D36. D37. D570. D38c. D58. D62. D62e2. D185. D612. D11. D5. D11. D610. D6113. D119. D12. E9. D117. D817. D929. D929a. D918. D921. D918. D934. D920. D918. D933. N135. N138. D58. D948. D918. D810. Biarritz.

immaginazione_05L’immaginazione potrebbe essere considerata un potere speciale alla pari dei super poteri dei personaggi della Marvel. Questo super potere è unico, ognuno di noi lo possiede in maniera diversa, basta conoscerlo e saperlo usare.

Oggi, ci sono molti nemici che cercano di toglierci questa qualità e ce ne vogliono privare. Hanno paura di noi che possiamo immaginare. Ci vogliono rendere spogli di sensazioni emozioni creatività.

“Alcuni uomini vedono le cose per come sono e chiedono: “Perché?”

Io oso sognare cose che non sono mai state e dico: “Perché no?”.”

– George Bernard Shaw

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Where are you from? http://www.360giornaleluiss.it/where-are-you-from/ Tue, 09 Jun 2015 19:00:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3883 Quante volte, in giro per il mondo, non vi siete sentiti chiedere nel seguente ordine queste quattro semplici parole: Where + Are + You + From. Ovviamente, è una domanda semplice e conviviale. Nasce spontanea nel momento in cui conosci nuove persone che parlano una lingua diversa dalla tua. Però non è così banale come

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Quante volte, in giro per il mondo, non vi siete sentiti chiedere nel seguente ordine queste quattro semplici parole: Where + Are + You + From.

Ovviamente, è una domanda semplice e conviviale. Nasce spontanea nel momento in cui conosci nuove persone che parlano una lingua diversa dalla tua. Però non è così banale come potrebbe sembrare.

Avete mai fatto caso che quando si è in viaggio una delle prime tre domande che qualcuno ci pone o che noi stessi poniamo a qualcun altro è proprio questa, Da dove vieni?

Where are you from

Ottimo quesito per rompere il ghiaccio e per sapere la provenienza della persona con la quale per le prossime ore ti troverai a condividere esperienze ed aneddoti passati.

Dietro questa domanda però si cela un concetto più complesso, ovvero quello di Patria.

Gustave Flaubert criticava tale nozione e la definiva così: “Non sono più moderno che antico, più Francese che Cinese, e l’idea della patria, cioè l’obbligo in cui si è di vivere su un angolo di terra segnato in rosso o in blu sulla carta e di detestare tutti gli altri angli in verde o in nero, mi è sempre parsa troppo stretta, limitata e di una feroce stupidità. Sono fratello in Dio di tutto ciò che vive, della giraffa e del coccodrillo come dell’uomo…”

Effettivamente la nazione non è che una linea colorata adiacente alle altre linee che delimitano quelal zona di terra. Ma oggi dove viaggiare e spostarsi è alla portata di tutti, viene a mancare il concetto di nazionalità. La globalizzazione sta abbattendo i confini geografici concedendo al viaggiatore di conoscere le altre culture e di essere il cosiddetto “cittadino del mondo”.

Where are you from

Ma per quale motivo noi viaggiamo?

Io penso che ognuno di noi nel momento in cui inizia un viaggio è alla ricerca di qualcosa che all’interno dei suoi confini non ha avuto modo di trovare. Durante l’avventura cerchiamo di colmare questa mancanza conoscendo quello che è etichettabile come novità. Ciò ci riempie di adrenalina e di curiosità, facendo crescere la voglia di conoscere sempre più quel luogo in cui ci troviamo. Questo continuo conoscere ci soddisfa rendendoci felici. Ad esempio a Flaubert piaceva l’Egitto e le palme sullo sfondo azzurro del cielo, aspetti che portò con sé fino alla fine.

La patria quindi non è più una linea colorata che delimita una parte di terra, ma quel luogo dove noi stiamo bene e siamo felici.

“Quando gli chiesero da dove venisse, Socrate non rispose da Atene, ma dal mondo.”

Viviamo per conoscere. Dunque viaggiamo.

Where are you from

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La preparazione di un Viaggio 3.0 – #attrezzatura http://www.360giornaleluiss.it/la-preparazione-di-un-viaggio-3-0-attrezzatura/ Tue, 26 May 2015 19:00:50 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3864 68 Giorni. 2 Ore. 55 Minuti. L’orologio continua in modo perpetuo il suo ticchettio scandendo i secondi mancanti alla partenza. E la checklist dell’attrezzatura sembra un campo minato, le “V” spuntano in modo esponenziale marcando  da vicino le attrezzature. 1 – Backpack. Lo zaino non a caso è il numero uno della lista. Definisce lo

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68 Giorni. 2 Ore. 55 Minuti.

