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“Non cercare di capire. Sentilo”. Il fine ultimo di questo artificioso, ambiziosissimo film, si riassume tutto in questa frase. Non tutto può essere spiegato, non tutto può essere razionalizzato. Il cinema – in particolare quello di Nolan, regista e sceneggiatore – è strumento per raggiungere l’estasi sensoriale, oltre che per indagare la realtà nelle sue molteplici sfaccettature. È anche un’opera non priva di una elevata morale, quella che porta il protagonista (John David Washington) a fare sempre la scelta giusta, a lottare sempre, incessantemente, anche “solo” per una vita umana, che può sembrare poca cosa difronte ai pericoli che minacciano l’intera umanità. 

Dopo le prime inquadrature, ci ritroviamo già nel centro dell’azione. Una classica trama da spy story (in stile 007) diventa il preludio di un’esperienza visiva e mentale di alto livello, tanto da richiedere uno sforzo di concentrazione elevato, fino ad un finale spettacolare – capolavoro di effetti speciali, fotografia suggestiva – che si avvicina molto ad un cinema surrealista puro, d’antan. Qualche passaggio logico può risultare poco chiaro (almeno per chi non possiede una laurea in fisica), e quindi apparire forzato. Ma infine tutti i tasselli del mosaico sembrano ritrovare una propria, seppur complessa, collocazione. 

Il tempo viene relativizzato e piegato dal potere del cinema, come accaduto in “Interstellar”, “Inception”, “Memento”. Tenet è un palindromo, può essere letto da sinistra verso destra o viceversa, col medesimo risultato. Esattamente come lo scorrere del tempo nel film, che talvolta scorre in maniera lineare (verso il futuro), talaltra in senso opposto, verso il passato. Come un nastro che viene riavvolto. E lo spettatore viene visivamente sconvolto dalle pallottole che rientrano nelle pistole, dalle persone che camminano all’indietro (alla Michael Jackson), dalle macchina che sfrecciano in retromarcia. Viene sviluppato un nuovo tipo di guerra, quella temporale, nella quale si combatte nel proprio passato. Per salvaguardare il proprio futuro. 

“Viviamo in un mondo crepuscolare”, ripetono spesso i personaggi. Un mondo diverso, inesplorato, che sta andando allo sbaraglio, trascinato dal misantropo e megalomane villain di turno (Kenneth Branagh). Ma che il Protagonista senza nome (coadiuvato dal misterioso personaggio interpretato da Robert Pattinson) vuole salvare a tutti i costi, insieme ad alcuni valori morali – l’onestà, la parola data, il sacrificio, la fiducia – che sembrano quasi desueti. Nel quale, ancora una volta, Nolan elimina totalmente la componente erotico-sensuale (rinunciando quindi al pathos), lasciando irrisolto l’enigmatico rapporto fra il protagonista e la sua partner d’azione (Elizabeth Debicki). Un mondo certo cruento, ma nel quale la violenza non gode mai di se stessa, e il sangue resta giusto accennato, in maniera anti-tarantiniana. Un mondo nolaniano, in cui i razionalisti non hanno permesso di soggiorno, in cui è possibile suggestionarsi senza, talvolta, riuscire a comprenderne la causa. Altro? TENET…evi forte!

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Caporedattore Cult Web per l’A.A. 2017/18 Vicedirettore responsabile Web 2019/20 Direttore per l’A.A. 2020/21