Il criminologo lancia l’allarme: le mafie in guerra non si fermano ma incrementano i loro affari. In particolare occorre prestare attenzione verso i profughi.
Lasciare Kiev oggi costerebbe da dieci a venti mila euro a persona. Il flusso di profughi dall’Ucraina e simili guadagni alimentano senz’altro gli affari di organizzazioni mafiose autoctone, consentendo profitti non lontani da quelli del narcotraffico e del traffico di esseri e organi umani. Le mafie hanno senz’altro un ruolo chiave nella logistica delle partenze e degli arrivi. La fuga dei profughi si alimenta e alimenta le organizzazioni mafiose locali e le altre mafie europee (italiane, turche, albanesi, rumene).
I profughi sono generalmente soggetti di nazionalità ucraina che hanno contatti o familiari nei vari Paesi europei (molti residenti in Italia) con permesso di soggiorno e con forte caratterizzazione etnica. Alla luce di queste considerazioni, mi chiedo quale sia l’efficacia dell’azione di controllo e monitoraggio messa in campo dall’Agenzia europea per la gestione della Cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. Molti di questi profughi rischiano di finire nelle mani degli schiavisti e dei mercanti di morte. I viaggi costano più di quanto si creda. Non si hanno i soldi o non si paga, si diventa schiavi.
Molti profughi diventano, spesso inconsapevoli, “corrieri della droga” che nelle loro traversate trasportano la merce fino a destinazione. Ci sono poi tanti minori non accompagnati. Sono soli perché nessuno si occupa di loro. Chi dovrebbe occuparsene spesso lucra sulla loro vita. Le mafie fanno affari anche su di loro. L’impatto del conflitto ucraino sui bambini è devastante. Sono vulnerabili a gravi lesioni fisiche e mentali con particolare rischio di finire vittime di armi da fuoco. Save the Children ci conferma che nel 2020, c’erano 461.000 bambini bisognosi di protezione in Ucraina. Oggi questi bambini sono esposti a rischi quali bombardamenti, mine, residuati bellici esplosivi, forme di violenza (comprese quelle fisiche, emotive e sessuali), disagi psicologici e mancanza di istruzione.
I bambini sono particolarmente vulnerabili poiché il loro ambiente protettivo è indebolito dalla separazione familiare e dallo sfollamento. Le mafie puntano su minori che hanno deciso di proseguire il loro viaggio in cerca di amici o parenti già stabilitisi nei paesi del nord dell’Europa, oppure nelle regioni italiane. Il timore, tuttavia, è che dietro la sparizione di tanti ragazzi si possa nascondere la mano della criminalità organizzata, sempre pronta a reclutare e sfruttare nuove leve per incrementare i suoi guadagni. Occorre far tornare il tema delle mafie in primo piano e questo è lo scopo principale di queste mie riflessioni.
Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80. È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.