L’orologio continua in modo perpetuo il suo ticchettio scandendo i secondi mancanti alla partenza.

E la checklist dell’attrezzatura sembra un campo minato, le “V” spuntano in modo esponenziale marcando  da vicino le attrezzature.

1 – Backpack.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Lo zaino non a caso è il numero uno della lista. Definisce lo spazio, volume che puoi riempire. Significa il materiale che puoi portare con te e potrai contare solo su quello per l’intero trekking.

Bisogna fare delle scelte mirate su quello che vuoi portare via e quello che sai di lasciarti indietro.

2 – Sacco a Pelo.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Un po’ come la copertina di Linus, dopo le fatiche della camminata potrò trovare riposo e conforto all’interno del sacco a pelo. Ci saranno dalle 6 alle 8 ore di buio e la temperatura minima media vi avvicinerà 6°. Ma sono sicuro che all’interno dell’Islanda potrà scendere, avvicinandosi allo 0°. In ogni caso un po di neve non ha mai fatto male a nessuno. La massima invece sarà tra i 13° e i 15°, che è adatta per camminare.

3 – Scarponi.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Parliamo proprio di camminare, fare tanti chilometri a piedi richiede l’uso di un ottimo scarpone, confortevole – suola Vibram@, Gore-tex@ e che avvolga bene il piede. Bisogna mettere in prevenivo che qualche problema tecnico-tattico come la formazione di vescicole potrà sempre capitare. Il terreno varierà durante il tragitto dal deserto lavico e roccioso ai verdeggianti canyon, e dai bluastri ghiacciai ai rinfrescanti corsi d’acqua. Dunque lo scarpone vedrà diverse realtà e dovrà essere pronto a camminare su tutte le superfici. Ovviamente per camminare in ghiacciaio servono assolutamente i ramponi; io porterò con me dei ramponi sottoscarpa per poter metterli nel momento in cui affronterò le lingue di ghiaccio.

4 – Tenda.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

La mia dimora per 30 giorni, sole, pioggia, vento, tempesta, neve dovrà resistere e superare le avversità meteorologiche. Allo stesso tempo deve essere leggera, in modo da non influire molto nel peso complessivo. La scelta più corretta: posto singolo e doppio telo. Il clima sarà condizionato dalla famosa “Depressione d’Islanda”. Determina l’estrema variabilità della forza dei venti, della loro direzione e dell’umidità delle masse d’aria. Ciò comporta un rapido e repentino cambiamento, dalla pioggia si passa al bel tempo e dal sole si passa al maltempo.

Queste sono le regole del gioco.

5 – Cibo Liofilizzato.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Un pasto al giorno. Fondamentale é recuperare le energie consumate durante la giornata.

Ogni giorno, una volta che mi sarò fermato e avrò piantato la tenda, mi preparerò il mio colazione-pranzo-cena. Non sarà la rinomata cucina molecolare, ma sicuramente mi riempirà lo stomaco per essere pronto ad affrontare il giorno successivo. Porterò anche delle speck e formaggio per uno snack.

6 – Exploring Gear.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Ho messo insieme diversi oggetti essenziali sotto il tag “exploring gear”. Lo scegliere il materiale da portare via è fondamentale: 100g in più possono fare la differenza.

Il telefono satellitare mi permetterà di condividere la posizione con tutti voi per rendervi partecipi dell’avventura e avervi con me. #BePartOfTheProject. Ogni buon esploratore ha un cortellino multiuso, pronto per essere usato in ogni evenienza. Il pacchetto di fiammiferi può essere vitale, e poi per accendere il fornello per bollire l’acqua.

7 – Carretto.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Come se fosse il buon vecchio mulo che porta il carico, il carretto sarà il porta borse. Lo dovrò comunque tirare, ma le spalle saranno meno sollecitate.

8 – Mappe e Bussola.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Nel caso mi dovessi perdere nella vastità islandese potrò ritrovare la via di casa con le diciotto cartine e la mitica bussola.
Azimut. Rispettivo. Distanza planimetrica. Distanza reale. Curve di livello. Dislivello. Angoli. Tutte informazioni da sapere per decidere da che parte andare.

9 – Pannello Solare.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

Le foglie sono state le muse per lo sviluppo del solare. Chi meglio di loro non raccoglie e assorbe i raggi solari?. Il pannello solare sarà la fonte di energia rinnovabile per ricaricare quella poca tecnologia che porterò con me come il telefono satellitare, la macchina fotografica e l’action cam.

