Mesut Özil: uomo assist a chi? Ora segna e Wenger se la ride

L'Arsenal ha il miglior attacco della Premier League. Il merito? Di Sanchez e Giroud ovviamente, ma anche di Ozil, uomo assist e ora anche realizzatore

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L’uomo assist è colui che fa dell’altruismo la propria virtù. Una dote naturale per Mesut Özil, ma da quest’anno anche finalizzatore. Una rete al West Ham, per aprire il derby di Londra e record di goal con la maglia dell’Arsenal. Già otto centri, eguagliato lo score della scorsa stagione, quando lo stesso bottino era arrivato al termine di 45 gare. Ora siamo al diciassettesimo gettone tra Premier e Champions League. Una nuova vita? Macché, merito di quella volpe di Wenger che ha pensato ad un altro ruolo per Mesut. Non più trequartista libero di allargarsi sulla destra per convergere sul piede forte. Meglio più avanti. Lì vicino all’ultima linea difensiva, a duettare con Sanchez e sfruttare la velocità del cileno.

Gli assist, quelli non mancano mai. Ne fu stregato Cristiano Ronaldo, che maledisse Florentino Perez all’indomani della sua cessione. Ventisette passaggi vincenti solo per CR7, meglio di lui solo Benzema, 4 assist più in su, ma con il doppio delle partite giocate. Per il numero uno Blancos però: “Era ossessionato dalle donne”. Protagonista sul campo e della cronaca rosa. Tradisce la moglie con la fidanzata di Lell compagno di squadra nella nazionale Under 21 tedesca. Con il povero ex Bayern Monaco che sui social rende pubbliche le infedeli conversazioni. Distrazioni e poca professionalità, secondo Don Florentino, che lo mette sul mercato. Wenger fiuta l’affare e lo porta nel nord di Londra. Non proprio un occasione, piuttosto un investimento. Sarà l’acquisto più costoso nella storia dei Gunners: 53 milioni, alla faccia di Henry e Wiltord, la vecchia guardia. Ma anche più di Sanchez e Wellbeck. Il giusto riconoscimento, per un giocatore che ha sempre anteposto la gioia degli altri alla sua. Centottantotto assist in carriera, ma anche gol magici. Sempre dopo aver dato una carezza al pallone. Un sospiro per accomodare la palla a terra, come contro il Ludogorets. In quello che è probabilmente il miglior gol realizzato fin qui nella Champions League di quest’anno. Un sombrero al portiere, rientro sul sinistro, una finta e i due difensori in maglia verde che si stendono davanti a lui, espressione della paura mista all’impotenza difensiva.

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Andatura ciondolante, quasi compassata, che sembra non poter in alcun modo creare pericoli. Un giocatore troppo tecnico e poco fisico per la Premier dicevano… Lo scorso anno determinante: 19 assistenze ed il rischio di mandare in frantumi il sogno del Leicester. Secondo posto finale, l’ultima volta di Wenger così in alto fu nel 2004, ma sul prato verde di Highbury c’erano Henry, Bergkamp e Pirès. Ora il mago di Oz viene accusato di stregoneria all’Emirates. Nasconde il pallone e lo fa ricomparire sui piedi dei compagni. Sempre più vicini al portiere. Giocatore frontale e meno playmaker. Uomo verticale, alla ricerca sempre del passaggio risolutivo. Lo scorso anno primo in tutte le statistiche: occasioni create, passaggi decisivi e assist per le conclusioni. La fantasia dei ricami e dei merletti, quello che poco piace agli allenatori, ma che si lascia ammirare dai cultori della bellezza.

Un incanto, una seduzione, o semplicemente un assist. Tra qualche hanno si continuerà a parlare dei gol di Cristiano Ronaldo o Sanchez, ma pochi saranno i tabellini che ricorderanno gli assist di quel tedesco caracollante.