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“Ogni Istituzione politica deve essere valutata nella sua struttura elementare e nel suo scopo ultimo, senza badare al buono o al cattivo uso che ne fanno le persone che momentaneamente l’abitano”. Tale frase del Prof. Manzella, che appare sulla copertina del suo libro: Elogio dell’assemblea, rappresenta un monito a ricercare le ragioni alla base dell’assemblea che è necessaria in uno Stato di diritto.

C’era una volta una Repubblica democratica, fondata sul lavoro come consacrato dall’art. 1 Costituzione. La costituente ha inteso porre l’accento su come il lavoro rappresenti uno dei valori fondanti dell’ordinamento giuridico ed è stato per questo collocato come prima frase, nel primo articolo della nostra Carta fondamentale.

In uno scenario sociale attuale assimilabile allo stesso postbellico di metà del ‘900, la politica dovrà guidare la società verso un futuro che non potrà che avere un “cuore antico”. La politica del futuro non dovrà rincorrere la società come ha fatto in un passato recente, anche a seguito delle conseguenze economiche della pandemia da Covid19, sembra un secolo orsono. La Politica dovrà guidare la società verso comportamenti virtuosi che aiutino le persone a migliorare se stesse e le persone presenti nella loro formazione sociale.

C’era una volta il bel Paese, dove si andava in vacanza un mese alla casa al mare in agosto, dove i bambini il week-end andavano a giocare a casa dell’amichetto del cuore.

C’era una volta un sogno chiamato Europa, che oggi, in uno scenario post-pandemico e grazie al vaccino, può diventare realtà dal punto di vista del “sentire comune”.

La politica poi ha cercato negli anni di apportare modifiche all’assetto istituzionale, non in una logica di bene comune, ma con logiche di parte, non volendo rendere la macchina decisionale più snella, ma solo mantenere il controllo della rappresentanza politica.

Se il mercato del lavoro non tornerà ad essere qualitativamente alto, le ripercussioni sulla società saranno devastanti. Per questo va il plauso al Governo Draghi per il voler cambiare il volto della P.A. con l’innesto di nuove norme.

Queste permetteranno non solo di evitare di sprecare risorse in termini di capitale umano con i “concorsi su invito”, ma anche di modificare il ruolo che ricopre oggi la figura del concorsista nella società.

Il concorsista si trova costretto a soffermarsi per un determinato periodo nel diventare bravo nelle procedure di assunzione. In questo modo, non produce in parte o per nulla reddito, quando, se liberate le sue capacità lavorative appieno e impiegate le sue energie, avrebbe potuto produrre benessere diffuso.

C’era una volta un’altra Italia, che dovrà tornare modernizzata, cambiata, forte con i forti e solidale con i deboli, di tradizione cristiana cattolica, ma aperta anche alle altre religioni, consapevole e ferma nelle proprie radici, ma anche inclusiva e visionaria nel guidare il Mondo verso una Politica Etica e di conseguenza nell’etica individuale. Il diritto senza etica non ha alcuna consistenza, l’etica come principio è alla base dell’ordine sociale.

C’era una volta un’Italia fatta di rapporti umani, quando si andava al mare in agosto, e la domenica a pranzo si stava insieme, al supermercato ci si chiamava per nome, ed eravamo persone piuttosto che numeri da telegiornale.

C’era una volta l’Italia, e forse, chiudendo gli occhi e riaprendoli, c’è ancora.

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