10 – Macchina Fotografica e Action Cam.

La preparazione di un viaggio 3.0 - #attrezzatura

I colori, le sfumature, i contrasti e i suoni dei paesaggi lunari dell’Islanda saranno congelati con la Nikon D800 e la SJCam SJ4000. Quest’ultima è la cugina della prestigiosa GoPro, recensita dal magazine Wired.

Ricapitolando:

Zaino sul carretto, cartina alla mano, sguardo all’orizzonte.

Fatto il primo passo.

Adesso altri 799.999 passi.

Buon viaggio!

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Mathare Valley – Futuro tra fogli e matite http://www.360giornaleluiss.it/mathare-valley-futuro-tra-fogli-e-matite/ Fri, 08 May 2015 18:23:45 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3675 Africa. Kenya. Scuola nella valle di Mathare. La macchina avanzava in modo silenzioso, come se non volesse farsi notare. Due muscolosi edifici facevano da guardia all’unica strada, perlopiù l’unica che si avvicinava ad esserlo. Una sola via per entrare ed una sola per uscire. Stavo entrando in una delle slum più pericolose del Kenya, seconda

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Africa. Kenya. Scuola nella valle di Mathare.

La macchina avanzava in modo silenzioso, come se non volesse farsi notare.

Due muscolosi edifici facevano da guardia all’unica strada, perlopiù l’unica che si avvicinava ad esserlo. Una sola via per entrare ed una sola per uscire. Stavo entrando in una delle slum più pericolose del Kenya, seconda solo a Kibera, sto parlando di Mathare. 600.000 persone che vi abitano.

Il finestrino oscurato era quel sottile confine che divideva me dal mondo esterno. Dove le regole non scritte prevalevano su quelle scritte. Io vedevo loro. Loro non vedevano me. Ma potevi leggere nei loro sguardi che sapevano chi fosse seduto nel sedile posteriore. Ti sentivi come un canarino dentro la gabbia di Faraday. La macchina proseguiva in marcia.

mathare_002Il nostro autista prese la terza, o la quarta a sinistra; non mi ricordo con esattezza. Stavamo scendendo verso il centro di Mathera Valley dove avevamo un appuntamento con una persona del posto. Ciò che ci circondava era un insieme di lamiere incastrate, imbullonate, legate in qualche modo architettonicamente corretto. Questi agglomerati di metallo arrugginito erano le loro abitazioni. Dall’alto si vedeva un letto grigio-marrone di tetti. L’uno attaccato al vicino. In alcuni punti la discesa si faceva ripida e disconnessa. Girato a destra l’autista si fermò su uno spiazzo e la polvere che ci seguiva si mangiò la carcassa del veicolo parcheggiato.

Io, Andrea (compagno di viaggio in Africa insieme a Giovanni) e il driver scendemmo.

Un uomo di cui solo lui sa l’età indossando un cappellino rosso in abbinata con la maglietta ci venne incontro col braccio proteso in avanti. “Dominik, Nice to meet you”. Ci diede il benvenuto e ci stringemmo le mani.

mathare_001Dalla macchina ci incamminammo verso la scuola Whynot Academy dove Dominik era uno dei responsabili e fu il nostro “Cicerone” per l’intera giornata. Ci raccontò subito che la scuola aveva portato diversi benefici sin dalla sua realizzazione, la quale era stata pensata e progettata da un ONG (Organizzazione non governativa).

Dopo aver girato a destra e poi a sinistra, si aprì davanti a noi un ampio cortile e vedemmo i bambini, alcuni con la divisa blu e a altri verde correre e giocare durante l’intervallo. Fu nostra fortuna poter vivere e toccare con mano questa realtà: entrammo in due classi ed assistemmo attivamente ad una lezione. Chiedemmo a Dominik quali materie insegnavano ai ragazzi; lui ci portò a vedere l’orto. Questo è quello che gli insegnamo: ad essere indipendenti, bisogna dargli le competenze e le qualità per sopravvivere la fuori.

Mathare ValleyQuella era una piccola realtà di Mathare che coltivava i propri semi per raccoglierne i frutti al momento giusto. Da lì iniziò il giro per Mathare Valley, la vera Mathare, quella delle regole non scritte. Ma questa è un’altra storia.

Basta un foglio e una matita per imparare, il ragazzo osserva in silenzio e prende nota.

