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Qualche giorno fa ho avuto il piacere di intervistare Giovanni Pupo, ex studente della nostra università, di origini calabresi, che attualmente vive a Londra.

Perché specifico queste informazioni? Perché la sua decisione di trasferirsi a Londra prende le mosse dal suo percorso di studi e di conseguenza dalla sua carriera. Ma ci arriveremo nel corso dell’intervista.

Quella con Giovanni, più che un’intervista formale è stata una chiacchierata che ha interessato sia il suo campo lavorativo, che il momento particolare che attraversiamo, che il modo di lavorare con il web.

Giovanni ha studiato economia e management nel nostro ateneo e ha proseguito gli studi in LUISS, con laurea magistrale in Marketing Metrics and Analytics. Ha lavorato, nel settore del marketing, con clienti importanti a livello internazionale, tra cui Porche, Disney, Smartbox e National Geographic.

È proprio il suo percorso di studi e lavorativo nel campo del marketing che l’hanno condotto alla fondazione di PPCMarketing.it, il primo magazine online con lo scopo di formare gli esperti e non in digital marketing, e diventare un punto di riferimento per gli stessi.

https://www.ppcmarketing.it/

Digital Marketing è, dunque, la parola chiave nella carriera di Giovanni. Ma cos’è il digital marketing?

Il digital marketing è l’evoluzione del marketing nell’era della digitalizzazione. Il marketing è sempre lo stesso concettualmente, cioè comunicare con il fine di vendere un prodotto alle persone.

È normale che quando cambiano i media, si adattano i messaggi da trasmettere e di conseguenza cambiano anche gli strumenti di trasmissione dei messaggi.

Ad esempio, in passato si leggevano le notizie sui quotidiani, i c.d. newspaper; ad oggi, invece, si leggono le stesse notizie sul sito internet della stessa piattaforma di cui compravamo il quotidiano. Proprio in questo si coglie la rilevanza del digital marketing: questa è l’evoluzione del marketing nel digitale.

https://www.ppcmarketing.it/

In cosa possiamo cogliere la mutabilità e l’importanza della digitalizzazione e del marketing digitale?

Il digital marketing è importante proprio per la mutevolezza. È evidente l’esigenza di stare al passo coi tempi, e cosa se non gli strumenti digitali ci permette di stare al passo con i tempi?

Stare al passo coi tempi oggi significa adattarsi costantemente a ciò che l’utente chiede. Un esempio, che è un fattore di notevole considerazione nella scelta delle linee di marketing digitale, è la carenza di attenzione. Oggi giorno non è più efficace creare un contenuto lungo e non immediato, proprio perché il livello di attenzione è calato nel corso degli anni, per cui volendosi adattare a questo mutare del tempo devono crearsi contenuti brevi che siano di impatto.

PPCMarketing.it si propone proprio questo obiettivo: creare contenuti che consentano di massimizzare l’efficienza delle strategie di marketing digitale analizzando fattori come questo, anche in rapporto alle diverse piattaforme cui si accede.

https://www.ppcmarketing.it/

Da cosa nasce l’idea di PPCMarketing.it?

Mi sento di fare una premessa: mi sono trasferito a Londra perché in Italia il digital marketing non è evoluto tanto quanto nel resto d’Europa. Questo è evidente già da come il governo inglese gestisce i propri mezzi, a differenza di quello italiano.

In Inghilterra il branding è molto sviluppato rispetto all’Italia. Tratti caratteristici del posto diventano un brand del posto stesso, un esempio è la famiglia reale, o le cabine rosse.

Cambia perciò la concenzione delle cose. Guardiamo ad una maglietta, per esempio. Una maglietta aveva come obiettivo primario quello di coprirci dal freddo. Oggi la maglietta svolge la funzione di dimostrare chi siamo, allo stesso modo in cui il dispositivo mobile che utilizziamo può essere un indicatore della nostra personalità (la scelta tra apple o android, per esempio).

Premesso, dunque, che il mio trasferimento è dipeso da questo, un ulteriore fattore determinante è stata la digitalizzazione del Paese. Se non sei digitalizzato, il marketing è indietro. Un esempio calzante è l’e-commerce. In Inghilterra l’e-commerce esiste da anni, invece in Italia, eccetto alcune piattaforme, la cosa si è sviluppata soprattutto nell’ultimo periodo.

In Inghilterra, come in ogni Paese digitalizzato, non sono utilizzate solo grandi piattaforme e-commerce (vedi Amazon), ma anche i piccoli negozi hanno un loro commercio elettronico.

