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Travestimenti, dolci e arance. Ovviamente sto parlando del Carnevale, festa che unisce bimbi e adulti per diversi motivi. Durante questa festa ci si deve aspettare di tutto, da chi anche da adulto si traveste per fare compagnia ai bimbi a chi, già da piccolo, è goloso di tutti i buonissimi dolci legati a questa festa.
Dunque, come mai ho menzionato le arance? Ad Ivrea, una città piemontese in provincia di Torino diventata patrimonio UNESCO nel 2018, il carnevale è sinonimo di battaglia delle arance. Questa usanza affonda le proprie radici in una leggenda medievale che vede protagonista la figlia di un mugnaio. La figura della mugnaia incarna l’ideale della rivoluzione, come colei che diede inizio alle ribellioni contro la tirannia e il despota. Durante la metà del 1800 era infatti tipico che il signore feudale, in questo caso un barone, rivendicasse lo ius primae noctis, sostituendosi al marito durante la prima notte di nozze. Violetta, la figlia di un mugnaio locale che era da poco divenuta moglie, decise di opporsi. Fingendo di acconsentire, la donna si recò presso il castello del barone con un coltello sotto al vestito e una volta accolta, gli tagliò la testa con un colpo secco. Dopo aver compiuto il gesto iniziò subito a vagare per le strade della città esponendo la testa del tiranno che spesso si era approfittato della sua posizione, consapevole del fatto che così facendo aveva finalmente reso libero il popolo.
Ogni donna sposata può essere la mugnaia durante il carnevale, sia che questa sia di Ivrea che sia sposata con un eporediese (abitante di Ivrea), ma potrà esserlo solo per una volta nella sua vita. In occasione dell’inizio del carnevale, l’ultima coppia sposata di ciascun rione prende parte alla cerimonia della “zappata degli scarli” durante la quale quest’ultima mima lo scavo di una fossa, in segno di fertilità, dove poi viene apposto uno scarlo, ossia un palo, avvolto da erica e ginepro.

 

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Il gesto del lancio delle arance però deriva da un’antica abitudine risalente al 1850 quando le ragazze erano solite lanciare beni di lusso, quali arance, confetti, dolciumi, per attirare l’attenzione dei ragazzi. La battaglia ha invece un significato ben preciso che fa riferimento alle pagine storiche del 1300 quando venne imposta la tassa sul macinato, sulla macinazione del frumento e dei cereali in genere. Questa tassa, che impoveriva il popolo e arricchiva i proprietari terrieri, fu però applicata per poco tempo poiché la gente del popolo insorse e distrusse il “castellazzo” opponendosi così a questa. Dunque, la battaglia delle arance a cui si assiste oggigiorno è una metafora che vede i lanciatori di arance lungo le vie rappresentare il popolo, mentre i personaggi sui carri come i potenti. Ci sono delle precise regole durante la battaglia. Innanzitutto, ogni rione con la propria squadra prepara il proprio carro, che sarà oggetto di giudizio per il premio finale, e questo a turno con gli altri, si sposta nelle quattro piazze della città sfidando il “popolo”. Le strade si inondano di adulti e bambini di ogni età, pronti a sfidare i potenti sui carri lanciando le arance con più forza possibile, mentre il manto stradale diventa un unico panno arancione.

Questa tradizione attira turisti da tutte le parti d’Italia e non, come ha fatto anche con me, che quest’anno ho preso parte ad essa recandomi direttamente sul luogo. Mi sento dunque di dovervi informare di due questioni molto importanti. Innanzitutto, si può partecipare al carnevale senza lanciare arance indossando un berretto rosso, anche detto “berretto frigio”, obbligatorio dal Giovedì Grasso al martedì per chiunque partecipi a questa festa. Una volta indossato il berretto non potrete lanciare arance e dunque potrete rimanere in disparte cercando di non essere colpito. Per questo motivo lungo le mura delle case sono appese diverse reti dietro le quali ci si può riparare. Attenzione però, se non doveste indossare il berretto, verrete presi di mira non solo dai potenti sui carri, ma dagli altri componenti delle squadre che girano dentro ai rioni durante tutta la giornata.
In secondo luogo, volevo chiarire una questione spesso aperta sullo spreco di arance, e che io stessa mi ero posta. Le arance utilizzate non sono commestibili, ma una varietà appositamente piantata per la tradizione. Dunque, non preoccupatevi degli sprechi e divertitevi, vi assicuro che ne vale la pena lasciarsi travolgere dallo spirito battagliero!

 

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