“Non ho mai insegnato ai miei allievi. Ho solo cercato di fornire loro le condizioni in cui possono imparare” – Albert Einstein

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Esplorando New York – 10 Must http://www.360giornaleluiss.it/esplorando-new-york-10-must/ Tue, 28 Apr 2015 19:26:36 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3458 Recentemente ho condiviso con voi Esplorando a passo lento dove evidenzio il mio modo di vivere il luogo. Ovvero quello di immergersi in maniera diretta nei modi di fare delle persone del posto. Essere local. Oggi ho il piacere di raccontarvi la mia New York in dieci punti. Non è stato facile sceglierli. Esplorata in lungo

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Recentemente ho condiviso con voi Esplorando a passo lento dove evidenzio il mio modo di vivere il luogo. Ovvero quello di immergersi in maniera diretta nei modi di fare delle persone del posto. Essere local.
Oggi ho il piacere di raccontarvi la mia New York in dieci punti. Non è stato facile sceglierli.
Esplorata in lungo ed in largo, in basso ed in alto. Passo dopo passo, distretto dopo distretto.

1 – Central Park.

Esplorando New York - 10 Must
Può sembrare banale. Quasi contraddittorio. Apri qualsiasi guida sulla New York City ed è presente, con e in tutte le stagioni: bianca neve, colorati fiori, prati verdeggianti, foglie giallo-arancio-marroni. Central Park è un Must.
Il giorno migliore per vivere la vera atmosfera del parco è la domenica quando gli americani la invadono per correre, per giocare o semplicemente per passeggiare.
Perdersi nel suo interno ti permette di evadere dai ritmi frenetici della metropoli e quasi quasi non sapere più che si è a New York, se non per il fatto che si è a Central Park. Un vero paradiso lowcost per rigenerarsi.

2 – Cranberry’s.

Esplorando New York - 10 Must
Il caffè è una routine dei newyorkesi. Cassieri. Commercianti. Operai. Studenti. Chiunque alla mattina ha un caffè in mano per iniziare la giornata. Ma solo uno ha una storia ed un gusto unico. Provo ad essere breve e conciso. James, per gli amici Jim, è il proprietario di un locale nella zona di Brooklyn Heights. Anzi due locali. Una pasticceria e un bar. Ma lo scoprii solo dopo. Ero seduto a quest’ultimo con un amico quando iniziammo a parlare con Jim e andammo avanti tutta sera. Lui ci raccontò la sua storia e il cambiamento, che lui stesso ha vissuto in prima persona, della Grande Mela. Una chiacchierata come tante altre. Con grande onore e sorpresa ci invitò a vedere le centinaia di foto che invadevano le mura di casa sua. Incorniciate da un frame in pino chiaro 10×5 cm. Appese al muro. Incastrate come se fossero dei mattoncini di Tetris. Lì c’era della storia, la potevi toccare. Proseguimmo verso il rooftop dove la vista mozzafiato su Downtown prevaleva su tutto il resto. Il sole era ormai sceso dietro lo skyline di Downtown. Era tempo di andare. Un’ultima sorpresa: un chilo di caffè macinato e sei paste.
Cranberry’s. La miglior pasticceria di New York City.

3 – Jimmy Buffett Tailgate Party.

Esplorando New York - 10 Must
Lo si inizia ad organizzare mesi prima, sale il  fervore e la voglia di far festa.
Atterrai a JFK e la seconda cosa che mi disse il mio amico, la prima era “Hey Buddy, Welcome to New York“, fu “21st of August Jimmy Buffett Tailgate Party”. Il Tailgate Party per eccellenza.
Cos’è un Tailgate Party? Niente di così complicato da spiegare. Gli ingredienti sono: una macchina un barbecue (BBQ) un parcheggio uno stereo tante birre tanti amici.
In poche parole, parcheggi la macchina in un parcheggio grande come tre campi da calcio, tiri fuori il BBQ, bevi una birra, metti la carne a cucinare, bevi un’altra birra, fai quattro chiacchiere, bevi un’altra birra ancora, passeggi nel parcheggio a vedere quanto “pazzi” sono gli americani, mangi l’hamburger, ne mangi un altro, ascolti il concerto. Questa è il Tailgate Party.

4 – Village Vanguard.

Esplorando New York - 10 Must
72 anni. 123 posti. 1 palco.
Da quando ha aperto non ha mai cambiato sede, a differenza delle più note Blu Note e Birdland.
Suona da dio il Village. Ti siedi, ordini un Whisky d’annata, chiudi gli occhi e ti lasci avvolgere dal  migliore Jazz. A fine serata ti ritrovi in camerino-cucina coi The Heat Brothers ed il proprietario a fare quattro chiacchiere. Se vi piace la sana e vera musica questo è il posto dove andare. Village Vanguard.

