Culturama17 – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Sun, 18 Feb 2018 20:38:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Culturama17 – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Francesco Giorgino a “Culturama” su giornalismo e società http://www.360giornaleluiss.it/francesco-giorgino-culturama-su-giornalismo-e-societa/ Mon, 03 Apr 2017 07:35:02 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8424 Il professor Francesco Giorgino è stato il primo ospite di “Culturama”, il festival di giornalismo realizzato dagli studenti di “360° – Il giornale con l’Università intorno”. Lo scorso 23 marzo ho intervistato il professore di “Luiss” e “Sapienza”, nonché noto giornalista del Tg1, nel corso di una conferenza sul tema del newsmaking. Buongiorno professor Giorgino.

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Il professor Francesco Giorgino è stato il primo ospite di “Culturama”, il festival di giornalismo realizzato dagli studenti di “360° – Il giornale con l’Università intorno”. Lo scorso 23 marzo ho intervistato il professore di “Luiss” e “Sapienza”, nonché noto giornalista del Tg1, nel corso di una conferenza sul tema del newsmaking.

Buongiorno professor Giorgino. Vorrei rivolgerle alcune domande per “360° – Il giornale con l’Università intorno”.

  1. Innanzitutto, come distinguere una notizia da una non-notizia e cosa differenzia le notizie interessanti e quelle importanti?

Una notizia si differenzia da una non-notizia anzitutto se la prima è collocata o meno nei processi di produzione della “notiziabilità”, e cioè quei processi che sostanzialmente replicano al loro interno le dinamiche della selezione, della gerarchizzazione, del trattamento e della tematizzazione della notizia. Quindi il primo discrimine sta nel fatto che, nel caso in cui la notizia venga selezionata, gerarchizzata, trattata e tematizzata da un’organizzazione professionale e da un giornalista professionista, c’è automaticamente un conferimento di valore professionale alla scelta fatta dallo stesso professionista. Nel caso della non-notizia, si tratta di un prodotto che può anche assurgere al valore di informazione, ma non necessariamente questo si consegue attraverso l’assolvimento di una serie di procedure di tipo professionale. Quindi, nel caso della notizia, si tratta di un prodotto riconosciuto come tale sia dall’emittente che dal ricevente, un genere dal punto di vista della sociologia della comunicazione. Nel secondo caso (la non-notizia) si tratta di un’informazione che può essere anche utile per l’opinione pubblica, ma che non è prodotta da un’organizzazione professionale.

  1. Quanto è importante che un buon telegiornale abbia un bilanciamento tematico delle notizie?

Assolutamente importante, perché si tratta di un prodotto che deve interloquire con la totalità del pubblico. Quindi, tra i valori della notizia che contano di più vi è proprio quello del bilanciamento tematico che serve anche a riequilibrare il valore dell’interesse col valore dell’importanza, cioè si tratta sostanzialmente di mettere insieme ciò che registra un feedback chiaro da parte del pubblico in termini di interesse con ciò che, pur non interessando in modo diffuso il pubblico, merita di essere portato a conoscenza del pubblico stesso, perché oggettivamente importante. Il bilanciamento tematico risolve sostanzialmente anche questo tipo di problema.

  1. Quali sono le caratteristiche dell’informazione politica?

L’informazione politica ha come obiettivo principale quello di mettere in evidenza le dinamiche di esercizio del potere politico, dunque si muove in un’interlocuzione assolutamente chiara – per seguire la separazione dei poteri di Montesquieu – sia nei confronti del potere esecutivo che del potere legislativo. Quindi ha questa doppia funzione di vigilanza dell’esercizio dell’azione esecutiva, dell’amministrazione dello Stato e, al tempo stesso, non di condizionamento, ma di verifica delle modalità con le quali il processo di regolamentazione giuridica e il processo di normazione avvengono nel nostro Paese. Nel mio libro (“Giornalismi e società. Informazione politica, economia e cultura”, edito da Mondadori Università, ndr) ho più volte fatto riferimento, soprattutto in relazione a quest’aspetto, alla “teoria dell’agenda-setting”, che è una teoria che ci consente di spiegare il modo in cui le priorità dei media coincidono con le priorità della politica e quindi dell’opinione pubblica o, viceversa, che le priorità della politica vengano poi fatte proprie dai mezzi di comunicazione. L’informazione politica si muove lungo questo percorso di evidenziazione e di controllo di quelle che sono le dinamiche del potere, pur nella consapevolezza che il concetto stesso di potere è cambiato.

