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Nonostante tutto, questo è stato certamente un anno di ripartenza per il cinema italiano. Come confermato dai David di Donatello – certamente più equilibrati degli Oscar – i film che hanno lasciato maggiormente il segno, sia per le tematiche che per le performance dei loro protagonisti, risultano “Il traditore” (premiati film, regista, sceneggiatura originale, Favino e Lo Cascio) e “Martin Eden” (miglior sceneggiatura non originale, con Marinelli già premiato a Venezia), a cui non si può non aggiungere la serie Tv “The New Pope”, in cui Paolo Sorrentino tocca tematiche moralistico-esistenziali pressoché inesplorate dal cinema italiano moderno, costruendo su John Malkovich una delle figure più “teneramente” complesse della sua filmografia.

A contendersi la statuetta di miglior film, oltre a “Il traditore” e “Martin Eden”, c’erano anche “Il primo re” (miglior produttore), “Pinocchio” e “La paranza dei bambini”, a cui probabilmente si sarebbero potuti aggiungere anche “La dea fortuna” e “Domani è un altro giorno”. La sottile linea rossa che collega i 5 protagonisti dei film nominati è certamente la loro insoddisfazione, la voglia di cambiare, di essere qualcun altro: chi un “uomo d’onore tradito” (e non un traditore), chi uno scrittore affermato, chi un re (“il primo”), chi un bambino vero (ma è solo un burattino), chi un boss (ma è solo un bambino).

E questa inadeguatezza, questa voglia di accettazione, questa solitudine interiore da cui scaturisce una pirandelliana ricerca della propria identità (e forse felicità) risulta attualissimo. In generale, i grandi film, i grandi romanzi, ci avvicinano sempre un po’ di più a capire chi siamo. Perché queste opere parlano di noi, sanno cose su di noi che nemmeno immaginiamo. Hanno la chiave dei segreti chiusi nella soffitta della nostra anima. Mentre noi crediamo di conoscerci, di sapere tutto su noi stessi e su chi abbiamo intorno. Ma quando ci guardiamo allo specchio e cerchiamo di scoprire realmente chi siamo, non ci riusciamo mai fino in fondo. Rimaniamo un’immagine che non è mai perfettamente messa a fuoco. E ci riscopriamo, ancora una volta, “perfetti sconosciuti”.

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Caporedattore Cult Web per l’A.A. 2017/18 Vicedirettore responsabile Web 2019/20 Direttore per l’A.A. 2020/21