5 – Bryant Park.

Esplorando New York - 10 Must
Tra la quarantaduesima e la sesta. Circondato dai grattacieli della Midtown, trova spazio Bryant Park. ogni Lunedì sera, nei mesi estivi di Luglio e Agosto, viene popolato in ogni sui centimetro da gruppi di persone. Plaid che coprono il manto erboso. Contenitori di plastica dal contenuto succulento che appaio insieme alle più svariate bevande.

Sono le 8pm. Il buoi ha ormai preso il sopravvento e le voci che fino a quel momento invadevano il prato si affievoliscono. Il maxi schermo prende vita e gli occhi non si staccheranno più finche non comparirà la scritta “The End”.
Semplicemente i Lunedì sera a Bryant Park.

6 – Bagel.

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Colazione. Brunch. Pranzo. Snack. Cena. After.
E’ un piatto povero, un semplice anello di pane, ma dal ricco contenuto.

7 – Clovis Point.

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Fuori dalla griglia di Avenues e Streets. Dentro i colori ed i profumi della natura nella North Fork, Long Island. La casa vinicola Clovis Point dista qualche ora dalla City, ma ne vale la pena di guidare qualche centinaio di chilometri per assaggiare queste uve americane.
Tra un assaggio ed un altro potete intrattenere un’interessante chiacchierata col proprietario.

8 – Ship Cemetery.

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Uno spettacolo di ruggine nella costa del New Jersey. Un cimitero di navi insabbiate, incagliate, parcheggiate, senza più un capitano. New York non è solo novità all’ultimo grido, se scavi in fondo puoi, sorprendentemente, trovare dei luoghi affascinatamente abbandonati, come la stazione abbandonata al capolinea downtown della linea 6.

9 – David Letterman Show.

Esplorando New York - 10 Must
Gli americani sono i migliori a fare spettacolo. Quindi chi meglio di David Letterman sa fare del comedy show un business. Non è semplice prendere parte ad una sua registrazione, ci vollero due giorni per sedersi sulle vecchie poltrone rosse in feltro. Ma se riuscite ad entrare, dovete superare sia la Lottery List e la Stand-by List, la risata è assicurata.
Consiglio personale, andate li presto in mattinata ad iscrivervi alla Lottery, quando aprono c’è già coda.

10 – The Halal Guy.

Esplorando New York - 10 Must
Persone. Tante persone. Ordinate in fila indiana. Una dietro l’altra. Formano una coda. Curioso. Mi avvicino. In punta di piedi. Muovo la testa a destra e a sinistra. Cerco di capire per quale strano motivo queste persone sono ferme in coda. The Halal Guy. Tra la cinquantatreesima e la sesta.

Mi metti in coda. Guardo l’orologio per vedere che ore sono, 30 minuti se va tutto bene. Conosco le code. O almeno credevo. 5 minuti e mi ritrovo davanti ad un tizio col cappellino giallo e con un mazzo di dollari in mano. Ad indovinare, direi 500 dollari come minimo. Hai 10 secondi per ordinare. Pago. Mi dice dove trovare le salse.  Yogurt e Piccante. Mi siedo. Inizio a mangiare.
The Halal Guy. Il miglior street food di new york.

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Tutti vorremo correre dietro ad un pallone. http://www.360giornaleluiss.it/tutti-vorremo-correre-dietro-ad-un-pallone/ Tue, 21 Apr 2015 19:12:09 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3321 Indonesia. Wonosobo. Stagione dei monsoni. Umido. Pioggia. Tempeste. Umido. Pioggia. Tempeste. Pioggia. Umido. Sole. La sveglia suonò alle 3.00am, la melodia avvolse la stanza energizzando e riscaldando l’ambiente. Mentre fuori era buoi e pioveva a dirotto. Quel giorno di gennaio io ed il mio partner in crime Gavin siamo saliti sul più attivo dei vulcani

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Indonesia. Wonosobo. Stagione dei monsoni.

Umido. Pioggia. Tempeste. Umido. Pioggia. Tempeste. Pioggia. Umido. Sole.

La sveglia suonò alle 3.00am, la melodia avvolse la stanza energizzando e riscaldando l’ambiente. Mentre fuori era buoi e pioveva a dirotto. Quel giorno di gennaio io ed il mio partner in crime Gavin siamo saliti sul più attivo dei vulcani che abitano il suolo indonesiano – Merapi.

