#Spagna – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Thu, 22 Feb 2018 10:08:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png #Spagna – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Il sorprendente classico Erasmus a Madrid http://www.360giornaleluiss.it/il-sorprendente-classico-erasmus-a-madrid/ Thu, 24 Mar 2016 20:59:45 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=6203 Ormai è da tempo risaputo, la Spagna è la regina meta per gli studenti Erasmus, ed avendo trascorso il mio periodo di studi all’estero nella sua capitale, posso dire di avere svolto un programma di scambio piuttosto classico. Seppur non a Madrid, in passato ero stata diverse volte in Spagna e prima di partire avevo

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Ormai è da tempo risaputo, la Spagna è la regina meta per gli studenti Erasmus, ed avendo trascorso il mio periodo di studi all’estero nella sua capitale, posso dire di avere svolto un programma di scambio piuttosto classico.

Seppur non a Madrid, in passato ero stata diverse volte in Spagna e prima di partire avevo già una buona conoscenza della lingua spagnola, in poche parole, ero ben contenta di partire, ma non mi aspettavo grandi sorprese da questa nuova esperienza formativa.
Sono arrivata a Madrid il 25 agosto, dato che per il giorno successivo era programmata la giornata di orientamento in Università ed in modo da avere qualche giorno per cercare casa prima dell’inizio delle lezioni. Durante la prima settimana ho esplorato per bene la città, camminando molto a piedi nonostante il caldo sfidasse me e chiunque altro ad uscire all’aria aperta, specialmente tra l’una e le quattro del pomeriggio, quando la temperatura raggiungeva i livelli massimi e la maggioranza delle persone rimaneva a casa per la siesta. il mio primo impatto con Madrid è stato solo misuratamente positivo, forse dovuto all’aria vagamente spettrale della città semi vuota ad agosto. Iniziato settembre invece, la routine universitaria e ripopolatasi la città, ho iniziato ad amare questa magnifica capitale.
L’aspetto di grande capitale europea è infatti evidente: grandi piazze, ampie strade, maestosi ed eleganti palazzi, ma soprattutto magnifici spazi verdi, come il Parque del Oeste o il Parque del Buen Retiro.

La città ha tantissimo da offrire, image2oltre ad essere sede di importanti musei come il Prado, Reina Sofia o il Thyssen, svariate mostre ed eventi culturali sono sempre in programma.

Madrid, seppur prettamente spagnola, è una città estremamente accogliente e multietnica, che ospita parecchi sudamericani ed europei, tra cui un’immancabile grande comunità di italiani.
Ho avuto inoltre la fortuna di stare molto tempo a contatto con gente di nazionalità diverse come svedese, francese o giapponese e non mi aspettavo di potere imparare così tanto anche da semplici conversazioni e scambi di idee giornaliere con queste persone. Lo spirito dell’Erasums è infatti quello di immergersi in una realtà diversa da quella a cui si è abituati, essendo pronti ad imparare da questa e trarne spunti di riflessione.

Durante la mia permanenza ho inoltre avuto modo di sfatare il mito secondo cui nelle università spagnole si studierebbe meno che in quelle italiane. Non si studia meno, si studia solo in modo diverso. Lo studente è infatti più seguito durante il percorso formativo, vengono lasciati compiti e ci sono molte prove intermedie, con il risultato di trovarsi ad avere già studiato ed assimilato la maggior parte del programma poco tempo prima degli esami finali. Altra differenza con il sistema universitario italiano è il rapporto con i professori, questi in Spagna vengono chiamati per nome dagli alunni, e durante le lezioni vige un clima molto sereno che di certo è utile per l’apprendimento.

Il luogo comune degli spagnoli che pensano solo a fare festa potrebbe occupare la mente di chi di fatto in Spagna non ha mai trascorso lunghi periodi; ciò che ho particolarmente apprezzato dello stile di vita spagnolo è invece la capacità di creare un ottimo compromesso tra lavoro, o studio secondo i casi, e momenti di svago. Dopo una giornata trascorsa in ufficio saranno poche le persone che rinunceranno ad uscire con amici o colleghi anche solo per prendere una copa. Alcuni tra questi rimarranno fuori casa fino a tarda notte riuscendo comunque a svegliarsi la mattina seguente in tempo per iniziare un normale giorno di routine settimanale.

Madrid è una città estremamente viva, sia di giorno che di notte, rimarrete sorpresi nel trovarvi in metropolitana a mezzanotte ed essere attorniati da quasi lo stesso numero di gente che vi può essere alle quattro del pomeriggio. Proprio la metro di Madrid inoltre è il simbolo dell’efficienza organizzativa della città, che nonostante la crisi economica spagnola, riesce a fornire ottimi servizi pubblici ai suoi cittadini.

Il mio Erasmus a Madrid è stata un’esperienza assolutamente positiva, sia dal punto di vista formativo universitario che personale, non c’è infatti bisogno di andare molto lontano, si può apprendere tanto anche da popoli con una cultura molto vicina alla nostra.
Consiglio a tutti di vivere un’esperienza Erasmus, poco importa la meta, poiché il risultato che otterrete in termini di arricchimento personale sarà tanto maggiore quanto più sarete disposti ad apprendere incondizionatamente da una realtà diversa dalla vostra; se poi sceglierete la Spagna, gli spagnoli si dimostreranno ben felici di accogliere i loro cosiddetti “primos italianos” (cugini italiani).