In Italia, invece, dove la digitalizzazione è un passo indietro, siamo ancora legati all’acquisto e alla vendita fisica. Un necessario sviluppo dell’e-commerce ha dovuto interessare anche il nostro territorio nel momento in cui la pandemia in corso ci ha colpiti.

L’idea di PPCMarketing.it, è nata guardando all’Italia. Ho notato due cose.

La prima è che gli studenti sono molto distanti dal mondo del lavoro. Il marketing che si studia è diverso da quello che ti è richiesto e che dovrai fare in azienda, e per questo ho voluto trovare un modo per avvicinare gli studenti al mondo del marketing “in pratica” e ho voluto fare attraverso il magazine.

Ho visto, poi, che in Italia, in questo momento, dal momento che il digital marketing risulta una pratica nuova, sono emersi molti “guru”, dal momento che l’online ha abbassato la barriera all’ingresso di molti settori. Ho però riflettuto sul fatto che nonostante tutti si professino esperti, il digital marketing è, in realtà, una cosa che impari solo praticandolo.

Gli stessi libri di marketing, per la mutevolezza del digital marketing, sono obsoleti nel momento stesso in cui escono nel mercato in quanto le piattaforme si evolvono rapidamente e ne nascono di nuove altrettanto rapidamente.

Da questa considerazione, ho poi dovuto prendere atto che per quanto tutti si professino esperti, io lavoro effettivamente con il digital marketing. Ho gestito il marketing per Porche di 13 Paesi dell’Europa Centrale, con budget per diversi milioni annui.

Proprio per questo sarebbe stato meglio condividere quello che imparo attraverso un magazine di rapido aggiornamento, piuttosto che un libro, e, inoltre, un blog o un magazine, grazie alle possibilità di condivisione, sarebbe stato di più agevole diffusione.

Uno dei miei principali obiettivi è quello di colmare la lacuna tra gli studenti i il mondo del lavoro, dando più praticità al digital marketing, e colpare la laguna anche per i lavoratori in quanto pur professandosi “esperti”, il vero insegnamento si trae dalla pratica.

Quando ho iniziato a lavorare in questo mondo, a parte le piattaforme che spiegano una sommaria teoria su come funziona il digital marketing, ci sono delle best practices, ma bisogna considerare che ciò che realmente forma è l’esperienza. Come una macchina: impari a guidarla nelle diverse circostanze solo guidando. Ho notato che la maggior parte delle cose nel mio lavoro le ho imparate facendole e anche se ci sono best practices ognuno ha il suo modo.

In Italia manca questo tipo di realtà, anche perché per quanto possano professarsi esperti, il lavorare con il digital marketing non puoi impararlo senza un ingente budget, sarebbe come comprare una Ferrari, ma doverla tenere in garage perché non si ha la benzina per guidarla. Io ho, fortunatamente a disposizione imparo molto più degli autodidatti.

Il concept è stato appunto creato con il fine di condividere la mia opinione in questo mondo, lavorandoci, condividendo dei mini articoli con dei contenuti reali. Vedo a questo proposito il magazine come un libro che si scrive e si evolve ogni giorno, condividendo ogni giorno i miei punti di vista e quello che imparo.

L’obiettivo del mio magazine è quello di dare delle pillole di marketing vere. Ho voluto sia aiutare me ad esprimermi, sia ridare all’Italia qualcosa. Questo perché è vero, me ne sono andato via, ma ho il mio Paese nel cuore. Vorrei che l’Italia fosse preparata al terreno digitale e vorrei contribuire in ciò, soprattutto perché sono del sud, chi è al nord forse vede l’Italia in maniera più ottimistica, noi invece vediamo un divario ancora più accentuato.

Questo deve essere anche un messaggio di positività. È giusto andare fuori: all’estero si ha la possibilità di avere responsabilità che in Italia non si hanno, soprattutto con poca esperienza, mentre all’estero ti danno un volante in mano e si affidano a te.

Quello che invece c’è in Italiana è molto nonnismo e una classe dirigente anziana. Nonostante ciò molti come me vogliono poi ritornare a casa. Le barriere culturali sono azzerate con la diffusione del digitale oggi, ma a livello culturale il tuo Paese ti mancherà sempre.

Cosa è giusto migliorare?

Il digital marketing è ancora oggi concepito come un hobby. È necessario creare, invece, una rete di professionisti. Questo perché se la tua pagina, il tuo strumento, non è all’altezza, allora le persone vanno via, vanno altrove.

Ad oggi sono tutti pronti ad investire di più nel digitale. Sono più pronti, però, solo dopo la pandemia. Non a caso, con il Covid l’Italia ha reagito male, questo anche perché non è pronta all’online a all’e-commerce.