  1. Cosa ci può dire riguardo all’interazione media-economia?

Lì il tema è ancora più delicato, perché non c’è soltanto un’interazione tra newsmedia, quindi informazione, ed economia, ma c’è anche l’interazione tra informazione e finanza. Anzi, l’informazione può svolgere anche un ruolo di arbitro tra l’economia e la finanza, atteso che la finanza è sempre più aggressiva nei confronti dell’economia. Però, perché questo accada, c’è bisogno di rivedere quelli che sono i paradigmi con la quale la narrazione dei temi economici e finanziari avviene da parte dell’informazione mainstream perché, sostanzialmente, se noi reiteriamo l’idea che l’unico parametro di narrazione è quello del Prodotto Interno Lordo, quindi un parametro quantitativo, difficilmente riusciremo a mettere in linea le esigenze della rappresentazione della realtà con la complessità della realtà stessa. Complessità che è tanta, visto che si tratta di due settori che non sempre agiscono nella stessa direzione (economia e finanza). Quindi va risolto anche questo tema.

  1. Può parlarci della triangolazione “soggettività-oggettività-obiettività” del giornalismo?

Facciamo riferimento a Max Weber e alla distinzione tra obiettività orientata al valore e obiettività orientata allo scopo. L’obiettività orientata al valore significa assumere un principio che ha una sua spendibilità indipendentemente dalla possibilità che poi si traduca sotto il profilo operazionale. Invece, se consideriamo l’obiettività orientata allo scopo, consideriamo una serie di regole che sono finalizzate a diminuire l’assedio della soggettività che è presente in tutte le fasi della mediazione. È questa l’obiettività orientata allo scopo o quella che Gaye Tuchman chiama “obiettività come rituale strategico”, quindi separazione dei fatti dalle opinioni da un lato, indicazione delle prove a sostegno delle proprie tesi dall’altro, tracciabilità delle informazioni e quindi rapporto trasparente con le fonti dall’altro ancora. Basterebbe questo per rendere l’obiettività funzionale e quindi strategica. Altra cosa è l’oggettività, (che oggi appare impossibile) perché non c’è una conformità piena nella rappresentazione, tra la rappresentazione e l’oggetto rappresentato. Per cui si può ragionare in termini di obiettività orientata allo scopo e non in termini di oggettività.

Grazie professore.

 

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Fake news e post truth: quale futuro per il giornalismo? http://www.360giornaleluiss.it/fake-news-post-truth-quale-futuro-giornalismo/ Wed, 22 Mar 2017 08:47:13 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8355 Di fake news ormai si parla spesso. Persino il nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in una delle sue tante uscite poco diplomatiche ha pronunciato la frase: ‘even you are a fake news’, diretta propria verso un giornalista. Cosa vuol dire questo termine è abbastanza intuibile, ma quante notizie che ogni giorno leggiamo su

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Di fake news ormai si parla spesso. Persino il nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in una delle sue tante uscite poco diplomatiche ha pronunciato la frase: ‘even you are a fake news’, diretta propria verso un giornalista. Cosa vuol dire questo termine è abbastanza intuibile, ma quante notizie che ogni giorno leggiamo su internet sono realmente vere?

A quanto pare poche, e sono spesso gli webeti, neologismo creato da Mentana, ad abboccare facilmente. Un esempio fra tutti? La notizia che Umberto Eco avrebbe votato sì al Referendum costituzionale del 4 dicembre, se non fosse stato per il fatto che era morto mesi prima. Ma cosa importa, era comunque scandaloso! Gli è anche stata augurata la morte per questo, peccato che…

Non stupisce tra l’altro che la parola del 2016 secondo l’Oxford Dictionary sia proprio ‘Post-truth’, neologismo anche questo che indica una situazione in cui, in una discussione relativa a un fatto o a una notizia, la verità viene considerata di secondaria importanza. Sempre più diffuso in questi ultimi anni, l’avvento del ‘post-giornalismo’ merita una discussione approfondita. Non si tratta di un fenomeno di facile interpretazione, anche perché a volte risulta difficile scindere e capire quale sia un’informazione veritiera o una bufala come tante altre.