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Sànchez pronto a governare con il patto PSOE-Ciudadanos http://www.360giornaleluiss.it/sanchez-pronto-a-governare-con-il-patto-psoe-ciudadanos/ Thu, 25 Feb 2016 10:17:45 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5822 Il futuro governo spagnolo ha forse emesso il suo primo vagito. A oltre due mesi dalle ultime elezioni, la Spagna si prepara a un inizio politico di marzo dove il leader del partito socialista Pedro Sànchez tenterà l’investitura a capo del governo grazie al sostegno di Ciudadanos e di tutti gli altri partiti di sinistra,

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Il futuro governo spagnolo ha forse emesso il suo primo vagito.

A oltre due mesi dalle ultime elezioni, la Spagna si prepara a un inizio politico di marzo dove il leader del partito socialista Pedro Sànchez tenterà l’investitura a capo del governo grazie al sostegno di Ciudadanos e di tutti gli altri partiti di sinistra, Podemos escluso perché Pablo Igleasias è intenzionato a perseguire una determinante astensione.

In queste ultime ore infatti Albert Rivera, leader di Ciudadanos, il partito emergente di centro-destra, ha stretto la mano di Sànchez e l’accordo con i socialisti, una mossa che può senza dubbio sbloccare lo stallo politico che si era creato nelle scorse settimane.

Ciudadanos aveva presentato cinque punti per un programma di governo che vedrà in primo piano la riforma del mercato del lavoro, del fisco, e che quindi aspettava solo di essere accolto dai socialisti.
“Un governo riformista e di progresso” lo hanno definito i due leader, certamente un esecutivo di rottura con il precedente del Partido Popular.

Per questo sabato è previsto l’incontro promosso dal leader di Izquierda Unida Alberto Garzòn che vedrà un confronto di idee tra il PSOE, Podemos e Compromis, oltre la già menzionata IU. Il tutto per definire un programma unanime per tutte le forze politiche che andrebbero a costituire il nuovo governo.

Entro la prossima settimana, la prima di marzo, ci saranno l’investitura, la consulta dei gruppi parlamentari e la votazione in parlamento. Sufficienti 175 voti, tra i quali sarà determinante anche l’astensione di Podemos.

Inutile ricordare il dissenso dei Populares, per i quali Mariano Rajoy minimizza l’accordo raggiunto. Il vice presidente per l’organizzazione PP, Fernando Martinez Maìllo, invece  ne contesta l’eccessiva considerazione.

Non è un atto di governo – ha affermato Maìllo in una conferenza stampa ad hoc – Anche noi abbiamo avanzato le nostre proposte in cinque punti, però Pedro Sànchez era troppo impegnato nel gioco del signor no. Ora che ha accettato la proposta di Rivera, sappia che ha ignorato la mano tesa del partito che ha vinto le elezioni, nel mancato rispetto dei 7 milioni di cittadini che hanno scelto il PP. Prima delle elezioni Rivera era propenso a sostenere l’investitura di Rajoy.
A questo punto, se il PP continua a dire di possedere un programma di governo migliore, procedendo nella direzione seguita dal Paese negli ultimi quattro anni, è certo che la nuova prospettiva dell’esecutivo sembra ora pendere a sinistra e troverebbe concordi tutte quelle parti che, pur con idee estremamente diverse, sono stanche di Rajoy e del suo partito travolto dagli scandali e dalla corruzione.

Per tutti i cittadini, favorevoli o meno, la “reforma laboral“, come la chiamano in Spagna, è appena cominciata, ma solo dalla prime votazioni parlamentari e dagli esiti del programma PSOE-Ciudadanos ci sarà modo di capire se la rivoluzione dei lavoratori riguarderà almeno quelli che potranno sedere per la prima volta sugli scranni del governo.          

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PSOE-Podemos. Poco tempo e nessun accordo http://www.360giornaleluiss.it/psoe-podemos-poco-tempo-e-nessun-accordo/ Tue, 16 Feb 2016 22:08:50 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5798 58 è il numero attuale dei giorni “decisivi” per formare un nuovo governo in Spagna. 14, quelli che avuto finora a disposizione il leader del partito socialista Pedro Sànchez, per volere del re Felipe VI, per essere il nuovo Primo Ministro. I negoziati vanno avanti ogni giorno, ma ogni notte le soluzioni per i problemi

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58 è il numero attuale dei giorni “decisivi” per formare un nuovo governo in Spagna. 14, quelli che avuto finora a disposizione il leader del partito socialista Pedro Sànchez, per volere del re Felipe VI, per essere il nuovo Primo Ministro. I negoziati vanno avanti ogni giorno, ma ogni notte le soluzioni per i problemi da risolvere sembrano sempre più lontane al tramonto di un’altra giornata vana.

L’esito delle ultime elezioni si sa, è stato diabolico sotto molti punti di vista, in primis numericamente per impedire l’agevole costituzione di una maggioranza solida in un momento delicato del Paese. In secundis, perché non appare ancora chiaro chi abbia vinto alle urne in uno Stato dominato storicamente da un estinto bipartitismo.

Mariano Rajoy ha rifiutato per ben due volte l’investitura del re e preferisce aspettare, a maggior ragione ora che il Partido Popular è investito da una nuova serie di scandali legati ai finanziamenti illeciti, soprattutto ora dove a Madrid le dimissioni di Esperanza Aguirre hanno portato all’elezione di Cristina Cifuentes.
La neo-eletta si è subito lanciata in una campagna di sensibilizzazione per tutelare l’immagine del partito, ma con il suo annuncio di primarie per la scelta di nuovi giovani leader per i populares, si apre ora un varco che porta irrimediabilmente la vecchia classe dirigente alla rottamazione, se si vuole arginare l’inevitabile emorragia di voti che la cronaca rischia di portare.

