La Formula 1 che non appassiona

Macchine super tecnologiche e gare decise dagli ingegneri, risultato: gli appassionati rimangono immobili sui divani

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    L’ultimo GP di Singapore ci ha dimostrato come la F1 non è più quella di una volta e ormai da anni è sensazione comune tra i tifosi e gli appassionati che le gare vengono decise a tavolino già prima del semaforo verde.

    Il GP di Singapore, dopo quello di Montecarlo, è il più suggestivo non in termini di circuito e quindi di “bellezza” della pista ma in termini di scenario, visto che rimarrà nella storia della F1 come il gran premio disputato interamente in notturna. Fine.

    Questa è l’unica cosa che si può dire sull’ultimo GP di F1, in termini di spettacolo e suggestione. Dal 2014 il dominio Mercedes è scritto ormai negli annali e probabilmente continuerà anche per il prossimo anno, visto che il cambio di regolamento riguarderà soltanto il telaio delle vetture e non la famigerata e tanto discussa power-unit, punto di forza delle frecce d’argento. Il week end di Singapore ci ha infatti lasciato con le solite due tute argentate sul podio, rispettivamente Rosberg in prima posizione e Hamilton in terza, con la comparsa sulla seconda piazza di Daniel Ricciardo. Scuderia Ferrari, non pervenuta. Necessario però citare il quarto posto del ferrarista Raikkonen che per una porzione di gara era diventato un terzo posto, ma come negli ultimi anni sta accadendo troppo spesso, la strategia Ferrari ha vanificato gli sforzi del pilota che ha compiuto un sorpasso su Hamilton, degno dell’ice-man del 2007. L’altro ferrarista, per problemi meccanici e non per sua colpa, parte dall’ultima posizione e come una formica inizia la difficile rimonta tra i tornanti di Marina Bay fino al quinto posto. Le retrovie come sempre sono state sicuramente più movimentate con sorpassi o comunque duelli, come quello tra Kvyat e Verstappen, rispetto alla monotonia delle prime posizioni.

    Sfido chiunque, tra gli appassionati, a non aver sbadigliato almeno una volta durante il gran premio. Oramai si sa, vince la super macchina, o meglio la macchina costruita e sviluppata meglio delle altre, punto. Niki Lauda qualche tempo fa ha dichiarato che oggi i piloti spingono solo bottoni e non fanno altro. Nettamente diverso era ai suoi tempi o ai tempi di Senna quando la gara era tutta nelle mani del pilota, certo molto dipendeva dall’affidabilità della macchina, ma niente di più. Oggi si decide tutto a tavolino prima del semaforo verde spesso anche prima dell’inizio del campionato, si decide tutto sul tavolo da disegno, come fa ancora il genio Adrian Newey, o in galleria del vento dove vengono create le vetture. Complici di questa F1 che non appassiona più sono l’enorme giro di affari che ruota attorno ad essa tanto da arrivare a costruire autodromi in India e correre solo tre stagioni per poi abbandonarlo, regolamenti FIA che lasciano delle zone d’ombra che vengono giustamente sfruttate dall’ingegnere più audace ed infine spending review sui costi dello sport che per sua natura è sempre stato rumore, lusso, belle donne e milioni di euro utilizzati dalle squadre per cercare di vincere.

    Tutti i tifosi e gli appassionati che fino al 2006 con le lotte autentiche, avvincenti e soprattutto combattute in pista tra Schumacher e Alonso salivano sui divani di casa e incitavano il proprio idolo, oggi chiedono un ritorno al passato; chiedono eliminazione del fornitore monomarca di pneumatici, ripristino dei rifornimenti ai box, sorpassi fatti grazie alla maestria del pilota e non grazie a “DRS” o aggeggi simili, impossibilità di “resettare” la macchina in gara e soprattutto tornare alla Formula 1 con al centro il pilota e il suo talento per poter finalmente decretare, a fine campionato, il vero pilota più forte del mondo e non la sola squadra di ingegneri.

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    Nelle settimane scorse il patron della F1, Bernie Ecclestone, ha ceduto la quota di maggioranza ovvero il 35,5% della società che gestisce il circus, alla Liberty Media, società americana. In molti sperano nella possibilità di aria fresca nel mondo della Formula 1 portata dagli americani che da sempre amano il motor sport e in particolare la massima serie automobilistica. Il baffuto neo presidente della F1 Chase Carey, che si è ben presentato durante il week end di Singapore, ha promesso una Formula 1 digitale che attiri ancora più appassionati negli autodromi e perfino persone che non sono mai andate a vedere dal vivo un Gran Premio. Gli appassionati e i nostalgici di quella Formula 1 di un tempo, ripongono forti speranze nel cambio al vertice di quello che alcuni hanno ormai definito il “carrozzone” della F1.