Per impeachment si intende la messa in stato di accusa del Presidente o di chi ricopre cariche pubbliche a causa di particolari illeciti nell’esercizio delle proprie funzioni. In America sono sottoposti a questo procedimento tutti i componenti dell’esecutivo, dal Presidente al Vicepresidente fino ai funzionari delle amministrazioni statali, pena la rimozione dal proprio incarico.
La procedura che avvia il processo è contenuta nella sezione 4 dell’articolo 2 della Costituzione americana che riporta
“il Presidente, il vice presidente e tutti i funzionari degli Stati Uniti saranno rimossi dall’incarico sulla base di un’accusa (impeachment) e di una condanna per tradimento, corruzione o altri gravi crimini e misfatti”
Il Congresso, dopo aver cercato soluzioni alternative, avvia il processo a cui segue la creazione di un documento contenente i motivi della colpevolezza di chi è imputato. Questo documento viene prima analizzato dalla Camera, che può approvarlo con maggioranza semplice, e dopo dal Senato, il quale dà il verdetto finale con maggioranza dei 2/3. Se l’imputato viene giudicato come colpevole deve rinunciare all’incarico, viene interdetto dai pubblici uffici senza possibilità di appello e se si parla del Presidente degli USA, le sue funzioni vengono assunte dal Vicepresidente. Interdizione dai pubblici uffici significa impossibilità di ricandidarsi per le successive elezioni.

Dalla nascita degli States fino ad oggi non si ricordano Presidenti giudicati come colpevoli di impeachment; vi sono stati pochissimi processi di questo tipo e sono tutti avvenuti in momenti di grave crisi del sistema politico americano. Il primo risale al 1868 e coinvolge il Presidente Andrew Johnson a causa della violazione di una legge riguardante il diritto di veto. Il secondo avviene nel 1974 contestualmente allo scandalo Watergate dal quale emergono intercettazioni orientate a facilitarne la rielezione di Nixon per mezzo di sabotaggi sui suoi avversari. Per evitare di affrontare l’impeachment, Nixon si dimette prima del processo e ad oggi rimane l’unico Presidente degli Stati Uniti d’America ad aver rinunciato alla sua carica. Il terzo impeachment riguarda il presidente Bill Clinton nel 1998 accusato di falsa testimonianza sulla sua relazione con la stagista Monica Lewinsky.
È rilevante sottolineare che nessun presidente americano messo in stato d’accusa viene destituito dal suo incarico, infatti il processo termina sempre con l’assoluzione dell’imputato a cui non è preclusa, quindi, l’opportunità di mantenere la sua carica ed eventualmente di ricandidarsi a nuove elezioni. Infatti il Presidente Clinton continua il suo mandato di Presidente anche dopo il processo fino a nuove elezioni.
Spostando ora l’attenzione su fatti più recenti e sull’assoluzione di Trump a termine del processo di impeachment in data 13 febbraio 2021, la sua mancata condanna significa non solo permettergli di partecipare a future elezioni- come è già avvenuto con i Presidenti precedenti- ma significa ignorare il suo tentativo di rovesciare il risultato elettorale a favore di Joe Biden ottenuto mediante elezione e basato sul consenso del popolo; significa specialmente minimizzare il tentato colpo di stato incitato da lui stesso istigando folle di suoi seguaci ad assaltare il palazzo del Congresso americano. Quello del 2021 non è il primo processo di impeachment per Donald Trump, è il secondo. Ce n’è un altro aggiornato al 2019 in quanto l’ex Presidente repubblicano ed altri funzionari del governo avevano fatto pressioni su leader di nazioni straniere per danneggiare i propri avversari politici; si parla di ricatti come la sospensione degli aiuti militari a cui è stata soggetta specialmente l’Ucraina.

Tornando ora al processo del 9 febbraio 2021 contro Trump, le ragioni e i fatti che lo motivano non potrebbero essere più gravi: incitamento all’insurrezione contro le stesse istituzioni americane concretizzate nell’assalto al Congresso (6 gennaio 2021) conclusosi tragicamente con un bilancio di 5 vittime ed oltre 200 arresti. Ancora una volta nella storia americana, il Presidente sotto stato d’accusa viene prosciolto e questo rende Trump il primo ed unico Presidente americano ad esser messo in stato d’accusa per due volte durante lo stesso mandato. L’esito dell’impeachment permette all’ex leader dei repubblicani di annunciare una sua probabile candidatura a presidente degli Stati Uniti d’America durante le prossime elezioni del 2024 e “continuare– dice lui- a difendere la grandezza dell’America”.
Alla luce della gravità delle ragioni del secondo impeachment di Trump, la sua assoluzione da parte del Senato è sconcertante. Il Parlamento americano, chiamato Congresso, viene ricordato come culla della democrazia ed una sua occupazione avvenuta con la violenza – un’istituzione colpita non solo nel suo significato ma anche nella sua sede fisica, con finestre rotte e statue rovesciate sul pavimento – non va a discapito del colore politico che in uno specifico momento regge e guida il Paese ma è una grave frattura per l’unità della più grande democrazia del mondo.
È sconcertante che l’ex Presidente uscente non riesca ad accettare la sconfitta elettorale – basata sul voto e sul consenso del popolo – e si proclami ancora il leader dei repubblicani. Stavolta non ci sono giochi di potere o compromessi per governare, è il popolo a determinare la vittoria del democratico Biden e a eleggerlo suo Presidente ed è il popolo che rischia di perdere la propria fiducia nella democrazia e nel suo funzionamento ogni volta che la volontà popolare espressa mediante il voto viene messa in discussione.
D’altro canto, è giusto che gli studiosi dei fenomeni socio-politici considerino in maniera appropriata i fatti di tutti i giorni – anche quelli guidati dall’odio e dalla violenza – i quali determinano non un declino della democrazia bensì un suo riassesto verso nuovi e migliori equilibri. Se i governanti illuminati manterranno la loro razionalità, la loro capacità di giudizio e il rispetto dei propri uffici e se i cittadini useranno con coscienza i nuovi strumenti di digitalizzazione – che permeano i sistemi democratici formando una nuova democrazia 2.0 – si raggiungeranno assetti più appropriati dei sistemi democratici e più adeguati a nuove realtà come quelle del Web 2.0, della cybersicurezza e della Iprivacy non orientate a generare polarismi e sentimenti chiusura ma per creare una società aperta al progresso.