Per questo motivo, Culturama17 avrà come ospite Raffaele Lorusso, Segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa (FNSI). Dal 2000 rettore di Repubblica nella redazione di Bari, sua città natale, Lorusso è un giornalista professionista dal 1999. Ha ricoperto anche la carica di presidente dell’Associazione della Stampa della Puglia dal 2012 al 2016.

Illustre esperto del settore, Lorusso parlerà del giornalismo nell’epoca moderna, di come si evolve e modifica di giorno in giorno. Le fake news e la post-truth sono all’ordine del giorno, ma c’è un modo per combatterli? Come affrontarli in maniera intelligente senza dover compromettere l’integrità dell’informazione? Il futuro del giornalismo è compromesso?

Venitelo a scoprire il 24 marzo alle 10h nella sede di Viale Romania. Ci sarà di che parlare.

E no, questa non è una fake news.

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La vignetta satirica ieri e oggi http://www.360giornaleluiss.it/la-vignetta-satirica-ieri-oggi/ Tue, 21 Mar 2017 16:16:18 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8347 La vignetta umoristica o di satira politica ha ormai una storia ultra secolare. Alla ribalta dall’ottocento questa forma d’arte, che si serve della forza dell’immagine per veicolare contenuti satirici, non verrà più abbandonata. In Italia è a cavallo tra l’ottocento e il novecento che si assiste alla nascita dei famosi giornali satirici: “L’Asino”, “Il becco

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La vignetta umoristica o di satira politica ha ormai una storia ultra secolare. Alla ribalta dall’ottocento questa forma d’arte, che si serve della forza dell’immagine per veicolare contenuti satirici, non verrà più abbandonata. In Italia è a cavallo tra l’ottocento e il novecento che si assiste alla nascita dei famosi giornali satirici: “L’Asino”, “Il becco giallo”, “il Guerin meschino” sono solo alcuni dei tanti che vedono la luce in questo periodo.

Per buona parte del novecento le vignette, e i giornali che le ospitano, riescono ad avere un impatto spaventoso sulla vita politica e sull’opinione pubblica. Nel 1950 il settimanale umoristico “Candido” pubblicava una vignetta in cui l’allora Presidente della Repubblica Einaudi era ritratto mentre passava in rassegna una fila di bottiglie di vino invece che di Corazzieri, scoppia così il “caso Einaudi”. Nel mirino del giornale era finito il fatto che tali bottiglie circolassero con la dicitura “Poderi del Senatore Luigi Einaudi” sull’etichetta, e che quindi il Presidente sfruttasse la sua carica a fini commerciali. Il direttore responsabile del “Candido”, il celebre scrittore Giovannino Guareschi, fu condannato per vilipendio al Capo dello Stato insieme a Carletto Manzoni, autore della vignetta, a otto mesi con la condizionale. E oggi? Il mondo della satira è in crisi da molti anni e lo stesso di conseguenza si può dire della vignetta satirica. Tutti gli storici giornali satirici sono scomparsi progressivamente con il passare degli anni.

La vignetta sembra ormai relegata ad una funzione di sfondo, l’abitudine rassicurante sulla prima pagina del quotidiano che ti strappa un sorriso o una risatina amara ma il 7 gennaio 2015 torna prepotentemente protagonista. Due attentatori infatti entrano a Parigi nella sede del giornale satirico francese “Charlie Hebdo” e uccidono dodici persone tra le quali cinque vignettisti del periodico. I terroristi, collegati alla branca yemenita di Al-Qāʿida avevano deciso di colpire “Charlie Hebdo” proprio a causa di alcune vignette che come bersaglio avevano l’Islam. In seguito all’attentato si è aperto un nuovo dibattito sulla satira nei nostri giorni: da una parte i sostenitori della libertà di espressione sempre e comunque, dall’altra coloro che credono che nonostante tutto la satira debba porsi un problema morale.

