Un gesto, una piccola irrilevante formalità. La stretta di mano è davvero solo un saluto, come “signorina” è solo una parola? Spesso dimentichiamo che i modi di fare sono vera espressione di educazione, cordialità, cultura. Comportamenti carichi di significato che veicolano un messaggio ben preciso.

Il saluto negato a Ursula von der Leyen da parte del ministro degli Esteri ugandese, Jeje Odongo, è un gesto eloquente che va ben oltre la semplice distrazione. Nel corso del sesto summit Ue-Africa, un momento cruciale per discutere delle relazioni tra Unione Europea e Unione Africana, il ministro dell’Uganda passa accanto alla presidente della Commissione europea ignorandola e porgendo la mano direttamente al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per poi rivolgere il suo saluto al presidente di turno del Consiglio UE, Emmanuel Macron. A conferma che non si tratti di una dimenticanza è la sua reazione al suggerimento del presidente francese, che gli ricorda l’esistenza di una terza persona accanto a lui, indicandola apertamente. Jeje Odong volge finalmente lo sguardo a Ursula von der Leyen, limitando a questo la sua attenzione nei confronti della presidente.

Che si tratti di banale maleducazione è poco probabile, tanto più se la scena sembra essere la copia rivisitata di un episodio simile accaduto ad aprile 2021 che aveva già visto come protagonista la von der Leyen. In quell’occasione la presidente della Commissione era stata lasciata senza sedia dal presidente turco Erdoğan, che aveva occupato la poltrona centrale assieme al presidente del Consiglio europeo. Se escludiamo la coincidenza, è evidente che non si tratta di un caso che a passare in secondo piano sia ancora una volta la donna, la cui carica politica sembra non essere sufficiente a ricevere le adeguate attenzioni.
Se parlare di discriminazione di genere è spesso scomodo e complicato, un terreno pieno di labili confini, è chiaro, però, che l’incidente è sicuramente da considerarsi un’insolita applicazione da parte del governo turco del “protocollo” e delle buone maniere. Certamente bisogna tener conto delle differenze culturali e non dimenticare le distinte visioni del mondo che caratterizzano idee e abitudini comportamentali dei popoli così come dei leader politici sulla scena internazionale. C’è da chiedersi, poi, se queste differenze siano sufficienti a giustificare un gesto politico di tale rilevanza mediatica e l’umiliazione di una donna che si aspettava semplicemente di «essere trattata come presidente della Commissione Europea».