La partita però, come è prevedibile, si gioca a sinistra e a poco servono le esultanze per gli scandali dai quali è sommerso il PP, quanto la Galizia e la Cantabria per la neve e il maltempo in questi giorni.
A dispetto di ogni nuovo caso di corruzione, si veda per esempio il processo senza fine che vede coinvolta la sorella del re, Doña Cristina de Borbòn, meglio conosciuta come “la Infanta” e moglie del accusato e indagato Iñaki Urdangarin sulle questioni fiscali, è la nuova classe dirigente a dover dettare il passo, quella dei coetanei Pedro Sànchez e Pablo Iglesias.
Questi ultimi purtroppo stanno alimentando molte voci su un possibile loro rapporto negativo, elemento che spiegherebbe tante difficoltà nella ricerca di un accordo efficace nella formazione di un nuovo governo.

Se infatti Sànchez, dopo le prime titubanze da parte dei presidenti socialisti delle regioni autonome, è ora l’indiscusso leader del PSOE, tanto che a tutt’oggi sarebbe l’unico candidato alle primarie del partito, dall’altra parte il suo dinamismo non trova un patto con quello che sarebbe numericamente il più solido alleato, ovvero il partito emergente Podemos.
Iglesias sta facendo di tutto per complicargli le cose, chiedendo con forza un referendum per la Catalogna, proposta che i socialisti non possono accettare, e presentando documenti per riforme economiche che i ministri dell’attuale governo a matrice PP giudicano fantasiose e causa potenziale di nuove crisi, con l’innalzamento delle imposte e un nuovo indebitamento pubblico.
Di fronte a questo Sànchez non cede un millimetro e la sua resistenza è perfino ben vista e lo tutela dal fuoco amico socialista.

In tal maniera è facile capire che l’accordo non possa essere trovato. A destra invece, mentre Ciudadanos prova a mettere fretta e pressione, il PP rimane in silenzio schiacciato dai suoi problemi.
Nel continuo chiacchiericcio e attraverso il botta e risposta dei diversi partiti, si distingue con veemenza Adriana Lastra, braccio destro di Sànchez all’interno del Congresso, appena prima che scadano i quattro giorni rimasti per trovare un accordo di governo a sinistra.

“La linea rossa che stiamo perseguendo è l’unica via per un governo onesto. I fatti di Madrid che travolgono il PP parlano da soli e se la Aguirre rappresentava la corruzione della Capitale, Rajoy rappresenta ancora oggi quella di tutta la Spagna. Inutile aggiungere che Iglesias veda ancora la politica come un film, nel quale non riesce ancora a comprendere il disperato bisogno del Paese di avere un nuovo governo.”

Dalla parte di Podemos il deputato Erregòn difende i suoi dicendo che basterebbe una nuova riunione tra i leader Sànchez e Igleasias per dirimere la questione, ma il primo si è già espresso sulla non necessità di un ulteriore incontro dopo quella che sembra essere stata un’algida cena fra i due.

Quattro giorni alla fine del tempo stabilito dal re e dalla Costituzione per un governo di sinistra con a capo Pedro Sànchez. Come già detto precedentemente, gli scandali, la cronaca e le incertezze sono propense a portare una soluzione neutrale, quella di nuove elezioni che potrebbero pure non essere una soluzione, bensì l’origine di nuovi problemi per un Paese ancora provato dalla crisi e nel quale, succubi dell’incertezza politica, anche le borse e gli investimenti finanziari cominciano a traballare con nuovi e ripetuti indici negativi.   

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Sànchez vuole evitare le urne tra i veti dei partiti http://www.360giornaleluiss.it/sanchez-vuole-evitare-le-urne-tra-i-veti-dei-partiti/ Sun, 07 Feb 2016 19:56:37 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5727 Non importa che tre leader dei quattro partiti più votati in Spagna si siano salutati e dati giovialmente la mano in occasione dei Goya, la notte degli “Oscar” spagnoli. I negoziati vanno avanti, l’accordo è tutt’altro che prossimo e il leader dei socialisti Pedro Sànchez, supportato da tutta la direzione del suo partito, sta portando

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Non importa che tre leader dei quattro partiti più votati in Spagna si siano salutati e dati giovialmente la mano in occasione dei Goya, la notte degli “Oscar” spagnoli. I negoziati vanno avanti, l’accordo è tutt’altro che prossimo e il leader dei socialisti Pedro Sànchez, supportato da tutta la direzione del suo partito, sta portando avanti ogni possibile confronto che riesca a raccogliere il numero minimo per conquistare la maggioranza e spodestare dalla Moncloa l’attuale primo ministro in funzione Mariano Rajoy, leader del Partido Popular, acerrimo rivale storico del PSOE.

Le consultazioni di Sànchez, incaricato di formare un nuovo governo la scorsa settimana, sono andate avanti senza sosta nelle ultime ore, ma ogni sforzo sembra vanificato dai serrati veti incrociati degli altri partiti, che temendo il rischio di perdere seggi in una potenziale nuova tornata elettorale, si apprestano a mantenere ogni promessa fatta agli elettori arroccati nei propri castelli ideologici.

Sànchez ha avanzato proposte a Pablo Iglesias, leader della nuova formazione partitica Podemos, e continua ostinatamente a rifiutare la mano tesa di Rajoy, ben disposto a mettere fretta al suo rivale, ma strategicamente “colpevole” nell’aver rifiutato per ben due volte l’investitura di Re Felipe nel formare un nuovo esecutivo.
Il segretario generale dei Populares Marìa Dolores de Cospedal però attacca i socialisti accusandoli di voler dialogare con chiunque, tranne che con i veri vincitori delle elezioni del 20 dicembre scorso.
Agli squisiti attacchi politici vanno doverosamente aggiunti e menzionati tre aspetti, di cui il primo riguarda la prospettiva economica di un Paese che, pur affacciandosi da poco alla ripresa, deve secondo le stringenti direttive di Bruxelles tagliare oltre 8 miliardi del deficit pubblico nell’arco del 2016, mentre i secondi sono più che altro due chiavi di lettura strategiche.
Sànchez sta tentando di mettere d’accordo il leader di Ciudadanos Albert Rivera e l’inflessibile Iglesias su un accordo progressista di governo mentre, in un mancato appoggio da parte di Podemos, sarebbero necessari i numeri dei partiti indipendentisti, quelli catalani quanto quelli del PNV di Andoni Ortuzar, leader del nazionalisti baschi.