In questo momento, visto il Paese è pronto e si sta digitalizzando, ho pensato fosse sia giusto sfatare tutta questa serie di guru, che aiutare le persone a migliorarsi.

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Come funziona la tua piattaforma?

Innanzitutto nella mia piattaforma, e questo si riflette anche sul magazine, gli argomenti riguardano sia i social media, che i motori di ricerca (amazon, google, ma anche motori come booking) che siti web.

I tre verticali del digital marketing sono definiti nelle mie piattaforme ognuna con un colore.

Il SEO (Search Engine Optimization), cioè l’ottimizzazione per il motore di ricerca, è indicato con il colore fucsia.

I SOCIAL MEDIA sono indicati con l’azzurro.

I SEARCH, cioè i motori di ricerca in generale, sono indicati con il colore rosa.

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Sul fronte universitario pensi che le università abbiano un’offerta formativa adeguata a ciò che richiede il mondo del lavoro?

La LUISS in questo è preparata, legata ad uno strumento anglosassone e per questo ti mette a disposizione degli strumenti che non tutte le università mettono a disposizione.

I ragazzi sono una spugna di informazioni, che assorbono per poi rilasciare più avanti, ai trent’anni, quando si affacciano al mondo del lavoro.

L’università ha bisogno di avvicinarsi al mondo del lavoro. Studiamo il marketing sui libri, ma in fondo tutta la teoria non si applica realmente, anche perché bisogna fare i conti con il fatto che il marketing sia psicologia. Bisognerebbe, nelle università, avere dei laboratori dove può impararsi la pratica. Non si deve soltanto studiare la teoria, ma imparare ad applicarla.

La cosa bella del digital marketing è che è tutto misurabile. Se una volta avessi voluto cambiare il colore del mio prodotto, questo, insieme agli altri fattori, poteva generare anche un aumento della vendita; oggi, invece, cambiando determinate cose in maniera più rapida attraverso i touch point posso sapere realmente qual è il mio audience e così collezionare dati.

È vero che il marketing è diventato più analitico, ma proprio per questo è anche più divertente. Oggi la concezione del marketing del madman è obsoleta. Il futuro è l’analisi: bisogna analizzare i dati e ricordarsi, allo stesso tempo, che dall’altra parte c’è una persona. Per questo chi fa marketing deve essere, in parte, psicologo: cambiano gli strumenti, cambiano le interazioni e il consumatore è davvero un king, ha un potere reale, dice la sua, può effettivamente rovinare l’immagine del brand, che dall’altro lato ha un potere più ampio del passato per comunicare.

In questo momento c’è bisogno di persone che capiscano l’importanza del digital marketing e del digitale e ne sappiano utilizzare gli strumenti. Ieri si aveva necessità di applicare la psicologia al marketing, oggi si ha necessità di sviluppare il settore pratico.

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Cosa ne pensi di quelli che ritengono che il coronavirus abbia isolato i rapporti di un uomo che è necessariamente una macchina sociale?

I social sono nati proprio per socializzare, e in un certo senso hanno allontanato le persone dalla socialità: si socializza di più, è vero, ma ha tutto meno valore. Oggi puoi avere 1000 amici, ma tutti con un rapporto leggero, si ha più quantità ma meno qualità. Sarebbe da pazzi opporsi alla digitalizzazione. È l’evoluzione anche dei rapporti. Come quando è stata scoperta la ruota: è vero che le persone fanno una vita sedentaria ma è sicuramente migliorata sotto molti altri aspetti.

È ingiusto evitare l’evoluzione digitale, il covid l’ha solo accelerata. La chiave è saper utilizzare lo strumento che si ha a disposizione. È la prima volta che l’evoluzione digitale ha portato a far diventare l’uomo stesso uno strumento, soprattutto dal momento che l’uomo, solitamente, crea strumenti che gli facilitano la vita.

Bisogna educare le persone alla digitalizzazione, un po’ come un patentino digitale per poter guidare nel mondo della digitalizzazione.

Con l’avvento del digitale si può fare tutto, si ha accesso al mondo direttamente in tasca, e così è aumentata anche la democrazia: prima i media erano controllati, per cui il digital ha tanti lati positivi, quelli negativi nascono e dipendono dall’utilizzo sbagliato del digitale. Lo strumento in alcuni casi sembra stia sfuggendo di mano.

Per esempio, chi ha creato il like lo ha creato per diffondere amore e approvazione, oggi è diventato uno dei fattori che porta più depressione e insicurezza, questo perché la tua immagine risulta essere sempre in copertina. Infatti, in America è aumentato sia il tasso di suicidio che il ricorso alla chirurgia plastica. Le persone si guardano di più e guardano più gli altri.