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Abbiamo preso pioggia, freddo, acqua, aria per vedere niente di che, ma un timido sole sorgere ed illuminare la faccia del vulcano. Insoddisfatti. Molto insoddisfatti. Meglio la scarpinata sul Krakatoa, vulcano che nel 1883 eruttò drammaticamente entrando nella storia delle esplosioni più violente. Lì le scarpe si immergevano in una sabbia color nero cenere e ad ogni passo il terreno scricchiolava sotto i piedi, nel frattempo lo zolfo ti prendeva la testa procurandoti un piccola emicrania.

Insoddisfatti dunque siamo andati in città a Wonosobo, 810,000 abitanti, la quale si presenta confortevole e pulita alla vista e con un’imponente rotonda a forma quadrata che funge da piazza e da campo di allenamento per una squadra di calcio. All’inizio non sapevamo che i ragazzi che si stavano allenando facevano parte della famosa Ssb Bina Putra Wonosobo. Due campi, quattro porte, quarantaquattro tredicenni, due palloni, una casacca rossa.

Io e Gavin ci avviammo per una camminata di perlustrazione tra le viuzze della città. Chi andava in quattro in motorino, in ordine di posto – Bambina, Papà, Bambina, Mamma. Ovviamente senza casco. Chi possedeva un coloratissimo carretto di frutta fresca. Chi alzava la mano e la muoveva da destra a sinistra mimando un saluto. Chi correva e giocava dietro le ringhiere del parco della scuola concedendoci un sorriso. Chi sorrideva.

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Nella piazza l’allenamento proseguiva e l’umidità si faceva sempre più appiccicosa. I due campi che guardavano a nord erano divisi da una lingua di piastrelle e nel mezzo c’era un maestoso verdeggiante albero che concedeva la sua ombra ai ragazzi e alle mamme per rifocillarsi e riprendersi dalle fatiche. Noi non potevamo non andare li, a riposarci come fanno le persone del luogo.
La casacca rossa. Abbandonata nel prato, stava sicuramente aspettando di essere indossata. Io e Gavin ci guardammo. “Let’s do it”. Fu la sua risposta. Sapeva già quello che passava per la mia testa. Presi la casacca, la indossai e mi misi a sedere vicino le promesse del calcio indonesiano.

I ragazzi non parlavano benissimo inglese e la timidezza prevalse, ma da buon italiano iniziai a parlare a gesti. Siamo o no conosciuti nel mondo per questo nostro indiscusso talento?

Un nano millesimo di secondo ci volle per svoltare questa giornata monsonica.

Si avvicinò una mamma che si improvvisò intermediario, con ottimo successo, tra me i ragazzi ed il coach. Dopo qualche domanda, ci trovammo di sorpresa divisi in due squadre, la palla a centro campo e i passanti fermi incuriositi a bordo campo. Il fischio del fischietto sancì il via alla partita.

Tiro, passaggio, passaggio, palla persa, corri, cross, umidità, corri, passaggio, fallo,  prendi fiato, punizione, tiro, rimessa dal fondo, colpo di testa, passaggio, assist, GOAL, 1-0, palla al centro, passaggio, passaggio, tiro, duplice fischio. Palla al centro, fischio, passaggio, fallo, colpo di testa, rimessa da lato, acqua, corri, passaggio, tiro, palla persa, corri, corri, cross, GOAL, 1-1, palla al centro, passaggio, tiro, triplice fischio finale.

Era un normale giorno nella città di Wonosobo, dove il team locale Ssb Bina Putra Wonosobo si stava allenando.

Una casacca rossa, ventidue sorrisi, un’unica squadra.

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Esplorando a passo lento http://www.360giornaleluiss.it/esplorando-a-passo-lento/ Tue, 14 Apr 2015 09:58:30 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3132 Perdersi. Questo e non altro desidero quando mi trovo in un luogo che non conosco. Perdermi tra le vie della città. Camminare ore ed ore, sotto il sole, sotto la pioggia, con un solo intento. Creare all’interno della mia testa la mappa della città. Collegare le vie, le persone che incontro, i posti d’interesse, che

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Perdersi. Questo e non altro desidero quando mi trovo in un luogo che non conosco. Perdermi tra le vie della città. Camminare ore ed ore, sotto il sole, sotto la pioggia, con un solo intento.

Creare all’interno della mia testa la mappa della città. Collegare le vie, le persone che incontro, i posti d’interesse, che sono i miei e non quelli che suggerisce una qualunque guida turistica. Nessuno mi corre dietro, mi prendo tutto il tempo che voglio per ricercare un ricordo, un’emozione, una storia da condividere e che porterò per sempre con me per riempire quello zaino che mi segue delicatamente appoggiato sulle spalle.