Non occorre specificare quanto la credibilità di un ideale nuovo esecutivo sia messa a dura prova pur di giocare sulla volontà di porre fine al governo dei Populares, ma il veto incrociato del PSOE nei confronti di Rajoy e la chiusura di Iglesias verso Ciudadanos rende il miracoloso accordo privo di fondamenti concreti.
Unico risultato il tempo che scorre e l’inesorabile annuncio a nuove elezioni da parte del re, pronostico nel quale tutti i partiti stanno giocando strategicamente e incubo nel quale ogni formazione che spera di mantenere i propri seggi, si potrebbe ritrovare a gestire gli stessi numeri della precedente legislatura appena formatasi.
In fondo non si può sbloccare nessuna partita di poker se nessuno dei giocatori al tavolo è disposto a rischiare, così da costringere il mazziere a distribuire nuovamente le carte, ma minando seriamente nel corso di questa mano, la credibilità di un Paese che in minima parte stava tirando fuori la testa dal guscio della crisi e come sempre per merito dei sacrifici sostenuti dagli elettori.

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Le sorti della Spagna gravano su Pedro Sànchez http://www.360giornaleluiss.it/le-sorti-della-spagna-gravano-su-pedro-sanchez/ Sat, 30 Jan 2016 14:43:15 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5693   Il giocatore bianco può dare lo scacco matto in due mosse, ma lo stallo è dietro l’angolo e porterebbe la politica spagnola a indire nuove elezioni, calpestando la volontà popolare appena espressa. Il re nero, l’ancora capo di governo Mariano Rajoy, cerca in ogni modo di mettere pressione ai socialisti del PSOE e scarica

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Il giocatore bianco può dare lo scacco matto in due mosse, ma lo stallo è dietro l’angolo e porterebbe la politica spagnola a indire nuove elezioni, calpestando la volontà popolare appena espressa.
Il re nero, l’ancora capo di governo Mariano Rajoy, cerca in ogni modo di mettere pressione ai socialisti del PSOE e scarica la responsabilità sulle altre forze politiche. “Noi abbiamo 7 milioni di elettori – ha spiegato il primo ministro – Siccome il parlamento è molto frammentato abbiamo avanzato la nostra proposta per continuare a governare sulla via della crescita, a cui il Partido Popular aveva dato inizio un paio di anni fa. Sànchez deve scegliere con chi allearsi, noi o Podemos. Il bene comune che interessa a tutti oppure un salto nel buio. Nel gioco delle alleanze però, siano tutti in grado di prendere in considerazione le necessità del Paese, perché le sorti della Spagna non dipendono solo da noi o dal re Felipe, ma da ogni partito, il primo, il secondo, il terzo, il quarto e così via.”

A questo punto i cittadini attendono solo le nuove dichiarazioni di Pedro Sànchez, che nei giorni scorsi si era già espresso a favore di una coalizione di governo con Pablo Iglesias e i vertici degli altri partiti di sinistra, come Garzòn di Izquierda Unida. I numeri per un nuovo gabinetto quindi ci sarebbero, ma le perplessità permangono sul forte potere di ricatto di Podemos, che non solo chiede diversi ministeri, ma anche la vicepresidenza di governo, qualora il primo ministro nella prossima legislatura divenisse davvero il leader dei socialisti.

In ogni caso una maggioranza costituita nel nuovo parlamento ha il chiaro intento di escludere un prolungamento dell’esecutivo dei Populares, soprattutto per rispettare le volontà di un elettorato che vede nel PP il covo della corruzione politica e imprenditoriale. Tuttavia è innegabile che la maggioranza relativa di Rajoy costringa una sinistra molto variegata alle larghe intese pur di sostenere una solida transizione di governo verso la svolta della politica del cambiamento.
Qualche perplessità rimane, dal momento che gli intenti sono molto differenti in ciascun raggruppamento, ma quel che più preoccupa ogni ambito sociale è che effettivamente gli ultimi dati statistici riportano la Spagna come un Paese in piena crescita economica dopo anni di crisi, soprattutto nei governi delle autonomie attraverso il calo della disoccupazione nell’arco del 2015.
Sarebbe saggio cambiare tutto ora ribaltando le carte in tavola? Questa è un po’ la strategia della pressione che Rajoy sta esercitando sui suoi avversari, soprattutto ora che, itinerante per le aziende e le imprese del Paese, continua a ribadire ogni volta i segnali positivi della ripresa dell’economia, ovviamente non a caso.

La credibilità della politica spagnola si gioca quindi su questi punti, mentre sono di nuovo in corso, nella seconda tornata, le consultazioni del re Felipe con i leader dei partiti politici dopo la rinuncia di Rajoy della settimana scorsa nel tentare di formare un nuovo partito a base Populares. Ciò che è certo è che il PSOE non sarebbe disposto a negoziare con il PP, ma allo stesso tempo interviene sulla scacchiera lo scomodo punto di vista dell’ex leader socialista Felipe Gonzales, che ha definito Podemos come una forza politica sovversiva, poco incline a una riforma lineare e affidabile per la stabilità dell’economia e della società.
Iglesias ha risposto di essere preoccupato per la grande influenza che i leader della vecchia guardia possono avere sui vertici nuovi dei partiti e replica a Gonzales definendolo direttamente come Aznar, foriero della stessa chiusa mentalità, pur con un pensiero politico diametralmente opposto. Come se non bastasse, quasi in chiave emergenziale, ma di fatto solo un altro rimescolamento delle carte, le ultime dichiarazioni di Albert Rivera, leader di Ciudadanos, il partito di centro-destra e attualmente quarta forza politica per numero di voti: “A noi basta costituire un governo stabile di transizione per due o tre anni, dove confluiscano i comuni intenti del PP, del PSOE e di Ciudadanos, lasciando a Podemos la leadership dell’opposizione”. In poche parole l’intento opposto di tutte le sinistre, le quali hanno in questo momento ben poco da condividere se non la rivalità con Mariano Rajoy.       

