L’ex Product Manager della Società di Mark Zuckerberg Frances Haugen dichiara davanti al Senato di Washington che Facebook è da segnalare come un’ arma dannosa al pari degli oppioidi, invitando le autorità a reagire così come in passato hanno fatto con sostanze quali fumo o alcol, così da intervenire ed evitare ulteriori conseguenze deleterie.
L’Imprenditore Mark Zuckerberg risponde negando ogni singola conseguenza negativa dei social in questione, dicendo che sarebbe illogico per la sua stessa azienda e gli inserzionisti che ne fanno parte di rendere il sistema nocivo per gli utenti, in quanto è interesse della compagnia stessa che questi siano pienamente soddisfatti e propensi a continuare ad utilizzare le piattaforme.
È sempre più acceso il dibattito che coinvolge psicologi, psichiatri ed altri studiosi circa la possibilità di far entrare Facebook e più in generale la dipendenza da Social nel novero delle dipendenze patologiche comportamentali oggi riconosciute, che risultano essere la dipendenza da sostanze, il gioco d’azzardo, il gaming ed i medicinali oppioidi.
Anche se per l’orientamento scientifico attuale ancora non può essere paragonata ad una vera e propria malattia, è ormai innegabile che i Social Media siano parte integrante delle nostre vite, quali fonte di informazione e comunicazione, oltre che un pratico aiuto per staccare qualche minuto da una vita che diventa ogni giorno sempre più frenetica e ricca di impegni.

Ma quanto è sottile il filo che separa i grandi vantaggi che i Social Media hanno nel tempo portato e gli altrettanto grandi danni che ci accorgiamo essere sempre più frequenti, soprattutto nelle nuove generazioni, che fin dalla tenera età hanno a che fare con questo mondo artificiale, che dà un fin troppo facile accesso a contenuti vari e non sempre adatti.
Se c’è una conseguenza che forse risalta all’occhio più di altre è come il modo di comunicare tra i soggetti sia completamente cambiato negli anni. Basti pensare al recentissimo down subito dalla piattaforma di Zuckerberg il 5 ottobre 2021 per vedere come milioni di persone hanno reagito alla momentanea interruzione, di circa sette ore, del funzionamento delle piattaforme Social maggiormente diffuse. Uomini e donne di tutto il Mondo si sono sentiti persi ed incapaci di comunicare, hanno bloccato ogni propria attività e interesse poiché non più supportati dai propri profili social.
È forse possibile che il malfunzionamento di queste applicazioni possa dunque riuscire a influenzare le persone e le relazioni interpersonali che intrattengono in maniera così drastica e opprimente?
Ormai difficilmente le persone riescono a comunicare con un mezzo che sia diverso da un messaggio, o una risposta ad una storia di instagram, quasi nessuno ha più la forza di “alzare la cornetta del telefono” per fare una chiamata, o, non sia mai, di darsi un appuntamento per prendere un caffè insieme e parlare faccia a faccia.
Tutto questo, recentemente acuito dai terribili effetti che il Covid ha avuto sulla socialità in generale, sta portando gli esseri umani ad avere sempre meno contatti tra loro, a nascondersi dietro profili fasulli che quasi mai corrispondono alla realtà, inventandosi una nuova vita, fatta forse su misura dei propri sogni ed aspirazioni.
Per non parlare poi della visione distorta della realtà che spesso queste piattaforme ci forniscono, bombardandoci di continuo con una molteplicità indefinita di notizie false e plasmate su ciò che vogliamo sentirci dire e non su quello che davvero succede.
Su questo punto si concentra particolarmente il diritto dell’informatica, che monitora le fonti dalle quali noi tutti ormai traiamo informazione che, tramite le stesse preferenze indichiamo (i famosi cookies), vengono appunto selezionate ed indirizzate.

Ma ciò che maggiormente preoccupa sono i sintomi psicofisici che l’eccessivo utilizzo dei Social porta con sé, tra i quali ansia, depressione, paranoia, crisi di identità nei casi più gravi, e non è una coincidenza che siano sempre più frequenti casi di malattie come anoressia, bulimia o autolesionismo da quando il loro impiego è diventato più diffuso.
Alcuni studiosi hanno rilevato che l’utilizzo dei Social danneggia un’area del nostro cervello in particolare, la stessa che attutisce i colpi sferrati da sostanze nocive quali le droghe.
Inoltre recenti studi hanno rilevato che il nostro cervello rilascia dopamina in eccesso quando siamo sulle nostre piattaforme, in quanto, a differenza della nostra quotidianità dove siamo tutti attori di uno stesso film che è la vita, nel mondo virtuale siamo invece i protagonisti, e questo non può che influenzare il nostro stato d’animo, fortificando il nostro egocentrismo represso, illudendoci di essere più felici così.
I Social Media si stanno completamente impossessando delle nostre vite, ci condizionano, spingendoci ad essere chi non siamo, creano dei falsi miti che non ci corrispondono, mettono alla luce le nostre fragilità e ci rendono vulnerabili.
I Social si stanno appropriando del nostro tempo, ci inducono a riversare tutte le nostre energie ed attenzioni sui nostri dispositivi, facendoci dimenticare di tutto ciò che ci circonda e che davvero dovrebbe contare. Oramai il telefono è diventato l’appendice della nostra mano, lo controlliamo in ogni momento della giornata, quando siamo a tavola, quando siamo a lezione, lo portiamo fino in bagno con noi, per non parlare della sera, prima di andare a dormire, usanza che tra l’altro sappiamo essere causa di problematiche agli occhi e di insonnia.
Le statistiche rilevano che gli italiani passino circa sei ore al giorno sui Social, ore che si aggiungono altre altrettante passate di fronte alla televisione. Senza contare che con l’introduzione di Smart Working e DAD (didattica a distanza) oramai passiamo la maggior parte della nostra giornata davanti allo schermo.
È dunque giunto il momento di rivedere le nostre priorità, di dare maggiormente spazio al nostro essere e non al nostro apparire, di riprenderci la nostra realtà, le nostre relazioni, di svincolarci dalla rete che ci intrappola, così da permettere ai Social di rientrare nei loro confini e da poter godere del loro preziosissimo aiuto, che naturalmente non possiamo negare.
Dunque, come per tutte le cose, è necessario trovare un punto di incontro tra quelle che sembrano essere le due facce di una stessa medaglia, così da supportare ed essere allo stesso tempo supportati dal progresso, senza rimanere indietro.