La città è formata da squarci che giocano a nascondino, vogliono essere trovati, ma prima li devi cercare; da locali che fanno della tradizione il loro punto di forza, di una semplicità salutare ed un po’ nostalgica; di persone che ogni giorno accendono l’anima propria della città, dove tu adesso ti trovi. Guardati intorno. Le persone parlano raccontandosi. Le persone si muovo seguendo il loro copione, come se fosse stato scritto da un regista. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Domani camminerai per le vie della città, osservando a destra e a sinistra, in alto ed in basso, mantenendo però sempre quel profilo di cittadino del mondo. In poche parole, ti mimetizzerai in mezzo a loro. Esplorando a passo lento.

Esplorare a passo lento

” Gli dev’essere scoppiata dentro, a quel mondo, come un urlo represso per migliaia di anni. Niente dev’esser sembrato uguale a prima quando arrivò la velocità. Tutte le emozioni ridotte a piccole macchine da ritarare. Chissà quanti aggettivi si rivelarono improvvisamente scaduti. Chissà quanti superlativi si sbriciolarono in un attimo, tutto d’un colpo tristemente ridicoli…”

Baricco descrive la velocità con parole impregnate di una particolare amarezza, che è conseguenza di quell’innovazione che assume sfumature negative. Per velocità, nel medesimo caso, non è da intendere quella, che con un esempio figurativo, è il correre spensierati nelle verdi e fiorite colline italiane. Ma è quella velocità che non ti permette di vivere mangiandoti dentro, e che diventa la tua schiavitù. Sei schiavo del tempo che scorre inesorabile.

Girato l’angolo inciamperai nel tuo imprevisto e lì, immediatamente, capirai che quella è la tua storia. Quella che nessuna guida turistica è a conoscenza e che nessuno ha scritto nel tuo copione. E’ solo in quel momento potrai dire di essere stato in quel determinato posto, città o campagna che sia, e di aver vissuto come chi abita quel luogo.

L’atto di esplorare ti concede la libertà di estraniarti dal tempo, riscoprendo te stesso camminare a passo lento.

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La nuova figura dell’esploratore: l’esploratore introspettivo http://www.360giornaleluiss.it/la-nova-figura-dellesporatore-lesploratore-introspettivo/ Thu, 02 Apr 2015 18:33:46 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3006 Etimologicamente “Esplorare” è l’atto di scoprire nuove aree, luoghi incontaminati e dove nessuno si è ancora addentrato. Oggi la prima domanda che ci si pone leggendo la definizione è se lì fuori ci siano ulteriori terre inesplorate. Un bambino nato nella generazione di Google risponderebbe immediatamente e anche con tono deciso, come se volesse imporsi

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Etimologicamente “Esplorare” è l’atto di scoprire nuove aree, luoghi incontaminati e dove nessuno si è ancora addentrato.

Oggi la prima domanda che ci si pone leggendo la definizione è se lì fuori ci siano ulteriori terre inesplorate. Un bambino nato nella generazione di Google risponderebbe immediatamente e anche con tono deciso, come se volesse imporsi dolcemente, no, non ci sono più terre nuove.

Google le ha mappate tutte. La domanda dunque smette d’esistere all’istante portando con se anche quelle aree remote che realmente non sono state calpestate dall’uomo, ma sicuramente mappate da telecamere.

Quindi la domanda corretta da porsi è: la figura dell’esploratore permane tutt’oggi?

Mi sembra difficile pensare che non ci sia più niente di nuovo. Indubbiamente il concetto di ignoto che ha affascinato e guidato i più grandi esploratori della storia come Amundsens, Bormans o Hawkings viene a mancare con l’evoluta tecnologia. Nei laboratori di scienza stanno lavorando duramente una nuova categoria di esploratori con lo scopo di arrivare a toccare i profondi abissi e l’infinito spazio. Solo a pochi però sarà concesso questo lusso di vivere nuovamente il grande ignoto; potendo vedere e raccontare quello che verrà registrato nei due estremi (l’abisso e lo spazio).

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Una nuova era dell’esploratore è già iniziata e dà forma alla nuova figura dell’esploratore.

L’esploratore introspettivo. Oggigiorno l’uomo vive in un mondo frenetico dove le cose devono essere fatte di corsa, dove il rapporto umano si riduce a un messaggio vocale su whatsapp, dove la tecnologia prevale su tutto impoverendo l’anima e distaccando l’essere dalla natura.

L’uomo non si rapporta più col mondo esterno e viene lasciato vuoto e solo nella vastità della società. Il nuovo esploratore è colui che cerca di esplorare se stesso rapportandosi con l’esterno ritrovando quell’innata relazione con la Natura diventando un esploratore introspettivo.