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La nuova Spagna porta il re a un rompicapo sul governo http://www.360giornaleluiss.it/la-nuova-spagna-porta-il-re-a-un-rompicapo-sul-governo/ Tue, 19 Jan 2016 18:29:54 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5628 A poco vale la simpatia del Primo Ministro Mariano Rajoy nel dare attraverso un tweet il suo endorsement al cestista catalano Pau Gasol per i prossimi NBA All-Star Game. Se da una parte sembra un goffo tentativo di accattivarsi la simpatia dei Barcellonesi, dall’altra nessuno è portato a credere nella tranquillità dell’attuale capo di governo.

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A poco vale la simpatia del Primo Ministro Mariano Rajoy nel dare attraverso un tweet il suo endorsement al cestista catalano Pau Gasol per i prossimi NBA All-Star Game. Se da una parte sembra un goffo tentativo di accattivarsi la simpatia dei Barcellonesi, dall’altra nessuno è portato a credere nella tranquillità dell’attuale capo di governo.

 

Le elezioni si sono svolte un mese fa, eppure tutt’altro che chiaro risulta il futuro della politica spagnola, in un Paese dove in questi giorni il re Felipe VI ha iniziato a ricevere i deputati per le ordinarie consulte, prima di fare il nome di un possibile candidato incaricato di formare il nuovo governo.
Un esecutivo tutt’altro che prevedibile quindi, in uno scenario quadripartitico dove lo stesso Rajoy, leader del Partido Popular, ha teso più volte la mano ai socialisti di Pedro Sanchez, gli stessi che lo avevano additato come politico impresentabile.
Allo stesso tempo i deputati di Podemos non hanno alcuna intenzione di rendere vita facile ai socialisti che, pur avendo la chiara possibilità di proporre una coalizione ai simpatizzanti di Pablo Iglesias, non possono fare a meno di temere una concorrenza a sinistra.
In ultima istanza, da Albert Rivera con Ciudadanos a destra fino a Isquierda Unida di Garzon che chiede il gruppo misto nelle commissioni parlamentari, nessuno tra i partiti minori, soprattutto quelli locali e autonomisti, è disposto a cedere anche solo un passo rispetto a quelle che erano state le ambiziosissime, e discretamente impossibili, promesse tipiche delle campagne elettorali.
In un margine minimo se non nullo di contrattazione, la proposta di Rajoy per un governo dalle larghe intese al fine di dare continuità alle politiche di crescita economica e impiego sembra rimanere inascoltata, a patto che il decisore di ultima istanza, il re appunto, non dia una svolta nelle ricerche del quanto più solido governo possibile.
Purtroppo nulla lascia presagire un corso naturale degli eventi in una Spagna che, per pura scelta degli elettori e senza alcuna riforma costituzionale, si è aperta per la prima volta al multipartitismo lasciando a Felipe VI una delle decisioni reali più difficili dal lontano 1978 della transizione democratica.

Alla luce di questo la politica nazionale sembra in stallo, perché di certo i piccoli partiti non stanno aiutando il re nello scioglimento del nodo di Gordio.
Il primo deputato a far visita al re è stato Pedro Quevedo del partito Nueva Canarias ma, dopo di lui, al sentire le dichiarazioni riportate da Carme Forcadell, presidente del parlamento catalano, sul rifiuto degli indipendentisti anche solo di incontrare Felipe VI, le consulte si fanno più complicate di quanto non lo sia tutt’ora lo stesso gioco di formazione dei gruppi parlamentari.
Podemos vuole essere ovunque, anche con pochi deputati pur di sfruttare il suo potere di ricatto, invece Monica Oltra, alleata valenciana del partito di Iglesias, vuole per i suoi nove “diputados” un gruppo autonomo, praticamente l’esatto opposto.

In tutto ciò gran parte delle manovre spetterebbero a Pedro Sanchez e ai socialisti, ma cosa fare se non ci sono i numeri né per un governo di cambiamento, né per uno di continuità con le politiche dei popolari? Quest’ultima scelta sarebbe stata inoltre scartata a priori di fronte al peso algebrico di qualsiasi elezione, sopratutto dopo le parole pesanti del leader socialista nei confronti del primo ministro in diretta televisiva durante il confronto diretto preelettorale.

Così, se la “investidura de un jefe de gobierno” come dicono qui in Spagna, appare come un cubo di Rubik dalle svariate facce e dai molteplici colori, non resta che confidare nella saggezza di un giovane re come “Don Felipe“, sebbene a Barcellona molti stiano già ridendo dell’interventismo che ha portato l’indipendentista Charles Puigdemont a capo della Generalitat.

Non che in Catalogna sia stato più semplice, ma saprà il re far uscire il Paese intero da uno stallo politico dove appare impossibile rispettare al contempo le prerogative costituzionali della casa reale, prima la volontà dei cittadini, poi le richieste dei partiti e infine l’integrità nazionale?
Dietro l’angolo, ritenuta quasi una bandiera bianca all’orizzonte, la corsa a nuove elezioni, l’unica scelta che eviterebbe lo stallo perpetuo senza salvare nessuna delle tre prerogative.

