In uno dei fumetti dedicati al super eroe/dio del tuono, il Thor del presente, quello del passato e quello del futuro si alleano in una battaglia al di là dello spazio e del tempo contro Gorr, macellatore di Dei.

Intanto, nella feriale vita politica italiana, qualcuno sta iniziando seriamente a pensare che debba per forza esistere anche un “macellatore di Presidenti del Consiglio”. Solo negli ultimi dieci anni, infatti, se ne sono succeduti cinque (al netto di Draghi, attualmente in carica).
L’ultima vittima sacrificale, si sa, è stato il novello leader dei cinque stelle.
Se quest’ultimo, invece, fosse stato riconfermato, sarebbe stato Presidente per la terza volta.
Anche in questo caso, quindi, abbiamo non uno ma ben tre protagonisti. Il Conte uno alleato della Lega. Il Conte due, per alcuni il vero Conte, il risultato della piena maturazione di un uomo prima politicamente incerto e adesso finalmente a suo agio nella conquistata identità di centrosinistra (?). C’è poi un Conte tre, il Conte di un futuro soltanto ipotetico.
Diversamente dai tre Thor, però, i tre Conte non sembrano essere stati perfetti alleati. Sabino Cassese aveva sottolineato a suo tempo il largo numero di decisioni contrastanti tra la prima e la seconda esperienza di governo, paventando il rischio di un aggravamento delle incoerenze nel caso di un’altra riconferma.
Insomma, se Hercule Poirot, alla fine di accurate indagini, avesse consuetamente riunito tutti i potenziali sospetti in un salone per annunciare la sua scoperta, il colpevole sarebbe stato come sempre il più inaspettato: chi ha ucciso Giuseppe Conte? Giuseppe Conte.
E l’arma del delitto, il corpo contundente non è solo quello giuridico evidenziato da Cassese, ma anche prettamente politico.

È evidente, infatti, che in una situazione di emergenza sanitaria che ha contribuito a minare le basi stesse del nostro assetto ordinamentale, era allettante la prospettiva che il panorama parlamentare potesse convergere nella sua (quasi) interezza su una comune visione di salvezza nazionale, mettendo da parte le naturali divisioni almeno per il tempo necessario alla più o meno compiuta realizzazione di tale progetto unitario.
Da questo punto di vista, sono state proprio le esperienze del Conte uno e del Conte due a fare emergere che uno spazio per un confronto tra tutte le forze politiche summenzionate ci fosse. Per la proprietà commutativa, infatti, se il Pd era disposto a fare un governo con i cinque stelle, che erano stati a loro volta disposti fino a poco prima a farlo con la Lega, era anche possibile che tutte queste forze politiche fossero disposte a costituire una nuova maggioranza insieme.
Tuttavia, affinchè tale operazione non si risolvesse nella mera somma dei due governi precedenti, quasi come fossero messi insieme con la Vynavil, era necessario un cambiamento strutturale nella visione di governo, a partire evidentemente dalla sua leadership.
D’altra parte, difficilmente Salvini sarebbe stato disposto a ricomporre la frattura con Conte, non dopo quel famoso discorso in Senato.
In quell’occasione, infatti, l’allora Ministro dell’Interno era stato attaccato pesantemente (e alcuni direbbero anche strumentalmente, per istinto di sopravvivenza) dal Presidente Conte; in tal modo, quest’ultimo aveva conquistato la scena, ponendo in tal modo le basi per la prosecuzione della sua esperienza di governo. Sì, ma solo per poco.
E’ proprio vero che a volte siamo noi i peggiori nemici di noi stessi. Dovremmo prendere esempio da Thor.