La voglia di scoprire, di mettersi in gioco e di confrontarsi non mancherà mai, sicuramente cambiano i mezzi e gli obiettivi da quando il mitico Bonatti esplorava l’ignoto, ma i principi rimangono gli stessi. Solo così facendo le terre già conosciute ritorneranno ad essere inesauribilmente inesplorate.

“Non è un evadere dalla realtà, ma è l’immergersi direttamente in essa.”

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La preparazione di un Viaggio 3.0 – #destinazione http://www.360giornaleluiss.it/la-preparazione-di-un-viaggio-3-0-destinazione/ Tue, 24 Mar 2015 19:18:48 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2872 n una realtà in cui basta un click per partire grazie ai diversi motori di ricerca che confrontano il miglior prezzo del volo, è opportuno fare una distinzione tra spostarsi e viaggiare. Chiamiamolo Viaggio 3.0 quel momento in cui si evade da questa frenetica società e ci si (ri)immerge tra i rilassanti colori della natura, e

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In una realtà in cui basta un click per partire grazie ai diversi motori di ricerca che confrontano il miglior prezzo del volo, è opportuno fare una distinzione tra spostarsi e viaggiare.

Chiamiamolo Viaggio 3.0 quel momento in cui si evade da questa frenetica società e ci si (ri)immerge tra i rilassanti colori della natura, e lidea omologata di viaggio pre-confezionato e rassicurante sparisce, lasciando spazio allignoto.

Salire su un aereo verso mete lontane non è certo condizione necessaria per dire di aver fatto un viaggio, anzi. Vi assicuro che è molto più soddisfacente prendere la macchina, guidare per diversi chilometri tra i singolari paesaggi della Bella Italia, fermarsi in mezzo alla natura, preparare le tende, accendere il fuoco e fare quattro chiacchiere con gli amici.

Il prossimo viaggio sarà nella terra del fuoco e del ghiaccio: lIslanda. Lì la natura ne fa da padrona e tu sei un piccolo punto di un quadro di Seurat.

Cartina e penna in mano ho iniziato a tracciare il percorso che nessuno prima ha mai completato nella sua interezza sul Parco Nazionale del Vatnajökull. Attraverso questo tragitto mi immergerò nella diversità paesaggistica islandese vulcani, ghiacciai, deserti di lava, laghi, cascate, crateri, canyon.11087096_815275645194057_1521598972_o

Completa e dettagliata devessere la preparazione per un lungo viaggio in solitaria ed in autosufficienza, dove non solo, per la maggior parte del tragitto, lunica persona che vedrai sarà te stesso riflesso nel vetrino della fotocamera, ma dovrai anche portarti dietro le provviste per lintero tragitto, per non parlare di tutto il resto.

Prepararsi per un trekking di 800km richiede unaccurata precisione e una discreta pazzia.

Il primo passo è lacquisto del biglietto aereo, così nel caso ti passasse per la testa la minima idea di cambiare destinazione causa difficoltà e pericoli, non potrai farlo. E di ostacoli e azzardi in Islanda ce ne sono parecchi. Proprio questi limiti hanno decretato la scelta di tale destinazione: andare oltre i limiti significa esplorare aspetti nuovi interiori ed esteriori e mantiene viva la curiosità di scoprire cosa c’è oltre un determinato punto.

Capacità di adattamento e di cambiare rotta sono fondamentali per un viaggio così. Fondamentale è il supporto che si può ottenere contattando persone del luogo, meglio se esperti del settore, che possano gentilmente condividere le loro esperienze e conoscenze per aiutarti ad organizzare la via da seguire. Chiedere non costa nulla, e soprattuto quando si viaggia in modo non convenzionale si incontrano sempre persone di grandi valori e principi disposte ad aiutarti, ma la cosa più toccante è quello che ti chiedono in cambio: un saluto, un sorriso, una cosa frivola ma piena di contenuto.

Il week-end appena passato ho contattato un esperto del luogo tramite Skype e le parole che si ripetono nella mia testa come una canzone in repeat sono: Il tempo nel centro dellIslanda cambia in continuo e il mese scorso il vento ha portato via la tenda a due hikers e fortunatamente sono stati ritrovati.

Forse sentire lopinione degli esperti è anche controproducente, però sapendo già che con la natura non si scherza e quello che serve è conoscerla e rispettarla, sentirsi dire tali parole fa solo aumentare ladrenalina e la voglia di scoprire queste terre.

Adesso non puoi più tornare indietro e da qui inizia il bello!

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