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Podemos accusato di ricevere fondi illeciti dall’Iran http://www.360giornaleluiss.it/podemos-accusato-di-ricevere-fondi-illeciti-dalliran/ Sat, 16 Jan 2016 11:49:04 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5605 Il 20 dicembre il successo elettorale a livello nazionale del partito politico guidato da Pablo Iglesias, oggi emergono invece già diverse inchieste sul presunto finanziamento illecito del nuovo movimento votato in Spagna da quasi un elettore su cinque. Podemos è una forza politica che, come tante nella penisola Iberica come negli altri Paesi, dopo essere

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Il 20 dicembre il successo elettorale a livello nazionale del partito politico guidato da Pablo Iglesias, oggi emergono invece già diverse inchieste sul presunto finanziamento illecito del nuovo movimento votato in Spagna da quasi un elettore su cinque.

Podemos è una forza politica che, come tante nella penisola Iberica come negli altri Paesi, dopo essere entrate nel sistema sono sempre pronte ad annunciare e portare tante sensazionali novità, ma purtroppo, non appena l’agone pubblico fa partire l’ingranaggio delle ricerche, neanche i più speranzosi riescono a evitarne l’onda. In termini semplici l’accusa che muove il sito di informazione El Confidencial, notizia di cui parlano a dire il vero più i media stranieri di quelli spagnoli, sarebbe quella di un finanziamento che ammonta ad oltre cinque milioni di euro da parte di un’emittente televisiva spagnola, amministrata e gestita dal magnate iraniano Mahmoud Alizadeh Azimi, un uomo dagli stretti contatti con il governo di Teheran.

Hispan Tv, questo il nome dell’azienda televisiva, ha anche diverse volte ospitato lo stesso Pablo Iglesias, sollevando in buona parte il dibattito sopra il conflitto di interessi che legano in Spagna i media alle differenti forze politiche, soprattutto se la provenienza dei fondi del businessman iraniano sono a tutt’oggi ancora poco chiari. Ciò che maggiormente preoccupa i vertici del partito al momento è il tempismo con cui queste accuse siano state sollevate, in una fase storica dove la terza forza politica del Paese ha vinto attraverso l’ultima tornata elettorale 69 seggi, dietro solo alle due forze tradizionali spagnole, quella dei popolari di Mariano Rajoy (PP) e quella dei socialisti di Pedro Sanchez (PSOE).

La transizione dal bipartitismo a una presenza partitica multipla tra gli scranni del parlamento della Moncloa di Madrid sta infatti complicando non poco la fase di formazione delle commissioni parlamentari e delle specifiche alleanze, se contiamo anche il quarto partito, Ciudadanos guidato da Albert Rivera e le tante formazioni politiche inerenti il fitto gioco della autonomie regionali che negli ultimi tempi stanno destando molta preoccupazione anche a livello nazionale. Tra queste ultime va necessariamente ricordato il caso catalano che, mosso da un nuovo nazionalismo ha nominato il nuovo leader del governo della Generalitat di Barcellona, l’ex sindaco di Girona, l’indipendentista Carles Puigdemont.

Accuse come quella sollevata ai danni di Podemos, in un quadro internazionale dove viene naturale associare finanziamenti medio orientali a fondi che possono in qualche modo legare il terrorismo alle democrazie occidentali, è tutt’altro che ben accolta dai nuovi parlamentari e non farà dormire sonni tranquilli a Pablo Iglesias.

Ora che il nuovo movimento ha iniziato a districarsi nella politica nazionale ecco la sua prima grande sfida di credibilità, le reazioni a questa non saranno da sottovalutare, proprio nel momento in cui tutto lo slancio e l’entusiasmo dei risultati elettorali rischia di essere minato prima di poterne raccogliere i frutti politicamente più concreti.    

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La Spagna sceglie Rajoy ma saluta la maggioranza http://www.360giornaleluiss.it/la-spagna-sceglie-rajoy-ma-saluta-la-maggioranza/ Wed, 23 Dec 2015 15:37:58 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5524 Le urne hanno rispettato i sondaggi. L’affluenza è stata superiore al 73% confermando l’entusiasmo per il voto di domenica scorsa, il nuovo parlamento si divide in quattro confermando la fine del bipartitismo e l’ascesa di Podemos e Ciudadanos. “E’ una Spagna nuova quella in cui viviamo” ha detto proprio Pablo Iglesias, leader di Podemos, alla

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Le urne hanno rispettato i sondaggi. L’affluenza è stata superiore al 73% confermando l’entusiasmo per il voto di domenica scorsa, il nuovo parlamento si divide in quattro confermando la fine del bipartitismo e l’ascesa di Podemos e Ciudadanos. “E’ una Spagna nuova quella in cui viviamo” ha detto proprio Pablo Iglesias, leader di Podemos, alla fine dello spoglio delle urne. Senza dubbio ha ragione. La tradizione che ha voluto per quarant’anni di democrazia due forze politiche al comando in continuo confronto deve abituarsi all’idea di essere finita, lasciando spazio a un sistema pluripartitico e aperto ad ogni imprevedibile scenario. Mariano Rajoy vince e sembra rimanere al governo, tuttavia nulla sarà più facile come prima. La più naturale alleanza di governo con il partito di Albert Rivera raccoglierebbe poco. Il 28% del Partido Popular sommato al 13,7 di Ciudadanos è assai lontano dalla maggioranza assoluta. Nulla toglie a un governo di larghe intese la possibilità di nascere, soprattutto se la seconda e la terza forza politica del Paese sono rispettivamente il PSOE di Pedro Sànchez con il 22,1% e Podemos con il 20. Si apre dunque una fase di ampia concertazione e, come ha detto lo stesso primo ministro Rajoy, ciò è fondamentale per non far perdere alla Spagna e ai mercati la scia della ripresa e della crescita.

