Come nella calza che ricevevamo da bambini (si, da bambini, come se non la chiedessimo ancora!), probabilmente c’erano sia carbone che cioccolata anche nella calza portata a Giuseppe Conte dalla Befana.
Che tutti i governi porta via?

Per saperlo bisognerà attendere l’esito finale di un processo di negoziazione e rimeditazione dell’azione di governo, giunto al culmine proprio in questi giorni, ma iniziato con gli attacchi di Matteo Renzi sulla gestione dell’emergenza economica e sanitaria in atto.
In particolare, i fronti aperti riguardano, da un lato, la sostanza ed il metodo della gestione del Recovery Fund.
Dall’altro lato, Italia viva rivendica anche una più generale redistribuzione dei ruoli all’interno dell’esecutivo.
Le richieste di Renzi, in tal senso, consistono nel rimpasto di un numero importante di caselle (circa sei tra ministri e sottosegretari) e nella cessione della delega ai servizi segreti al ministero della Difesa da parte del Presidente del consiglio, il quale ne ha attualmente la disponibilità.
Per effetto del contestuale rimpasto, proprio il Ministero della difesa dovrebbe passare al renziano – renzianissimo – Ettore Rosato. In tal caso, Guerini – attuale Ministro della difesa Dem – prenderebbe il posto della tecnica Lamorgese agli interni.
Richieste non da poco, insomma, che potrebbero fare pensare al leader di Iv come ad un cavallo impazzito.
Se non fosse che, con l’evolversi del dibattito, anche tutte le altre forze politiche hanno cominciato a mettere in discussione l’operato di Conte.
All’interno del governo, Zingaretti ha rilanciato su alcuni temi già cari al PD, dal Mes sanitario al riparto dei fondi del Recovery fund tra i vari capitoli del Piano per lo sviluppo. Il 5 gennaio, il Ministro dell’economia Gualtieri ha presentato la nuova bozza del piano, molto cambiata rispetto a quella originaria: il 70% delle risorse andranno ai nuovi investimenti, con un ridimensionamento della spesa per bonus e per i progetti già finanziati. In quest’ultimo caso, lo scopo del governo era di abbattere il debito pubblico arrivato ormai al 160%.
Tra le opposizioni, Brunetta e l’ex Ministro Tria, sul presupposto che si tratta di impegni pluriennali che vincolano direttamente lo Stato italiano e non questo o quel partito politico, hanno sottolineato l’opportunità che tutto l’arco parlamentare sia coinvolto nella filiera per la presentazione dei progetti del Next generation EU.
Lo stesso Silvio Berlusconi, in una lettera del 6 gennaio al Sole24ore, ha reso pubbliche le sue proposte per la modifica del piano del governo, sottolineando la necessità di intervenire in maniera mirata su fisco, giustizia e burocrazia.
Persino i Cinque Stelle, timorosi di tornare ad un voto che segnerebbe per molti di loro la fine dell’esperienza parlamentare, abbozzano.
Tanto che, per evitare un eccessivo indebolimento di Palazzo Chigi a tutto vantaggio di Renzi, il Vicesegretario Dem Andrea Orlando è dovuto intervenire nei giorni scorsi per chiarire che, se “salta” Conte, punto di equilibrio di governo, l’alternativa sarebbe solo una: il voto anticipato.
Ringalluzzito dalle sponde ricevute, Matteo Renzi avrebbe rilanciato aggiungendo la richiesta di un posto in Consiglio dei Ministri per Maria Elena Boschi.
D’altra parte, come ha sottolineato lui stesso in un passaggio di sincerità, non ha nulla da perdere.
Delle due, infatti, l’una: o le sue richieste verranno accettate, e quindi Renzi potrà rivendicare il ruolo del vincitore, oppure ritirerà le sue Ministre sancendo il passaggio all’opposizione.
In tal modo, Renzi avrebbe un pretesto andare all’opposizione a fare quello che gli riesce meglio: il “cavallo pazzo”. Opzione non auspicabile per la tenuta stessa di un governo che si troverebbe a dover fronteggiare gli attacchi -ancora più- spietati di Italia Viva dall’esterno.
D’altronde, se voi foste Matteo Renzi, impantanati sotto il 3%, e come Renzi pensaste che questo governo fa poco e male, non pensereste che l’opposizione vera aiuterebbe a crescere più dell’opposizione interna? E’ questa la mossa del cavallo.
Scacco a Conte.