Anche di questo dilemma parleremo il 23 Marzo a Culturama in una conferenza che ospiterà Sergio Staino “imprevisto direttore”, per sua stessa definizione, de “l’Unità” e “storico vignettista”, vincitore del Premio Satira Politica Forte dei Marmi nel 1984 e fondatore del settimanale satirico “Tango”, inserto de “l’Unità”. E proprio di dilemma si tratta perché se è vero che nei giorni successivi all’attentato nella redazione di “Charlie Hebdo” la grande maggioranza dell’ opinione pubblica occidentale, e quindi anche italiana, si schierava senza dubbio con i vignettisti e la loro libertà di espressione con lo slogan “Je suis Charlie”, è altrettanto vero che le reazioni sono state decisamente diverse in due occasioni recenti che hanno visto nuovamente protagonista il settimanale francese. La prima è la pubblicazione di una vignetta in seguito al terremoto nell’Italia centrale dell’ estate 2016. Nell’immagine, intitolata “Séisme à l’italienne” (Terremoto all’italiana) le vittime del terremoto vengono paragonate a tre piatti tipici della nostra cultura: “Penne all’arrabbiata”, illustrato con un uomo sporco di sangue; “Penne gratinate”, e “Lasagne”, strati di macerie alternati ai corpi rimasti sotto. La seconda riguarda un’altra tragedia italiana: la recente valanga che ha travolto l’hotel a Rigopiano, in questa vignetta  l’immagine della morte scende dalla montagna in mezzo ad una valanga. Le reazioni sdegnate, che in alcuni casi sono arrivate a invocare la censura, della maggioranza degli italiani, pur se possono essere comprensibili dal punto di vista emotivo, vanno quindi viste come un’incongruenza nei confronti della salvaguardia della libertà di espressione e della vocazione principale della satira, il cui scopo è far riflettere anche pungendo e facendo male, oppure c’è un limite alla satira?

 

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Data Journalism: istruzioni per l’uso http://www.360giornaleluiss.it/8327-2/ Tue, 21 Mar 2017 10:17:32 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8327 In questo particolare periodo storico in cui le popolazioni mondiali sono in balia di bufale online, fake news e strani blog in cerca d’autore, un faro si staglia tra le nebbie di questo oscuro presente: il Data Journalism. Ma, in parole povere, cosa intendiamo quando parliamo di questa specifica branca del giornalismo contemporaneo? Il Data

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In questo particolare periodo storico in cui le popolazioni mondiali sono in balia di bufale online, fake news e strani blog in cerca d’autore, un faro si staglia tra le nebbie di questo oscuro presente: il Data Journalism. Ma, in parole povere, cosa intendiamo quando parliamo di questa specifica branca del giornalismo contemporaneo?

Il Data Journalism è l’insieme dei lavori di approfondimento realizzati grazie agli strumenti della matematica, della statistica e delle scienze sociali e comportamentali applicate al giornalismo. È la classica commistione tra tradizione ed innovazione, tra ipotesi, ricerca, verifica e software avanzati, fogli di calcolo, internet e, ovviamente, sondaggi. Per la verità nel mondo anglosassone, dove il data journalism è nato ed ha iniziato a diffondersi, è molto utilizzata anche la definizione di precision journalism, tradotta letteralmente in italiano da alcuni studiosi ed utilizzata per la prima volta da uno dei pionieri del genere, ovvero Philip Meyer, che vinse anche il Premio Pulitzer nel 1967 grazie ad una grande inchiesta che partì proprio da un sondaggio in seguito ad alcuni moti di rivolta a Detroit.