Una fase di nuova responsabilità dopo gli schiaffi morali della campagna elettorale, i colpi che nessun partito si è risparmiato. Ora è il tempo dei fatti, ma i numeri sono propensi a complicare notevolmente le cose, alla luce di una volontà politica dei cittadini spagnoli così frastagliata.

L’ascesa dei nuovi partiti incoraggia la voglia di cambiare il Paese e di promuovere un nuovo modo di pensare la politica. La vittoria relativa di Rajoy suggerisce l’esatto opposto, mostrando come oltre uno Spagnolo su quattro pensi che le scelte del Partido Popular siano state paradossalmente impopolari, ma alla fine giuste o quantomeno necessarie, dato l’insieme delle difficoltà e delle sfide interne e internazionali che il mondo attuale propone. Oggi nasce una nuova Spagna, ma il parto di un nuovo governo sarà alquanto complesso. I popolari conquistano 122 seggi, molti, ma non moltissimi se guardiamo a una maggioranza assoluta che dovrebbe essere costituita come minimo da 186 deputati. A questi numeri si aggiungono quelli delle altre tre forze politiche principali, i 90 seggi dei socialisti, i 69 di Podemos, i 40 di Ciudadanos, più gli altri delle comunità autonome che hanno confermato di essere in piena crescita, come i partiti baschi e quelli catalani. Particolarmente rilevante a Barcellona è stato l’impatto della alcaldesa, il sindaco Ada Colau, che ha fornito forse il più grande endorsement a Pablo Iglesias, peraltro ex studente laureato in scienze politiche ed Erasmus presso l’università pubblica della capitale catalana.

A questo punto non resta quindi che seguire gli esiti della concertazione e dell’era del dialogo, tutt’altro che prevedibile, tutt’altro che scontata. Rajoy festeggerebbe a metà, se non avesse tanto lavoro per formare una nuova maggioranza, magari più credibile e popolare della prima.

 

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Elezioni in Spagna, fine del bipartitismo? http://www.360giornaleluiss.it/elezioni-in-spagna-fine-del-bipartitismo/ Fri, 18 Dec 2015 15:42:57 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5485 I cittadini chiamati alle urne per scegliere tra nuova e vecchia política   Lo chiamano il 20D per indicare il 20 dicembre, la sigla per l’election day che ricorda l’imminente arrivo delle elezioni generali proprio pochi giorni prima di Natale. Nell’ultimo appuntamento elettorale nazionale Mariano Rajoy aveva vinto a mani basse grazie all’effetto post crisi

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I cittadini chiamati alle urne per scegliere tra nuova e vecchia política

 

Lo chiamano il 20D per indicare il 20 dicembre, la sigla per l’election day che ricorda l’imminente arrivo delle elezioni generali proprio pochi giorni prima di Natale. Nell’ultimo appuntamento elettorale nazionale Mariano Rajoy aveva vinto a mani basse grazie all’effetto post crisi e la voglia di cambiare i colori del governo. Ora, sebbene i sondaggi lo diano in vantaggio, il quadro politico potrebbe assumere una nuova natura. Tante cose sono ormai diverse rispetto a quell’ormai lontano 2011 e al tradizionale bipartitismo spagnolo formatosi dopo la morte di Francisco Franco. Il sistema nato a seguito della transizione democratica potrebbe morire prima delle festività. Basta guardare l’aspra campagna elettorale e i temi del momento per capire che i soliti Partido Popular e PSOE, il partito socialista guidato dal giovane ed energico segretario Pedro Sànchez dal luglio 2014, devono prestare attenzione alla spinta innovativa di Podemos e Ciudadanos.

Perché se Rajoy e Sànchez si affrontano nei classici dibattiti televisivi, il primo difendendo le scelte del governo, il secondo criticando il criticabile e il non, tra offese personali, tradizionali populismi e attacchi diretti carenti di proposte, l’opinione dei cittadini, soprattutto dei giovani, sembra dar fiducia alle nuove forze politiche. Malgrado le piccole percentuali finora ottenute a livello nazionale da Alberto Garzon con la sua Izquierda Unida e al leggero calo di Albert Rivera e Ciudadanos, Podemos sembra affermarsi come forza politica stabile con un potenziale 20%, ma tutto da confermare domenica prossima. Se infatti il suo leader Pablo Iglesias sembra avere la spinta che ebbe Beppe Grillo nell’Italia del 2013, allo stesso modo i sentimenti degli spagnoli sono combattuti tra il tentare una rischiosa novità o l’affidarsi alla solita triste realtà della vecchia politica, ma porto stabile e sicuro a casa come in Europa.
Rivera è stato penalizzato dagli ultimi dibattiti in tv allontanando la possibilità di ottenere la maggioranza assoluta con un patto insieme al PP di Rajoy. Igleasias è ancora abbastanza imprevedibile sul piano delle alleanze per non perdere la scia dinamica della protesta popolare contro l’austerity e le misure del precedente governo.

Il tutto si colora poi di vivacità e focosità iberica se si pensa al pugno tirato in pieno volto all’attuale primo ministro Rajoy da un ragazzino di appena 17 anni durante la campagna elettorale, ricordando per certi versi la miniatura del Duomo scagliata contro l’allora premier italiano Silvio Berlusconi, oppure se si fa riferimento alle forti critiche pseudo anarchiche regionali, dalla Catalogna ai Paesi Baschi, contro la solita classe dirigente corrotta di Madrid che altro non merita di essere additata come “ladrona” in un perfetto stile bossiano. Per dare in maniera più organica dei numeri però, come amano fare i sondaggisti moderni, Rajoy e il Partido Popular sono al momento stabili al 25%, seguiti dal PSOE di Sànchez al 21, Podemos al 19 e Ciudadanos al 18.

