
Il fascismo eterno di Umberto Eco è un libro breve. Eppure, cinquantuno pagine di testo bastano per impattare fortemente il lettore.
La storia, seppur sotto forma di saggio, è narrata in prima persona da Eco, che ha vissuto il fascismo nell’età della crescita, essendo nato nel 1932. Grazie a questa prospettiva privilegiata, nel testo sono presenti note che mostrano quanto sentito sia dall’autore il tema e quanto importante per lui fosse diffondere il messaggio. Quando, poco dopo il termine del regime fascista, Eco vede le prime immagini dell’Olocausto, afferma:
“Mi resi conto da che cosa eravamo stati liberati”
La citazione è abbastanza per rendersi conto di quanto gli italiani non avessero la reale concezione della portata del fascismo e di tutte le ramificazioni che il regime totalitario avesse nella società.
A riguardo della narrazione di per sé, come anche Eco specifica nella nota dell’autore all’inizio, il libro è stato pronunciato in inglese a un simposio organizzato nella Columbia University e ciò spiega i riferimenti alla storia americana, le citazioni di Roosevelt e l’attenzione a temi come il razzismo, disseminati qua e là nel libro.
In ogni caso, il messaggio da trarre dal libro è che il fascismo, per via del suo essere un “totalitarismo fuzzy” – cioè un totalitarismo che può adattarsi a seconda del contesto e del periodo storico in cui si trova – è in grado di reinventarsi ed inserirsi nella nostra vita di tutti i giorni prima che noi ce ne accorgiamo.

“Tuttavia, anche se i regimi politici possono venire rovesciati, e le ideologie criticate e delegittimate, dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni.”
Proprio per queste camaleontiche caratteristiche, Eco riserva la parte finale del libro a una lista di requisiti per stabilire quando si tratti di “Ur-fascismo” o “fascismo eterno” dato che il termine di per sé si adatta a tutto ed è possibile eliminare dal regime uno o più aspetti potendolo comunque sempre riconoscere come tale.

La lista di caratteristiche è composta di quattordici punti, ognuno dei quali durante la lettura sembra di aver già sentito da qualche parte parlando di un regime totalitario. Tra questi si trovano il “culto della tradizione”, il “culto dell’azione per l’azione”, la soppressione del disaccordo o il “culto dell’eroismo” e della morte.
Dunque, il libro lascia il lettore con un prontuario di caratteristiche per evitare il ripetersi di errori, ben sapendo che
“l’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.”