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Diciassette anni: l’età giusta per innamorarsi, per le sbronze in spiaggia e il saltar scuola con gli amici. Trecentosessantacinque giorni che separano due compleanni, durante i quali tutto è concesso e nulla è dovuto: sono grande ma non ho l’obbligo di essere maturo (quello viene con i diciotto).

Diciassette sono gli anni di Valentina quando la sua vita cambia, nel settembre 2011. Quanto c’è di più facile al mondo – RESPIRARE – diventa, per lei, quasi impossibile.

“Sono in vacanza con i miei in montagna, quando, tra una escursione e l’altra, mi accorgo che basta un nulla per farmi perdere tutte le forze”, racconta.

Una di quelle cose che, se ti capitano, pensi: ‘dovrei iscrivermi in palestra’ e ci fai una risata sopra. Il respiro di Valentina, però, pian piano si accorcia, diventa pesante- l’ossigeno non sembra essere mai abbastanza, nemmeno per finire una risata. Quella, la risata, si interrompe ogni volta, con la precisione di un orologio svizzero, al suo inizio – e poi si frantuma in qualche colpo di tosse.

Terminata la vacanza e tornata a casa, dopo una visita medica all’ospedale più vicino, la sconvolgente notizia: un polmone è collassato. Nella gabbia toracica di Valentina un polmone è fermo, inerte: si è arreso. I signori in camice bianco, assieme al progresso scientifico, impallidiscono quando due genitori col cuore in gola chiedono: ‘perché?’. Non c’è diagnosi, non c’è spiegazione.

“I primi dottori che mi hanno visitato, oltre a non aver capito cosa avessi, hanno detto a mia madre che avevo circa due settimane di vita”, sorride Valentina. Sorride perché sono passati due anni e mezzo da quel tragico giorno e l’ossigeno, ora, è abbastanza per ridere quanto le pare. [pullquote]Sono in vacanza con i miei in montagna, quando, tra una escursione e l’altra, mi accorgo che basta un nulla per farmi perdere tutte le forze[/pullquote]

Dopo quasi un anno in giro per tutti gli ospedali d’Italia, infatti, a Torino arriva finalmente la risposta: “Scopriamo che si tratta di una malattia rara: sono l’unico caso in Italia e il ventesimo in tutto il mondo”. Poi, un anno e mezzo in lista d’attesa per il trapianto di polmoni: il 26 agosto 2013 Valentina ha dei polmoni nuovi.

“È stato strano poter respirare di nuovo così, in modo naturale, come fanno tutti; non dover frenare nessuna risata; poter fare la doccia in piedi … e tutti i piccoli gesti della quotidianità che mi erano stati preclusi”. Poi spiega: “Prima di allora respiravo grazie a un macchinario, avevo bisogno di ossigeno 24h al giorno. Non è stato semplice, a volte sono caduta in depressione. Ovviamente ho lasciato la scuola, ero tutti i giorni a casa con mia madre, senza poter uscire”. Ma Valentina ce l’ha fatta, grazie soprattutto alla famiglia, alla fede e ad al gruppo trapiantati ‘SCALATORI alla conquista della vetta’ a cui si è unita su facebook : “Una seconda famiglia, sono stati la mia forza. Erano le uniche persone che mi capivano davvero, perché avevano vissuto sulla loro pelle quello che io stessa stavo vivendo”.

La domanda che più spesso Valentina si è posta, prima del trapianto, è stata “perché a me?”. Ma, oggi, Valentina si risponde da sola: “Le disgrazie capitano a chi poi avrà la forza di superarle. Mi ripeto: grazie al cielo a me e non a chi avrebbe potuto arrendersi”. C’è anche chi non ce l’ha fatta, certo:,come l’admin del gruppo trapiantati, Giovanna Corder. Si tratta dell’autrice di un libro pieno di speranza, ‘Respirerò ancora’ (in vendita online). Ma Valentina non si lascia scoraggiare e confessa cosa la rende così energica e piena di vita: “Tutti i trapiantati cercano di vivere per il proprio donatore. Io, questi polmoni qui, dovrò difenderli e proteggerli”. E lo deve fare per lei, il suo angelo custode, la sua donatrice: “Ho scoperto casualmente chi è, grazie a un articolo sul quotidiano del giorno prima che mi chiamassero. Un incidente, una ragazza che non ce la fa.. Le piaceva il volley, era carina. Aveva la mia età”.

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