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di Alfredo Marini

Sono passati 70 anni da quando un uomo di straordinaria lungimiranza pose le condizioni per lo sviluppo del contesto di pace e prosperità in cui oggi viviamo. Il 9 maggio di 70 anni fa il Ministro degli Esteri di Francia, Robert Schumann, pronunciò parole inconcepibili per i tempi: “Federazione europea”.

Da una breve dichiarazione, dunque, inizia la storia politica dell’Europa; una storia controversa, travagliata, contemporaneamente costellata di successi e grandi occasioni perse, ma sicuramente una storia comune che ci proietta verso un destino comune.

Viviamo tempi caratterizzati da grandi incertezze in cui storici punti di riferimento, un tempo granitici, mutano o vengono distrutti. Esterrefatti ed increduli assistiamo allo stravolgimento dell’ordine mondiale che ha governo l’umanità per più di mezzo secolo e all’impetuosa nascita di nuove potenze, determinate ed affamate di potere chiedendoci quale sia il nostro ruolo e chi possiamo definire nostro alleato.

Il Caos regna sovrano, le regole del gioco mutano e noi europei non sappiamo più quale sia il nostro posto nel mondo e quale debba essere la nostra missione storica. Mentre un ordine muore e un altro si appresta a prendere il suo posto, la confusione regna sovrana sotto il cielo e, per parafrasare Mao, la situazione potrebbe rivelarsi eccellente per ricominciare da capo.

Eccoci, perciò, immersi nell’interregno del XXI secolo, il tempo in cui sopravviverà chi avrà abbastanza coraggio e visione da tradurre in azione politica.

Oggi gli europei sono comprensibilmente disorientati, alla ricerca di qualcosa di nuovo i cui contorni, però, non sono ben definiti. L’Unione europea stessa vive un momento di grandi difficoltà in cui sta cercando di trovare la sua nuova missione storica e politica.

Ritengo che il compito di noi europei consista nell’unificazione politica dell’Europa secondo quelli che erano gli auspici di Schumann quando proferì le parole “Federazione europea”. Sorge a questo punto un problema di definizione tanto quanto di consapevolezza: cosa è l’Europa? Ma soprattutto: chi dovrà creare questo destino politico comune che chiamiamo Europa?

L’Europa è un concetto complesso che trascende la definizione geografica, legandosi indissolubilmente ad un’immagine storico culturale i cui margini necessitano di essere individuati.

A mio avviso l’Europa è innanzitutto un concetto culturale che unisce indissolubilmente gran parte dei popoli che abitano questo continente. Un concetto che affondando le sue radici nella cultura greca e romana, abbraccia medioevo e rinascimento per giungere alle vette dell’illuminismo. L’Europa è perciò cultura, progresso, democrazia, libertà, stato di diritto e civiltà.

Essa è anche e soprattutto una visione politica e un destino comune. L’Europa è la volontà di costruire una casa nuova per i suoi cittadini e per il suo popolo, fondata su una base culturale comune e su ambizioni condivise legate da una bandiera capace di rappresentarle. L’Europa politica è un nuovo inizio, una speranza per i suoi cittadini nonché una certezza di pace e un esempio per il mondo intero.

Chi dovrà essere interprete di tutto ciò? A mio parere i giovai europei nati a partire dagli anni 90: saremo noi i protagonisti del più grande progetto politico che l’umanità abbia mai visto nella sua storia. Un progetto capace di unire in un nuovo Stato genti che si sono combattute per millenni. È necessario prendere consapevolezza di tale aspetto quanto prima.

I giovani europei rappresentano l’energia vitale che presto renderà realtà il progetto di un’unione politica, repubblicana ed indivisibile capace di offrire sicurezza e prosperità ai propri cittadini e ordine a livello mondiale.

Nel recuperare le parole di Schumann, come grande esempio di lungimiranza esercitato in momenti di difficoltà, prendiamo coscienza del fatto che la repubblica Federale europea è innanzitutto il progetto dei giovani europei, i nuovi patrioti della nostra epoca. Ricordiamoci che i padri e le madri fondatrici dell’Europa che verrà siamo noi ed è su di noi che grava la responsabilità di dare alla luce un nuovo Stato su questo continente. Una nuova patria indivisibile che sia un riscatto capace di proiettare le nostre comuni ambizioni in un solo grande progetto di sviluppo, pace e giustizia.

Ai giovani figli d’Europa che leggono dico di alzarsi, prendere una posizione, e lottare per costruire insieme il destino comune che desideriamo. È tempo di ritrovare il nostro posto nel mondo, è tempo di tornare ad essere forti e prosperare continuando a contribuire allo sviluppo dell’umanità tutta con le nostre idee e le nostre azioni.

Per un nuovo progetto politico non esistono ostacoli all’infuori della politica stessa, ed essendo quest’ultima l’arte dei possibili, vi esorto a non sprecare l’occasione che il Caos odierno ci offre per cambiare il nostro destino poiché o l’Europa avrà una sola grande voce o non ne avrà più alcuna.

La responsabilità sulle nostre spalle è grande, ma sono certo che la generazione costituente della nuova Europa sarà all’altezza della sfida.

La Storia ci ha lasciato una pagina bianca, a noi il coraggio di scriverla.

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