- Il ritmo inconcepibilmente lento
- Le mie critiche all’essenzialismo scandinavo
- Il fatto che se sorridi ad una ragazza diventa rossa, se sorridi ad un ragazzo abbassa lo sguardo
- La cioccolata calda aromatizzata alla nocciola
- La faccia contrariata degli Erasmus che assaggiano per la prima volta il Salmiakki, una terribile liquirizia salata che ai biondi misteriosamente piace
- La sorpresa dei finlandesi quando ti sforzi di usare la loro lingua
- Il silenzio dei laghi
- Il Numero delle stelle
- Il deserto del sabato in centro
- Il fatto di dover esprimere concetti importanti in un’altra lingua spesso parlata male anche dall’interlocutore
- Il fatto che per una volta non ho la sensazione di essere l’unico non in grado di parlare inglese, citando Giolitti: “Dobbiamo ringraziare i greci, fanno in modo che ci sia sempre qualcuno peggiore di noi”.
- Le discussioni sul cibo
- La leggerezza del tempo
- Il regresso all’età adolescenziale, quando scrivi bigliettini e fai piccoli gesti per mostrare affetto
- I tentativi di imparare le lingue dei nostri compagni di avventura (partendo da parole di uso comune come: Puttana, Cazzo e bestemmie assortite se previste dalla lingua in questione)
- Le serate passate a cantare le canzoni della Disney nelle diverse lingue
- La pragmaticità dei tedeschi ( e la loro invidia per la nostra rilassatezza)
- Le chiamate skype con gli amici lontani
- Il fatto di avere internet illimitato con il telefonino
- L’imbarazzo dei saluti: I due baci italiani contro l’abbraccio del nord europa
- La pronuncia storpiata del mio nome: MATTEEEEO
- I prestiti tra vicini di casa
- La necessità di voler lasciare una traccia di sé alle persone
- La sensazione che gli altri vogliano lasciarti qualcosa ad ogni costo
- I drink rivedibili (vodka e thé al limone ???)
- La canzone Cheap Thrills onnipresente
- L’ansia fanciullesca quando l’app sul cellulare segnala che ci potrebbe essere l’aurora
- Le promesse “ci vedremo, rimarremo in contatto, ti verrò a trovare”
- La malinconia degli ultimi giorni insieme, perché la parte realista (pessimista) di noi teme che quelle promesse rimarranno parole al vento
- La sensazione che stare ad un tavolo rotto, con 4 sedie malandate, dei luridi bicchieri d’acqua alle 5 del mattino rappresenti la felicità.
di Matteo Liberti