Philip Meyer in un intervista per la TV Statunitense

Nel resto del mondo il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio, partendo proprio da Detroit e contagiando dapprima il vicino Sud America, per poi spostarsi a Regno Unito e resto d’Europa, Italia compresa. Nel 2010 per dare risalto a questo genere venne organizzato un panel al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia al quale partecipò lo stesso Meyer insieme ad altri precursori suoi colleghi provenienti da tutto il mondo. Il tema ebbe un tale successo che, a distanza di anni, con l’avvento di internet e dei social network e la sempre crescente quantità di dati a nostra disposizione, gli organizzatori del Festival hanno deciso di dedicare un’intera sezione della manifestazione al Data Journalism. Nel nostro Paese, però, l’anno di svolta è senza dubbio il 2012, anno in cui vengono pubblicate le due più grandi inchieste sull’analisi dei dati del Data Journalism come lo intendiamo oggi: la prima, pubblicata su il Fatto Quotidiano, era un’analisi dei decessi in carcere dal 2002 al 2012, mentre la seconda, pubblicata su Wired, raccoglieva i dati delle opere di messa in sicurezza delle scuole in funzione antisismica, tema d’attualità come non mai negli ultimi mesi.

Nella nostra Penisola la maggior parte dei lavori sull’analisi dei dati applicata all’informazione vengono affidate ad agenzie demoscopiche alle quali le grandi testate si affidano per lavori del genere. Due delle realtà più interessanti del panorama del Data Journalism in Italia sono, senza dubbio, YouTrend, web magazine incentrato su sondaggi e trend sociali, economici e politici, e il Centro Italiano Studi Elettorali (CISE), centro di ricerca interuniversitario che studia le elezioni e le istituzioni ad esso collegate, analizzando il fenomeno da punti di vista diversi. E proprio due esponenti di YouTrend e del CISE, rispettivamente Lorenzo Pregliasco e Roberto D’Alimonte, interverranno al nostro panel di Culturama17 sul Data Journalism, spiegando quanto siano diventati importanti i dati e l’analisi degli stessi nel mondo dell’informazione odierna, quanto sia imprescindibile questo studio per capire la realtà che ci circonda e per capire anche perché ed in che modo a volte i numeri si sbaglino, capovolgendo in parte la realtà che fino a quel momento i numeri stessi avevano rappresentato, perché purtroppo anche l’analisi dei dati non è infallibile. E i signori in basso ne sanno qualcosa…

 

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Il newsmaking secondo Francesco Giorgino http://www.360giornaleluiss.it/il-newsmaking-secondo-francesco-giorgino/ Mon, 20 Mar 2017 18:30:49 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8295 Il prossimo 23 marzo il professor Francesco Giorgino sarà ospite di “Culturama”, il festival di giornalismo realizzato dagli studenti di “360°- Il giornale con l’Università intorno”. Giorgino, giornalista professionista dal 1993 e conduttore dell’edizione delle 20 del Tg1, è anche professore universitario presso la Sapienza e la Luiss di Roma. È proprio presso la nostra

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Il prossimo 23 marzo il professor Francesco Giorgino sarà ospite di “Culturama”, il festival di giornalismo realizzato dagli studenti di “360°- Il giornale con l’Università intorno”. Giorgino, giornalista professionista dal 1993 e conduttore dell’edizione delle 20 del Tg1, è anche professore universitario presso la Sapienza e la Luiss di Roma. È proprio presso la nostra università che Giorgino tiene il corso interdipartimentale di “Newsmaking”, termine che identifica il processo che porta alla produzione di una notizia da parte degli attori dell’informazione, attraverso le fasi di selezione, gerarchizzazione, trattamento e tematizzazione. Come dire che non tutto ciò che accade è notizia, cioè non tutto viene portato all’attenzione del pubblico.

Il professor Giorgino è dunque una guida nell’apprendimento di questa materia non soltanto per i suoi studenti, ma anche per chiunque ne sia affascinato grazie al suo ultimo libro: “Giornalismi e società. Informazione, politica, economia e cultura”, edito da Mondadori Università. In questo volume, l’autore parte dall’analisi dei paradigmi del mondo dell’informazione (newsmaking, agenda setting, framing), soffermandosi ampiamente sui rapporti e le interconnessioni tra informazione da un lato e politica, economia e cultura dall’altro. Vengono svolte accurate analisi sul ruolo sociale che ricopre l’informazione: analisi quanto mai fondamentali in un periodo di crisi del giornalismo, soprattutto della carta stampata. Perciò le interconnessioni tra il mondo dell’informazione e gli ambiti sopra citati possono aiutare a ragionare sull’evoluzione della professione giornalistica e sulle soluzioni che si possono trovare ai numerosi problemi concernenti l’informazione. Criticità che riguardano anche la pervasività dei social network (Facebook e Twitter in primis) nel dare notizie talvolta prima delle agenzie di stampa oppure nel diffondere informazioni false (le cosiddette bufale). In questo contesto diventa ancora più centrale il ruolo di mediatore da parte del giornalista, che deve attenersi nel miglior modo possibile a quella che è la realtà dei fatti.