Aumentata, infatti, è anche la social comparison, cioè il paragonarsi agli altri, che può portare a momenti di tristezza derivanti dal non comprendere che sui social media si mostra solo il meglio.

Proprio per questo sarebbe corretto fare educazione ai social. Negli ultimi anni internet è decisamente progredito, anche se è migliorata la user experience, quello che effettivamente è cambiato tanto è la nascita dei social network. Ad oggi i social hanno tanti lati positivi, ma per evitare il diffondersi di queste concezioni sbagliate sarebbe necessaria una loro regolamentazione.

Anche se è sembra strano, o comunque in contrasto con l’evolversi del digitale, le persone sono più ignoranti, e di certo i social non aiutano con i loro algoritmi di profilazione. Infatti, se odi le persone di colore vedrai solo informazioni legate a quello. In questo modo non si ascolta l’altra campane e le persone tendono a diventare sempre più estremiste, al punto da creare depressione nei giovani (self awarness e self comparison sono due strumenti rilevanti a riguardo), e per questo, per loro, ci vuole più educazione.

I giornali oggi sono importanti però. Per quanto oggi l’informazione è a portata di mano, bisogna tenere in considerazione la maggiore attendibilità dei giornali, in quanto questi controllano prima la veridicità della fonte, mentre sui social no. Chi è controllore dei contenuti sui social? Dovrebbe essere un lavoro fatto sempre e sempre più attivamente: è una cosa impossibile, è vero, ma andrebbe fatto.

Per rispondere, io sono pro la digitalizzazione, ma bisognerebbe educare i giovani, e l’università dovrebbe essere fondamentale a questo riguardo. Per esempio come non puoi rubare off line, nei negozi fisici, non puoi farlo nemmeno online. È bellissimo che tu possa dire sempre la tua, la chiave è l’empowerment, ma bisogna trovare un modo per controllare la giustizia.

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Come si può portare sulla retta via la digitalizzazione?

Non c’è un modo vero e proprio, il digitale si autoregolamenterà. Ci vogliono sicuramente, però, degli input per regolamentazioni più concrete. Una volta usavamo facebook come lo usano oggi i nostri genitori, siamo cambiati da soli rendendoci conto che se faccio una storia, potenzialmente potrebbe darsi che io stia parlando davanti a 1000 persone. Come la teoria dell’evoluzione di Darwin: la specie si evolve e si adatta all’habitat, e così deve valere anche per la digitalizzazione.

Noi, però, possiamo provare a colmare questa lacuna educativa. Quello che deve farsi è un salto nel vuoto, ma bisogna provare concretamente per rendersene conto.

Lavori con un team?

Non ho un team. Il mio coinquilino è un webdesigner, che mi ha aiutato nella realizzazione del sito. Ho avuto l’aiuto di quasi nessuno ma sto comunque cercando qualcuno, possibilmente studenti di marketing, interessati ad espandere la propria conoscenza e poter scrivere di alcuni argomenti. Ovviamente non potrebbe essere retribuito, ma offrirei in cambio lezioni sul digital marketing.

Che prospettive future hai?

L’idea è quella di riuscire a creare un network, con l’obiettivo di aiutare le persone a saperne sempre di più. Attualmente sto provando a dare autorevolezza al sito mettendoci, anche se indirettamente, il volto, proprio per dare credibilità al progetto.

Mi piacerebbe ci fossero degli studenti interessati al mondo del digital marketing con la voglia di contribuire al progetto, e mi piacerebbe poter collaborare con le università e creare un laboratorio con case study, campagne e output. Lo strumento ideale che vorrei portare in queste aule è analizzare la pratica per imparare la grammatica.

L’approccio che mi sento di utilizzare, a questo proposito, è quello learn by doing anglosassone. Vorrei aiutare l’informazione diffondendo l’esperienza concreta, e sdradicando il modo il pensare attuale, sostituendolo con quello per cui chi sa fare può insegnare.

La cosa positiva della nostra generazione è che siamo una generazione di passaggio, nasiamo offline e moriremo online: questo implica una più stretta connessione con la psicologia, e ci permette di ricordare che dall’altro lato ci sono persone a tutti gli effetti.

Visitate il sito web https://www.ppcmarketing.it/ per trovare tutte le risposte sul mondo del digital marketing che state cercando.

Potete seguire Giovanni su tutti i social media.

https://www.instagram.com/giovannipupo/

https://www.linkedin.com/company/ppcmarketing-it

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Caporedattore "Caffè con..." cartaceo AA 17/18 Direttrice Cartaceo AA 18/19 Direttore AA 19/20 Manager e Responsabile web AA 20/21