«Guarda un video porno e salva una balena». Più o meno questo è il messaggio che PornHub, una delle più grandi piattaforme web dedicate alla pornografia presenti ad oggi nel magico mondo dell’Internet, ha lanciato questo mese. Per tutto il mese di febbraio, infatti, il sito promette di donare un centesimo di dollaro ogni duemila visualizzazioni alla Moclips Cetological Society, un’organizzazione non-profit che si batte per la salvaguardia delle balene.

La campagna è stata lanciata in vista del World Whale Day del 13 febbraio scorso e – inutile a dirsi – è diventata virale nel giro di pochi minuti: sono tutti felici e contenti di questa iniziativa benefica, che non è la prima nella storia del sito e che potrebbe portare ad una donazione forse superiore a 25.000$ con uno sforzo minimo (se così vogliamo chiamarlo) da parte degli utenti del sito. È una cosa che tanto la gente farebbe comunque, o no? Meglio trarre qualcosa di buono dalla fruizione dei servizi offerti dall’industria del porno, dando un significato a quei dieci minuti che i quindicenni passano chiusi in bagno e che altrimenti andrebbero inutilmente sprecati. Tua moglie si nega? Salva una balena! In sostanza: «Se vuoi fare una buona azione, guarda un porno sul nostro sito web».

Siamo proprio tutti sicuri che sia una simpatica mossa per racimolare qualche spicciolo a favore delle povere balene? Forse la realtà è un’altra. Forse iniziative di questo genere altro non sono che trovate pubblicitarie che strumentalizzano problemi seri, gravissimi, al solo fine di produrre profitti. Non si tratta di una questione morale, perché chissenefrega del fatto che è consentito fare pubblicità ad imprese che utilizzano l’immagine della donna come oggetto (perché, alla fine, questo è il porno) per fare soldi, diffondendo un’immagine distorta del sesso ed ingenerando negli uomini una naturale diffidenza nei confronti di idraulici, speedy-pizza ed elettricisti. Il discorso è ben diverso. Qui un’impresa porta acqua al suo mulino impegnandosi semplicemente a devolvere una cifra (relativamente) irrisoria in beneficienza, facendo passare per gioco ciò che un gioco non è. Ne sanno qualcosa i tanti attivisti che in prima persona lottano per tutelare i grandi cetacei in via d’estinzione, come ne sanno qualcosa tutte le donne e tutti gli uomini che si fanno promotori e portavoce di campagne a difesa dell’ambiente, dei diritti civili, della salute.

Basta visitare la pagina del portale dedicata al conteggio delle visualizzazioni per capire quanto tutto questo sia solamente una ridicola messinscena: «2337357144 di “spruzzi” donati» (e il numero aumenta sempre di più, ovviamente). Fa un po’ pena.

E potrà sembrare un’inutile presa di posizione basata su principi retrogradi e un po’ bigotti, ma non si può permettere che questioni del genere possano essere trattate come uno scherzo, un pretesto per provocare e per farsi pubblicità, quando ciò che si cerca è un click in più su un video porno.