Giorgino insiste quindi sulla necessità e sull’esigenza di avere un giornalismo di qualità in un mondo sommerso da “overloading informativo” e che sappia combattere efficacemente la crisi di credibilità dell’informazione. Per spiegare meglio il suo ragionamento, l’autore si concentra anche sulla triangolazione soggettività-oggettività-obiettività del giornalismo. Sono quattro le tesi sostenute da Giorgino nel suo libro: la prima è che resta esclusiva la capacità dell’informazione e di chi fa informazione di ricercare, indicare e perseguire l’orizzonte di senso da garantire al pubblico; la seconda è che bisogna puntare sulla qualità dell’informazione, se si vuole aumentare il livello di democrazia di un Paese; la terza è che l’informazione deve ricoprire la funzione di arbitro tra politica ed economia, tenendo a freno la finanza, che tende a prevaricare il processo decisionale; la quarta è che l’acquisizione di conoscenze da parte del pubblico coincide in gran parte con la fruizione di contenuti mediali dilatando, il tal modo, la responsabilità dei mezzi d’informazione e il ruolo da mediatore del giornalista. In conclusione, nel Ventunesimo secolo, di fronte alla rappresentazione di alcune delle grandi questioni attuali della sfera pubblica, come la vittoria di Donald Trump nelle elezioni americane, la crisi economica mondiale, le dimissioni di Renzi in seguito al referendum costituzionale, il conflitto magistratura-politica (tutte questioni affrontate nel libro), c’è la necessità di comprendere come si forma la notizia e perché alcuni eventi vengono assurti al rango di notizia. Ad ogni modo, la questione cardine è: il giornalismo serve ancora?

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#Culturama17: il festival dell’informazione a 360° http://www.360giornaleluiss.it/culturama17-festival-informazione-360/ Mon, 20 Mar 2017 17:01:27 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8298 E-mail, telefonate, infiniti gruppi di WhatsApp. Descrivere il dietro le quinte di Culturama? Sarebbe come entrare in una stanza in disordine, ma capire subito la disposizione degli oggetti. Oggi di confusione ce n’è poca. La quarta edizione di Culturama è pronta a nascere. Le sensazioni però sono sempre le stesse: un progetto che prende forma

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E-mail, telefonate, infiniti gruppi di WhatsApp. Descrivere il dietro le quinte di Culturama? Sarebbe come entrare in una stanza in disordine, ma capire subito la disposizione degli oggetti. Oggi di confusione ce n’è poca. La quarta edizione di Culturama è pronta a nascere.

Le sensazioni però sono sempre le stesse: un progetto che prende forma nel corso del tempo. Si inizia il giovedì alle ore 10. E poi non ci fermiamo più fino al 24. Cercheremo di porre domande ed interrogativi ai tanti ospiti che si alterneranno nel corso delle conferenze. Cercheremo di trovare delle risposte. Anche se risposte semplici a quesiti difficili sarà difficile trovarle. Ma soprattutto daremo spazio a voi, che con le vostre domande soddisferete i dubbi di chi parteciperà. Si parlerà di fake news e post-verità. Si parlerà di vignette ed il ricordo andrà sicuramente alla redazione di Charlie Hebdo.

Ci sarà il tempo di ripensare a quello che è successo nell’ultimo anno. Analizzare gli eventi senza la frenesia del susseguirsi di notizie, insieme a chi le notizie le ha raccontate e studiate approfonditamente. Culturama è nato per essere un festival organizzato dagli studenti per gli studenti: sta a voi renderlo speciale.

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