Secondo le previsioni, fossero i sondaggi rispettati dalle urne, di tutto si potrebbe parlare tranne che di un mantenimento del bipartitismo classico. Per conquistare il palazzo della Moncloa tutti aspettano la risposta dei cittadini, prima di azzardare ogni possibile alleanza, molto ardua a questo punto, ma quel che sembra possibile è una grande partecipazione al voto, a dispetto di un temuto astensionismo.
Gli impulsivi spagnoli hanno tanta voglia di dire la propria, come nei bar delle grandi città o nei localini storici che caratterizzano le coste del Paese, da Barcellona fino all’Andalusia passando per le città di Valencia e Siviglia.

Per quanto riguarda le elezioni in senso stretto, tutto si deciderà questa domenica, ma per le conseguenze politiche sicuramente non basterà la fine del 2015. Come è tradizione, seguendo la campagna elettorale la Spagna sembra essere prossima a una svolta indimenticabile che farà la storia. Come è tradizione, permane il forte rischio che al tramonto di questa tornata elettorale, in perfetto stile gattopardesco tutto possa essere diverso senza aver di fatto cambiato nulla.

 

 

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Re Felipe in visita da Obama accende le proteste catalane http://www.360giornaleluiss.it/re-felipe-in-visita-da-obama-accende-le-proteste-catalane/ Sat, 19 Sep 2015 12:04:37 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4257 Il fatto che il secondogenito della stella del calcio blaugrana Lionel Messi nasca durante la Diada, la festa nazionale della Catalogna, è senz’altro un buon auspicio indipendentista per ogni catalano, ma politicamente sono le parole del presidente degli Stati Uniti Barack Obama al re di Spagna Felipe VI a risultare più rilevanti e preoccupanti per

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Il fatto che il secondogenito della stella del calcio blaugrana Lionel Messi nasca durante la Diada, la festa nazionale della Catalogna, è senz’altro un buon auspicio indipendentista per ogni catalano, ma politicamente sono le parole del presidente degli Stati Uniti Barack Obama al re di Spagna Felipe VI a risultare più rilevanti e preoccupanti per ogni attivista autonomista aderente alla “Junts pel Sì“.

Martedì 15 settembre infatti, durante la prima visita ufficiale del re a Washington, mentre la regina Letizia assaporava i tè e i biscotti biologici dell’orto della Casa Bianca in occasione del suo 43esimo compleanno, le parole del presidente non hanno lasciato scampo alla moderazione degli animati spiriti indipendentisti della Catalogna. “Siamo sempre pronti a condividere le nostre relazioni internazionali sotto un punto di vista comune” ha detto Obama “soprattutto se la Spagna mantiene le sue qualità di Stato forte e unito“. Siccome non è dato sapere quanto fosse calzante e precisa le presunta frecciatina del presidente USA, certo è che le reazioni politiche iberico-catalane sono risultate inevitabili, all’insegna di una nuova strumentalizzazione elettorale.

Oltre ogni dubbio di Barcellona sulla innocenza della data scelta, in piena campagna elettorale prima delle votazioni del 27 settembre, sono i partiti unitari spagnoli ad accendere maggiormente gli animi con toni degni del miglior opportunismo politico. “E’ evidente come la Catalogna sia un Paese retrogrado e fuori dalla naturale evoluzione delle relazioni internazionali del terzo millennio” levano il grido i partiti nazionali da Madrid, “se la Catalogna vuole proseguire nei suoi intenti secondo i piani di Artur Màs e della Generalitat, liberi di farlo, pronti ad entrare in guerra con l’Europa e gli Stati Uniti“.

Ad ogni modo, minacce a parte, i partiti del Sì alle prossime elezioni del 27 settembre rilasciano solo un comunicato, degno della massima sfida politica, nel quale rendono nota l’uscita della Catalogna dall’Unione Europea qualora venisse consolidata la nuova Repubblica, un intento paradossalmente pacifista che vuole rinnegare ogni tassa del governo centrale spagnolo, ogni dovere verso il continente, ogni Troika che rende schiavi i liberi cittadini privandoli della libertà di decidere.

Bernat è un ragazzo barcellonese come tanti, assiduo frequentatore degli allenamenti dei Castellers, fervido indipendentista. “Non importa cosa dica Obama, ancor meno il governo fragile di Madrid. Abbiamo l’occasione di badare a noi stessi, gestendo l’amministrazione pubblica senza vincoli corrotti esterni. Il ministro degli affari interni spagnolo Fernandez Diaz è pronto a inviare i carri armati? Noi opporremo una resistenza pacifica, l’Onu e la comunità internazionale ci daranno ragione. Il 27S abbiamo la nostra occasione elettorale e democratica, i cittadini sapranno cosa fare per il loro futuro.”

Se gli intenti sono forti e se molti esperti ed analisti non intravedono in Felipe VI la leadership del padre Juan Carlos nel mantenere unito lo spirito nazionale spagnolo, certamente a sfavore di Bernat la comunità internazionale è già caduta in stallo su diverse questioni senza averne posto rimedio se non meri palliativi, perfino nel cuore dell’Europa. Ucraina, Ungheria e immigrazione in Grecia e Italia sono casi di notevole gravità, gli animi politici ora in Catalogna stanno seguendo una simile escalation difficilmente prevedibile sul piano delle conseguenze, a dispetto del dolce compleanno trascorso dalla regina Letizia in compagnia di Michelle Obama nei floridi giardini della Casa Bianca.

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